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Meccanicismo & finalismo (16/17)
Prosegue in:
Nuova Cosmologia compiuta (19) &
Dall'Alchimia..... All'Algenia (20/21)
Le tecnologie dell’informazione non sono tanto una risorsa economica,
quanto piuttosto un ‘linguaggio’ di gestione e di coordinamento.
Il loro destino è intimamente legato alle risorse genetiche grezze che
esse isoleranno, renderanno disponibili, organizzeranno, interpreteranno,
dirigeranno e programmeranno nel prossimo secolo della biotecnologia.
Il computer e le tecnologie delle telecomunicazioni sono, come hanno
sottileneato il teorico dei media Marshall McLuhan e altri, un’estensione del
sistema nervoso umano al mondo. Sono delle proiezioni meccaniche della mente
umana in ogni angolo e in ogni fessura della realtà fisica.
D’altro canto, i geni sono l’incarnazione dell’esistenza biologica, la
miriade di istruzioni che servono agli organismi per organizzare il loro
viaggio di vita. Insieme, il computer e i geni creano un dualismo corpo/mente
estremamente potente.
Nei prossimi anni, l’umanità userà il computer sempre di più come un
‘sostituto della mente’ o del linguaggio per manipolare, dirigere e organizzare
l’enorme quantità di informazioni genetiche che sono alla base della natura
fisica del vivente.
Il computer organizza le comunicazioni in un modo rivoluzionario, che
lo rende lo strumento ideale per gestire i flussi dinamici e i processi
interattivi che costituiscono il mondo fluido dei geni, delle cellule, degli
organi e degli ecosistemi.
Le lettere e le parole esistono sotto forma di bagliori fosforescenti,
effimeri e privi di attrito. Non esistono a priori come unità solide individuali, ma appaiono sullo.....
schermo quando le istruzioni del software le chiamano. Non hanno né
passato né futuro, ma esistono nel momento in cui brillano sullo schermo. Le
parole elettroniche non sono fissate, come avviene nella tradizionale carta
stampata, ma piuttosto si trovano in uno stato di dinamicità, possono essere
ricombinate, composte facilmente, sono provvisorie e fugaci.
In questo senso hanno molti punti in comune con la natura dinamica dei
geni, che continuamente guizzano su e giù nel processo di scrittura e della
direzione della trama della vita.
La comunicazione elettronica è organizzata in modo cibernetico, non
lineare. Le nozioni di sequenzialità e di causalità danno origine ad attività
integrate in modo continuo. In un mondo elettronico di comunicazioni, i
soggetti sono sostituiti da una serie di reti e nodi, la struttura e funzioni
sono parte di un processo.
Il modo in cui il computer è organizzato, specialmente le reti
complesse di computer, rispecchia i processi dei sistemi viventi, dove ognuna
delle parti è un nodo in una rete dinamica di relazioni che continuamente
perfeziona e rinnova se stessa a ogni livello della sua esistenza, conservando
una presenza vivente.
La comunicazione elettronica, inoltre, organizza il sapere in modo
differente rispetto alla tecnologia della carta stampata. L’ipertesto
sostituisce il più limitato e ristretto sistema di riferimenti della stampa. Il
libro come lo conosciamo oggi, con il suo contenuto ben definito di fatti e
riferimenti, verrà sostituito, grazie agli ipertesti, da un campo illuminato di
informazioni, poiché le note e i collegamenti possono espandersi,
letteralmente, all’infinito, dando origine a ‘sottotesti’ e ‘metatesti’.
La comunicazione elettronica è senza limiti, aperta e integrativa. D’altro
canto però è priva della chiarezza creata dai confini. E’ una forma di
comunicazione molto vicina al fluire dei pensieri dell’inconscio: si può
saltare da un pensiero all’altro, procedendo su linee parallele, giustapponendo
le idee una sull’altra, vagabondando in argomenti non correlati o marginalmente
correlati. E’ meno struttura, meno razionale, meno analitica e più vivace e
giocosa. Il linguaggio elettronico del
computer sta costruendo un nuovo tipo di consapevolezza umana, meno.....
‘prometeica’, ma molto più versatile. Il cambiamento della
consapevolezza è in parte attribuibile al fatto che la comunicazione
elettronica elimina il contesto spaziale. Lo schermo non è un posto fisico
nello stesso senso in cui viene concepita la pagina stampata.
Piuttosto, è una finestra su mondi virtuali che supera lo spazio
tridimensionale. E’ un’arena di fantasia dove ognuno può dimenticare i confini
convenzionali, il futuro e il passato non esistono e ognuno è libero di creare
una serie illimitata di ambienti nei quali giocare.
Nei mondi virtuali che si trovano dietro lo schermo, il principio della
realtà viene fermamente superato dal principio del piacere e la fantasia gioca
il ruolo più importante, sostituendo lo spietato mondo del lavoro regolato dai
principi dell’accumulazione materiale con nuovi mondi in cui si fanno
illimitate esperienze virtuali e ci si può trasformare continuamente.
Sociologi e psicologi stanno già osservando un cambiamento nel tipo di
consapevolezza che si trova nella prima generazione di ragazzi cresciuti
nell’era dei computer: essi si discostano dall’antica nozione di un ‘sé ben
definito’ e si avvicinano a un nuovo concetto di ‘sé multiplo’.
Si tratta di una consapevolezza.
Tutti questi importanti
cambiamenti nella consapevolezza e nella cultura, prodotti dalle tecnologie
elettroniche e dal linguaggio, stanno ponendo le fondamenta per un nuovo
concetto della Natura e dell’umana natura viste come un’opera d’arte
incompiuta, alla quale si può dare continuamente nuova forma e nuovo contesto.
Non sono solamente le regole di impiego del computer che lo rendono lo
strumento di comunicazione adatto a gestire i sistemi viventi dinamici. Il
‘linguaggio operativo’ del computer di per sé si adatta ai sistemi biologici.
E’ questo linguaggio comune che sta creando una rete, priva di giunture, tra
l’informazione e la scienza e sta rendendo possibile l’unione dei computer con
i geni in una singola e potente rivoluzione tecnologica. Nel 1953, appena sette anni dopo che gli ingegneri avevano inserito la
spina e acceso il primo computer a Philadelphia, all’Università della
Pennsylvania – l’Electronic Numerical Integrator and Computer -, James Watson e
Francis Crick annunciavano che avevano scoperto la doppia elica del Dna,
aprendo la porta dei segreti del mondo della biologia.
Importante quanto la scoperta fu il linguaggio che essi usarono per
descriverla. Prendendo in prestito metafore e termini dal nuovo settore della
cibernetica e dalle nascenti scienze dell’informazione. Watson e Crick fecero
riferimento alla natura della doppia elica dei geni come a un codice, programmato
con informazioni chimiche e che doveva essere decifrato.
Joseph Weizenbaum, del Massachusetts Institute of Technology, un
pioniere nel campo dei computer, nota che dall’inizio della rivoluzione
genetica il computer ha fornito la metafora, e il linguaggio del computer ha
fornito la spiegazione più adatta per comprendere il funzionamento dei processi
biologici.
I risultati annunciati da Crick e
Watson caddero su un terreno che era già stato in parte preparato dalla pur
vaga conoscenza che la gente aveva di computer, circuiti e teoria
dell’informazione….. A partire da questo momento per il pubblico risultò più
facile vedere la scoperta del codice generico come le istruzioni alla base di
un programma per computer, e la scoperta della struttura a doppia elica del Dna
come un esempio per la cablatura di un computer.
Oggi, mezzo secolo dopo, la teoria sull’informazione è diventata
indispensabile per decifrare, organizzare e comprendere il mondo sempre più
complesso della biologia molecolare e dell’ingegneria genetica.
Al fine di capire fino in fondo come il linguaggio del computer sia
diventato il linguaggio della biologia, è necessario comprendere i principi
operativi che sono alla base della rivoluzione del computer. Questi principi
presero prima una forma concreta durante la seconda guerra mondiale, quando
squadre di ingegneri e scienziati vennero formate dal governo con il mandato di
scoprire nuove vie per ordinare le più disparate informazioni in un modo
operativo intelligente ed efficiente.
L’impresa fu chiamata ‘ricerca di operazioni’ e da essa emerse un nuovo
approccio organizzativo; questo approccio venne chiamato cibernetica e fornì i
principi operativi’ per la rivoluzione del computer.
Il termine ‘cibernetica’ deriva dal termine greco Kybernetes, che
significa ‘timoniere’. E’ una teoria generale che cerca di spiegare come i
fenomeni si mantengano nel tempo. La cibernetica riduce l’attività a due
ingredienti essenziali, l’informazione e la retroazione, e afferma che tutti i
processi possono essere intesi come un’amplificazione di entrambe.
Il matematico Norbert Wiener, del Massachusetts Institute of
Technology, l’uomo che divulgò la teoria cibernetica, definì l’informazione
come:
il nome che diamo al contenuto di
ciò che viene scambiato con il mondo esterno mentre cerchiamo di adattarci a
esso o facciamo in modo che esso si adatti a noi. Il processo durante il quale
riceviamo e usiamo le informazioni riflette sia il processo grazie al quale ci
adattiamo all’ambiente che ci circonda, sia il nostro vivere all’interno di
quell’ambiente.
Quindi l’informazione consiste in un numero infinito di messaggi e di
istruzioni che vanno avanti e indietro tra le cose e il loro ambiente. La
cibernetica, invece, è la teoria del modo in cui questi messaggi o singole
informazioni interagiscono uno con l’altro al fine di produrre prevedibili
schemi d’azione.
Secondo la teoria della cibernetica, il meccanismo chiave che regola
tutti i comportamenti è la retroazione. Chiunque abbia mai aggiustato un
termostato ha familiarità con il suo funzionamento. Il termostato controlla la
temperatura di una stanza. Se la stanza si raffredda e la temperatura scende
sotto un punto fissato, il termostato accende la caldaia e la caldaia rimane
accesa fino a quando la temperatura della stanza non coincide nuovamente con la
temperatura stabilita. A questo punto il termostato spegne la caldaia, fino a
quando la temperatura della stanza non scende nuovamente richiedendo ancora
calore.
Questo è un esempio di retroazione negativa.
Tutti i sistemi si mantengono grazie all’uso della retroazione
negativa. Il suo opposto, la retroazione positiva, ha un risultato molto
differente. nella retroazione positiva, il cambiamento dell’attività umana si
autoalimenta, rinforzando e intensificando il processo, piuttosto che
aggiustando nuovamente e smorzando.
La cibernetica è interessata principalmente alla retroazione negativa.
Wiener evidenzia il fatto che ‘se vogliamo che una macchina, legata a un
ambiente esterno in continuo cambiamento, funzioni efficacemente, è necessario
che alla macchina vengano forniti – oltre a tutte le altre istruzioni di
funzionamento – i dati sulle conseguenze del suo funzionamento’.
La retroazione fornisce alla macchina l’informazione sul suo attuale
rendimento, che spesso viene misurato in rapporto al rendimento atteso.
L’informazione permette alla macchina di adattare la sua attività di
conseguenza, allo scopo di chiudere il gap fra quello che ci si aspetta e
quello che in effetti avviene.
La cibernetica è la teoria di come le macchine si regolano in rapporto
agli ambienti che cambiano. Ma, più di questo, la cibernetica è la teoria che
spiega il comportamento finalizzato delle macchine. Wiener introdusse per primo
il concetto che le macchine possono agire secondo uno scopo.
In un articolo storico, pubblicato in ‘The Philosophy of Science’ nel
1943, Wiener definì il comportamento finalizzato come ‘la condizione finale
nella quale l’oggetto raggiunge una correlazione definita nel tempo o nello
spazio rispetto a un altro oggetto o evento’. Per Wiener, ogni comportamento
finalizzato riduce se stesso a un’ ‘elaborazione dell’informazione’.
Egli scrisse:
'Diventa plausibile che l’informazione appartenga ai grandi concetti
della scienza come la materia, l’energia e la carica elettrica. Il nostro
adattamento al mondo intorno a noi dipende dalle informazioni che i nostri
sensi riescono a capire'. Dopo un’attenta riflessione, Wiener concluse che ‘la società può essere
compresa solamente attraverso lo studio dei messaggi e le modalità e strutture di comunicazione che le
appartengono’.
Wiener vede la cibernetica sia come una teoria unificatrice sia come
uno strumento metodologico per riorganizzare il mondo intero. Generazioni successive
di scienziati e di ingegneri si sono poi dichiarati d’accordo con lui.
Con l’aiuto del computer, la cibernetica è diventata il principale
approccio metodologico per organizzare le attività economiche e sociali. In
realtà ogni attività di una certa importanza nella società di oggi sta per
essere portata sotto il controllo dei principi della cibernetica.
L’ ‘elaborazione dell’informazione’ grazie al computer sta rapidamente
diventando il punto principale della nostra cultura tecnologica. In nessun
altro luogo è così evidente come nel nostro sistema economico.
Considerata un tempo come un’aggiunta alla gestione dell’organizzazione
su vasta scala dell’economia, l’elaborazione dell’informazione permea, adesso
ogni aspetto della struttura di un’azienda e definisce l’organizzazione in sé.
Le grandi aziende saranno sempre più considerate come sistemi di informazioni
all’interno di una rete di relazioni.
La cibernetica non ha solamente cambiato il modo di organizzare il
mondo, ma anche infuenzato il modo in cui lo concettualizziamo. A cominciare
dalle ipotesi operative della cibernetica, che sono antitetiche rispetto alla
visione ortodossa
Durante l’era industriale, venne supposto che l’intero non era altro
che un mero aggregato delle parti assemblate che lo costituivano. La
cibernetica, al contrario, concepisce l’intero come un sistema integrato. La
costante retroazione delle nuove informazioni che vengono dall’ambiente e il
continuo riadattamento del sistema all’ambiente mette a punto un processo
circolare, opposto al modo lineare dell’organizzazione che caratterizzava l’era
industriale.
Il processo circolare in cui è prevista l’autocorrezione tipica di
questo nuovo modo di organizzazione ‘marca la distinzione tra la causa e
l’effetto’. Secondo i teorici dell’informazione, in un ambiente sempre più
complesso non è più possibile essere convinti che un evento isolato porta a un
altro evento isolato.
(J. Rifkin il Secolo Biotech)
(Prosegue....)
(J. Rifkin il Secolo Biotech)
(Prosegue....)
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