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L'Umanità corrotta (8/1)
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Frammenti dispersi...
(di una e più lettere...) (10)
Ciò di cui mi accingo riproporre nel frangente
storico esaminato - apparentemente trascorso oppure remoto seppur attuale visto
i successivi accadimenti a cui costretti quando si manifesta la Verità assoggetta
alla costante persecuzione, così come un Tempo [narrato], e di cui lo stesso
(sia Tempo e chi al meglio lo difende nel regolare proprio ed altrui
svolgimento) costituire vasto argomento non certo Gnostico avverso agli
Elementi, bensì Gnostico affine agli stessi.
…E come inquadrato (sia il Tempo e chi al meglio
lo contempla ed osserva nella costante propria ed altrui evoluzione, o se
preferite, progressiva irreversibile involuzione) nel precedente Commentario,
con una vecchia ma certamente pur nuova ‘datata Lettera’, in quanto (sia il Tempo
che l’Eretico) ben presente oppure attuale nel principio violato nel diritto
d’ognuno costantemente vilipeso non men che ‘truffato’ in nome e per conto di
quella cosa pubblica che dovrebbe contraddistinguere l’uomo ed ogni suo
rappresentante, sia nella prevenzione che nella corrotta cura di cui ognuno
necessita e non solo in privato luogo.
Giacché il malaffare somma una costante
involuzione facente parte d’una più vasta ‘equazione’ di valori aggiunti o
sottratti, come nel Commentario espresso, dividendo oppure sotttaendo e/o
frammentando l’uomo in ciò di cui enumera e non più Logos, nella progressiva
costante discesa a cui soggetto.
Per cui quando si richiede una ‘cura’ - evitando dovuta prevenzione - facente
parte di una più vasta ed estesa truffa l’Eretico impone, non men per il nome
che porto, additare sia l’incapace che il corrotto, in cui l’odierna cultura
contesa e divisa in cotal Gnostica pretesa alla deriva affogata.
Per cui la mia Settima
Lettera da Storia di un Eretico rimane
valida soprattutto quando in questa Terra Straniera si è perseguitati per i
reati di cui i delinquenti associati nella gestione della cosa pubblica
pretendono sana dovuta cura astenendosi sia dalla prevenzione, sia, ed ancor
peggio, dalla corretta gestione del Principio, di ogni Principio offeso nella costante
corruzione a cui soggetti non men che associati.
Giuliano
P.S.
La Natura
È più
di una bella donna
È il Principio
o
Se preferisci,
Grande Madre
Sposa
Amante
E diletta
figlia
Chi non
sa coglierne
Né la Bellezza
Né l’Armonia
È un
essere approssimato
E non
solo limitato
Inferiore
alla bestia:
Approssimato
per ogni
Falsa finalità
Incapace
d’amare
O solo
appena comprenderne l’amore donato
Ma anche
contraccambiato
Dal suo
viso evaporata
E discesa
come lieve cascata
Sulla Terra
ove l’uomo dimora e lavora
Incapace
però di comprendere
Quanto
l’amore urlato
E giammai
condiviso
O peggio
consumato
Possa consumare
Giacché
chi incapace di intenderlo
Quanto
il volerlo
Mai potrà
celebrarlo!
Non avevo
torto, la natura ha manifestato di nuovo la sua forza, quando costretta, si
vendica contro colui che tenta (il troppo) di imporre la propria logica a
dispetto di un ordine precostituito che determina il corso ‘naturale’ degli
eventi. Pur dettando una nostra volontà di dominio sugli elementi della natura,
non dobbiamo né temere né sottomettere ciò che troppo spesso pensiamo di
conoscere, che ci affrettiamo a studiare, sezionare, catalogare, sradicare, ma
mai a concepire come elemento unico che tende ad evolversi e se necessario,
quando gli equilibri vengono meno, a reagire secondo la violenza a cui viene
sollecitato.
Quando
nostro malgrado, da una premessa di naufragio, semplice nella sua dinamica, ma
complessa nelle responsabilità, siamo costretti ad assistere ad eventi di una
portata maggiore che superano ampiamente la prevedibilità dell’evento stesso,
siamo certi delle sicure responsabilità dell’uomo.
Tutte
argomentazioni tenute ben celate per il timore che una diversa visione, non
materiale, possa intralciare il - regredire - dell’umanità.
Dal ponte
della nave lanciamo una scialuppa di salvataggio nell’attesa del prevedibile
naufragio dopo la lunga tempesta. Prima e dopo siamo ben lieti di dimostrare
che le nostre ragioni e argomentazioni sono state ben occultate negli itinerari
culturali che tanto vi affannate a compiere. Se nuove crociate dovranno
renderci ciechi e sordi al cospetto di tribunali ben peggiori che
l’inquisizione ci ha tramandato, vi rammento con le parole di De André …:
“Anche se voi vi credete assolti, siete per
sempre coinvolti …”.
Ed è vero,
anche se ognuno di noi nel tepore della propria intimità, lontano da sciagure e
disastri si sente ben al sicuro dagli elementi della bufera, ebbene egli è
sicuramente coinvolto quanto lo è l’industriale di turno alle prese con un nuovo
sistema di produzione, o il semplice operaio che esegue con diligenza il
proprio lavoro. Non cerco facili capri espiatori di fronte alla tragedia, ma
certamente è accertata una nostra ben precisa responsabilità nell’evolversi
degli eventi.
Alcuni anni
fa, nell’Ottobre del 99, mi sono permesso di esprimere un giudizio in materia
ecologica sviluppandolo in una dinamica matematica, che ha trovato puntuale
conferma scientifica. Da supposizioni che sono scaturite dalla pura
osservazione degli eventi, fino a coinvolgere argomentazioni di natura
filosofica, e sociologica, rapportate giustamente nella dinamica dell’ambiente
che occupiamo.
Questa
ultima non trascurabile considerazione, sta ad indicare una precisa presa di
coscienza, innanzitutto scientifica, dello spazio da noi occupato e delle
nostre esigenze presenti e future.
Qualsiasi solida argomentazione deve poggiare su questa
consistenza dei fatti.
Qualsiasi nostra opera presente e futura deve sempre tener conto
di questa dinamica.
Quando
assistiamo ad un nuovo fiorire di opere, in qualsiasi luogo esse vengono
concepite, dalle più indispensabili alle più inutili, dobbiamo integrarle
perfettamente nell’ambiente circostante ed interagire con esso. Non è un
semplice problema circoscrivibile all’architettura, ma bensì, oltre alla forma
o lo stile, concepire l’idea che queste due prerogative intervengono
nell’equilibrio delle armonie che ci accingiamo a comporre.
L’universo appartiene a questo tipo di armonie,
così come lo pensarono i Greci, ed è vero!
Noi
rappresentiamo con la nostra evoluzione la stessa dinamica dell’intero Universo
che ammiriamo e scrutiamo, e quindi non possiamo discernere da Gaia ed i suoi
millenari equilibri ed evoluzioni, che sono le nostre progressioni
stratigrafiche di milioni di anni. La sua armonia poggia su ciò, che alla
percezione degli eventi potrebbe apparire come puro CAOS; basta studiare
l’evoluzione della terra dal punto di vista geologico o glaciologico.
Come il
CLIMA di un pianeta che proviamo a rappresentare alle nostre percezioni,
scorgiamo in esso una disarmonia apparente perché contrasta con la concezione
della nostra armonia.
Quell’inferno
che pensiamo di scorgere, in realtà è composto dall’evolversi di determinati
elementi e condizioni. Così questi progrediranno nei secoli. Ma il tutto
appartiene ad una perfetta armonia che governa la meccanica celeste. Così la
stessa dall’infinitamente piccolo fino alle ipotesi del pre e post Big-Bang per
formulare delle probabili ipotesi su alcuni stati della materia. C’è alla base
di tutto un ‘equilibrio’, per chi si addentra anche da semplice profano verso
queste verità, poi non smetterà mai di cercare e meravigliarsi.
Se veniamo
meno a questi principi siamo costretti ad assistere nostro malgrado a delle
catastrofi incredibili nello scenario delle opere umane. Sono pienamente
convinto che questa verità che purtroppo non appartiene più agli uomini, perché
protesi verso altri orizzonti di dominio, ci ricondurrà su altre strade
abbandonate, riconsiderando argomentazioni che fino ad ora abbiamo trascurato.
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