Precedenti capitoli:
Il Sacro Universo (1) &
L'Universo dissacrato (2)
l'ARTICOLO COMPLETO...
Prosegue con...:
Eugnosto & la Filosofia (4)
& La caduta del Logos (5)
Riproporre
il prezioso complesso studio di Schneider ci aiuta - quale metro di paragone e
distanza - comune denominatore della Storia, scissa ed unita dal Sacro e ugual Universo
celebrato nella diversa essenza e consapevolezza di come manifesto e avvertito
nell’urgenza del Dio.
Un Primo o
Secondo [Dio] che l’ha pur pensato e Creato [assente, o al contrario, presente nella
materia e nel Tempo misura di quanto oggettivato preesistente allo stesso].
Misura e
distanza la quale possiamo adottare come valore per poter meglio specificare la
Natura pensata pregata e disquisita (compresa l’umana), nonché odierna indistintamente
vissuta nei nuovi miti condivisi, per valutare dal punto di vista Filosofico e
Teologico, come Eretico, quanto dell’antica pur quotidiana disputa l’odierno
vivere cela.
Ossia, non
certo un inutile Tempo perso riproporre Frammenti e passi rilevanti di un
brillante tomo come quello di Jonas, ma altresì il saperli, oltre che
interpretare, rapportarli al vasto odierno dibattito (e non solo storico) ove
ugual medesimi ‘attori’ e ‘comparse’, si dimenano ed alternano in ugual
palcoscenico interpretando quella ‘pubblica cosa’ da cui la ‘polis greca’
specchio di una civiltà intera.
Ora,
codesti attori i quali come un Tempo che pensavamo passato si dimenano su ugual
teatro, siano essi rappresentanti di un più vasto contesto, siano essi Frammenti
dall’Io assoggettato, se pur libero nel virtuale sociale in cui proiettato, ma
quantunque rappresentando similar attori convergenti-divergenti per ciò cui partecipi
nella manifestazione pubblica e privata della Natura.
Va da sé
che la divisione come nell’època riproposta è di una attualità taciuta oppure
sottintesa nell’intesa, appunto, di celare la velata eresia trattata, e lo Gnosticismo
se pur apostrofato o dedotto se non addirittura del tutto sconosciuto, in
verità e per il vero rappresentare l’odierno in cui ugual Essere uomo
(quantunque dalla bestia e natura derivato) riflesso qual specchio
dell’Universo, oppure, e all’opposto, completamente estraneo a questo.
Ed anche,
come dal Jonas espresso, qual manifesto della polis greca ed agendo di concerto
con questa.
E l’Io
enunciato divenire “soggetto-oggetto” di una scienza psicologica (e frattura)
di vasta portata quale nuova salvezza non ancora del tutto approfondita
rapportata all’uomo, e non più, quale rimossa eresia, ma al contrario, qual più
profonda conoscenza.
Basta
rivolgersi all’ampia opera di Jung per comprenderne e interpretarne la vasta
portata, andando a celebrare l’Io nelle varie e successive scissioni assieme
alla coscienza studiata, quale ampia scienza ove rilevare e rivelare
simmetriche ugual fratture. Quindi non più Eresia rimossa dalla stessa umana
natura, semmai una più vasta interpretazione ad uso della stessa (teologica
dottrina divenuta scienza) nella propria ed altrui psicologia.
Quindi la
portata dello Gnosticismo nell’odierna cultura è di vasta duratura consistenza.
La Psicologia ne è un esempio nuovo se pur derivata
dall’interpretazione di ciò che sembra antico ma del tutto atemporale per
propria eretica natura. Altrettanto la Fisica
quale Divina antica scienza, studiare, e quindi successivamente interpretare, medesima
civiltà riflessa nel proprio, non più secolo bensì Universo:
Spirale equiangolare divergere da Sé medesima in
ciò che accrescerà o muterà la Terra in nome di Archimede medesima Spirale del
progresso.
L’antropologia di certo anche lei nei numeri posta
scavare nella propria altrui coscienza specchio dei trascorsi secoli e millenni
riflessi nella crosta (come nelle martoriate ossa) quanto nei Geni
dell’Universo intero, riflettere ed altresì amplificare i termini ‘disquisitivi’
fin qui trattati, ricercando e celebrando anelli di congiunzione i quali, nella maniera o modus operandi greco, ci fanno meglio comprendere
circa l’Armonia, abdicandoci, però, ‘ereticamente’ all’oscura materia del
principio quale univoco rumore di fondo in profondo ascolto, e cioè, qual
regola e/o difetto di come il ‘quanto’ quindi ‘la materia’, ed immaginando il Dio
creatore di conseguenza, il Primo indiscusso artefice nonché Artista, al di
fuori ed immensamente, anzi spropositatamente e sproporzionatamente, distante
da questo.
Come
possiamo scorgere dall’alba della ‘materia’ nel ‘Tempo’ nata il vasto dibattito
dagli Gnostici innescato qual nuova Filosofia con annessa visione circa la Vita,
generare una successiva doppia spirale, ed anche se l’odierna si riconosce e
divide su quella propria di Archimede, il quale se non erro greco per eccellenza,
dobbiamo manifestare la volontà non tanto di interpretare, quindi,
assoggettarci da una condizione all’altra avverse, ma come, semmai intendere,
l’interpretazione dell’Uno scisso e coniugato nella successiva dualità posta.
Astenendoci
- quale specchio della divina natura - di assoggettarci nei limiti della
materia detta…
Otto
(Rudolph), anche lui un tedesco, si è misurato sulla natura del sacro, così
come il Guenon, ed hanno univocamente rivelato delle simmetrie quasi
antropologiche sulla natura del Dio - disquisita pregata ricercata e celebrata
- da parte di taluni mistici, apparentemente molto distanti tra loro.
L’oggetto e
comune denominatore, però, come direbbe il saggio Giamblico, risiede appunto su
quell’Uno indistintamente venerato e nel qual tempo mediato nonché devotamente
e dovutamente meditato quasi con ugual tratti, se pur (apparentemente) distanti
tra loro.
Antropologicamente
e scientificamente parlando cosa possiamo e dobbiamo rilevare se non nell’Uno,
anche nella successiva dualità manifesta e contesa, si è pur formato l’intero Universo
e ‘quanto’ creato. Tutto ciò mi par specchio e riflesso di quella natura greca
di cui oggetto circa l’interpretazione e non solo del Dio ma i tanti dei
celebrati, così come il sì pur vasto panteon indiano.
Quantunque
l’Uno specchio del mondo dal Dio creato comunque da un Caos gradualmente ed
evolutivamente perfezionato, nelle varie successive evoluzioni in cui l’uomo
qual specchio e riflesso della Natura può costantemente manifestare la propria
universale, oppure, eretica distanza e appartenenza.
Di sicuro
cosa possiamo e dobbiamo affermare in questo non certo inutile esercizio
culturale nonché filosofico, che l’odierno per quanto ai più sfugga dall’antica
disquisizione nata e da cui l’intera civiltà compresa l’attuale democrazia
evoluta, rappresentare molto di più lo gnosticismo seminato, e per quanto
possiamo pensare l’opposto dall’Uno derivato, in verità e per il vero, il mondo
vittima di questa successiva celata duale realtà trasfigurata.
L’eretica
condizione come paradossalmente evoluta ed approdata anche nella nostra cultura
qual Libro Grande oggetto di eresia e controversia, in
questa sede riproposta nella dovuta coniugazione e successivo intendimento di una
e più celate realtà rappresentate e da valenti ‘attori’ recitate: ovvero, se
nella mitologia l’Uno inteso e trasceso e successivamente decifrato e coniugato
qual comune denominatore - comune da un comune cielo vissuto ed interpretato -,
la frattura si consuma sull’Io interiore oggetto-soggetto-oggettivato quale
rottura interiore e disillusione nonché pessimismo a cui soggetto, per
l’appunto, l’uomo, dalla (stessa) natura derivato.
E nel
‘nulla’ motivato come la parola nata (e da ugual natura nata)!
Quindi la
costante volontà di migliorarla, ed in qual tempo, visto l’imperfetta
imperfezione se non addirittura sbaglio a cui soggetto, ricrearla, escludendola
subordinandola se non addirittura rimuovendola dal dovuto dibattito evolutivo
specchio della costante materia celebrata nonché interpretata, qual, seppur
condizione necessaria e sufficiente funzione primaria a cui l’uomo si deve
rimodellare nella costante equazione in cui ricostruire quanto approssimato e
nella Gnosi evoluto.
Rimuovendo
(abusando del progresso) l’imperfezione di quanto fin qui Creato!
Va da sé
che il saper o il dover coniugare la Gnosi anche di Princeton, con la rigida
determinazione di ugual scienza degli Elementi che per sempre hanno e governano
la Terra, è condizione non più ortodossa e pagana, ma oggetto di un più vasto e
profondo dibattito non certo del tutto affiorato.
Ma
quantunque sull’uomo ricaduto anche se volutamente ignorato!
Eresia
significa innanzitutto interpretare tanto l’Uno, del greco non men del pagano,
e saperlo rapportare alla conseguente scissione e frattura del successivo Due
(derivato).
Disquisire
oppure interpretare un Cosmo avverso non significa una bestemmia, ma una errata
interpretazione dell’armonia, giacché se pur i pianeti in apparente statico
equilibrio da cui l’antica interpretazione, in realtà se visti con l’occhio
dello scienziato dimostrano tutti i limiti della suddetta creazione.
Da qui
l’antica disquisizione divenire odierna, giacché nell’Uno qual ‘regola o
(unica) eccezione’ il Dio si è pur in qualche modo manifestato (e manifesta per
ogni Elemento rinnegato nella pura propria originaria essenza e consistenza),
compresa tutta quella Natura a cui mi rivolgo, e se pur Eretico da codesto
nuovo movimento Gnostico mi distanzio, e qual Eretico nell’Eresia posto
rettifico e completo quanto fin qui interpretato (come altresì esposto
nell’odierno antico Eretico Viaggio).
Andando
semmai a constatare quanto sia prevalso (dell’eretico erroneamente interpretato
e pubblicamente divenuto) nell’odierno argomento apparentemente taciuto, se pur
in pubblico ampiamente celebrato. Con tutte le dovute divergenze in cui l’uomo
tende precipitare, basti vedere come
l’interpretazione della cosa pubblica di cui singolo frammento pubblicamente
vilipesa segnalandoci altresì come cotal eresia e non più dottrina sia
costantemente celebrata.
Quindi il
saper dovutamente leggere ed interpretare, non più l’Io conteso e vilipeso, ma
quantunque, quanto e come ambedue le dottrine appartengano alla genesi (e
coscienza) dell’uomo.
Da qui
successivo dilemma:
ossia la
Natura così cara agli antichi come agli odierni moderni quale ruolo gioca nella
nuova antica prospettiva e contesa?
Cosa
prevale; l’antica se pur non rilevata eresia, oppure l’antica dottrina
dimenticata se pur ampiamente celebrata?
Di certo
questa una ulteriore frattura, giacché, come dicevo, in pubblico pur manifesta
una volontà specchio dell’antica dottrina, in verità nell’Io e non solo privata
coscienza ampiamente disillusa, in quanto quotidianamente constatiamo una
avversione per l’intero creato.
Si!
Certo!
Scendiamo
in piazza soprattutto in quest’ultimo quarto di secolo, però sappiamo che
costretti dalla coscienza collettiva ‘ereticamente’ costruita oppure rimossa; ‘ereticamente’
non significa in questo caso, per chi sceso in piazza rapportando la verità
oggettiva dei fatti, ma all’opposto per tutti coloro che in questa eresia pur
ampiamente manifesta e seminata non trovano i termini filosofici quanto umani
di come interpretata, oppure e ancor peggio, gnosticamente ricreata.
Leggere
l’imperfezione significa ammettere ed anche sottintendere la volontà della
stessa scienza, di ‘volerli’ in qualche modo migliorare (oppure peggiorare
tutte le volte che urlano e professano una diversa ortodossa antica sacra
appartenenza), compreso tutto ciò di cui compreso e decifrato nel limite; il
limite, cioè, della stessa creazione, la quale però, secondo l’Uno nato e
nell’Uno creata, ha perfezionato il caos da cui derivata compresa suddetta
scienza andando a formare una eccezione oppure regola.
Il dilemma
come già espresso frantumato nella coscienza e nell’Io posta, di cui agli
gnostici riconosciamo un grande intuito psicologico ed introspettivo all’origine
non solo di un nuovo mito, ma come intendere lo stesso nell’arco temporale da
cui l’uomo, ed il suo ed altrui dilemma, con lui creato.
Ora se
questo dilemma facente parte della genetica ed in cui scritto l’intero arco
temporale in cui letto, oppure, se al di fuori di questa, dobbiamo e possiamo
postulare una superiore originaria condizione in cui l’Anima quanto lo Spirito specchio
del Dio straniero oppure ortodosso.
Si può
riconoscere quindi esplicitare una più profonda lettura e non solo genetica,
non appartenere né alla gnosi ne all’ortodossia, ma dai fatti in cui l’Essere -
qualsiasi Essere - può e deve essere interpretato, compresi tutti quei Frammenti
in cui per quanto ereticamente o ortodossamente dedotto, esulare o limitare il
campo non solo interpretativo, ma come Dio - il dio oggettivato - possa
manifestare nel creato nella natura e nell’uomo il più alto significato-significante
seppur indistintamente contrastato, sia da quella ortodossia ad uso di eretici
mascherati da ortodossi, sia da eretici ortodossi per la volontà di univoca
appartenenza e nella finalità di ogni sacra dottrina celebrata.
(Giuliano; Inverno 2019; dedicato a mio fratello)
Nessun commento:
Posta un commento