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I sogni di Jonathan (2/1)
Prosegue in:
I sentieri di Jonathan (4)
Basta salire al Gianicolo in una giornata serena d’inverno. Oltre le
cupole (e non solo quelle dei celebri edifici barocchi…) e i palazzi (condomini
di potere e ….), al di là delle meraviglie e dei mille problemi di Roma,
compare l’Appenino.
A sud, oltre l’Aventino e l’Eur, si scorgono le lontane cime dei
Simbruini, degli Ernici, le vette tra la Ciociaria e l’Abruzzo. Tra l’altare
della Patria e il Quirinale, il triangolo bianco del Velino è la vetta più alta
– 2.487 metri – che è possibile avvistare dalla capitale. Più vicine sono le
gobbe scure dei Lucretili, le montagne di Tivoli, così care agli erboristi del
Cinque e del Seicento.
Per vedere il Gran Sasso occorre spostarsi un po’ a nord: la piramide
del Corno grande compare dalla via Cassia, dalla Storta, dalle rovine di Veio.
Nel panorama dal Gianicolo è un’altra cima ad imporsi allo sguardo. E’ una
grande cupola innevata, sembra galleggiare sopra il Palazzo di giustizia, a
Castel Sant’Angelo, al Pincio.
E’ il Terminillo, la ‘montagna di Roma’.
Gli antichi lo conoscevano bene. Sentinella delle terre dei Sabini,
visibile anche per i Fallisci e gli Etruschi, comparve nell’ Eneide di Virgilio
come ‘Tetricae horrentes rupes’. Nelle gole del Velino, ai suoi piedi, gli
ingegneri romani avevano fatto passare la via Salaria verso Amatrice ed
Antrodoco, il Piceno e l’Adriatico. Oltre mille anni dopo, San Francesco lo
contemplò a lungo dai solitari conventi di Greccio, Poggio Bustone e La
Foresta.
Ferdinand Gregorovius, viaggiatore e cantore del Lazio ottocentesco,
scrisse di ‘valli eccezionalmente pittoresche’ percorse da ‘torrenti
spumeggianti’. Enrico Abbate, segretario della sezione di Roma del Cai e autore
delle prime guide dell’Appenino, descrisse una montagna ‘imponente e con creste
scoscese’, capaci d’inverno di ricordare le emozioni di ‘una difficile salita
alpina’.
‘Impossibile andare! Ci sono i lupi! C’è troppa neve!’, rispose nel
1882 un guardaboschi ad Abbate, che poi trovò come guide e compagni il luparo
di Leonessa e i suoi figli. ‘Se il paese di Leonessa fosse in Svizzera’,
commentò poi l’alpinista, ‘questi luoghi subirebbero grandi
trasformazioni. Il paese si
rimodernerebbe, sorgerebbero alberghi, comode diligenze percorrerebbero ampie
strade trasportando continuamente touristes’.
Difficile, sul Terminillo di oggi, non ripensare amaramente a quella
profezia di 111 anni fa. Sul versante meridionale, il più noto, la
‘valorizzazione’ degli anni Cinquanta e Sessanta ha portato un’autentica
alluvione di cemento sui pascoli, e qui apriamo una parentesi…
(ed ancor oggi, dopo più di vent’anni dall’articolo di Ardito, si
assiste a questa secolare controversia che esamineremo più dettagliamene
cercando di non opporre fratture, ma valutare sapientemente per amor primo di
‘Madre Natura’ un adeguato progetto di sviluppo compatibile con le varie
esigenze turistiche già in essere, con soluzioni ‘verdi’ confacenti con le
esigenze degli amanti della Natura. Dove sportivi ed appassionati di Ecologia
possano convivere in armonia in un contesto che rischia l’isolamento per
‘secolari’ controversie che debbono essere superate per gli interessi a lunga
scadenza a beneficio dell’Ambiente di cui mi faccio paladino, in quanto
l’Economia legata all’Ambiente si è dimostrata, cifre alla mano, la soluzione
vincente anche nella logica e conveniente previsione di una graduale
‘riconversione’ e adeguato indirizzo delle strutture già in essere (le quali si
possono prestare quali ottime soluzioni per scopi culturali). E dove, sia gli
addetti ai lavori legati al vasto mondo del turismo, sia gli appassionati della
Natura con le esigenze confacenti con un territorio protetto dalla morsa
asfisiante del cemento legato ai suoi ‘controversi’ e ‘limitati’ interessi, sia
pastori ed allevatori che certificano una economia sdoganata dalla morsa
industriale del prodotto, sia coloro che prediligono un ecosistema compatibile
ed ecologicamente equilibrato con strutture in grado di accoglierlo e
contenerlo in termini adeguati agli standard europei, dove qui come nei
dintorni, inaspettatamente trova varie e sconosciute espressioni di oasi
protette da scoprire… come altrettante manifestazioni storiche-culturali da
percorrere…; possano stabilire un esempio di ‘adeguamento e tolleranza’ di
interessi intesi come risorse a lunga scadenza per il territorio occupato,
risorse, che come i piccoli cantoni sovente citati e da noi spesso ed
inadeguatamente ‘finanziati’, sanno valutare e rendere compatibili con il
territorio occupato, non mortificando l’ecosistema con il
cemento (ed i suoi
interessi e derivati) o con inutili opere che rischiano una limitatezza di
intenti perché legate esclusivamente a determinati sport e strutture
simmetriche ad eventi atmosferici che volente e nolenti condizioneranno ogni
progetto futuro svalutando il territorio come bene primo da valorizzare e
scoprire. Ma saper guardare più in là e al di sopra delle vette di cui si vuole
scendere la cima. La Montagna con la ‘M’ maiuscola ed i suoi eterni scopritori
camminavano e camminano sempre in ‘salita’ compreso il sottoscritto, che, quale
pioniere ha trovato quelle secolari fratture crepacci e intimidazioni che
interessi a breve scadenza intimano limitano e appannano, con la conseguente
nebbia ‘meteorologica’ pericolosa espressione di quel clima che esula dalle
variegate ed eterne quanto immutabili espressioni della Natura, e che offuscano
ogni intento ‘costruttivo’ quanto ‘didattico’ legato alle risorse del
territorio che rischiano di ornare un lugubre museo del futuro con la sua
‘Natura morta’ quale eterno quadro della Storia per l’incapacità degli addetti
ai lavori…, o peggio, per quella corruzione di secolare e non decennale memoria
che condiziona irrimediabilmente la vita economica e sociale dell’intera
nazione!)…..
…. E nelle faggete di Pian de’ Valli. In alto, gli impianti salgono
fino ai 2.108 metri del Termineletto. Un’inutile strada sale tra grandi
sbancamenti alla Sella di Leonessa, scende al di là verso i boschi della
suggestiva Vallonina. Un’altra, ripidissima e mai aperta al traffico, sfregia
il versante di Micigliano, in direzione della via Salaria e del Gran Sasso. I
progetti di oggi (alla data dell’articolo, ma che nella ciclicità della Storia
da noi ‘gnosticamente ed ereticamente’ valutata, deve procedere ‘lineare’ e
simmetrica a quella economia ecologicamente compatibile che sempre ha tracciato
un percorso adeguato e fruttifero alle risorse del territorio…) includono un
traforo stradale, 41 nuovi impianti (ce ne sono 18), 94 chilometri di piste da
aggiungere ai 45 già esistenti, il taglio di 17.000 faggi (.. alberi che
parlano ed ognuno racconta la sua Storia… leggi anche la mia Favola della Memoria…).
E’ inevitabile dire ‘Terminillo, addio’?.....
(questa infezione ‘nasale’, questo male antico, abdichiamolo ad un
profumo altrettanto antico, così che dalla favola si possa scivolare in maniera
graduale ad una rima saporita e ben nutrita dell’esule fuggito, e dire ed anche
sperare: che il loro concime diventi un campo fiorito, che il loro sterco
diventi un sentiero che non conosce martirio: sia per l’albero che narra il
secolare invito, sia per il viandante che non abdichi la sua ‘religiosa’ quanto
‘filosofica’ volontà all’Eretico passo antico, in quanto Madre Natura è sola
padrona e ‘terapeuta’ in questo ‘calvario’ di cui la vera Eresia è signora
della nostra Parola, di cui la foglia domina la risurrezione di quella cosa
morta fotosintesi di Universale Memoria; cantata dalla falsa ed ingannevole
signora che si vuol incoronare eretica della contraria loggia che male
interpreta questa Eresia rimata in questa piccola ora…, perché la retta Rima
nasce alla resurrezione del Cristo inchiodato alla sua eterna Parola, figlio
del Dio Straniero al tuo breve messaggino: il Primo eterno risorto ed
invisibile al tuo piccolo schermo, il Secondo morto e sepolto in odor di
cemento misto a fumo e zolfo dell’Inferno profondo….).
La strada così prosegue a pian di Rosce, a 1.200 metri, nel dicembre del
1933. L’anno dopo raggiunge Pian de’ Valli. Del 1936 è il primo albergo, il
Savoia, seguito poco dopo dal Roma. Nel 1938 si inaugura la funivia del
Terminiluccio, più noto come ‘il Conetto’. Mussolini torna più volte, si fa
fotografare a torso nudo sugli sci. Angelo Manaresi, presidente del Cai, scrive
di ‘un capo che assale.....
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