CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
UN LIBRO ANCORA DA SCRIVERE: UPTON SINCLAIR

lunedì 29 ottobre 2018

LA QUESTIO DELLA GENUINITA’ (Seconda Parte) (54)
































Precedenti capitoli:

La 'Questio' della genuinità (53/2)

Prosegue nella...











Lettera dei F.lli Guerci: Guarda O'Mar quanto è bello (55)















Pur volendo esprimere ferma volontà così come nel caso (dei manoscritti) precedentemente adottati  circa l’autenticità di buon grado misurata per ogni Evento e non solo quello inerente all’Archeologia nell’astenermi da qualsiasi commento, lasciando che le pagine e i documenti storici parlassero da soli, adotto un valido esempio già espresso e riportato nel caso del reverendo e del professore fra ciò che distingue e differenzia Pionieri e Nativi, come potete ben leggere (…..): rappresentando l’incontro fra scienza progresso conquista ricerca... e fede, le quali, in medesimo ‘Grande Gioco’ mi hanno indotto ad una breve riflessione per ciò di cui si compone la Commedia recitata con gli eterni attori in ugual palcoscenico…

E se pur in taluni atti Drammatica, come Harbin la città transitata pedina di una scacchiera molto più vasta, non posso trattenermi nel ridere per ciò di cui si compone l’odierna Grande Notizia con il Papero e Putzi in trepida attesa non meno del cosacco nostrano accompagnato dal bambino napoletano…  circa l’Eterno avvistato da un mare piatto agitato….

Sottolineando che il Progresso così consumato e transitato qual Iceberg avvistato partorire di continuo mostri e non certi Geni il che ci induce a rifletterne spessore consistenza e logica adottata mettendone in dubbio ogni singola lettera di codesta grammatica sconnessa comporre l’autentico male in Terra…

Forse una sorta di personale o impersonale lettera senza alcun destinatario specifico.

Semplici considerazioni...

Questo un tema ampiamente dibattuto, ed anche se non per mirati interessi ho parteggiato dalla parte del reverendo nel caso della contesa fra Bridges e Cook circa il vero e il falso, certo posso capire le motivazioni del pioniere scienziato... e conquistatore artico.

Certo per chi abbia dimestichezza con Cook sappiamo non essere nuovo a queste vicende, ricordiamo la difficile controversia per il  primato della conquista del Polo. Una vicenda tutta americana, senza contorni coloniali i quali possono conferirne il sospetto (per me quanto per il reverendo) di un ‘conservatorismo’ in ambito politico una vicenda la quale rappresentò lo scienziato di nuovo in odor di ‘frode’ e ‘sete’ di arrivismo e che lo vide primo attore ‘artico’. 

Forse sottilmente questo aspetto (colono-conservatore) è stato presentato dal capitano della Belgica, il quale ci informa della condotta del Bridges nella colonia da lui gestita, poi però nel giro di poche pagine cambia opinione sul famoso colono in maniera inaspettata.., comunque lo ‘dipinge’ come un personaggio a caccia della buona fede altrui.

Ugual ‘buona fede’ dello ‘scienziato progressista’ a danno del ‘conservatore colono’.

Comunque, pur avendo manifestato il proposito di astenermi da qualsiasi considerazione e lasciare quindi il giudizio ai lettori, se ve ne fossero, credo e ripeto che la vicenda del dizionario e del suo autore e la lingua perduta, così come testi antichi trafugati  cercati e poi tradotti quali tesori inestimabili appartenenti ad un più vasto Gioco ove lo Spirito riesumato nulla hanno da condividere con la ‘materia’ in cerca di gloria con  i relativi falsi appartenere al vasto ed odierno mondo rappresentato, i quali, al meglio nel velato intento, appunto, lo inscenano mantenendo costanti invariabili affinché un determinato Potere che da ciò ne deriva così come la cultura ben controllata rimangano inalterati qual (eterno) Eco di un rogo o uno sparo da una torre quanto da una collina ottimi timonieri per chi transita in differente principio nella Rosa araldo e bussola circa la Verità ogni Verità corrotta…

…Siano il pretesto di una riflessione di più ampio respiro.

La Storia è fatta dai conquistatori, in questo caso dovremmo decidere chi è il conquistatore chi il colono e chi l’ecologo-ricercatore propriamente detto dell’intera vicenda.

Le fonti sono attendibili, certo se avessi potuto tradurre l’opera del Cook in merito allo stesso viaggio avremmo avuto un terzo punto di
vista che può aiutarci ancor di più nel giudizio dell’intera Storia detta. Perché è proprio di Storia che qui si parla, fatti e cronache di storia nel difficile terreno che corre e divide il pioniere dal nativo.

Argomento ampiamente trattato ampiamente documentato ampiamente criticato ampiamente sfruttato.

Argomento che ha alimentato innumerevoli esami di coscienza sempre dopo mai durante; argomento che ha sempre conferito l’illusione
di potere, e di contro, profonda riflessione su come il fenomeno si consolida all’interno della Storia.

La Storia, appunto è il nostro argomento.

Questo tengo a precisarlo perché quale gnostico e forse anche un po’ Eretico penso che la Storia sia dettata da fenomeni ciclici riflessi nella costanza della sua misura, il Tempo, quindi nella realtà dei fatti non vi sono cambiamenti specifici a parte quelli che riteniamo quantificabili e misurati dal progresso, nell’ ‘evento’ della storia fra una frazione di Tempo e l’altra...

Ciò può apparire non gradito e sicuramente così è!

Può apparire blasfemo, e sicuramente lo è.

Può apparire superficiale...

E sicuramente... non lo è...

Innanzitutto esaminiamo la prima Eresia:

la scienza come la Spia incontrano la Fede, pensa di preservare un enorme tesoro o meglio di studiarlo per conferire una giustificazione alla loro motivazione di partenza: il viaggio; quale fonte di ricerca scoperta studio confronto dibattito analisi divulgazione. Poi, però, scopriamo taluni scienziati (e non tutti) ed esploratori essere i peggiori colonizzatori. Prendiamo atto con acume e fondato rigore scientifico, lo stesso dei nostri illustri scienziati, che ogni fine giustifica ogni mezzo adottato per l’obiettivo prefissato.
  
    Cosa li divide dai coloni e li accomuna e fraternizza ai nativi?

Qualche caramella?

Qualche perlina?

Qualche parola di conforto per le loro e nostre coscienze?

    Certo, quale Eretico avrei dovuto convenire immediatamente con le note in merito del capitano della Belgica circa le enormi difficoltà dei
nativi, del loro numero e della difficile sopravvivenza in un ambiente dove poco tempo prima erano una razza affermata. Però ho scorto anche delle contraddizioni di fondo per la durata dell’intero libro, ho scorto delle giustificazioni volutamente e volontariamente apportate per rendere sensazionale l’intero evento il quale può giustificare un viaggio così bene sponsorizzato nell’arco di ‘lunghi quindici mesi’ che appaiono secoli dinnanzi ad una vita intera spesa per uno sforzo, una volontà, una coscienza dedicata ad un impegno non richiesto, e il cui valore si è ridotto ad un gesto di pochi minuti per ridurla a meno del valore di una perlina o caramellina... offerta al nativo quanto al reverendo...

O qual si voglia uomo di Spirito armato di sani Principi di Fede…

Di buona Fede diluita nei Secoli…

Ed i Secoli parlare loro….

Una vita e pochi mesi, quale occhio e quale macchina fotografica può essere veramente attendibile per quella fotografia che noi nominiamo
Anima... se la scienza ne riconosce una...

Se il Progresso ne conosce una…

Se l’Economia ne riconosce alcuna…

Se il Potere e la materia che ne deriva possono dettare la loro impropria fotografia…

Ecco l’Eresia....

Ecco apparire di nuovo il cieco alla Torre privare della vera vista… 

Quale occhio può essere attendibile?

L’occhio prodigioso di Cook e tutti i suoi consimili... o una vita intera spesa per un’Anima.., e quale valore è concesso e con quale valore viene giudicato l’impegno...

Anche io spesso mi trovo di fronte allo stesso problema per scoprire con amarezza che i nemici della costante volontà gratuita di cultura crescono nel rigoglioso terreno ben retribuito ...della stessa cultura e molto spesso della scienza. Coloro i quali spesso amano definirsi ‘progressisti’ medesima specie dei conservatori avversati. Su questo dovremmo porre il dovuto confronto fra ‘ricercatore’ propriamente detto e ‘colono’ propriamente detto il qual da per scontato l’utilizzo improprio del potere offerto valicare ogni confine concesso.

 Cosa significa questo confronto.

     Lo spiego in termini letterari e forse non propriamente scientifici.

Quando precedentemente in diversi Post ho fatto riferimento al genio di Faulkner non ho accennato al grande dilemma rilevato nei suoi scritti, intendiamoci non sono una Pivano, ho letto qualcosa di lui, del suo tempo e della sua difficile biografia; felice in facile apparenza. Dicevo... il grande dilemma il grande complesso di colpa il peccato di un intero popolo dinnanzi ad una terra ugualmente conquistata e colonizzata: la macchia della schiavitù, il fardello dell’uomo del sud in riferimento alla difficile colpa della schiavitù della quale sembra riscattarne il peccato instaurando con lo schiavo un rapporto ‘ecologicamente’ emancipato. Nel quale nutre per lo schiavo un rapporto di colpa che lo spinge a permettere il  graduale inserimento nella comunità dei piccoli proprietari. Se confrontato lo stesso senso di colpa con l’acume di un Tacqueville, si noteranno le stesse differenze e simmetrie che corrono fra Bridges il reverendo e Cook lo scienziato.

Tocqueville ad una attenta e minuziosa osservazione fra il rosso ed il nero, cioè, fra il negro importato schiavo ed il libero indiano, ci offre in
merito al primo una descrizione che oserei definire razzista progressista. Piange le sorti del negro e ne canta, peggio di un colono, i suoi limiti; parla del rosso e libero indiano, e ne evidenzia la sua uguale sottomissione, forse dimenticando gli innumerevoli anni di colonizzazione francese quando astenendosi da qualsiasi intervento nelle colonie condannarono centinai di indiani alla morte.

Però, ciò che colpisce nella definizione del nero, è il freddo formalismo scientifico che lo colloca ad un gradino più in basso dello stesso suo
consimile il quale è chiamato a condividere ugual disgrazia: l’indiano; e di conseguenza e involontariamente pone l’illuminato suo giudizio ad un gradino più in basso del colono per il quale manifesta diffusa antipatia...

…Forse trascurando quel reale problema di coscienza che così bene saprà rilevare lo scrittore, non scienziato…

Il peccato, il problema, la colpa che si possono leggere nelle bellissime pagine di Faulkner.

Ebbene, pur il primo, Tacqueville, un illuminista affine alla rivoluzione francese, ed il secondo discendente da una famiglia di coloni, come altri negli stessi luoghi, si è portati a scorgere più umanità là dove abbiamo sempre pensato non vene fosse. Dilemmi e conflitti di coscienza che sfociano in odio e amore. Che sfociano in crisi esistenziali riflessi nell’Universo dell’intera esistenza e per tutta la durata di questa.

Ecco quindi il confronto fra ricercatore e colono, nativo e pioniere; fra lo scienziato e colui il quale invece ha cercato di apportare una propria coltura confrontandola e ‘barrattandola’ non solo come merce ma anche come pensiero con le stesse ‘specie’ studiate, che noi solitamente chiamiamo nativi.

Il dilemma è lo stesso dell’Ecologia dei primordi.

Come porsi in riferimento a questa neonata materia quando questa era in fase embrionale. Si intuì che il problema delle specie viventi ed il loro ambiente comportavano una visuale di studio che per essere attendibile e valida sotto ogni punto di vista per i risultati che voleva e vuole raggiungere, deve essere innanzitutto obiettiva e specifica, non trascurando, cioè, tutti quei fenomeni che ne potrebbero limitare la visione per il suo fine.

    Questo lo sforzo unito ad una considerazione o meglio un’analisi corretta del primato scientifico che si prefigge una disciplina evoluta in merito a questa stessa evoluzione, ed in merito a queste stesse considerazioni mi è parso doveroso riscontrare e applicare uguali principi ‘formali’ circa il problema che abbiamo sollevato nel principio della presente, anzi l’intero motivo della presente: Cook  lo scienziato e Bridges il colono reverendo, non meno della ‘questio’ circa la genuinità dedotta ma per più che validi motivi adottata per ugual ‘principio formale della Storia’…



















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