CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
UN LIBRO ANCORA DA SCRIVERE: UPTON SINCLAIR

sabato 10 ottobre 2020

SAPERSI ORIENTARE (11)

 










Precedenti capitoli circa un...:


Clima contraffatto... (9/10)


Prosegue nel giusto...:


Orientamento (12)  & il Capitolo completo: ovvero la Foglia ingiallita (13)








Innumerevoli dibattiti premi (Nobel) e discussioni rivalse e false conclusioni con meriti e attestazioni in apparente conferma dello scorrere del Tempo, mentre la peste inghiotte o almeno sembra, ogni nuova speranza, ma il sapersi ‘orientare’ richiede un amore sviscerato per la Natura esulando da quella umana, giacché è proprio la Natura che modella l’uomo nel bene e nel male in cui lo stesso decide la propria costante affermazione - e/o sete di dominio - a prescindere, cioè, di come scritto il corretto punto cardinale genetico del dovuto ‘orientamento’…

 

Decide il ‘proprio’ - e purtroppo o troppo spesso come la Storia non conforme alla vera Natura insegna – ‘altrui’ agire (anche quando costantemente in difetto di vera Ragione e Verità da cui l’intero ‘atto della Storia detta’, e da cui deriva o dovrebbe, un più profondo intendimento tradotto nei termini della presunta ma non certo dedotta Ragione seminata e raccolta ogni giorno in nome della stessa… ma in perenne difetto della linfa che a lei giova… o dovrebbe… )…

 

Sicché è facile ammirare due opposti panorami di Vita in siffatto Autunno premessa dell’Inverno!

 

…Ed anche se leggo che in Parlamento taluni non siano del tutto convinti dell’immenso danno che costantemente arrechiamo all’intera Natura (compresa, ovviamente, l’umana derivata), è mio (idealistico-utopistico) intento ristabilire equilibrio terreno, in ugual medesima terra donde vi scrivo, e dove, la Natura con i suoi grandiosi panorami parla e conferisce Pensiero e Parola, di rimando, per chiedere costante aiuto in nome e per conto della Ragion persa




…In questa giornata infatti si celebra lo Stato della dovuta salute mentale, e paradossalmente le parole dell’incaricato di turno - o Presidente incaricato – qual dottore proteso verso il malato del morbo antico in aggiunta al più aggiornato e agguerrito Virus mi ricordano la famosa parabola di Cechov, quando il solitario medico - anche lui incaricato - costretto alla medesima corsia ove presidiato e curato per lo stesso male di cui comandato dallo stesso Stato…  


Per qualche istante, in silenzio, si lisciò le ginocchia, e poi disse:

 

‘Io non mi sono neppur sognato di offendermi per quel che avete detto. La malattia non si comanda mica, lo capisco benissimo. La vostra crisi di ieri sera ci ha fatto paura, tanto a me che al dottore, e ci siamo trattenuti un pezzo a parlare di voi. Amico mio, perché non volete pensare seriamente alla vostra malattia? Vi pare possibile andare avanti così? Scusate la mia franchezza d’amico’,

 

…e Michail Averjanyc abbassò la voce:

 

‘voi vivete in un ambiente così disagiato, nessuna assistenza, nessuna possibilità di acquistar medicine... Amico mio caro, io e il dottore vi preghiamo con tutta l’anima, date ascolto al nostro consiglio: vogliate entrare all’ospedale! Là il vitto è sano, l’assistenza non manca, e c’è modo di curarsi. Evgenij Fedorovic è un po’ MAUVAIS TON, a dirla fra noi, ma nel suo campo è competente, e ci si può pienamente fidare di lui. Egli mi ha dato la sua parola d’onore che si occuperà di voi, vi manderà quando può dei soldi che faranno comodo a voi come a tutte le ‘famiglie’ che curate, sapete sono molte… e non tutte…

 

Andrej Efimyc fu toccato dalla sincerità di queste premure, e dalle lacrime che d’improvviso luccicarono sulle guance dell’ufficiale di posta.  

 

‘Amico mio, non prestate fede!’.

 

…gli mormorò, ponendosi una mano sul cuore.

 

‘Non prestate fede a quell’uomo! Non è che un inganno! La mia malattia sta tutta nel fatto che nel corso di vent’anni ho trovato, in tutta la città, un solo uomo intelligente, e questo era un pazzo. Malato, io, non sono minimamente: il fatto è che sono incappato in un cerchio magico, dal quale non c’è modo di uscire. Di nulla m’importa più, sono pronto a ogni cosa.

 

‘Entrate all’ospedale, amico mio’.

 

‘Per me, dovunque è lo stesso, andassi pure in una fossa’.

 

‘Promettetemi, caro, che seguirete in tutto i consigli di Evgenij Fedoryc’.

 

‘Se vi fa piacere, ve lo prometto. Ma ripeto, buon amico, che sono incappato in un cerchio magico. Ormai tutto, perfino il sincero interessamento dei miei amici, cospira a un sol fine: alla mia rovina. Io sto precipitando nell’abisso, e ho la virilità di rendermene conto’.

 

‘Ma caro, voi guarirete!’.

 

‘Che scopo c’è a dir così?’.

 

…esclamò Andrej Efimyc con esasperazione.

 

‘Pochi sono quelli che, sul finire della vita, non hanno a provare quello che appunto ora provo io. Quando vi si dirà che avete qualcosa sul genere di un rene malato, o di un ingrossamento al cuore, e voi comincerete a farvi curare; o quando vi si dirà che siete un pazzo, o un criminale, e insomma tutto d’un tratto la gente rivolgerà su di voi la sua attenzione: ebbene, sappiate che allora voi siete incappato in un cerchio magico dal quale non avrete più modo di uscire. Farete dei tentativi per uscirne, e non otterrete che di perdervi peggio. Cessate ogni resistenza, giacché non c’è sforzo umanamente possibile che riuscirà a salvarvi. Così credo io’.

 

In questo frattempo, allo sportello dell’ufficio, s’accalcava il pubblico.

 

Andrej Efimyc, per non disturbare, si alzò e fece per congedarsi.

 

Michail Averjanyc volle da lui la riconferma di quella promessa, e lo accompagnò fino alla porta di strada…

 

Era ormai il crepuscolo. Ivan Dmitric stava sdraiato sul suo giaciglio, con la faccia affondata nel guanciale; il paralitico sedeva immobile, piangendo senza rumore e muovendo le labbra. Il grosso contadino e l’ex impiegato postale dormivano.

 

Lo stanzone era silenzioso.

 

Andrej Efimyc si era seduto sul giaciglio di Ivan Dmitric e aspettava. Ma passò una mezz’ora, e invece di Chobotov entrò in corsia Nikita, tenendo fra le braccia un camicione, qualche capo di biancheria e un paio di ciabatte.

 

‘Favorite vestirvi, Eccellenza’.

 

disse tutto calmo.

 

‘Questo qua è il vostro letto; favorite venire qua’.

 

…soggiunse, accennando a un lettuccio vuoto che era stato evidentemente portato da poco.

 

‘A Dio piacendo, vi rimetterete’.

 

Andrej Efimyc comprese tutto. Senza dire una parola, passò oltre, fino al giaciglio che Nikita gli indicava, e vi sedette… e aspettò il bollettino medico… e gli aiuti da Mosca…

(A. Checov Reparto n. 6)




 …E qualcuno raccoglierne e interpretarne la Rima, dall’uomo, ma soprattutto dal ‘politico’, aggiungendo breve schiera di altri soggetti appartenenti agli ‘eletti’ a furor di popolo quale illustre rappresentanza della razza cosiddetta umana e non solo padana…: 

economisti e commercianti sempre accompagnati da immancabili piccoli medi e grandi industriali protetti da noti e vigili consulenti finanziari - e non per ultimi - incaricati dell’ordine sia pubblico che privato dell’intero ‘ecosistema’ dato, a codesto punto dell’intera Commedia dalla Sicilia all’Alpe recitata mi sovvengono le note parole e Rime del poeta anche lui esule della propria Terra: ‘perdete ogni speranza o voi che camminate meglio rimare ed ammirare la Natura intera e non entrare’……  

 

…Dacché deduciamo e poniamo giusto distinguo ma non certo confino, fra l’ottuso e chi intelligente per propria Natura traducendo i comuni interessi in un vasto doppio panorama - come appena detto - non certo del tutto ammirato neppure capito, quindi, nonostante gli sforzi, dal politico non giustamente né rapportato né proporzionato al popolo da lui rappresentato…

 

Rendendosi pericoloso per se medesimo e il popolo che nonostante tutto rappresenta non essendo, se pur ed in qual tempo celebra, ogni Poeta contrastato…

 

La Poesia bandita!




I tempi dei Poeti - statisti e rimatori - della propria gente sono ormai passati, ciò ci duole molto, a loro posto dei noti ciarlatani che non intendendo la Rima della Storia incamminati nei vari Gironi dell’Inferno dato qual immancabile impegno per il popolo confinato nella più nota bolgia di stato e contro-stato, convinti della Vita ma omaggiando in perenne Danza della più famosa Compagnia… la morte…

 

Forse perché proprio in codesta ‘falsa eresia’ non del tutto capita transitata dalla nota Bulgaria hanno conservato i tratti peggiori riguardo la Vita?

 

Sicuramente!

 

Per nostro conto pur essendo anche noi Eretici omaggiamo la Vita e con lei Dio che così bella l’ha donata…

 

Quale interprete della Natura proseguo la Rima perseguitata!

 

Ogni tanto scorgo da lontano in questo Girone transitato in compagnia della mia Beatrice qualche anima sofferente se pur benestante, ricca agiata ed anche razzista oltraggiata, da qualche spirito accompagnata ad alta gradazione alcolica in perenne agitazione e ben ‘loggiata’ la quale apostrofa anche lei rima non del tutto compresa, sembrano accidenti omaggiati da insulti, odio donato qual benvenuto!




L’accoglienza, ne deduciamo, rivolta ad ogni esule è cosa Seria, in queste lontane steppe della Grande… Russia unita…

 

…Fino alla lontana America…

 

Sono ben accolti e ben accetti solo i re di ‘denari’ accompagnati da alloggiati interessi schierati ed in perenne difesa-offesa di un infausto disegno politico di cui la (presunta) Ragione data (solo fra i promessi  connessi a breve lunga gettata e distanza se pur in pandemica adunata e non solo cementata qual  frequenza di pensiero e parola, la quale viene suggerita  dedotta e suggellata dalla più nota ‘cabina’ al ‘Graal unita, giacché ne deduciamo ancora che è severamente vietato l’uso del proprio ‘va’ pensiero’ da mascherina in codesta tavola rotonda ben imbandita oltreché benedetta, va da se che Cartesio quello del Girone della meccanica parabola regna sovrano… Asso di Spada quivi rappresentata...); pur se accompagnata - la Ragione - prima della parentesi aperta - con nostalgiche ma improprie ed incomprese rappresentazioni dell’asso di ‘bastoni’; irrimediabilmente sconfitta quindi codesta partita ragionata per ogni briscola cappottata (cappottata: termine adoperato non per incidente dato in uso con proprio mezzo e/o cavallo, bensì e si badi bene, breve riposo dato sul ciglio del nuovo asfalto accompagnato dalla nota radiolina della Giostra riunita al ritmo di Spada tratta… il Cavaliere, cioè, medita la sventura della vita quando impavido lottava contro ogni lumaca non ancora digerita…) alla taverna giocata dal più noto leghista di pontida…


(Prosegue...)







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