CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
30 MAGGIO 1924

venerdì 7 gennaio 2022

BREVE INTRODUZIONE A DOGMATISMO e DOGMATICA











 Precedenti capitoli:


Meccanica e Meccanismo








Prosegue con un sincero ricordo


alla Memoria di Pavel Florenskij


Prosegue... l':








8 GENNAIO (ai miei figli)   (3)







 

[ 4 aprile 1937. Splende un sole fortissimo e la neve è di una bianchezza accecante. Sarà perché ‘io non amo la primavera, in primavera mi ammalo’, o a causa di qualche radiazione cosmica, o in conseguenza delle difficoltà e dei problemi della nostra produzione, ma mi sento del tutto insoddisfatto. Non pensare che sia qualcosa legato al fisico, no, la mia salute va benissimo, ma è come un’ansia interiore, un turbamento di tutti i sensi. Forse questo turbamento è dovuto alla lontananza dalla natura. Ieri ho fatto una passeggiata attraverso un campo innevato. Alla luce del tramonto la neve aveva l’aspetto di petali di rosa sparsi. Si stagliavano i profili ondulati degli strati di neve che io amo tanto, in quanto mostrano chiaramente il meccanismo della formazione dei depositi eolici. La superficie della neve era coperta di tracce di esseri viventi: orme di zampette di uccelli, con piccoli solchi allungati fatti dalla coda, fossette di lepri, di volpi, e ancora di altri animali. Il cielo, come spesso avviene alle Solovki, divampava di tutti i colori. Ed io mi sono reso conto di quanto mi manchi la Natura e di quanto mi ripugni la produzione, che mi è sempre stata estranea. In fondo, alla base di ogni tipo di produzione, stanno i soldi. E il fatto che questi soldi vadano non in una tasca individuale, ma in quella comune, non rende la cosa molto più sopportabile.]   

 


         

Proteggere più ‘ecosistemi’ facenti parte dell’‘universale patrimonio’ d’un comune perseguitato simmetrico destino, circa la corretta dovuta interpretazione della sopravvivenza (dello Spirito  quale vera Anima della Natura) esposta ai rigidi come opposti infuocati climi della Terra, della vera Natura afflitta in nome della Libertà (e con essa il Diritto che al meglio o al peggio la contraddistingue, o dovrebbe, seppur ingannevole maschera dell’‘apparente apparenza’…) ‘a cui’ esposta e soggetta e ‘da cui’ offesa vilipesa ed assoggettata, entro e non oltre termini e principi di economica sussistenza, non men della politica che li esalta e celebra quali nuovi miti della Terra…; sembra la miglior preghiera ‘offerta’ qual ‘oracolare summa’ al saldo corrisposta di questo nuovo anno non ancora trapassato a miglior vita.




Ovvero qual Faro esposto agli acrobatici nuovi Elementi scritti nella rosa del progresso, divenuti calamità - o funesti presagi - della censurata Visione della Via, da cui il clima dell’oracolo o profeta,  riconoscersi e dialogare (grazie alla Scienza Sacra) al pari di tutti i simmetrici Elementi rinati nell’essenza o (perseguitata) assenza di Spirito, e di cui solo la materia ne celebra - o peggio sentenzia - la dovuta esistenza nel Nulla di quanto crea, e da cui la sommaria vista senza Visione alcuna!

 

Prevedo un vento freddo, e un doppio nemico da avversare così come da combattere, equivalenti in pari misura al male.




Giacché scorgo non solo la pandemica catastrofe scalciare alla porta per ogni maschera indossata, accompagnata dall’altrettanta pandemica visione della sottostimata concreta certezza dell’equivalente veleno, posti nella simmetrica duplice maschera del proprio intento.

 

Ed in questo gelido freddo vento che proviene dal Nord d’un remoto pensiero, mi si rimprovera che all’annunziato deserto di Elia privo di pioggia, si preannuncia breve imprevista bufera scritta nella visibile o invisibile Rosa.

 

L’oracolo si avvia anche lui alla bufera annunziata, al tramonto della specie cosiddetta umana. Giacché oltre la duplice pandemia inalata, anche l’Anima perseguitata nell’intento al Fine di rimuoverne ogni più certo e profondo legame della Terra.




Cosicché l’Apocalisse possa essere ammirata tanto da Marte quanto nel profondo della Terra. Oppure presenziata da una grotta, o meglio da una caverna, ove ogni Dio (o martire) di questo Cielo possa uscire indisturbato, al Fine della più celebrata materia (d’ogni sorta), da una diversa invisibile Porta.

 

L’unione nella Sintesi del Ricordo celebrata negli opposti crea tutta quella invisibile Energia di cui l’uomo o l’umano sprovvisto (pur avendone in deficiente eccedenza), qual vortice inesauribile di Vita scritta negli eterni eventi della Natura. Uguali e simmetrici, preannunziare luci ed echi d’ammirate aurore, oppure, al contrario, lampi di scomposta energia - seppur imprigionata non ancora del tutto compresa nell’essenza da cui la sacralità della mitologia, ed  ove la Fine sentenziata dalla conquista della materia celebra il famoso baratto dello scambio, annunziare nuova e futura moneta coniata e da coniare ancora.




In sua vece può apparire ad intermittenza il peggior Diavolo rivenduto per Santo, la materia illumina celebra e edifica il proprio Albero, la propria stirpe maledetta. La specie ove raccogliere il frutto malsano! Qualche Eretico, anche lui profeta, conviene allo scempio seminato ove nessun ‘dogma’ può essere portato all’Altare del Credo con cui scritta Via Verità e Vita.

 

Solo un Dio risorto dalla porta può rimembrarne il Sacrificio, così come il Tempo in nome Suo Creato!      




I carotaggi, di cui addetti gli scienziati (compresi i sacri cultori di simmetrica dottrina) circa ère e climi della Terra, siano questi inabissati negli strati più profondi del ghiaccio come in cielo, sentenziano ugual unanime sorte d’un comune tramonto dell’unanime destino apostrofato e scorto in ugual cielo boreale nell’èstasi o travaglio (anche mistico) della perseguitata Anima (Mundi), la quale scorge il proprio Dio (anche l’ateo possiede il dono del proprio Dio) così come il conflitto, e di cui, seppur la frammentata interpretazione, sia questa atea o credente, Eretica o Ortodossa, comporta l’unicità della Visione così come della Verità naufragata, giacché il dio Conosciuto così come Straniero, in ugual contesti tratti, comportano il rifiuto circa una determinata dogmatica interpretazione posta in un limitato dogma circa la vita.




E nell’Universo Infinito di questa invisibile Unione riconoscere il Sentiero. La Via fondata in Suo nome, o in ugual mistero che ne deriva, frammentarsi e dividersi - così come la vita - per poi unirsi e convergere alla luce del nuovo Sentiero rinato nella Selva dell’antica Natura (di tutti gli dèi prima e il dio dopo, ricomporsi e ricongiungersi come Elementi nella mitologica sacra e sola Dottrina, rivelare il rilevato Tempo rinato e risorto, comporre la Stagione così come il primo e ultimo elemento alla fotosintesi della luce, ispirare medesima ugual ‘visibile-invisibile’ rinascita contemplata pregata, oppure costantemente sperimentata così come ricercata col giudizio di ugual ‘dogma’…), non più (scritta) nel Karma di medesima ‘dogmatica’ materia, ma nell’universale superamento che tal concetto comporta riflesso nell’indissolubile interpretazione da cui Infinito come Eterno, nella volontà scritta in Suo nome, e fors’anche al contrario, nel superamento della velata unione da cui segreta causa e casualità, forma e principio  - non del tutto rivelato - circa il mistero della vita interpretato o peggio sentenziato attraverso il limitato oculo della materia. 




Ed anche se qualche goccia semina la povera dissacrata Terra violentata, il deserto sembra la summa d’ogni futura mummia rinata e riposta nel sarcofago dell’antica  fastosa tomba in eccesso di parola privata del Primo Pensiero; del corpo senza l’ombra dell’Anima; della libertà imbalsamata seppur divinizzata; dell’ispirata parola sottratta alla propria poetica natura divenuta geroglifico del progresso senza grammatica alcuna; del pensiero in eccesso ed iper-connesso sottratto al legame genetico della Terra; tradotto da un algoritmo decifrarne e ricomporne il senso attraverso un circuito neurale frutto di una intelligenza plastica ed artificiale frutto della memoria collettiva; coltivata o sottratta secondo i rigidi climi dati e conferiti dalla materia economica abdicati alla politica dell’impero; ed ove ogni intento o istinto come desiderio decifrato e riposto dall’archeologo incaricato nella piramide del progresso scavarne il mito della eterna civiltà fondata ed in qual tempo naufragata.

 

Scegliamo il nostro giusto Tempo o controtempo in questa breve Rima qual miglior risposta!




Il nemico avanza in questo progresso privato del sano consenso, mantengono ugual virale principio, e statene certi non solo un fattore pandemico il pericolo annunziato. Li accomuna l’invisibile delirio mutato in nome del falso progresso. Un nemico silenzioso ed invisibile, con un proprio segreto linguaggio crittografato, un male simmetrico all’evoluzione dell’uomo ed alieno al contesto naturale ove sembra evolvere al pari del virus che combatte, e di cui si ispira ammirato e nutrito da ugual principio: controllare e rallentare, annientare e dissacrare, insidiare e rettificare, secondo il proprio indiscusso geroglifico d’un codice genetico a barre d’ogni processo naturale al meno che non muti in virale. 

(Giuliano) 

 

Da dogmatismo e dogmatica…

 

Nella Coscienza è apparsa un’esigenza nuova, quella di adorare Dio (anche, aggiungo, nei suoi profanati Elementi) ‘in spirito e verità’.

 

La storia ci consente chiaramente di definire quell’esigenza insopprimibile di schematizzazione delle esperienze. Tutta la storia della scienza e della filosofia, come pure della teologia e della cultura in generale, consiste nel soddisfare questa esigenza….


[Il capitolo completo...]










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