mercoledì 30 maggio 2012
ELISA (EZ-28)
Prosegue in:
http://dialoghiconpietroautier.myblog.it/archive/2012/05/30/alan-turing.html
Nel 1965 un informatico del MIT, Joseph Weizenbaum, scrisse un programma,
chiamato ELIZA, che dialogava con l'utente quando questi batteva frasi in ingle-
se sulla tastiera.
ELIZA simulava (molto grossolanamente) uno psicoterapeuta della scuola non
direttiva.
Ecco la rtrascrizione di una conversazione che ha realmente avuto luogo tra me
e una versione di ELIZA:
ELIZA: Piacere di conoscerti. Dimmi per favore qual'è il tuo problema.
MARTIN: Il mio problema è indescrivibile.
ELIZA: Perché dici che il tuo problema è indescrivibile?
MARTIN: Perché ogni volta che cerco di descriverlo piango.
ELIZA: E questa è la vera ragione?
MARTIN: Forse no.
ELIZA: Non mi sembri del tutto certo.
MARTIN: Ah, la certezza!
ELIZA: Puoi dirmi qualcosa di più in proposito?
MARTIN: Sì. Ma così arriverò a questioni intime.
ELIZA: Perché sei così convinto?
MARTIN: Cerco di mantenere la mia dignità.
ELIZA: La tua dignità?
MARTIN: Questo tu non lo capiresti.
ELIZA: Stavamo parlando di te, non di me.
MARTIN: Ne ho abbastanza. Arrivederci.
ELIZA: Hai detto di averne abbastanza.
MARTIN: Ho detto arrivederci.
ELIZA: Puoi precisare meglio?
MARTIN: Arrivederci.
ELIZA: Arrivederci. 75 $, prego.
Naturalmente ELIZA non capisce nulla, ma si limita ad applicare un algoritmo molto
semplice (che è stato inserito dal suo programmatore...) che risponde ad alcune
parole chiave quando queste compaiono, e se mancano ripete l'ultima cosa detta
dall'utente.
'Tu', ad esempio, è una parola chiave che in generale provoca la risposta STAVAMO
PARLANDO DI TE, NON DI ME; ma la frase 'Tu sei mia madre' di parole chiave
ne contiene due, 'tu' e 'madre', e provocherà la risposta DIMMI ANCORA QUAL-
COSA DELLA TUA FAMIGLIA perché 'madre' prevale su 'tu'.
La parola chiave 'sì' suscita invece la risposta PERCHE' SEI COSI' CONVINTO?
Osserviamo, infine, che ELIZA risponde alla parola 'arrivederci' solo quando questa
è in principio di frase.
Nel 1950 Alan Turing pubblicò un saggio ormai classico, 'Computing Machinery
and Intelligence', in cui prevedeva che per la fine del secolo vi sarebbero stati pro-
grami di calcolatore capaci di sostenere una conversazione con tale disinvoltura
che nessuno sarebbe stato in grado di dire se quello con cui stava chiacchierando
era una macchina o un essere umano.
Si sbagliava: oggi i programmi interattivi che hanno la pretesa di rispondere a frasi
in linguaggio comune sono molto più raffinati di ELIZA nell'elaborare i dati in
entrata, ma anche il migliore di loro è ben lontano dalla scioltezza linguistica di un
bambino di cinque anni.
Turing cercava un modo per stabilire, senza cacciarsi in un ginepraio filosofico e
teologico, se il comportamento di un calcolatore fosse intelligente, e a tale scopo
propose un test oggettivo e facile da somministrare: se si riesce a programmare
un calcolatore in modo che sappia conversare, su qualsiasi argomento gli venga
proposto, talmente bene che nemmeno un interlocutore mediante intelligenza
sarebbe dire se sta parlando con una persona o una macchina, allora - diceva
Turing - si doveva ammettere che quel calcolatore mostrava una certa intelli-
genza.
Tuttavia siamo lontanissimi dal saper produrre un programma di questo tipo, e
molti, ancora oggi, restano convinti che un simile comportamento non sarebbe
di per sé intelligente.
(Martin Davis, Il Calcolatore Universale)
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