CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
UN LIBRO ANCORA DA SCRIVERE: UPTON SINCLAIR

sabato 18 maggio 2019

LA MOLTITUDINE (14)







































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…Potremmo fuggire qual apparente conseguenza e non più libera scelta, o al contrario, ed in ugual modo esser esiliati e naufragati dall’oceanica Moltitudine, ma ciò non priva la nostra ed altrui Ragione da talune considerazioni, le quali la Moltitudine detta, sia essa popolare, sovrana, o di libera impresa e pretesa, non raccoglierà, come la Storia insegna, con favore…

Giacché la Verità difetta dell’unanime applauso della Storia.

…In una Scena precedente dedicata alla teologica  simmetrica titanica impresa di convenire e coniugare i principi della Fede con l’Economia, abbiamo dato e continueremo a portare il giusto frutto della Storia… in un Etica in cui far convivere i principi della teologia con quelli della filosofia, sia essa apparentemente ‘eretica’ e tradizionalmente, e più o meno ‘radicalmente’ aliena alla ‘materia’; sia essa affine alle esigenze dell’uomo, in cui però (la materia detta) occupare uno spazio tradotto impropriamente da una falsa etica trascesa nella secolare morale corrotta…      

Grave non è non rimembrare la Storia, giacché la lettura di questa soggetta a facile ed impropria manipolazione, ma più grave ancora coloro i quali incaricati ad edificarne e celebrarne la Memoria difettino di cotal memonica (pedagogica) ‘riserva’ mentale. Nel nostro caso intendiamo e coniughiamo ‘riserva’ per lo spazio appena sufficiente per contenere gli accadimenti della Storia ed il graduale succedersi nella ‘circolarità’ in cui questa manifesta il ‘limite’ della propria testimonianza nella Natura dei fatti in cui tradotta.

Abbiamo solo accennato alla differenza fra Storia geologica ed umana, e abbiamo anche ragionato il difetto di quest’ultima nella ‘riserva’ in cui posta ogni differenza appartenenza e presunta evoluzione divenire incolmabile distanza nella ‘frattura’ in cui non più ‘deriva geologica’ formare Terra e Vita, ma al contrario, ‘deriva’ in ciò in cui precipitato ogni geologico motivo affine al proprio ed altrui Principio.  

Così non solo la Natura ma anche, come quotidianamente leggiamo, la corrotta Natura umana precipitare in cotal (alcuni dicono ‘invisibile’ ‘ignorata’ involuta condizione di unanime collettiva appartenenza alla Natura degradata ed irrimediabilmente mutata in ciò che per secoli ha scritto non solo la genetica ma l’intero corpo dell’uomo) fratturato impedito degradato passo  non più ‘retto’ ma piegato, ora supino ora carponi, nei disastri in cui leggere l’evoluzione alla ‘caverna’ (ri)scritta divenire come detto… Storia…     

‘Riserva’ può appartenere al vocabolario elaborato con grande presa per il popolo sovrano chiamato a celebrare il rito antico; oppure lo spazio appena sufficiente dove collocare la Ragione confinata dal proprio, non dico Destino, ma dal suo sviluppo storico e non solo Equiangolare così come la Natura dovrebbe risorgere e manifestare (per ogni Primavera) e non certo regredire ad un lontano e trascorso inverno della Storia.

Purtroppo succede anche questo!

E la ‘riserva’ mentale stenta nella dovuta presa di Coscienza.

Quindi come detto ‘riserva’: spazio non più sufficiente per apprendere il terribile destino, e certo non di gloria, a cui destinata non solo l’Economia ma anche il popolo meditare antica ascesa.  

Ma ciò che ci stupisce ancor di più non è la folla oceanica acclamare la propria sovranità vilipesa, ma tal compito acclamato della Moltitudine riunita per conto della cosiddetta ‘destra’ o ‘ultra destra’ presidiato da colui che in nome di uno Stato di una Nazione di una Europa dovrebbe, per onor di ogni Logica (smarrita), celebrarne ed edificarne successiva Memoria là ove all’Albero appesa la sconfitta della Storia detta.

Ogni buon statista dovrebbe imparare da reclamati corpi mutilati in cui il ‘frutto’ di un futuro destino non può risorgere da un albero malato.

…Questa forse l’Eretica condizione posta e non più il ‘bene’ con cui traduciamo teologica intesa: cioè l’Albero malsano non può maturare ‘frutti buoni’, al contrario, può solo nutrire impropri umori della Storia mal interpretati ed edificati, giacché il ruolo della diplomazia quale difficile ed evoluto passo della stessa, e non solo della lingua, con ed in cui evoluto il vero Principio… (dovrebbe) manifestare non più il fattore ‘ciclico’ ma il linguaggio con cui apostrofare la ‘prima nota’ da un apparente ‘nulla’ nata evoluta da un Oceano (in cielo quanto in terra) e con quella seminare miglior frutto…   

E con codesta Memoria ‘incarnare’, nella difficile ‘impresa’, la volontà ferita e/o smarrita del popolo, fors’anche umiliata ed in ugual ‘riserva’ posta.

La cosa difficile sarà coniugare, successivamente, cotal ‘impresa’ con tutte le Ragioni comunitarie in cui l’Economia rischia una probabile deriva. La cosa migliore sarebbe stata una politica destinata al difficile compito della diplomazia. La Storia ci insegna, infatti, che quando un popolo uscì da una sconfitta firmata su un vagone di un treno il risentimento armò una nuova catastrofica impresa nei motivi apparenti di incarnarne la volontà vilipesa di una intera nazione. Per l’esattezza un cataclisma con cui l’acciaio’ si sposò con la ‘poesia’ impropria non meno della ‘filosofia’ divenuta guerra.

In seguito, l’etica o la genetica di cotal indole non certo naufragata o evoluta, solo trascesa nella traduzione di ciò che dalla guerra mutato in economia, così da renderla ancor più forte di prima.

Il difficile compito etico e morale simmetrico alla dovuta Memoria con cui indicare il ‘duplice’ difetto mentire su se stessa riconoscendo il fattore ‘evolutivo’ con cui leggere l’intera trama ‘mente’ della Storia detta.

Sarebbe troppo facile, come per taluni simmetrici divergenti politici (alla sinistra ed opposta deriva), incarnare un motivo trasceso nella genetica e indole di un popolo non correttamente convenuto con se stesso abbraciarne impropriamente il paradossale frutto, miopi ed ugualmente ‘difettevoli’ se non carenti di medesima Storia.

Così come coloro ‘sovranamente’ riuniti compiere ugual passo con cui gli stessi ‘innominati’ e da cui divergenti, evoluti dal fattore guerra alla grande ascesa economica divenuta comunitaria frattura.

Ci stupisce la difettevole provenienza da cui ed in cui un superiore incarico dovrebbe tutelare lo Stato dal prossimo e non certo da se stesso, non più e ne meno, non me ne voglia il nuovo innominato Duce, d’un pazzo pericolo per il prossimo quanto per se medesimo!

…Consiglio all’ispirante giurista in ‘riserva’ della dovuta Memoria con cui celebrare ed edificare la Storia lo studio della sana e duratura diplomazia la quale per sua onesta natura si differenzia dall’altrui ‘seme’ coltivato nel proprio giardino non men che orto, l’Albero in cui raccoglierne l’improprio adultero frutto seminato per altrui mano sarà scarno e spoglio mutilato della Verità con cui Adamo conquistò Eva nella Genesi divenuta Storia, crescere su un muro poi ancora rozza incurata crescita velarne e oscurarne l’intero antico edificio con cui edificare e celebrare collettiva eguale appartenenza, e non per questo astenermi dal dovuto giudizio assente alla Storia per ogni piazza letta…

…Pur astenendomi dal frutto marcio con cui costruita la Storia detta…

(un 'Miniatore' dalle scogliere saluta un aspirante forestaro...)











       

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