CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
UN LIBRO ANCORA DA SCRIVERE: UPTON SINCLAIR

venerdì 27 febbraio 2015

IL RUOLO DELL'INTELLETTUALE: il Divino Intelletto (10)










































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Il ruolo dell'Intellettuale (9)

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Il ruolo dell'Itelletuale: il Divino Intelletto (11)













E’ certo che in quell’epoca l’orgoglioso compiacimento dei Greci per la ragione umana raggiunse la sua più aperta espressione. Dobbiamo abbandonare, diceva Aristotele, l’antica norma di vita che consigliava l’umiltà e ordinava all’uomo di pensare in termini mortali, perché l’uomo ha in sé una cosa Divina, l’Intelletto, e nella misura in cui sa vivere mantenendosi a quel livello di esperienza, può vivere come se non fosse mortale….




…. Per dare credibilità alla loro rappresentazione, Zenone e Crisippo risalirono di proposito oltre Aristotele e oltre Platone, fino all’ingenuo Intellettualismo del V secolo; il conseguimento della perfezione morale, dicevano, non dipende né dalle doti naturali né dall’assuefazione, dipende invece unicamente dall’esercizio della Ragione.
A questa psicologia e a questa etica razionaliste, corrispondeva una religione razionalizzata, per il Filosofo, la parte essenziale della religione non stava più negli atti del culto, ma nella contemplazione silenziosa del Divino e nella Coscienza dell’affinità fra il Divino e l’uomo.




(Nell’Evoluzione di questo pensiero, nell’Atto di Sophia di voler perseguire tali intenti e finalità, la Filosofia, evoluta dal lontano Oriente, ha perseguito ugual intento, motivando un percorso ben definito all’interno del Cristianesimo, il mito si è Evoluto entro questa Spirale, per poi di nuovo, dopo il grande ed unico esercizio della Ragione, tornare al punto in cui il Neo e Medioplatonismo lo pone (a ragione a o torto), pur per taluni un regresso, in realtà una nitida ed efficace, per quanto unica trasposizione della ricerca della medesima Verità, di cui la cronologia storica attesta la volontà perseguita protratta e continuata nei secoli. La subordinazione o il rifiuto o il superamento dell’Etica cristiana con le sue componenti giudaiche, attesta e certifica una continuità Storica in cui la Ragione e, l’Intelletto con il Divino che lo compone, perseguono ugual finalità, non, a mio avviso nella caduta di Sophia, ma nella sua coerente manifestazione e volontà di obiettivi ed intenti motivati fin dall’origine dei Tempi. Lo Gnosticismo ne è un più che valido esempio. Dove non solo l’intelletto si evolve in un nuovo e più profondo mito, che tende a rifiutare la teoria del capro espiatorio, ma anche, fondare le basi su cui la moderna psicologia costruirà i suoi simboli.




Il ruolo del giudaismo nei confronti del Cristianesimo con le sue visioni e rappresentazioni, può essere trasposto in una tragedia teatrale dove la figura del capro espiatorio, condizione necessaria e sufficiente nell’evoluzione di una società fin dai tempi più remoti, a detta di taluni, ma anche eterno limite per il perseguimento della Verità e della Ragione, manifesta i suoi limiti ed intenti nell’Irrazionale di cui i Greci hanno rappresentato con ugual miti ed intenti, una definizione Intellettuale con le dovute evoluzioni attraverso i secoli, definendo un preciso e parallelo percorso, definendo un probabile percorso Eretico, e simmetrico a questo, una Ortodossia ben manifesta e rappresentata fino all’Impero Bizantino.).





MACBETH Se tutto finisse, una volta fatto, sarebbe
bene farlo subito. Se l’assassinio potesse
intramagliare le conseguenze, e avere
successo con la sua fine –
che questo colpo fosse tutto
e la fine di tutto! Qui, soltanto
qui, su questa sponda e secca del Tempo,
salteremmo l’Eterno. Ma in questi casi
è qui che si è dannati – e non facciamo
che insegnar sangue, e il sangue appreso torna
a impestare l’artefice.
Questa giustizia equanime spinge le nostre labbra
a cercare  veleni che abbiamo sciolti nel calice.
Egli è qui tutelato due volte: primo,
perché gli sono parente e suddito,
due forti motivi contrari all’atto; poi
sono il suo ospite, e all’assassino dovrei
sbarrare la porta in faccia, e non
trarre il coltello io stesso. Inoltre,
questo Duncan è stato un re talmente
mite, così immacolato nel suo alto
ufficio, che le sue virtù arringheranno
come angeli dalle voci di tromba, contro
la dannazione profonda del suo omicidio;
e la Pietà (accompagnata dalla futura Verità)
come un neonato nudo
che cavalca l’uragano…….
















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