CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
30 MAGGIO 1924

sabato 14 settembre 2024

IL MISTICO SILENTE (28)




















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Quando l'Anima era pura (26)  &  (27)

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& al suo cammello)

Silenzio del Tempo (29)















Un saggio monaco buddista narra una storia alquanto strana, prima degli albori dell’èra pagana o cristiana, era solito dimorare presso delle grotte ove il legno quanto la pietra cantavano - durante l’intero arco temporale delle stagioni - le loro strofe i propri inni. Molti Esseri divenuti Elementi dall’apparente inanimato al simmetrico suono udito, una goccia una foglia un fruscio di vento, lo raggiungevano lo studiavano, e talvolta si accorgeva anche, lo accompagnavano e contemplavano, e nella sua Anima, quando da fuori dalla città giungeva festa, in lui si riponevano e riparavano. 




Con gli anni il mistico asceta, colpa la dura vita a cui esposto nel desiderio del Dio contemplato, enumerava ferite e dolori, pregava e a Lui raccontava tal disgrazia chiedendo il beneficio della forza non ancor grazia, di poter sopportare, oltre il dolore morale dell’altrui ignoranza, anche quello della rigida condizione cui ognuno soggetto causa il tempo divenuto materia. Gli anni ed i secoli come le stagioni passarono, il vecchio monaco pregava all’ombra d’ogni albero, e questi dopo il tempo da entrambi condiviso gli fecero dono del Genio. Esseri animati dalla linfa strofa di Vita lo elevano sin al di sopra dell’umida crosta - dell’umida grotta - al di sopra della materia; altri gli si avvicinano, un altro dèmone lo attende all’uscio non vuole lasciare quel suo fratello all’intemperie dei capricci divenuti ingiurie del tempo. 




Guarì ogni sua ferita dall’alba sino alla sera, pregando per lui, pur non coniugando una sola nota non ancor parola, eccetto tutte quelle (precedenti) dall’alto d’un cielo all’improvviso sereno, cantare ed apostrofare ogni Inno. Lo guarì del dolore della materia dimostrandogli, in ogni silente hora della solitudine con lui condivisa, congiungersi alla voce o tante note di un Dio fors’anche tanti Dèi dell’Universo intero. L’asceta non rivelò il segreto eccetto dopo essersi mascherato dell’altrui malattia così da poter esorcizzare il male per sempre combattuto, il Dio (da loro) pregato non avrebbe mai permesso che tal miracolo o peccato… venga curato…





                  
L’Egitto antico è stato la terra classica del misticismo, così individuale come associato. I templi delle divinità egiziane sono stati palestre, nelle quali gli Spiriti si sono pazientemente addestrati all’esercizio dell’ascesi e al conseguimento della beatifica contemplazione.

I sapienti dell’Egitto ritenevano che la sola forma di adorazione appropriata alla sacra maestà divina fosse quel culto interno dello Spirito che si esplica nel silenzio e si celebra nell’occulto. Un senso profondo dell’intima familiarità col mondo delle realtà soprannaturali accompagna l’esplicazione della vita religiosa nella valle del Nilo.




Giamblico, trattando dei misteri egiziani, descrive con minuta precisione i caratteri differenziali che distinguono le epifanie degli dei da quelle degli angeli, dei demoni, degli arconti, delle anime. La misteriosofia egiziana ha impregnato di sé, nelle sue forme più raffinate, la speculazione neoplatonica.

Plotino allude molto spesso alle consuetudini liturgiche proprie dei templi della sua patria. Egli colma di vituperi coloro che nelle solennità religiose si danno alla gozzoviglia, ‘reputando simile godimento quasi più certo che la visione del dio’ e che, non avendo praticato l’astinenza necessaria, sono incapaci di partecipare ai misteri. E poiché nelle cerimonie rituali il dio non discopre ad essi il suo volto, essi lasciano di credere alla sua esistenza.




Duro invece e il sentiero del possesso divino. Per giungervi, occorre, secondo Plotino, che l’uomo si affranchi da ogni sensazione, si spogli di ogni desiderio, si liberi da ogni passione, pronto a rimanere solo a solo con l’Uno.

La Monade infatti non può rivelarsi e comunicarsi ad una Diade, quale sarebbe la ragione, espressa attraverso la parola:

ama bensì l’adorazione silenziosa.

Nel segreto di questo culto ineffabile si raggiunge in qualche modo un’anticipazione della immortalità beata. Il mista che ha gustato nell’epoptea il piacere del divino possesso, ha avuto presagio di quella che sarà la felicità eterna nel regno dei morti, quando egli vivrà in una interminabile contemplazione della divinità, che l’aveva antecedentemente ammesso, attraverso la gnosi, alla sua dimestichezza.




Sulla terra che aveva visto sbocciare forme così elevate di religiosità mistica, l’ascetismo e il cenobitismo cristiano gettavano nel quarto secolo le più profonde e salde loro radici. Corrono fra i due movimenti spirituali delle pure analogie astratte e dei semplici avvicinamenti e parallelismi esteriori, o non più tosto dei vincoli concreti di successione cronologica e di dipendenza causale?

Il monachismo del resto, non va reputato affatto come un fenomeno tipicamente cristiano. Esso aveva avuto dei precedenti perfettamente analoghi e consanguinei nelle forme pratiche della religione egiziana (derivata però…), e precisamente nel recinto del Serapeo, nell’ambito cioè di quell’insieme di edifici che la pietà e le esigenze dei servizi liturgici avevano innalzato, ad ovest di Menfi, lungo la pianura che di fronte al Nilo costeggia la montagna libica, sulle sepolture ospitanti le spoglie dei tori sacri.




Il giudaismo dell’epoca ellenistica conosce anch’esso, così in Palestina come nella Dispersione, forme costituite di esperienza ascetica, a cui si è fatto appello, come a modelli precostituiti del cenobitismo cristiano. Il più abbondante testimone della loro esistenza e delle loro pratiche è, lo si comprende, quell’interprete sottile e raffinato della tradizione storica del giudaismo, il quale, posto cronologicamente a cavallo fra l’economia religiosa del Vecchio Testamento e il messaggio del Nuovo, ha elaborato della prima interpretazioni allegoriche così elevate e ha offerto, inconsapevolmente, alla propagazione del secondo, motivi ideali così appropriati e così fecondi:

Filone di Alessandria.




La vita di questo esegeta mistico impareggiabile dell’insegnamento biblico ci è frammentariamente nota. Solo un episodio della sua carriera pubblica ci è da lui stesso narrato per disteso. Nel 40 d. Cr., già avanti negli anni, Filone veniva a Roma a capo di una missione giudaica, inviata dalla comunità alessandrina, per portare a Caligola la protesta degli israeliti del grande emporio egiziano, contro le ostilità implacabili delle autorità cittadine e della popolazione.


Le dissertazioni filoniane non sono mai dettate con intenti aridamente speculativi e rigorosamente argomentativi. Della filosofia, cui egli del resto in alcuni passi delle sue opere mostra di attribuire un valore tutt’altro che assoluto, Filone si serve unicamente come di guida e di propedeutica alla religione. L’esegeta alessandrino non è un dialettico: è un maestro di morale ed un mistico, che dissolve la rigidezza delle tradizioni ricevute nella plastica applicazione del simbolo, preparando così il transito dalla vecchia economia della legge alla nuova ed ineffabile disciplina della salvezza carismatica. 













mercoledì 11 settembre 2024

LEI CARO SIGNORE SCRIVE TROPPO…. (ALTRIMENTI PROVVEDEREMO AI SUOI SOGNI….)










































Precedenti capitoli:

Nelle Rondelline di primavera...

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L'ora legale














…Ieri tornando verso casa - come spesso succedeva ed ancora si rinnova la costante opera malferma ed intimidatoria con cui si esprime e si veste (o meglio mimetizza ed inkappuccia il klan e son solo…) non l’uomo ma il ‘delinquente’ avverso non solo al libero volo ma al diritto d’ognuno in cui malfermo ed incapace, recepisco il messaggio deciso della ‘kavernosa’ parola e al grido veloce qual insulto delegata; giacché ne deduco incapace nel semplice comune camminare ‘incamminato’ verso cui procede la vera Opera dell’uomo senza il corrazzato fuoristrada dell’infelice loro progredire fors’anche regredire…

…Giacché ricordo loro che…, prima carponi poi  gradualmente retti nell’evoluzione del dovuto Sapere e non certo delegato ad artificiosi meccanici contesti privi di capacità di pensiero e parola, nascosti o al contrario transitare come animali carponi o cingolati infrattati in strani cespugliosi urticanti o al contrario abbatter ogni Genio ove dimora superiore ultrasecolare ingegno ed in capanni rinnovarsi e delegarsi malferma ugual medesima parola e promessa di morte in breve messaggino di incaricato terrore promettendo persecuzione e sevizia così come la grammatica che più li delizia e motiva…




La sevizia e non solo della Natura il loro piacere preferito dopo una notte di bianchi bagordi serviti e riveriti dall’oste al politico compiaciuto così ben asservito… giacché ognuno al Bar assiso qual futuro trono di secolar fascismo… regnare e deridere ogni Verità disgiunta con non sia un piatto di buona selvaggina accompagnata dal fiasco unito in nome della Patria digerita…

Così godono senza mai averne colto il frutto proibito ciò par chiaro per ogni Uomo - vero Uomo - qui rimembrato e crocefisso…

La Natura - ricordo loro - imprime ed ispira elevata saggezza nella rinnovata evoluta Ragione in noi come in tutti coloro che a Lei fanno Voto e non certo codesti ‘cacciatori’ non solo del Libero Pensiero, facendoci tesoro ed oro di un volo più elevato di un passo più fiero di una vita e un piatto più saporito in comunione con la sua linfa di cotal Genio solo con il semplice passo a lei vicino…

Un Voto saggio e ben meditato!




Un Voto affine al principio della Vita ed avverso al voto di tutti coloro di cui rimembro le vil gesta e non più passo in quanto l’orma persa così il pensiero nobilitato e riflesso delegato: lo si può riconoscere dall’urlo pari della bestia braccata non men del rinnovato pneumatico divenuto dottrina dal fucile anch’esso incaricato sputare fuoco e rogo d’una strana secolar sentenza privata della Legge incamminata ed avvelenata distillata per ogni citofono con cui si richiamano in cotal manovrate fiere gesta allo specchietto dell’improprio cacciato… o solo negato…

…Signori così evoluti e meccanizzati in queste antiche e nuove gesta nobilitati e votati, sappiate che siamo ispirati dalla Natura quanto da Dio che l’ha così splendidamente creata in superiore ed inferiore passo privo di cotal ingegnoso malfermo corazzato pneumatico ed anche privi, se per questo, del fucile e del fuoco così come si compone il rogo non men che del messaggino incaricato e dal corriere abdicato dalla piazza sino al cespuglio per il veleno di cui rinnova la strana sua alchemica medicina… d’un ‘papavero’ eletto nel campo barattato all’arma del libero mercato…




…E non solo l’Afgano…

 …Uniti nell’ingegno nell’esprimere l’odio delegato ad altrui malfermo intento e come sempre è stato ed ancora…  qualcuno urla e intima così come un Tempo che pensavamo andato.

Qualcuno nascosto vuol intimidire la libera opinione e non solo censurare l’arbitrio ma anche costringere la sana democratica Natura ad un ruolo subalterno.

Qualcuno tutti e nessuno come ebbe a dire un noto scrittore mi guarda con sguardo colmo d’odio trattenuto solo per aver sollecitato un Bosco di Geni a loro incompreso. Mi guardano con feroce disprezzo figlio di non so qual Dio ma questa Pasqua ed i motivi di quel Dio pregato mi danno forza per proseguire il cammino. Mi additano mi guardano in cagnesco ed in privato delegano e rinnovano minaccia ad un gruppo di soliti innominati superiori incaricati nel dovuto diritto privato.




Mi torturano ed avvelenano come leggo ed estendo all’altrui più evoluto passo ed intento con il veleno d’un rinnovato fascismo così come si compone il proprio ardire l’impropria natura della minaccia esportata in ogni luogo ove non regna democratica avversa discendenza ma libera e legittima calunnia e maldicenza accompagnata dalla possibilità di inforcare l’antico e nuovo strumento (telecomandato) e far della giustizia e diritto d’ognuno rogo e intimidire quanto non deve esser detto.

Ed allora….

…Questa mia rivolta a quei meschini.

A tutti quei vigliacchi che oltre avvelenare la Natura provano insano piacere nel singolo boccone avvelenato non meno del rogo e non solo della cultura ma anche del bosco - solo e perché - proprio lì dimorano superiori Geni a loro incompresi.

Signori che mi guardate con sguardo d’odio ed inferocito incaricato disprezzo pur non avendo a voi fatto del male alcuno e mi attendete, scusate, che dico mai, vi appostate per ogni dove tutti indistintamente ben connessi ancor privi del dovuto telecomando il qual confermerà quanto e come avete già fatto e compiuto, sappiate che non regna paura in questa mia non certo impresa ma amore per Madre Natura.




Sappiate che non regna paura del vostro sguardo armato non solo di fucile ma d’odio antico il quale rinnova il credo di una Natura che per sempre difendo e difenderò nell’immacolata Opera d’un Creato tradito dal Dio pregato e poi deriso.

Sappiate signori eleganti dotti e saccenti che la verità dei vostri inutili misfatti accompagnati da strani insoluti invisibili accadimenti e da insani proponimenti non intimidirà la Natura la qual mi accompagna e mi da forza, ed il vostro veleno abdicato alla radice d’una foglia ben respirata nel dovuto distingua di ciò che si compone foglia e coca mi conferiscono linfa e vita alla fotosintesi di quanto ammirato e di quanto visto nell’opera creata.

Non basta un rogo neppure un urlo neppure un gruppo di soliti ignoti protetti intimidire la tana come la casa depredata così come un tempo che pensavamo remoto… di loro si occuperà la Storia!




Non basta scrivere e pensare costantemente minacciato dall’opera di inetti deficienti; non basta il vostro sguardo d’odio senza nessun motivo eccetto la solita promessa d’una croce al Golgota qual unico martirio; non abbiamo paura dei vostri grugni inferociti colmi di disprezzo giacché sappiamo bene di non aver fatto del male a nessuno solo aver rimato ed apostrofato l’Opera del Creato ed in questo martirio vi ringrazio e rinnovo prendendo spunto dal molestato vostro disprezzo figlio di nessun dissenso - dove e come - si volge storica trama nella nostra quanto altrui patria.

Ed allora son più che fiero d’esser non solo arso al rogo dopo esser stato torturato ed avvelenato in ciò si compone più supremo ed alto sacrificio rinnovando il limitato ingegno di come si compone il diverbio in totale mancanza di democratico confronto.

Venghino pure signori la loro calunnia sarà ben accettata.

Venghino pure signori anche delegati da altri confini confinati i veri esiliati rispondono senza offesa alcuna solo il Pensiero delegato alla Parola da loro non gradita.

Venghino pure facciano d’un rogo il diverbio fondino il loro fascismo, si consumino in bivacchi di trappole e non solo per animali, noi andremo fieri della nostra civile comune ispirata Opera in nome non solo della Natura ma in tutto ciò che in lei respira ed ispira qual Superiore Dio ucciso costantemente dal profitto.

Venghino signori distribuiscano e deleghino paura e terrore a piene mani con spari precisi con roghi ignari con veleno da sano appetito nutrito, noi saremmo più forti di prima nell’indicare il chi ed il come.

Venghino Signori ci sputino sul viso e ci minacciano pure lungo il Sentiero divenuto Golgota in questo mondo crocefisso.  




Li ringrazio di cuore per ogni offesa incaricata dall’ingiuria per ogni minaccia accompagnata dal dovuto taglieggiamento e condita dalla promessa della morte annunciata, e non solo dal veleno del boccone offerto, ma dalla dinamite con la quale un tempo avete sacrificato la giustizia in nome di un diverso ideale il quale l’unica Poesia che intona e che compone fa rima con…  mafia…

…Quell’essere non ritraggo incarico qualche foto del suo ‘messaggio’,  a lui …che pesce non era ed è... ma forse lo sarà, in questa terra auguro una vita più evoluta... più sana... con acqua limpida e pulita con cui accompagnare l’insano cammino ubriaco ed avvelenato…

E cantar la sua canzone strana, che poesia o rima non è ed era, per ciò tutti ci auguriamo che da cacciator non sia proprio lui quello braccato, perché da uno stagno si posò proprio sopra un albero e noi tutti ...lo guardiamo nel suo movimento strano...

Ora non mi si chieda di che specie è o era la sua natura.

Ora non mi si domandi come mai è lì immobile proprio in mezzo a quei rami.

Io di certo mai l’ho creato in questo suo ‘movimento’ strano forse solo un’opera di un altro ...Dio.

Io sto parlando e resuscitando uno Spirito Elevato della mia ed altrui natura con cui volavo e morivo nella sua strana ...tortura.

A te dedico queste parole di poesia aguzzino lungo una via...





                                      UN FATTO (e più d’un rogo…)










Morte due aquile reali e una volpe. Sono stati gli escursionisti del Cai di Leonessa a scoprire le carcasse degli animali, domenica pomeriggio, in località Capo La Valle (Monteleone di Spoleto). Qui nei giorni scorsi era già stata segnalata la presenza di bocconi avvelenati, ingeriti da due cani: uno è morto e l’altro è sopravvissuto.




Due aquile morte Sul caso indagano i carabinieri forestali intervenuti nella zona montana oltre Gavelli (Sant’Anatolia di Narco), dove sono stati recuperati i due rapaci, forse gli unici che nidificavano nella zona, ma in ogni caso il danno è considerato gravissimo per l’intero ecosistema dell’area. Sia le aquile reali che la volpe saranno sottoposti all’esame autoptico dagli esperti dell’Istituto zooprofilattico di Umbria e Marche, dove gli esemplari sono stati trasferiti. L’ipotesi è che i tre animali siano morti in due tempi differenti ma tutti per avvelenamento: la carcassa della volpe, infatti, è apparsa più decomposta di quella delle due aquile reali, tanto che è probabile che la coppia di rapaci sia morta per avvelenamento dopo essersi cibata della volpe.




Arrivano i cani antiveleno Conferme sono comunque attese all’esito dell’autopsia, mentre in zona non risulta che siano stati rinvenuti bocconi avvelenati da portare in laboratorio per tentare anche di dare un nome a chi getta mix di carne e veleno nei boschi. In questo senso, però, i carabinieri forestali batteranno la zona con il nucleo cinofilo antiveleno, ossia dei cani addestrati per scovare le esche mortali o anche altre carcasse di animali che possono essere sfuggite agli escursionisti. Intanto il sindaco di Monteleone di Spoleto, Marisa Angelini, sui social spiega che «l’area sarà perimetrata» per la bonifica e «sarà informata la popolazione», attraverso comunicazioni e cartelli installati in loco. 

(C.A.I. Leonessa)





                               COMMENTI… senza  COMMENTI










L’interpretazione dei segni, dei gesti, di messaggi e dei silenzi costituisce una delle attività principali dell’uomo d’onore. E di conseguenza del magistrato. La tendenza dei siciliani alla discrezione, per non dire al mutismo, è proverbiale.

Nell’ambito di Cosa Nostra raggiunge il parossismo. L’uomo d’onore deve parlare soltanto di quello che lo riguarda direttamente, solo quando gli viene rivolta una precisa domanda e solo se è in grado e ha diritto di rispondere. Su tale principio si basano i rapporti interni alla mafia e i rapporti tra mafia e società civile. Magistrati e forze dell’ordine devono adeguarsi. Nei miei rapporti con i mafiosi mi sono sempre mosso con estrema cautela, evitando false complicità e atteggiamenti autoritari o arroganti, esprimendo il mio rispetto ed esigendo il loro.

E’ inutile andare a trovare un boss in carcere se non si hanno domande precise da porgli su indagini che riguardano la mafia, se non si è bene informati o se si pensa di poterlo trattare come un qualsiasi criminale comune. I messaggi di Cosa Nostra diretti al di fuori dell’organizzazione –informazioni, intimidazioni, avvertimenti – mutano stile in funzione del risultato che si vuole ottenere.

Si va dalla bomba al sorrisetto ironico accompagnato dalla frase:

‘Lei lavora troppo, fa male alla salute, dovrebbe riposare’,

oppure:

‘Lei fa un mestiere pericoloso; io al suo posto, la scorta me la porterei pure al gabinetto’…

Due frasi che mi sono state rivolte direttamente.

Le cartoline e lettere decorate con disegni di bare o con l’eventuale data di morte accanto a quella di nascita, e i pacchetti con proiettili sono riservati generalmente ai novellini, per sondare il terreno.

Quando la mafia fa telefonate del tipo:

‘La bara è pronta’,

accentuando l’inflessione siciliana, ottiene senza alcun dubbio un certo effetto. In questo caso facili da interpretare, le minacce tendono a mettere in moto un processo di autocensura. Direi anzi che si minaccia qualcuno solo quando lo si ritiene sensibile alle minacce.

La mafia è razionale, vuole ridurre al minimo gli omicidi (come la libertà d’espressione). Se la minaccia non raggiunge il segno, passa a un secondo livello, riuscendo a coinvolgere intellettuali, uomini politici, parlamentari, inducendoli a sollevare dubbi sull’attività di un magistrato ficcanaso, o esercitando pressioni dirette a ridurre il personaggio scomodo al silenzio.

Alla fine ricorre all’attentato (in qualsiasi forma e luogo compone l’impropria ‘icona’).

Il passaggio all’azione è generalmente coronata da successo, dato che Cosa Nostra (ed – aggiungo io – i suoi molteplici interessi…) sa fare il suo mestiere (cioè capace….).

Tra i vari attentati falliti, voglio ricordare quello organizzato contro di me nel giugno 1989.

Gli uomini della mafia (ed i servizi…) hanno commesso un grosso errore, rinunciando all’abituale precisione e accuratezza pur di rendere più spettacolare l’attacco contro lo Stato. Al punto che qualcuno ha concluso che quell’attentato non era di origine mafiosa (ecco forse il fine…). Mi sembra che, più banalmente, capita anche ai mafiosi di sopravvalutare le proprie capacità, sottovalutare l’avversario, voler strafare…

(Giovanni Falcone, Cose di cosa nostra)









   




martedì 10 settembre 2024

L'INGANNO

 























Prosegue nell':

Inganno (Seconda parte)  


(anche in formato ftblog; colgo 

l'occasione per ringraziare

il produttore per ciò che mai

abbiamo visto bensì udito!)








Ho visto e udito cose che superano ogni ingannevole immaginazione riflesse nell’occhio anamorfico del nostro tempo, accompagnate dalla illogica   incomprensione, disquisite e ciarlate giornalmente di comune sottinteso accordo, seminare e coltivare l’intelletto dell’uomo evoluto e di nuovo creato, oppure ed ancor peggio, derivato nell’impropria simmetrica cultura approdata all’inevitabile deriva…

 

Specchiarsi e ripiegarsi su sé stessa.

 

Vorrei appena accennare se le Parole frammentate dal costante veleno anticipate dall’intimidazione me lo consentono ancora, in ogni terra e nazione ove prospera apparente democratica libertà ben vigilata, descrivere l’errore di tal progredita evoluzione…

 

Non si può credere!

 

Non si può immaginare!



Non si può sperare che siffatta delirante agonia sia appena sufficiente a descriverne sussurrarne l’antico orrore e qualcuno raccoglierne il senno perso in ugual nera colonica Selva…

 

In nome e per conto dell’orgia del potere bel allevato…

 

Solo i direttori dei servizi agricoli del Ministero della Grecia del Nord seguivano con zelo e quasi con raccoglimento la brillante analisi scientifica del ‘principale’.

 

Quest’ultimo riprese:

 

‘Al momento delle irrorazioni il fogliame della vite deve essere interamente ricoperto. L’azione di questa ramatura è solo preventiva non bisogna mai trascurarla. Signori nel concludere questa rassegna dei mezzi capaci di combattere la peronospora permettetemi di ringraziarvi calorosamente per l’attenzione con cui mi avete seguito per tutta questa conferenza’.

 

Si udirono alcuni timidi applausi e il segretario di Stato Pompilius scese dal palco.




 Il Generale si alzò, attese che l’oratore avesse ripreso il suo posto in mezzo al pubblico poi, volgendo le spalle al palco, rivolto a tutti gli uomini di mezza età, ed al resto della ‘banda’, i più calvi e obesi che erano e sono prefetti o ufficiali di polizia – suoi subalterni – considerando con indifferenza soltanto i direttori dei servizi agricoli disse:

 

‘Colgo a mia volta questa solenne occasione per aggiungere qualche parola a quanto vi ha esposto così elegantemente il signor Ministro dell’Interno. Per quel che mi riguarda vi parlerò della nostra peronospora: i negri, gli emigrati, gli Stranieri, gli scrittori che non dovete leggere e di cui al momento avete solo ed appena intravisto un accenno; gli eretici; tutti i dissidenti del nostro grandioso Paese… Per me che ho assunto il controllo supremo delle forze di polizia della Grecia del Nord è questa l’occasione abbastanza rara di parlarvi qui dove sono riuniti i più alti servitori dello Stato, della peronospora ideologica che attualmente devasta il nostro glorioso paese. Abbiamo quindi bisogni di braccianti in grado con la loro forza muscolare, ma non certo intelligenza, di fare buona semina. Personalmente io non ho niente contro queste categorie di esseri, da sempre non provo per loro altro che ortodossa pietà cristiana anche lei abbondantemente seminata… Li ho sempre considerati pecorelle smarrite fuori dalla ‘dritta via’ della nostra civiltà elleno-romana-cristiana. Ed in ogni momento mi sono mostrato disponibile ad aiutarli, guidarli, ricondurli sulla buona strada del nazional-populismo!

 



Proprio come la peronospora, questi elementi debbono essere combattuti preventivamente, ed in conclusione, posso aggiungere con fermezza che grazie a questo metodo i campi fertili del nostro grande Paese non porteranno altro che buoni frutti, e le malattie della nostra epoca saranno definitivamente vinte’.

 

Sul palco in segno di volenteroso accordo il Ministro abbraccia un bracciante agricolo la cui opera considera d’esempio per il Paese intero…

 

(V.V. Z L’orgia del potere)  




Ho scritto Tomi interi dettati da savi Faggi accompagnati da altrettanti Geni solo per accennare all’antico veleno inquisitorio, ma ora debbo ripartire dall’animale che ero, anche lui inquisito più del deleterio virale batterio; mezzo uomo mezzo lupo come nel tempo non troppo antico, quando andava cibandosi per paesi e contrade di putti infanti e ciarlatani.

 

A lui mi alleo e quando mi si drizza il pelo trascino l’intero popolo nell’oscura Selva…

 

l’Animale da cui suddetto uomo evoluto possiede l’istinto, frutto della Natura in cui nato, pari all’equazione immaginativa dell’Intero Creato.

 

La vera sola naturale immaginazione ricca di mondo quantunque privata di qual si voglia ‘umano’ inganno!

 



Se l’uomo, il quale così dicono, sappia tener da conto dell’intera Storia da cui evoluto, dovrebbe imparare, se ancora non l’abbia fatto, di come la povera Natura e l’animale con cui accompagnata, privi di tutto ciò di cui l’uomo dotato nel tracciare magistrale geometrico intento ‘inversamente proporzionato ed elevato’, non più al cubo o quadrato, ma ad un numero illimitato da cui l’inganno nel preciso ed opposto fallace Disegno (e non certo geometrico) tracciato…

 

Che sia veleno o mannaia da palafitta la sostanza non muta il risultato dell’Equazione tratta nel quotidiano inganno in cui scritta suddetta formula!

 

Che Pitagora ci perdoni l’azzardo e ci conceda il dono di siffatta immonda scoperta!  

 

Da tal disegno convegno e calcolata stima si compone ogni più retta e lieta creazione, da quando cioè, nati in medesima Storia numerata: Bestie ed Animali congiunti ed evoluti da ugual più modesta Natura; dacché ci sorge il dubbio, e non solo geometrico-matematico, chi l’artefice di cotal Destino e Misfatto a cui l’uomo il più alto compito della Memoria…




…O duratura Orgia…

 

…Nel godimento pienamente ottenuto…

 

…Oppure quotidianamente naufragato!

 

Preferisco leggere assiso al morto congiunto di cui solo i resti del misero tronco i cerchi concentrici della comune Memoria per ogni anello in cui decifrare la vera Storia…

 

I morti non parlano, rivestiti dalla bellezza del trapasso, si sono portati via tutti i segreti e con loro ogni più probabile Verità negata, segreti che nessuna primavera con le sue preziose gemme saprebbe rivelare. Terra gravida di rivelazioni soffocati dalla saccenza, dalla più meschina volgarità, di Eretici Pensieri soffocati e braccati dal giorno alla notte, di falsi memorandum ad uso della Legge privata, schedari e schedati ad uso del corrotto potere, ad uso di corrotti colonnelli ben protetti nei loro bunker quotidiani in ogni luogo ove dimorano, arredati dai famosi archivi di Stato, e quando lo Stato li deve consultare facendo finta di archiviare coniando   falsa moneta per legittimare la quotidiana tortura offerta, tutti gli Atti depositati intorno alle ossa fredde come il sale.

 

I morti non sanno come si fabbrica la Storia e l’Inganno che l’accompagna.

 

La bagnano con il sangue del loro esiliato martirio, e non vengono e non possono mai venire a sapere quel che avviene prima durante e dopo il loro decesso.




 Un Inverno siberiano, ove la morte conserva intatto il corpo mummificato a beneficio dei carnefici di Stato. Non conoscono il loro sacrificio e questa apparente ignoranza li rende ancora più fieri nei volti nei Pensieri, nelle Poesie, nei Sentimenti che accompagnano i puri intenti. L’Inverno del potere conosce e dispensa morte ed orrore. E con lei la certezza di non poter mai più risorgere. Ne abbiamo contati tanti, troppi, superare il rigido freddo per poi morire nei rigori di codesto ingannevole inverno. Andavano al martirio con conoscenza di giustizia. Ma come pretendere, oggi come ieri, che ci si voglia sacrificare, quando non si crede che alla rettitudine accompagnata alla saggezza dei sentimenti, quando non si crede che alla semplice Logica del buon senso?

 

Chi ha mai avuto la pretesa che l’Ingiustizia, quella con la I maiuscola debba andare d’accordo con la giustizia, quella con la g minuscola, la povertà con la ricchezza, la pace con la guerra?

 

E benché nessuno l’abbia tentato mai, sono molti quelli che ogni giorno sembrano sostenerlo, con i loro atti e le loro parole, combattere l’Ingiustizia per non vedere trionfare la morale d’una falsa e fallace giustizia; il falso benessere della quotidiana sopravvivenza confuso tiranneggiato e sottomesso dalla falsa povertà ostentata e mantenuta nell’errata applicazione della Legge… Ne conosciamo tanti troppi di falsi poveri al bilancio falsato della Storia pretendere ricchezza e rispetto protetto.

 

La Lega del Nord della Grecia ne è colma.




 Così vedeva le cose, e perciò voleva parlare quella sera, ogni sera. Non era comunista. Si era fatto eleggere deputato indipendente di sinistra e confuso talvolta o troppo spesso per anarchico di estrema sinistra, gli schedari del potere abbondano di falsi ‘dossier’. Non era un teorico di nessuna ideologia precostituita, cioè per dirla in breve, un uomo prigioniero di un sistema di potere. Era aperto da ogni lato, sentiva le correnti passare in lui senza ostacoli. Ma, naturalmente preferiva tutti quei paesaggi simmetrici alla Natura approdati all’umana come al comune senso del libero arbitrio di poter scorgere la Terra liberata da uguale identico martirio cui ogni dittatura offre le proprie ferite con la fallace pretesa di guarirla, sottometterla, con il permesso e l’assenso di Dio.

 

Nelle tensioni più estreme come le odierne, riusciva a restare impassibile e bello, forse fiero, una fierezza che non aveva nulla a che fare con l’apatia, anche se talvolta la depressione offerta dal regime viene dispensata dagli oracoli digitalizzati come dai propri braccianti. Solo i fanatici possono sprofondare nell’apatia differente dalla depressione di Stato. Lui di certo non è un fanatico. Un aguzzino. Un inquisitore. Crede ancora nel buon senso smarrito ed abdicato al culto dell’ignoranza così cara al Regime, e nel proprio giardino spera che possa vincere di nuovo. Alcune parole debbono ritrovare il loro vero significato, alcuni atti il loro peso originale.




 Quella mattina mentre rimuginava udiva dalla radio la voce del Ministro di Stato, lo Stato che governa globalmente la propria ed altrui martoriata Terra; l’inganno tradotto per ciò che ode ma la Ragione non intende; simili a colpi d’arma da fuoco sparati a bruciapelo, non ti aspetti mai che il Potere può offrire cotal spettacolo unito dall’inganno del mandante di Stato.

 

L’agnello rimane supino disteso su una pozza di sangue.

 

L’Eretico fuggito dal Paese natio avvelenato, ed ora in buono stato seppur più vegetale che umano; la voce della giornalista ricalca le virgole maiuscole in soccorso della nota grammatica da palcoscenico accompagnare la più corrotta economia precisando “presunto” avvelenamento di…. Stato…




 Così il potere ottiene il proprio compromesso.

 

La compiacenza il beneplacito dell’ultimo accordo siglato.

 

Gli autoblindati stanno eseguendo la dovuta necessaria secolare disinfestazione, l’annunciatrice proclama con voce commossa quasi ubriaca, che la Terra sarà purgata dalla virale pandemia…

 

Ogni tanto corregge qualche papera sparata a bruciapelo come una revolverata…

 

Il medico non riesce bene ad intendere ed interpretare il doppio senso di codesta morale.

 

L’Inganno sorge velato come una leggera nebbia su un Inverno nato…

 

L’Eretico più bestia che umano braccato…

 

 (V.V. Z L’orgia del potere) 


 (Prosegue...)