CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
UN LIBRO ANCORA DA SCRIVERE: UPTON SINCLAIR

sabato 14 giugno 2014

IL LIBRETTO DA GUIDA (55)



















Precedenti capitoli:

Il libretto da guida (17/18)

Prosegue in:

Il libretto da guida (56)














Nella conca di Tesino il primo giorno di quaresima s’impicca il Biagio.. Questa tradizione, interrotta nel 1893, fu ripresa anni fa’. Malgrado la disapprovazione del clero e l’opposizione dell’autorità civile non fu mai possibile indurre il popolo a desistere dalla vecchia tradizione o almeno a trasportare la scena drammatica all’ultimo giorno di ‘carnovale’….
Molti spiegano la consuetudine popolare dell’impiccatura del famoso Biagio, crudele signorotto medioevale del castello di Ivano presso Grigno, col ravvivarsi non altro che la ripetizione della cerimonia che è in uso in altri luoghi, il costume di bruciare il ‘carnovale’ in forma di fantoccio. Di ciò non vogliono sentir parlare i tesini.
Essi tengono ancora come dogma che la scena del primo giorno di quaresima non è che la riproduzione della vera condanna ed esecuzione che i loro padri inflissero al Biagio, prepotente e crudele dinastia di Ivano. La critica storica dimostrò falsa la tenace asserzione. Di ciò a noi poco importa, ma interessa maggiormente conoscere come si svolge il processo, conservato vivo anche nei prosastici tempi moderni.
Verso il 1869-70 i tesini resistettero ai tentativi di proibizione della loro cara festa popolare. Verso il 1882 era andata però quasi in disuso, non volendo i tesini che venisse trasportata in ‘carnovale’. Dopo la guerra le lotte continuarono. La tenacia dei popolani vinse. Ora la scena drammatica tradizionale rivive piena di attualità.
D. Antonio Vercellio descrisse la festa popolare dei tesini nel suo poema ‘Asone’. Ne riportiamo qualche saggio:

D’allor che il popol Tesino (e sono Cinquecent’anni) si svinghiò dal duro/ Biagio di Grigno ed in effige al tuono/ Dagli improperi appese lo spergiuro/, Sino d’allora della gioia al suono/ E nei diritti suoi fiero e sicuro/ Il popolo di Tesino a suo grand’agio/, Il dì ch’apre il digiuno, impicca il Biagio/.


… Il Biagio signorotto Medievale è da impiccare per irremovibile giudizio dell’Eretico Straniero…..











Precedenti capitoli (Lo Straniero):

Il piccolo apocrifo (54)








La prima manifestazione plateale di irredentismo, secondo quello che era il suo stile, estremo e provocatorio, Piaz la dà denominando ‘Guglia Edmondo de Amicis’ quella torre naturale di là dal confine italiano nei pressi di Misurina che egli raggiunse ‘a guisa delle scimmie’, dopo aver lanciato una corda da una guglia vicina il 17 luglio 1906, con un certo compiacimento, nella sua autobiografia annovera tale impresa fra le sue stravaganze giovanili, legate al desiderio di far parlare di sé, alla presunzione di essere il migliore, e comunque non da meno della famosa guida ampezzana Antonio Dimai che prima di lui aveva stupito e scandalizzato il pubblico alpinista con la traversata aerea della Torre del Gobbo alla vicina Torre del Diavolo nei Cadini di Misurina.




Della ‘follia alpina’ di Pavarin si parla, con ironia, con sarcasmo, con preoccupazione, con ammirazione; ne coglie il significato di manifesto il ‘Bollettino dell’alpinista’, periodico della Sat, che dà subito notizia dell’impresa, e così pure la ‘Rivista mensile del Cai’ che fa conoscere ‘l’ardita conquista’ della ‘guida’ Piaz agli alpinisti del Regno d’Italia. In realtà Piaz non è guida autorizzata, è solo ‘portatore’, per quanto in tale ruolo sia stato indicato dall’Annuario della sezione di Bolzano del DuOAV nel 1905 come adatto ‘per tutte le più difficili scalate delle Dolomiti’.
Egli ha comunque sempre lavorato abusivamente come guida, facendosi pagare profumatamente con la scusa – afferma – di non voler fare crumiraggio verso le guide ‘patentate’ che avevano tariffe fisse. E di una guida davvero particolare si tratta: sdegnosa della prescritta legittimazione burocratica, ma soprattutto del consueto ruolo servile nei confronti del ‘signore’, il quale, appeso alla corda di Pavarin, dovrà subire i suoi umori, i suoi scherzi, la sua volontà, sottomettendosi a lui in tutto per tutto. Prima ancora che Tita figurasse come guida, aveva introdotto una vera e propria rivoluzione, ribaltando il rapporto con il cliente: d’ora in poi non è più costui




‘che decide la via di salita e si assume ogni merito per la via nuova, ora anche la guida acquista la sua dignità e partecipa in prima persona all’ideazione del tracciato e avanzando da capocordata si assume ogni merito. Addirittura, con Piaz, la guida arrampica da sola, per puro diletto e senza clienti, anzi è proprio senza clienti che vengono realizzati gli itinerari più difficili’




Con l’intitolare la torre allo scrittore italiano da lui amato perché con il suo romanzi ‘Cuore’ aveva saputo risvegliare nei bambini ‘i primi sentimenti di pietà verso i sofferenti, i primi palpiti di altruismo e di sacrificio, i primi slanci di amor patrio’, Piaz aveva lanciato una sfida cui si risponderà ben presto. Nell’assemblea annuale della sezione di Fassa del DuOAV della quale era socio, tenutasi nel novembre 1906, Piaz veniva espulso, ed i motivi sono chiariti in seguito alla richiesta di spiegazione da parte del Capitanato distrettuale di Cavalese, cui Pavarin ha fatto le sue rimostranze.
Il mastro muratore Paul Rasom, presidente della sezione succeduto a Franz Dantone, spiega che la decisione è stata presa




‘in base al conchiuso dei 17 dicembre 1905 di accettare soci dei quali si è a precisa cognizione che non fanno parte ne a Lega Nazionale ne ad altre società trentine, e ciò per non avere delle future controversie. Un socio che si dimostrasse avversario in questi punti potrà essere espulso senza dilazione… Osservo che nell’anno 1905 – continua Rasom – che il Piaz era nel comitato della Sezione di Fassa fù sempre statto invitato ma non prese mai parte a nissuna radunanza, esso è sempre stato contrario ai scoppi della Società e che da parte della Presidenza oppure da altri è sempre statto agito in base ai stattuti… Nella protesta del signor G. B. Piaz – si conclude – esiste delle grandi menzogne, che la Direzione sarà sempre pronta a rispondere a tempo debito’




Poco dopo questi fatti Tita Piaz, finalmente convintosi che non può fare la guida abusiva a oltranza ma si deve assoggettare alle regole della categoria, avendo già frequentato il corso prescritto chiede l’autorizzazione ad esercitare il mestiere, e la pratica dal Capitanato di Cavalese passa alla sezione del DuOAV di Bolzano per il consenso.
La risposta del presidente della sezione, Forcher Mayr, è sollecita e decisa: le infrazioni commesse da Piaz in precedenza e il fatto che egli è stato causa di litigi fra le guide dimostrano che non possiede il carattere e i principi morali necessari a tale tipo di mestiere quindi l’autorizzazione non può essere concessa.
Non si parla di qualità tecniche, infatti la bravura alpinistica di Piaz era ben nota al presidente Mayr, e probabilmente si poteva soprassedere anche sul passato di guida abusiva, ma l’estrosità del soggetto unita alle idee irredentistiche ormai rese pubbliche, come aveva già creato problemi all’interno della sezione di Fassa, ben altri poteva sollevarne in futuro.

(Prosegue...)















Nessun commento:

Posta un commento