(all'attenzione dei pennivendoli di stato:
il presente articolo riguarda condizione
circa la dottrina dello spirito quindi
inconciliabile con qualsivoglia
odierna materia economica e/o
derivata impropria liturgia politica)
Precedenti capitoli:
...D'una 'crociera' in Georgia... (1/3)
Prosegue con l'articolo completo:
RICONCILIARE GLI INCOCILIABILI
& con il racconto della domenica,
ovvero: I LAVORATORI DEL MARE
& L'uomo circo [6]
“ Ricomporre la complessa trama
della Storia, questo il
difficile compito del geografo dello Spirito così da rendere il panorama
osservato - nonché incamminato - oggi come allora, colto nell’interezza dell’osservazione
posta nella duplice conformazione ‘geologica’ (sia questa materiale che spirituale) connessa con l’incarnata umana genetica data dalla ‘cultura’ a
cui ogni Cima e/o simmetrico Elevato (spirituale) ‘stratigrafico-profilo’
(Cima numerata e contraddistinta nell’altitudine che la annovera e differenzia
dal mare alla vetta, come il secolo di simmetrico ugual evento ugualmente
contraddistinto qual elevato ‘personaggio’ nato anche lui da un comune mare
sino all’altezza in cui, nel bene o nel male annoverato, e poi di seguito come
nel caso del nostro Pavel, affogato!...), assoggettato aspira*.
[ * Incredibile come, in questo panorama osservato come contemplato da più generazioni, a cui il popolo e la propria natura ha affidato - ed affida ancora - la propria religiosa vista nel senso dell’ancorata vita, assommata all’ispirazione d’una intera esistenza donata alla cieca fiducia d’una improbabile porto ove ancorare nessuna Cima, si siano moltiplicate nonché evolute ‘catene montuose’, e da queste successivi innaturali panorami ‘storico-geologici’ di ‘singole’ vette, da cui fiumi in piena nati dall’impeto del freddo ghiaccio sgorgato dall’inumano fuoco accompagnato al sulfureo infernale demoniaco intento senza calore alcuno, circa un più vasto (prometeico) sentimento, simmetrico alla vera ‘rivoluzione’ da cui ogni elevato compito e di cui l’indispensabile Elemento soggetto al ciclo dell’intero ecosistema naturale come storico...
...derivato; e da cui il Fiume della vita (dovrebbe) donare benefico nutrimento, così come la necessaria energia nel sano frutto della Terra, circa il naturale proseguo del principio della sana dottrina connessa con l’uomo da lei evoluto; all’opposto scorgiamo avversi panorami - talvolta o troppo spesso - non confacenti con la natura dei votati uomini al senso della più severa disciplina o (dottrina) politica, aliena alla simmetrica e autentica vetta in nome d’un Dio (circa ugual scienza per e di cui la vita) che l’ha creata; a cui l’umano spirito aspira - o dovrebbe - per il senso della evoluta conquista; semmai scorgiamo come annoveriamo la più distorta e deleteria forma politica confacente con l’altrettanto distorta economia bellica affine all’odio, da cui morte e annientamento quale negazione d’ogni più profondo come elevato spirituale sentimento, da cui la vera cima ispira o dovrebbe.
E il contemplare siffatti panorami da ogni uomo votato nel senso distorto nonché anamorfico della vita, da cui il popolo la massa, ha consegnato la propria aspirazione negata alle vere Cime del sapere abdicate alla insana corrotta dittatura, ci sembra una considerazione circa il senso dell’impropria evoluzione non connessa con la propria mutilata approssimata natura; e il contemplarne l’archivio ‘storico-geologico’ d’una presunta evoluta stratificazione, come valido esempio circa il mancato o naufragato senso della vita, così come la Storia, non certo un caso; dai natali più o meno ortodossi della rimembrata Georgia, in seno al futuro quadro dipinto circa la natura umana quale vera mostruosità esposta, compreso il male che la ispira congiuntamente esposti alle alterne stagioni della medesima Storia quale museo degli ‘ispirati’ orrori;.....
...contrari ed opposti al negato Bene come il beneficio che ne deriva dall’Arte (circa la segreta dottrina), di procedere all’altezza dello Spirito d’una Cima al porto della sana Creazione conforme alla propria architettura, circa ugual volontà scritta e da scrivere ancora, per la vera Stagione da cui la Via Verità e Vita… Dacché, per concludere siffatta parentesi storica, e aprirne una certamente più vasta e nuova, ne deduciamo o ricaviamo solo la limitata dotta presunta conoscenza affine all’ignoranza, così come la simmetrica derivata corrotta Coscienza, le quali non riescono, o peggio ancora, non vogliono e possono riconciliare, secondo un ristretto incolto Dogma, gli apparenti inconciliabili, giacché da questi presunti opposti e Cime - ovvero dal nucleo alla Vetta - sgorgare l’eterno Fiume della spirituale vulcanica segreta Conoscenza… La velata nebbia ispira amletico fugace (demoniaco) sentimento dell’essere ed appartenere all’intera Storia del mondo, e il come al meglio poterlo edificare e conservare nella propria ed altrui conquista in merito allo Spirito caduto nel baratro profondo d’un eterno precipizio d’una impropria vetta…]
Condizione che li ha posti all’attenzione di molteplici scienze (più o meno esatte per quanto possa esserlo l’umano diverso dal divino), e certamente giammai disgiunte tra loro (per ciò concernente il nostro ‘punto’ di vista per il panorama osservato, forse non tutti i ‘punti’ di allora - epoche passate ma ancora presenti incise come indelebili ‘simboli’, siano questi esposti nel bene - come al contrario - nel male, formare una linea - una freccia - una crosta una placca geologica - confacente e non oltre un confine quale araldo cui incisa e coniata - purtroppo - la moneta nel dogma del Tempo e della Storia in cui rivenduta e successivamente cambiata o valutata secondo i rigidi e severi criteri conferiti dell’economia [come dalla dottrina politica] cui essa incontrovertibilmente dipende circa il valore aureo assente all’oro dello Spirito connesso con la Natura di un più probabile Dio;....
...con l’intento di attraversare, interpretare, nonché accreditare, la difficile Geografia ammirata come annoverata nella banca della presunta ricchezza dedotta; sia questo stesso intento geologico quanto dogmatico ben osservato come chi giunto prima o dopo di noi, e così esplicitato come formulato nell’odierno superamento di un piano più vasto in cui la linea si dispiega all’Infinito - donde nato - riformarne lo Spirito sottratto all’atto limitante della materia cui assoggettato…; sinonimo per il nostro occhio di Verità qual comune denominatore, quindi ugual Dio per chi voglia cercarlo nel vero simbolo sottratto al Sacrificio, sia questa una freccia una lancia o un medesimo chiodo della ugual Storia…).
Sottraendolo - quindi - all’approssimazione di cui oggetto ogni scienza entro i ‘limiti-limitanti’ della stessa medesima Storia costretta o immune (come nel nostro caso, viste le innumerevoli uguali vicissitudini di chi spaziando oltre l’orizzonte dato tenta un approccio interpretativo diverso come la stessa si pone all’occhio della Memoria), da una più profonda ‘equazione’ posta procedere dal Finito [della materia] all’Infinito [e Dio] dell’esperienza interpretativa, da cui lo Spirito ‘oggetto-soggetto’ (ma per chi libero giammai assoggettato seppur vittima di questo o quanto Creato) alla seconda condizione di cui la ‘materia’, come ora, esposta e dedotta in suddetta equazione storica assoggettata al Finito dato dall’insieme dei confini dei Dogmi ricavati ed imposti, al fine, così almeno sovente esplicitato, rendere l’uomo migliore, certamente disgiunto dai termini della Natura il quale lo ha creato entro i limiti incompresi di una genetica eternamente connessa con gli invisibili principi cui dedurre i termini di Sacro, a cui la Cima come ogni Elevato simmetrico profilo va evidenziato nella celata come velata natura geologica eternamente connessa.
Così come dell’Anima-Mundi afflitta e perseguitata dall’eterna calunnia per conto delle inaccessibili frontiere del dogma, quindi comporre ed unire gli inconciliabili in ugual medesima invisibile trama, che lenta si dispiega nel formare l’altrettanto difficile geologia ove s’innalzano le Cime della Storia, solo da taluni coraggiosi (e apparentemente inconciliabili: Paolo e Giuliano) a dispetto delle false demagogie unite alle dovute dogmatiche della Storia, si sono proposti di scalare (seppur celando) qual vera Conquista (con sommo sacrificio), conferendo la Verità negata, o peggio, vilipesa entro una fitta velata nebbia, dalla quale scorgiamo la valle, il Sentiero, ove in nome e per conto del vero Dio scorgiamo ancora l’univoca presenza di immutabili Simmetrie, quali Stagioni del comune Tempo, precipitare e imbiancare la volontà di rinata Conoscenza, per ricomporne la difficile ed invisibile Geografia.
L’araldo storico impone l’uomo trafitto, nell’inconciliabilità in cui scritti e dedotti gli opposti, i quali opposti si uniscono e conciliano in medesimi intenti posti all’Infinito formare il Sacro in cui leggere ugual simbolo…
(Giuliano)
Il vasto dormitorio di Macellum, l’antico palazzo dei re di Cappadocia, era immerso in profonda oscurità. Il letto di Giuliano, ragazzo di dieci anni, era molto duro, essendo costituito soltanto da alcune assi rivestite di una pelle di pantera. Egli stesso l’aveva voluto così, ricordandosi i precetti del suo vecchio maestro Mardonio, che l’aveva educato ai rigorosi canoni dello stoicismo.
Giuliano non
riusciva, quella notte, a prender sonno, di tanto in tanto, il vento si levava
a raffiche, ululava lamentosamente, come una belva prigioniera, attraverso le
feritoie dei muri. Poi, ad un tratto, tutto ridiventava calmo, e in quello
strano silenzio si sentiva cadere la pioggia sulle pietre, a grosse gocce rade
e pesanti. In certi momenti, Giuliano,
nell’alta tenebra delle volte, credeva di scorgere il rapido volteggiare d’un
pipistrello.
Distingueva poi il respiro di suo fratello, effeminato e capriccioso adolescente, che riposava sopra un morbido letto sormontato da un baldacchino polveroso, ultimo vestigio della splendida corte di Cappadocia. Dall’interno della stanza vicina, giungeva il pesante russare del precettore Mardonio.
A
un tratto, la porticina della scala segreta si aprì senza far rumore, lasciando
passare un raggio di viva luce, che abbagliò Giuliano, ed entrò la vecchia
schiava Labda, reggendo una lucerna di rame.
—
Nutrice, ho paura… Lasciala qua, la lucerna — disse Giuliano.
La vecchia posò la lampada in una nicchia di pietra, sopra la testa di Giuliano.
(S. Merežkovskij)
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