CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
30 MAGGIO 1924

lunedì 2 gennaio 2023

BREVI FRAMMENTI DELL'EPISTOLA AD ARISTEO (12)








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di Pietra (9/10) 


Prosegue con...:


L'epistola 


ad Aristeo [11] 


& i Templi 


degli Dèi (13/4) 










uesta l’ossessione che avanza e mai impreca in ugual smarrito principio confinato per ogni oltraggio subito e mai arrecato, così come la Natura impone l’antica perseguitata Idea.




Mi accingo ad osservarla per poi pregarla mentre la nebbia dissolvendosi avanza e m’accompagna, cela l’Opera celebrata sua compagna, una montagna che sa più d’olimpo che di breve mattino.




La Natura dimenticata del nostro Dio, disegna e cela una diversa Visione, opposta al sacro bambino non ancor sacrificato al padre suo, eterno inquisitore morto in medesimo mattino.

 

Una cornice di Pietra divenire ossessione divina, ne sono sconfitto e posseduto come una Dèa che invoca il suo bambino non certo smarrito, in quest’hora Infinita  volgere verso l’incompreso medesimo muto delirio di ugual simmetrico calvario divino.




Una cornice la quale sporge da una montagna, ove ad un tratto il Sentiero proibito si snoda verso l’antico perseguitato Bosco Sacro, e un Torrente scava il monte come una vena che sporge e ne sazia il cuore, invisibile pulsare d’invisibile vita formarne la corteccia che invoca e prega.




Un Ade profondo come un tellurico precipizio, o un Paradiso barattato e confiscato da un diverso fine senza nulla aver creato da questa vile materia; e mai sia detta o nominata, principio di quanto Ispirato di ciò che rimane di questo stesso Creato: il Sentiero si inerpica stretto e nudo come un il braccio d’un corpo più elevato seppur malato, esposto al febbrile inverno dell’assoluto seppur in celebrato degrado, ne risalta ed evidenzia la perduta bellezza sfuggita al Verbo della chioma ricolma di linfa, con cui l’invisibile capo volgere verso la nebbia che ogni cosa cela e nasconde per questa antica preghiera.




Ogni Stagione cela il Segreto per cui creato Infinito al Fiume d’ugual Via, ne raccolgo e ricompongo il rinato Principio per questo ed ogni perseguitato Sentiero!

 

Un Sentiero che sporge come un’antica 'ungulata' dottrina aggrappata alla Cima cornice dell’antica Parola formarne dismessa invisibile grammatica colma di linfa, ed ove l’uomo ha posto, a capo chino la sua chiodata, ma di certo non più nostra via maestra, a somiglianza d’una antica negata vergine Dèa volgere verso la velata nebbiosa Cima.




Un Sentiero che sporge, ed ove lo zoccolo, e non più il piede caprino, in fallo precipita nell’abisso profondo dell’umana e più ingorda forma di pregiata venerata stalla, sino alla mangiatoia d’una più ingorda grammatica condita con il Verbo divino.

 

La cornice sporge come un geroglifico, è l’innominato passaggio - o degradato olimpo - di antichi Dèi in terrena incarnata transumanza. Il Fiume di sangue del protratto martirio ci insegna che sempre rinasceranno in questa segreta Via ad ispirarci il bivio per la strada maestra per ogni celata nascosta Cima.




Una sottile cornice ove se il Passo indeciso, e non più mosso dall’oracolare Dio del segreto Destino, coglie lo scoglio nascosto dell’insano pascolato appetito, pecunia del diavolo pregato prima d’ogni sacrificio, precipitare senza lasciare a noi il compito di raccoglierne la Parola  del profanato olimpo per ogni suo Elemento.




Il geroglifico si snoda fra la nebbia e prosegue sino al trofeo dell’anelata degradata taverna della condita parola formare la rozza grammatica della vita terrena, aspirare al divino, in onore del bambino e il padre suo, inquisitore inquisito seppur pregato cum magno gaudio appetito, morto in questo mite simmetrico mattino d’inverno all’altare d’un bancone qual profondo abisso  d’una pregiata pietra sottratta alla più lenta grammatica d’una diversa Via maestra.  




Dicono che il padre del bambino fu un novello moderno inquisitore dell’antica Parola, un tutore senza possibilità di compiere medesimo Sentiero nel Quadro ove la cornice sporge formando una diversa celata prospettiva, evidenziarne fors’anche risaltarne, muta silente e più segreta Icona, oltre la cornice, in questa medesima seppur Infinita perseguitata hora.




Secoli fa, l’ortodosso forse la venerò nel segreto di medesima edificata Pietra divenuta monastero, sporgeva a definirne il contorno della Sacra Parola pregata, e quando lo stesso uomo si accorse che il Dio della solenne miniatura, sporgeva per ugual cornice al di fuori d’ogni intarsiata finestra, al di là d’ogni prospettiva, ebbe o maturò il perenne dubbio dell’errore a cui ognuno, e non solo a cui il proprio voto costretto, aspirare alla rifinita grammatica della solenne pregiata miniatura ornare questa o una diversa vita.




Scorgeva il Sentiero miniato snodarsi al di fuori del Sacro Dio venerato come bramato cum magna laude, e quando arrivava al Dio del Verbo, il Dèmone antico lo fissava come una stella dell’Universo, poi agile spariva al cospetto d’una fitta nebbia formare la spirale d’un invisibile Sentiero, volgere e procedere verso la Cima d’un segreto Olimpo nella spirale dell’inchiostro formare il calvario di sangue con cui ogni sacrificio brama all’arte del divino senza alcun Dio. 




La Sacra venerata Parola, rimaneva fredda come una lapide d’un altare, ove la sua Anima fu sacrificata al Dio della miniata dotta pregiata grammatica, sacrificio dell’intera morta Natura creata, che un tempo correva libera su ugual medesima pergamena ad inciderne - o ispirarne - non certo Trofeo, bensì segreta Rima. 


[L'EPISTOLA COMPLETA]









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