CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
UN LIBRO ANCORA DA SCRIVERE: UPTON SINCLAIR

mercoledì 26 settembre 2012

ORDINE E DISORDINE




























L'HUMUS CULTURALE DI UN POPOLO........(Il mondo di Sprenger & Institor

e loro futuri eredi....nel razionale non teologico di una sola pianta...)



Precedenti capitoli:


http://paginedistoria.myblog.it/archive/2012/01/26/cosi-fra-i-geni-della-foresta-mi-volli-ritirare.html


http://dialoghiconpietroautier.myblog.it/archive/2012/01/26/e-la-natura-con-dio-ammirare.html



(Così fra i geni della foresta

 mi volli ritirare/

 e la natura con Dio....

 ammirare/

 per scoprire che lui

 è diverso/

 da come insegna....

 quell'uomo/

 (E' Dio che lo dice....

 nulla io invento.....

 quanto da Lui detto....)





























Emerge soprattutto una casistica sterminata e onnicomprensiva di prescrizioni,
quella di cui prevalentemente si occupa il 'Malleus Maleficarum', il cui filo con-
duttore è appunto il 'modello'.
Elaborato sulla base del criterio fondamentale 'esclusione-inclusione', esso ser-
ve esplicitamente a determinare non la 'verità', ma 'la verità cattolica', ove 'ogni
ambiguità è tolta'.
Il concetto di 'verità cattolica', piega il mondo che è al mondo come deve esse-
re. Dimensione gnoseologica (la verità) e dimensione etico-comportamentale
(cattolica) si fondono dilagando oltre i propri specifici confini, e precisamente
questo abbattimento del senso del limite è fondamento principale di un pensie-
ro totalitario che accampa i suoi diritti in ogni più remoto angolo e della cono-
scenza e dell'esistenza.




















L'ambiguità del mondo comprende appunto tutto ciò che non rientra nella 've-
rità cattolica'. Il mondo del 'Malleus' è invece come frutto di una seconda crea-
zione, dopo quella divina, che pretende di mettere ordine nei residui del caos
originario.
Togliere l'ambiguità significa ri-creare il mondo (ideale) una seconda volta, e
questa volta non a immagine e somiglianza di Dio, ma per e in funzione della
burocrazia ecclesistaica (prima, dopo in funzione di quella politica..) che ha
compiuto il passo di avocare a sé l'idea stessa del divino.
Quanto è cristiano lo pseudorazionalismo che interviene per compiere un'ope-
razione tanto potente?
La risposta è data da Ernesto Buonaiuti, che tratteggia la questione proprio
da un'ottica profondamente cristiana:

Una apologetica religiosa che fa appello a forze razionali per costituirsi
su basi presunte incrollabili, è condannata a fare appello e a fare ricorso
alle repressioni feroci. Solo l'apologetica religiosa che vive di spirito e 
di carismi è automaticamente e senza violenze conquistatrice. L'inquisi-
zione è nata nella Chiesa cattolica quando la Chiesa ha creduto di poter
dimostrare apoditticamente l'esistenza di Dio e la ragionevolezza del mi-
stero! Mistero dei misteri della umana psicologia associata! Una fede
che è veramente tale, che vive cioè delle proprie risorse e del proprio
prestigio, senza aver bisogno di ricorrere alle grucce della ragione per
sostenersi, ha, nella sua forza, la sua enorme ed invisibile violenza, la
santa violenza (che è e sarà). Domina per virtù propria, piega e fiacca
col suo peso e il suo fascino irresistibili. La ragione è completamente 
impotente di fronte ad essa. Ma quando la fede cessa di esser fede e 
dubita di se stessa e chiede ragione, il soccorso per vincere i propri
dubbi, la fede è spacciata, perché la ragione, che a volte è la manu-
tengola di Satana, venderà caro il suo soccorso, e dopo aver presta-
to ipocritamente alla fede la sua man forte, prenderà beffardamente
la sua rivincita e caccerà la fede, intronizzandosi al suo posto. E al-
lora la fede non potrà difendersi in altro modo, da quella di cui avreb-
be voluto fare la sua cooperatrice e che diviene fatalmente la sua ri-
vale, che con i cavalletti e le torture dei processi inquisitoriali (o con
le semplici intimidazioni) aveva chiamato Aristotele al proprio soc-
corso la fede traballante del medioevo-cadente, e la dialettica ari-
stotelica la cacciava di seggio.


























Il mondo di Sprenger e Institor è un mondo perfetto (nulla a che vedere
con i poveri 'perfetti' loro eterne vittime), troppo perfetto per essere au-
tenticamente cristiano, e un mondo perfetto in quanto tale esclude la pie-
tas per l'altro da sé.
L'impropria contaminazione di verità e realtà, è un altro degli 'slittamenti
concettuali', su cui tutto il 'Malleus' si regge. La razionalità e il bene iden-
tificati con l'ordine, l'irrazionalità e il male con il disordine:

Come alla gestione del bene sono pertinenti la misura e l'ordine, 
così alla gestione del male è pertinente il disordine.

Lo slittamento dal concetto di male/disordine al problema dell'ordine
pubblico consegue immediatamente. La società dei diavoli è anarchica,
priva di 'imperium', nessuno comanda a nessuno, e dunque, s'intende'
corrisponde ad una struttura non omogenea rispetto all'ordine divino
della convivenza umana:

Quando non c'è sottomissione e obbedienza, tutti agiscono indiffe-
rentemente. Ma tra i diavoli non c'è alcuna sottomissione e obbe-
dienza.


























Non a caso uno dei molti nomi del diavolo è Belial: 'che s'interpreta co-
me senza giogo o senza padrone', dal che si capisce come spesso gli e-
retici medievali, e in particolare gli apostolici di Segarelli e Dolcino era-
no stati indicati dalle fonti avverse come 'figli di Belial', ovvero come ri-
belli e figli della libertà.
Altri nomi significativi del diavolo in questo ambito sono 'il grande schia-
vo rivoltatosi' e 'fa-ciò-che-vuoi'. Vale la pena ricordare che uno dei trat-
ti tipici di Segalelli, iniziatore degli 'apostolici' intorno al 1260 è proprio
quello di rifiutare sempre una posizione di preminenza all'interno della
fraternitas apostolica, deludendo permanetemente i suoi fideles che lo
innalzavano a tale ruolo, chiamandolo a più riprese e acclamandolo come
'pader, pader, pader!', con ciò portando a compimento un tratto essen-
ziale all'ispirazione originaria di Francesco d'Assisi che nella Regola non
bollata del 1221 aveva scritto dei suoi frati:

E nessuno sia chiamato priore, ma tutti siano chiamati semplicemen-
te frati minori. E l'uno lavi i piedi all'altro.

Una società senza capi è perciò, per Sprenger e Institor, strutturalmen-
te diabolica nel suo rifiuto del potere esteriore, mentre per gli evangeli-
ci medievali è la struttura gerarchica a portare con sé un'organizzazione
troppo umana e quindi non evangelica.




Prosegue in:

http://paginedistoria.myblog.it/archive/2012/09/25/per-scoprire-che-lui-e-diverso.html


http://dialoghiconpietroautier.myblog.it/archive/2012/09/25/da-come-insegna-quell-uomo.html













  

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