CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
UN LIBRO ANCORA DA SCRIVERE: UPTON SINCLAIR

giovedì 3 maggio 2012

PREPARARE UN FUOCO (storie di cercatori d'oro)















Prosegue in:


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.....Si voltò nella direzione di marcia per ripartire e.....sputò.....
in terra con aria assorta, ma accadde una cosa: un crepitare esplosivo lo fece
sussultare.
Sputò una seconda e una terza volta in aria.
Ecco cos'era: prima di poter toccare il terreno, lo sputo crepitava.
Lui sapeva che se sputi a 45° sotto zero la saliva crepita quando arriva sulla neve,
ma il crepitare di questo sputo era partito in volo.
...Lui amava sputare su quella neve candida, lui e la sua Olga ci passavano i po-
meriggi interi dopo le sbronze nei saloon...



















Non c'era dubbio, faceva più freddo di 45° sotto zero, ma quanto più freddo?
Questo non lo sapeva.
La temperatura però non era importante.
Era diretto alla concessione sulla diramazione sinistra dell'Henderson Creek: i
ragazzi erano già lì, erano arrivati superando lo spartiacque che veniva dalla regio-
ne dell'Indian Creek.
Lui invece aveva fatto una deviazione per valutare la possibilità di trasportare i
tronchi fuori dalle isole del fiume Yukon in primavera. Quella sera alle sei sarebbe
arrivato al campo, al buio, è vero, ma avrebbe comunque trovato i ragazzi ad ac-
coglierlo davanti a un bel fuoco e con un pasto caldo.






















Pensando al pranzo, palpò il fagotto che formava il rigonfiamento sotto il giaccone.
Lo teneva avvolto in un fazzoletto sotto la maglia, contro la pelle nuda: era l'unica
maniera per evitare che le gallette congelassero.
Sorrise compiaciuto, al pensiero che ognuna di quelle gallette, tagliate e inzuppate
nello strutto, accoglieva una generosa fetta di pancetta fritta.
Si diresse con slancio verso i grandi abeti dove la pista era quasi invisibile: dall'ul-
tima volta che era passata una slitta, trenta centimetri di neve l'avevano ricoperta.
Si sentiva felice perché non aveva una slitta e viaggiava leggero, portava solo il
pranzo avvolto nel fazzoletto.
Ma il freddo, va detto, lo aveva sorpreso.































Sfregandosi naso e zigomi addormentati con le mani inguantate concluse che
sicuramente faceva un gran freddo. Aveva le basette folte ma quei peli sul viso
non bastavano a proteggere gli zigomi alti e il naso pronunciato, che si protende-
va grintoso nell'aria gelida.
Un grande cane lo seguiva a passo svelto: era un husky nativo, il vero cane lupo
dal manto grigio che non mostrava differenze apparenti o caratteriali rispetto al
fratello lupo selvatico. L'animale risentiva del freddo tremendo: sapeva che non
era il momento giusto per viaggiare, il suo istinto lo metteva in guardia di fronte
a una verità che i ragionamenti dell'uomo continuavano a ignorare.





















In realtà, non faceva semplicemente più freddo di 45° sotto zero: la temperatura
era scesa oltre i 50, 60 sotto zero. C'erano 75° sotto zero.
E dato che il punto di congelamento è a 32° Fahrenheit, significava dover affron-
tare 107 gradi di ghiaccio.
Il cane non sapeva nulla di termometri e nel suo cervello probabilmente non esis-
teva una percezione acuta della condizione di freddo estremo, come quella che
abitava nel cervello dell'uomo. Ma dalla sua la bestia aveva l'istinto e l'istinto tras-
metteva al cane una sensazione vaga, ma sinistra, che lo sottometteva, facendolo
trottare furtivo alle calcagna dell'uomo.


















Era la stessa sensazione che lo metteva in guardia ogni volta che l'uomo azzarda-
va il minimo gesto fuori dall'ordinario: qualsiasi cosa che lo inducesse a pensare
che quell'uomo fosse in procinto di preparare un campo, cercare riparo e ....
accendere un fuoco.
Il cane aveva imparato cos'era il fuoco e adesso quel fuoco lo voleva: o avrebbe
almeno voluto scavarsi un buco nella neve e raggomitolarsi lontano da quell'aria
per non disperdere ulteriore calore.
L'umido congelato del fiato si era depositato sul pelo trasformandosi in una sot-
tile polvere di ghiaccio, specialmente sulle mascelle, sul muso e sulle ciglia sbian-
cate dal respiro cristallino.
La barba rossa e i baffi dell'uomo erano ben più congelati: a ogni respiro umido
che esalava, lo strato di ghiaccio si faceva più spesso.
L'uomo masticava tabacco e la museruola di ghiaccio bloccava le sue labbra
al punto che quando doveva sputare, non ci riusciva......
(J. London, Preparare un fuoco)










  

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