CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
UN LIBRO ANCORA DA SCRIVERE: UPTON SINCLAIR

martedì 1 gennaio 2013

IL GRANDE MALE










Chi uccide o attenta un uomo 

nel gesto e atto pacifico

della memoria e la cultura 

che la rappresenta 

uccide un intero popolo......











Estratto da un'intervista ad Armin T. Wegner raccolta da Martin 
Rooney nel dicembre del 1972 a Roma.....

Rooney: Fra il 1915 e il 1916 tu Armin sei stato testimone della deporta-
zione degli Armeni nel deserto e con la tua lettera aperta a Woodrow Wil-
son hai richiamato l'attenzione dell'opinione pubblica mondiale su queste
atrocità delle guerre.

Wegner: Successe che il Feldmaresciallo Von der Goltz con un ufficiale tur-
co e un ufficiale tedesco stavano percorrendo in auto il deserto diretti a
Baghdad per la via più rapida, mentre il corpo ufficiali e il medico che da
lui dipendevano viaggiavano nella stessa direzione, ma molto più lenta-
mente. In quell'occasione quando di sera ci si fermava per montare il
campo, spesso si passava vicino ai lager di morte dove gli Armeni, cac-
ciati indifesi nel deserto, stavano aspettando una lenta fine. I Turchi e-
vitavano e negavano la presenza di questi campi (per loro non curanti
non  vi era in atto nessun genocidio culturale..è ed era normale ammini-
strazione, routine o normale dovere quotidiano nel quale erano incorag-
giati e premiati ...dallo Stato dei ...).




I tedeschi non andavano a vederli e facevano come se non ci fossero.
Io ero l'unico ad entrarvi anche se era pericoloso per la salute, perché
tra i profughi c'erano molte malattie e anche per questo i Tedeschi non
volevano andarvi. In un primo luogo i Tedeschi non volevano vedere
tutto ciò perché erano alleati con i Turchi, in secondo luogo volevano
evitare le malattie e il contagio.
Ma io sono entrato in questi campi sempre, e ho fatto decine di fotogra-
fie a questi perseguitati. Gli Armeni mi hanno dato la loro durevole ami-
cizia per il fatto che mi sono occupato di loro, perché in quell'epoca sono
stato mandato a Berlino in licenza, e in quell'occasione mi sono recato al
ministero degli esteri dove si sapeva tutto ma, mi disse, non si poteva fa-
re nulla.




Tentati di contattare parecchie personalità. Alcune non mi ricevette-
ro dopo aver saputo il motivo della mia visita che io comunicavo
prima per iscritto.
Altri mi ricevettero, come ad esempio il famoso Maximilliam Harden,
che propose di informare l'imperatrice, perché forse per questa via,
mettendo in rilievo il lato religioso di questo popolo cristiano che è l'-
armeno, si sarebbe potuto fare qualcosa. Ma non si riuscì a cavarne
nulla e io, quando ritornai, fui costretto ad assistere impotente alla
fine di questo popolo.




Arrivavano a schiere ai margine del deserto, ad Aleppo, l'ultima cit-
tà, in parte per ferrovia o con propri mezzi. L'allora sindaco di Alep-
po, che era una persona con sentimenti umani, telegrafò a Talaat, mi-
nistro degli interni: 'Sono arrivati qui migliaia di deportati Armeni. Che
cosa devo farne?'.
E Talaat, il grande nemico degli Armeni, rispose con un telegramma:
'L'obiettivo della deportazione è il nulla'.
Questa era un'altra parola usata per definire il deserto.
Questa stessa parola l'ho usata come motto per la prefazione al libro
'Processo a Talaat Pascià', processo che ebbe luogo a Berlino dopo
la guerra, perché un armeno, Soghomon Tehlirian, sopravvissuto alla
deportazione, aveva ucciso Talaat in una strada di Berlino.




Rooney: una tua lettera che è riprodotta nel tuo libro 'La via senza
ritorno' venne sequestrata dalla censura (anche laica). Fu a causa
di questa lettera che fosti rimpatriato?




Wegner: Dopo il mio ritorno in Germania fui arrestato perseguitato
...e processato dai tedeschi (o chi li rappresenta..), perché i tur-
chi avevano capito che mi ero occupato degli Armeni.
Fra l'altro avevo preso di nascosto lettere dei deportati nel deserto
e le avevo portate a Costantinopoli nascoste nei miei indumenti.
Tramite l'Ambasciata americana le feci poi inoltrare in America,
paese che a quell'epoca non era ancora entrato in guerra, ma i
Turchi se ne accorsero e si mostrarono molto irritati che qualcuno
si fosse interessato della questione.

(Colgo l'occasione che formulare tutti i miei auguri di buon anno

nuovo soprattutto a coloro che sensibili all'argomento si sono pro-

digati per una pace duratura. Che Dio li preservi dal male di ogni

guerra e con essa il genocidio che le giustifica e alimenta.......

 - Giuliano Lazzari -)

(A. T. Wegner e gli Armeni in Anatolia, 1915; libri consigliati:

 E. Aliprandi, 1915 cronaca di un genocidio &

G. Lazzari una lettera per la storia in Dialoghi con Pietro Autier)









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