CHI DELLA FOLLA, INVECE,

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30 MAGGIO 1924

martedì 15 ottobre 2019

MEDITAZIONI DI VISIONI APOCALITTICHE (15)

















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A Tomi (16)













Meditazioni divenute Visioni Apocalittiche, per chi sa vedere ed intendere la giusta Cima ove aspira il Progresso, ove il chiodo penetra lo Spirito…

Apocalittiche Visioni, secolari millenarie annunziate da crepacci cui difendersi nel profondo orrore emanato qual paradossale Abisso opposto alla Vetta per ogni Natura conquistata.

E con cui meditare più certa e sicura salita!




 Aspiriamo alla Cima così come un Tempo interdetto, dettato dai capricci d’ogni nuovo elemento, e seppur mascherati da alpinisti siamo Eremiti fuggiti.

L’apocalittica Visione ci dona forza e tenacia identica dell’alpinista.

Quella apparentemente sfuggita nella dura conquista della Cima, mentre lo Spirito rinvigorito dalla salita ne canta e medita il panorama di ciò che per sempre precipitato oppur naufragato.




 Il ricordo - un respiro sommesso - come il passo lento di una preghiera: speriamo di non scivolare per ogni nuova ‘idiozia’ scritta nella corretta grammatica della ‘bestemmia’ divenuta ‘crepaccio’ dell’Infinito Tempo.

L’Aria s’addensa come una nube purpurea di anidride e cemento; una tempestosa nuvola del nuovo secolo diviene cupa, minaccia bufera, il freddo ci dona antica forza.

In medesima ugual profezia!




Siamo Eremiti fuggiti!

Siamo Eretici perseguitati.

Umiliati e derisi!

Siamo frati e monaci cinti da una corda, il piede gelato ci ricorda il lusso perso dello ‘scarpone’, rimembra il lusso dismesso della nuova ‘moda’ riflesso e specchio della Vita rapita dall’insano avverso istinto coltivato abdicato al ‘piede nudo’ fermo per ogni sasso e legno nel dolore pregato: il delirio divenuto avvelenato crampo - sangue raggrumato - lascia l’impronta d’un sandalo.

Poi quella d’una bestia!  




 Scorgiamo tuoni tradotti in folgori d’energia, l’odierno Evo minaccia burrasca, rimiamo aggrappati alla soglia d’un piccolo riparo privi di parola e il Pensiero farsi pietra e legno: sembra unirci nel conforto, come quando nella medesima soglia evolutiva e ugualmente privi di parola intuivamo il pericolo: la nostra Musica, adesso come allora, un Inno una Preghiera, dall’Alba al Tramonto.

Scorgiamo d’abbasso - quando arrampichiamo e conquistiamo il Cielo d’un diverso Primo miracolo - mentre avanziamo al ‘passo’ d’uno strano ‘ungulato’ proteso verso la parete farsi dura roccia sottratta al rogo dell’araldo celebrato.

Cerchiamo la tana della marmotta mentre ci rifugiamo come un orso assonnato in èstasi del proprio creato… poi alti voliamo come un’aquila senza la preda - araldo dal regale oro coniato solo la miniatura di quanto in segreto… suggellato e dalla Natura ispirato.




 Tutte le Vie perse nel tellurico Tempo fuggito fors’anche perito, intoniamo aggrappati ognuno alla corda dell’altrui sudario: una corda stretta intorno alla Vita piedi freddi ghiacciati ed il saio irrigidito come una coperta quale e solo riparo dall’invisibile bufera.   

La Parola smarrita mentre cerchiamo la Vita, quando ne cantiamo ciò di cui il Sentiero ne componeva le lodi in Rima, scorgiamo l’Apocalisse cingere ogni Elemento incarnato giacché preghiamo il Primo Creato…

Scorgiamo la Guerra da questo paradiso arrancato giacché ogni Natura ci dona la primitiva pace dimenticata: Oro miniato per ogni foglia scritta tornare corteccia - Albero del Cosmo ammirato.  




 Apocalisse abdicata all’istinto d’uno strano sudario divenire nebbia ove la Via sembra smarrita!

Uniti nella preghiera come nell’Eresia pur se unanimemente gridano imprecano e pregano l’umida fredda ‘materia’ oscurare passo e cima: abbreviare il respiro, arrancato inciampato mutilato.

Camminiamo ciechi in questa fitta nebbia per salvare la Vita, non certo estinguerla arrancando alla deriva d’una visione Apocalittica!




 La Guerra fuggiamo per salvare ciò che rimane della Natura ispirare l’umano, ed ogni Elemento che ci accompagna comporre la Rima - la Prima Parola.

Lottiamo contro il male: i santi delle tenebre oscurano il Sole; confondono e barattano i Diavoli del giorno mentre combattiamo la primordiale antica lotta.

Al gelo e freddo dell’Universo non ancora nato!




Una Guerra antica in cima alla Vetta d’un monte troppo antico per essere appena nominato dalla breve Parola, qualcuno lo osserva ci vede ci prega, siamo celati in ogni fiume e pietra, invisibili Dèi combattere il Bene della Terra solcare le onde del Vento specchio d’un mare d’ogni Cima pregata - antica dimora naufragata…

Qualche Profeta ci osserva mentre al vento divenuto bufera di simmetrico ugual Elemento componiamo l’antico Inno: medesimo asimmetrico Tempo intuito non ancor scritto dall’Eremita il quale scruta il Vento prega ugual tormenta parla con la neve - inno e preghiera d’un medesimo Tempo cantato!

Ma (ugualmente) ancora non nato!




 Risorge la Preghiera il cielo s’apre con l’Alba d’una nuova Cima, il Profeta scorge nebbia dopo una strana tormenta d’un mare navigato e pregato, ogni Onda compone una Rima approdata alla Riva.

La vita lo saluta per ogni Bestia incontrata!

La nebbia si dirada, la frammentata Vetta accenna il profilo d’un Dio: si compone alla strana Visione di chi fuggito dalla ‘materia’ divenire solida pietra e Cima: compone lodi per la difficile salita, il burrascoso mare navigato, diveniamo Elementi roccia e vetta scritti in ugual e più solida ‘materia’ divenuta ‘dottrina’.




 Lo stupore del futuro Profeta non ancora Inno alla Via diverrà Prima Parola e sorriso, chino sull’Oceano dell’Universo, un mare di stelle, un buio profondo, lo stupore vince la paura in questo riparo verso la Vetta.

Il silenzio si confonde con l’Infinito.

La Parola muta danza con ogni Elemento condiviso. Se pur freddo sappiamo nascere l’Universo quando ne scaliamo la Cima. Alba di una nuova mattina!




Se pur il gelo pietrifica le membra, quando qualcuno ci osserverà decifrato dall’inutile Apocalisse del progresso, leggerà Frammenti di ossa, resti pietrificati descrivere uno strano geroglifico - una Spirale avvinghiata dentro una conchiglia come fosse una nebbia.

Il mare divenire cupo come una tormenta peggio d’una bufera.

L’Apocalisse annuncia il male fuggito: una lotta i cui resti scaverai nella materia…     












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