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…. Ma in questo caso, superata la simmetria storica, di cui non esageriamo o falsiamo i contenuti accertati, (‘condiamo’ la falsa coscienza della futura e comune Memoria, ‘perfetti’ custodi della vera Parola perché per l’appunto celebriamo il bilancio giammai falsato della Storia…) abbiamo a che fare
con una persona istruita, e nei fotogrammi
di questa storia assente alla direzione del Tempo, visto la Domenica del comune
ricordo, introduciamo una breve parentesi... (ove due opposti ma uguali totalitarismi si celebrano nella
liberazione, e futura, per quanto nuova carcerazione dello Spirito quanto del
corpo: l’Armata Rossa libera dal nazismo quel che rimane della Germania
riflessa nelle macerie dell’Europa nella corsa contro il tempo per le sorti
della geopolitica che condizionerà il destino tedesco quanto europeo per i
successivi quaranta e più anni, e di cui, se pur le ammissioni di colpa, la
volontà scritta nei geni di un popolo (sconfitto
o/e liberatore) sembra palesare al di qua e al di là della nuova frontiera,
uguali intenti ed istinti… In condizioni apparentemente e diplomaticamente
avverse contrarie e lontane dai rispettivi interessi… E di cui mi par doveroso
rinfrancare e dissetare la giusta Memoria alla Biblioteca della comune Storia,
in quanto uguali intenti si possono di nuovo ‘materializzare’ nel delirante
teatro dell’egoismo inteso come reciproca incomprensione… dettati da opposti
interessi…).
In questa giornata, il sentiero dell’inquisitore di ‘frate Lanfranco’,
non immune dalla logica, dalla sottile logica che lo lega indissolubilmente ad
un (futuro) Eichmann, oppure ad un (futuro) volenteroso guardiano di gulag, e
di cui il libretto vergato costituisce una testimonianza utile,
rappresenta una valida simmetria di cui l’autrice del notevole testo ci
trasporta in una geografia e testimonianza storica piuttosto rara; e di cui, i
futuri totalitarismi, dovranno molto, in quel ‘ruolo’ e ‘bilancio’ accertato di
‘padre Lanfranco’. E di cui il singolo
fotogramma così ben visualizzato, ci conduce alla visione di uno snodo
documentario che non può e deve essere isolato come l’esule il clandestino o
l’eretico qui ricordato, poiché il singolo evento, la singola eresia (anche e
soprattutto se rapportata ad un piano più vasto simmetrico alla scienza della
fisica trasposta alla metafisica), la singola ed avversa parola…, creano la
‘frattura’ su cui si costruisce la Verità storica. Creano la visione di una più
reale e certa prospettiva dell’intero panorama osservato nella geografia
ammirata e studiata. Ciò è condizione necessaria e sufficiente, indispensabile
per quella Ecologia cui il nostro DNA ci porta a constatare le dinamiche
(storiche e sociali proiettate nello spazio che si occupa) dell’ambiente cui
desideriamo una duratura e prosperosa crescita immune da quell’‘inquinamento
politico’ che degenera nello ‘smog asfissiante e delirante’ parente
dall’intollerante e monolitica certezza. Futuro e certo terremoto di quella
evoluzione sociale che porterà alle condizioni e premesse della moderna per
quanto antica dittatura.
L’uomo è legato geneticamente socialmente e intimamente all’ambiente
occupato, ragion per cui, tutt’uno con esso forma l’humus e contesto sociale
per prosperare nelle proprie ed altrui condizioni di vita. Osservare la (Stato)
geografia di un qualsiasi contesto: mare o montagna che sia e goderne le
bellezze, comporta questa conoscenza evoluta su cui la terra o l’acqua
camminata e navigata parlino e narrino la storia. In cui in un passato non del
tutto remoto, sappiamo l’evoluzione di questo pensiero, di questa conoscenza,
essere ancor oggi legato alla ‘teologia’ di una monolitica visione intesa quale
‘unica certezza’. Sia per il popolo tecnologicamente evoluto, sia per il
‘talebano’ che in nome della sua religione ‘mutila’ il passato rendendo a
quella ‘iconoclastia’ di cui si fa artefice una realtà monolitica quanto
l’ortodossa parola cresciuta nei fotogrammi di una dittatura. Due geografie che
debbono convenire ad un panorama non comune in quanto diversa la loro memoria,
ma nella diversificazione che ogni panorama offre, le possibili strade per
condividerne ammirarne e goderne pacificamente i contenuti. L’osservazione e lo
studio della geografia e le previsioni ad essa legate, quanto della storia, e
le previsioni ad esse riconducibili, richiedono quell’intervento
interdisciplinare indispensabile nel millennio che viviamo, per superare
arginare e prevenire ugual intenti scritti nella stratigrafia genetica di un
comune (e talvolta o molto spesso… intollerante e limitante passato). Perché in
tale geografia ammirata, in quella Ecologia desiderata, nella libertà agognata,
specchio dell’economia prefissata, per mantenere immune il panorama ammirato ed
abitato nella prosperità confacente all’uomo bisogna considerare la
stratigrafia che tale panorama ha solcato ed inciso nei secoli del suo
sviluppo.
…Tale condizione intimamente
legata alla Storia che non può essere isolata nella visione che si ammira, più
o meno rapiti. Ignorare ciò è limitativo ingenuo e fuorviante ed innesca tutti
i motivi di una ciclicità di intenti e finalità. Gli attuali ‘viaggiatori’ di questa geografia, come
altri, risentono ancor oggi di questa guerra di questi divari, di queste
fratture nel comune terreno sociale e politico, come il Tempo e la Memoria al fotogramma di frate Lanfranco (al teatro della vita molto o
troppo spesso recitata sul palco della
memoria dimenticata o peggio scimmiottata, a cui si preferisce troppo spesso
altro film altro teatro immune ed avverso alla verità vissuta e interpretata) o
altri eretici esuli della geografia studiata. Talune frontiere sono
irrimediabilmente divise con esiti e destini incerti scritti nel comune
passato, che, anche se celebrato, rischia ugual fratture fra una eterna ‘ortodossia’
e ‘eterodossia’. Non basta dire e pensare nella limitatezza di intenti: ‘venite
poveri a voi il paradiso terreno di una nuova terra’; non basta questo singolo
gesto o parola per far prosperare la propria ‘geografia teologica’. Bisogna
approdare ad una scienza filosofica dalla quale la geografia religiosa ha
ereditato il passato pregato e ammirato in ugual intenti e finalità privi del
requisito del materiale egoismo e di cui condividono i motivi, se pur la
stratigrafia nella geografia ben accertata e documentata nell’araldo del Tempo
risenta dei climi dell’intollerante limite della Memoria. Nella simmetria
dell’intollerante ed egoistica finalità materiale legata al territorio occupato
che porta a formulare ed offrire condizioni ed interessi differenti per l’esule
il clandestino e l’emarginato.
La globalità, condizione non ottimale di fondamento economico, e sulla
quale si vuol costruire la comune memoria, deve fare i conti, oltre con quella
iconoclastia detta, figlia di un Medioevo intollerante, anche con il limite
stesso della sua logica, scritta in simmetrico intento livellatore ed
ugualmente iconoclastico. Il futuro è scritto e ‘certificato’ nel passato, ogni
geografia nasconde questo segreto ed intima bellezza. Il futuro è scritto negli
archivi ‘stratigrafie’ di un ‘progresso’ che purtroppo ha portato e porta
costantemente ad un regresso, poiché nella geografia del comune ambiente
condiviso vi sono più o meno visibili quelle realtà su cui lo stesso ambiente è
legato alla sua Ecologica, condizione indispensabile di sviluppo se non si vuol
intervenire successivamente come ogni giorno accade. E qui non si vuole
intimamente abusare di tal termine su cui qualcuno può speculare, ma è
condizione necessaria e sufficiente per la Natura e la geografia da essa formata
quelle condizioni biologiche e chimiche che creano le condizioni della vita
(legate e scritte nella diversità biologica, e quindi, etnica, equamente e
socialmente distribuita, in quanto ogni essere vivente abbisogna del proprio
spazio vitale per poter vivere senza che sopprimiamo o artificialmente
interveniamo come spesso accaduto e accade, eccetto che, per tutti quegli
interventi di cui si rende indispensabile il ‘controllo’ e la dovuta ed evoluta
prevenzione del ‘territorio’ osservato. La dittatura sul ‘libero arbitrio’ ha portato a condizioni storico-economiche non
confacenti con la Natura dell’uomo quanto del regno animale da cui discende…).
Il regno animale oltre ad offrire un valido esempio è il serbatoio sul
quale sono scritti i comuni geni della memoria, l’animale (di allevamento, e non, parente a noi prossimo) da cui traiamo nutrimento non rappresenta solo motivo
di sfruttamento, ma motivo e condizione economica per studiare due modi e
concetti di ricchezza e sviluppo. L’animale che trae sostentamento in rapporto
al territorio occupato nella millenaria ecologia e ciclo della vita
riproduttiva seriamente minacciata dall’uomo e su cui interviene per migliorare le proprie
condizioni da quando cacciatore più o meno evoluto, è legato al terreno o territorio
(occupato) su cui coltiviamo (ed alleviamo) i nostri intenti alimentari come
culturali. Se seminati sulla ‘zolla’ ed ‘humus sociale’ intollerante
sfavorevole o geograficamente ‘non confacente’ perché iniquamente ripartito,
con quei virus che sovente infettano raccolti e piante come i principi
dell’intollerante e fertilizzante veleno, creano quei frutti (vegetali e non…)
e raccolti dannosi alla salute per il presente quanto per il comune futuro di
tutte quelle malattie intese come ‘cancri’ che dividono e uccidono la sanità
del corpo quanto dello spirito. L’interdisciplinarietà di più eventi non è un
singolo fatto utopistico o peggio una
forza a cui deleghiamo e successivamente coniamo la moneta o il ‘sogno’
del più forte e ‘libero’ impero, così come i nobili delegavano il proprio
impegno a difesa del potere temporale per consolidare il proprio feudo; ma
altresì la capacità di arginare errori e comuni intolleranze nella prospettiva
di una geografia storica non immune dal Tempo e la Memoria…
(curatore del blog…)
… Altrettanto raramente si esplicita l’identità religiosa di uomini e
donne: mai l’inquisitore supera il
livello stereotipo dell’indicazione della vera o presunta ‘setta’, né si
addentra in specificità dottrinali. L’interesse di frate Lanfranco è altro.
Paradossalmente gli eretici sono comparse sul palcoscenico della repressione
antiereticale dove agiscono inquisitori e collaboratori, rappresentanti dei
poteri pubblici e signori locali. Non è chiara la strategia antiereticale, non
sono precise le accuse contro gli eretici. In modo più evidente appare che la
ricerca e la persecuzione di uomini e di donne sono funzionali a traiettorie
politico-ideologiche esterne, se non estranee, a molti di quegli uomini e di
quelle donne. Rispetto al momento giudiziario, i rendiconti si collocano in una
dimensione temporale differita: rappresentano il prima e il dopo di realtà
processuali. Si soffermano sui prodromi dell’azione degli inquisitori e dei
suoi collaboratori (spie, officiales, ecc.) e sugli esiti (ad esempio confische
e vendite di beni). Non danno risposte esplicite su chi viene indagato, ma su
come si arriva ad un eretico. Non svelano i perché di scelte di religiosità
critica. Le scritture contabili sono al di qua
e al di là del momento processuale e,
sebbene poche informazioni trapelino circa i procedimenti giudiziari, il
termine processus compare con una
certa frequenza solo quando si provvede all’acquisto di materiale per scrivere
e per rendere conto scritto dell’operare degli inquisitori, non certo di quello
degli eretici.
Collaboratori stretti del frate inquisitore si rivelano i detentori
della pubblica fides, ossia i notai,
la presenza di un notaio indica la necessità di redigere un documento (più o
meno valido più o meno giusto più o meno confacente con l’interesse
dell’eretico…): la missione ha superato la fase poliziesco-investigativa ed è
al finale momento giudiziario. La loro presenza, ed il loro ruolo,
inevitabilmente, indica la stesura di atti formali e qualifica il tipo di
missione.
Passiamo ora agli Eretici: l’obiettivo umano di un meccanismo dinamico
e flessibile, indefessamente adattato alle circostanze e alle persone per
raggiungere la meta coercitiva. Le note di frate Lanfranco corrispondono a fotogrammi di esistenza che si fanno
animata pellicola di vita: le sequenze compulsive sono talvolta intensamente
drammatiche, talaltra meramente operative. I quaterni racionum diventano crocevia di innumerevoli vicende umane
incatenate all’inscindibile nesso tra azione, cifra numerica e giustificazione
contabile.
Uomini e donne non hanno parola e diritto: agiscono e subiscono
azioni.. l’agire azionato dall’incontro/scontro con l’officium fidei – è codificato e certificato nelle scritture
notarili (come i ‘futuri’ ‘conti’ di Eichmann o i ‘futuri’ verbali ricordati
nei diari di guerra di Solzenicyn), ed inoltre emerge con chiarezza che il
frate inquisitore è del tutto indifferente a connotazioni dottrinali, quasi
fossero elementi marginali e secondari rispetto alla concreta ‘materialità’ dei
beni degli inquisiti (questa lapidaria affermazione della Benedetti è di una
efficacia sorprendente, di una limpida chiarezza storica che la porta sullo
stesso piano di una Arendt quando inviata al processo di Eichmann, nella
differenza che la prima ha dovuto desumere i contenuti accertati in un ‘carotaggio’ effettuato ad una
profondità geologica molto più ampia, ove i documenti storici per ricostruire
il nostro comune passato, quella geografia enunciata, sono rari, e dove i
secoli hanno ‘virtualmente’ modificato ugual panorami. Ove vediamo progresso e modernità, ove
vediamo le più ampie manifestazioni di un futuro sognato desiderato e creato,
in realtà ‘camminano’ ‘prosperano’ ‘vivono’ ugual intenti e pensieri, logiche
comportamentali e sociali cresciute dalla stratigrafia falsamente evoluta di
una ‘parabola’ e falsa certezza nominata progresso nella differenza che ugual
‘genetica umana’ è progredita ‘ciclicamente’ in una simmetria più confacente
con la sua ‘intelligenza’. Infatti dove esiste(va) il libretto di frate
Lanfranco in futuro troviamo la più evoluta IBM venduta dall’impero meglio
organizzato (leggi l’olocausto e l’IBM) per razionalizzare e pianificare le
regole dello sterminio, su ugual imputati così solertemente schedati. E dove il
notaio ‘certificava’ il risultato ottenuto troveremo i diari di guerra che
narrano più o meno gli stessi metodi e mezzi per rafforzare il potere, non più
Temporale, ma ugualmente e simmetricamente confacente con lo stato totalitario
che consolida identico intento, mezzi e metodi sono così evoluti e riflessi
nell’intelligenza, nelle finalità accertate contrarie alla Natura umana.
L’Ecologia enunciata sopra, rappresenta questa utopistica volontà di vedere con
occhi diversi la geografia del comune paesaggio condiviso scritta nella
geologia della sua presunta evoluzione, caratteri ed araldi del Tempo… e la
Memoria..), dunque, disinteresse per gli ‘Eretici’ in quanto tali e attenzione
rivolta ai loro beni (i quali vengono imparzialmente confiscati.. sottratti ai
legittimi proprietari…). Non stupisce l’azione attiva degli inquisitori e
l’identità passiva degli Eretici, il valore pecuniario del patrimonio e non
l’importanza individuale del proprietario. In tale prospettiva, i libri racionum (i preziosi carotaggi) di frate Lanfranco sono
fonti peculiari per la storia dell’inquisizione e non specificatamente per la
storia degli Eretici: fonti attente alle dimensioni patrimoniali che,
contestualmente, mostrano la trasformazioni di individui (si badi bene, in
futuro tale ruolo di frate Lanfranco sarà delegato alle autorità cittadine…).
Il pragmatismo contabile (al pari del ragionier Eichmann) elimina attribuzioni d’identità ereticali,
solo di rado uomini e donne verranno qualificati per le loro scelte religiose.
(M. Benedetti, inquisitori del… Duecento…)
… Verso la fine del 1298 viene catturato un uomo dal nome di… la
sua carcerazione è strettamente collegata all’interrogatorio di una donna… Alla
fine della seduta inquisitoria – che ebbe luogo con buona probabilità nel
palazzo vescovile – il frate inquisitore compera del vino e con lui devono gli
‘officiales’ che lo avevano aiutato. Il giorno seguente l’interrogatorio, il
giudice e i frati si riuniscono in un convivio sempre offerto da frate
Lanfranco, ove redige un verbale in presenza di altro Dottore inquisitore della
diocesi per compilare un verbale circa lo stato mentale del detenuto. Il giorno
seguente l’interrogatorio, il giudice ed i frati si riuniscono in un convivio
sempre offerto da frate Lanfranco, quando l’avventura terrena della compagna
dell’inquisito si conclude, l’inquisitore paga coloro che avevano collaborato:
gli ‘officiales’, i frati, il priore di…, e il lettore. Ma non finisce qui! Una
‘pitancia’ di pesce è offerta al convento per i non pochi frati che avevano
tentato di convertirla. Il vino dopo il processo e la ‘pitancia’ dopo il…. ROGO
sono segni marginali di un aspetto della operosità del frate Lanfranco:
mostrando i costi umani e sociali sul fronte della lotta antiereticale,
rivelano una coattiva socialità in funzione di una concorde azione repressiva
(non si conoscono né le motivazioni né le presunte colpe dei due Eretici… - M.
Benedetti, Inquisitori del Duecento…)…
Appesa
alla gloria ed al dovere
di una
parola che uccide la passione,
e un
libro che spiega felice,
come
arrecare sofferenza e tormento,
per una
terra che trema al suo cospetto.
Strega
che macina in silenzio
un’erba
antica quanto la vita:
radice di
un verso, preghiera sommessa,
strofa
che sazia l’amore…
nella
lingua segreta di Madre Natura.
Perché
narra la sua eterna poesia,
né vista
né letta. (1)
Un verso,
uno sputo, un riparo
nascosto,
vicino ad
un tugurio
dove Dio
non ha pane,
né fuoco,
né un poco di rimorso.
Dove
lontano la bestia s’appresta
con un
abito scuro
per un
pasto sicuro.
Animale
che scrive la vita
dopo
averla colta
nel folto
di un bosco.
Chiesa
raccolta
in fondo
ad una grotta,
e in cima
ad una foglia,
dove la
radice non è mai morta.
Dove
l’inverno partecipa al tormento
di un
animale che parla
ed un
altro che muore,
nel
ventre materno
di una
terra profonda. (2)
Dove la
primavera fa capolino
fra una
risata ed un’anfora di vino,
nell’incanto
di un sole
che
scalda la neve,
abbiamo
cercato il fungo,
una
bacca, ed il ruscello
che sazia
la sete.
Parlando
alla foglia
di un
albero che vi dimora,
scrutando
nostro fratello,
è solo
un’animale
vicino
allo stesso torrente.
Ci guarda
senza paura
al
cospetto di un mito
perché ne
fa sacrificio. (3)
Ci da la
caccia per ogni stagione
nostro
eterno tormento,
nel nome
di un libro
che non
abbiamo mai letto.
Ci
ostacola il passo e la via,
con una
croce incisa sul petto
nel ferro
vestito
del suo
eterno mito.
Ora lo
chiama sacramento,
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