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Una delle lettere.....
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Un Sogno nel Sogno (3/4)
Il capitano Parroll Hartroy, trovandosi nella postazione avanzata della
guardia di picchetto, stava parlando a bassa voce con la sentinella.
La postazione controllava una strada che tagliava in due l’accampamento
del capitano, invisibile da quel punto perché a 800 metri nelle retrovie.
Sembrava che l’ufficiale stesse dando istruzione al soldato, o forse gli stava
solo chiedendo se da quella parte era tutto tranquillo.
Mentre i due parlavano, si avvicinò fischiettando con aria indifferente
un uomo proveniente dall’accampamento, e il soldato s’affrettò a fermarlo. Da
come si presentava, l’uomo era un civile: la figura alta, vestito in modo rozzo
con quel panno fatto in casa color giallo-grigio, detto ‘noce di burro’,
l’unico genere d’abito che indossano gli uomini negli ultimi giorni della
Confederazione.
In testa aveva un cappello di feltro a tesa larga, un tempo bianco,
sotto il quale pendeva una massa di capelli arruffati, che avevano l’aria di
non aver mai conosciuto né le forbici né il pettine.
L’uomo aveva un viso notevole: fronte alta, naso prominente, guance
scavate, bocca invisibile sotto la folta barba nera dall’aspetto trascurato
quanto i capelli. Gli occhi grandi ed avevano fermezza e pacata attenzione che
sovente sono segno di un’intelligenza considerevole e una volontà che non si
lascia distogliere facilmente dal proprio scopo; almeno così dicono gli
studiosi di antropologia che hanno occhi di quel genere. In complesso, un uomo
che non passa inosservato e a cui non si passa inosservati.
Portava un bastone da passeggio tagliato di fresco dalla foresta e gli
stivali di cuoio malconcio, bianchi di polvere.
“Fa vedere il lasciapassare”…
…disse il soldato federale con un tono un tantino più imperioso di
quanto avrebbe ritenuto necessario se non fosse stato sotto gli occhi del suo
comandante, che a braccia conserte osservava la scena dal ciglio della strada.
…“pensavo che si ricordasse di me generale”…
disse calmo il viandante, mostrando il foglio che aveva tirato fuori
dalla tasca della giacca.
C’era qualcosa nel tono, forse una punta d’ironia, che rendeva
l’elevazione a un grado superiore del valente guerriero che gli sbarrava la
strada, meno gradita di quanto lo sia comunemente in proporzione.
…“Voialtri dovete fare per forza i pignoli”...
Aggiunse, in tono più conciliante, quasi volesse scusare il fatto
d’essere stato fermato.
Dopo aver letto il lasciapassare con il fucile a pied’arm, il soldato
restituì il documento senza una parola, mise il fucile a spall’arm e tornò dal
comandante.
Il civile proseguì in mezzo alla via e quando si fu inoltrato per pochi
metri nella vicina Confederazione, riprese a fischiettare e scomparve in breve
alla vista a una svolta della strada che, in quel punto, si addentrava in una rada
foresta.
D’un tratto, l’ufficiale disgiunse le braccia dal petto, estrasse una
pistola dal cinturone e si slanciò di corsa nella stessa direzione, lasciando
la sentinella a bocca aperta nella sua postazione. Dopo aver solennemente
giurato alla natura nelle sue varie forme di volersi dannare l’anima, il
gentiluomo riprese quell’aria stolida che ritengono si addica alla condizione
di vigile attenzione militare.
Il comandante Hartroy comandava un reparto indipendente. Le sue forze
consistevano in una compagnia di fanteria, uno squadrone di cavalleria e una
sezione di artiglieria, distaccate dall’esercito al quale appartenevano per
difendere un valico importante dei monti Cumberland, nel Tennessee.
Era un comando da ufficiale superiore affidato a un ufficiale
subalterno che aveva prestato silenziosamente servizio nei ranghi finché era
stato ‘scoperto’ e promosso.
La sua posizione era eccezionalmente pericolosa; difenderla comportava
una pesante responsabilità, e saggiamente gli erano stati conferiti ampi poteri
discrezionali, tanto più necessari se si considera la distanza dal grosso
dell’esercito, la natura precaria delle comunicazioni ed il carattere
imprevedibile delle truppe irregolari nemiche che infestava la regione.
Ai pochi civili residenti di provata lealtà, con cui era auspicabile
commerciare e dei cui servizi aveva lui stesso usufruito in varie occasioni,
aveva concesso il lasciapassare scritti che li ammettevano all’interno delle
linee. E’ facile quindi comprendere che un abuso di tale privilegio
nell’interesse dell’amico avrebbe comportato serie conseguenze.
Il capitano Hartroy aveva emesso un ordine secondo cui i rei di tale
abuso sarebbero stati fucilati con giudizio sommario.
Mentre la sentinella esaminava il lasciapassare del civile, il capitano
aveva osservato quest’ultimo attentamente. Aveva un aspetto familiare e, sulle
prime, non dubitò di avergli fornito il lasciapassare che la sentinella aveva
trovato soddisfacente. Fu solo quando l’uomo non si vide e non si udì più, che
la sua identità gli si impose alla memoria in un lampo rivelatore. L’ufficiale
aveva reagito alla rivelazione con la prontezza di decisione del militare.
Per chiunque, salvo che per un uomo dotato di autocontrollo,
l’apparizione di un ufficiale dell’esercito, armato di tutto punto e slanciato
furiosamente all’inseguimento con una sciabola sguainata in mano e una pistola
carica dall’altra, è uno spettacolo senza dubbio sconvolgente: sull’uomo in
questo caso, oggetto dell’inseguimento, parve non sortire altro effetto se non
quello di aumentarne la calma. Avrebbe potuto facilmente fuggire nella foresta
a destra o a sinistra, ma scelse un’altra linea di condotta; si voltò e guardò
tranquillamente il capitano, dicendo dogli mentre s’avvicinava:
…“mi sa che deve dirmi qualcosa che ha dimenticato. Che roba è amico?”...
Ma l’amico non rispose, occupato com’era a tenerlo poco amichevolmente
a bada con una pistola carica.
“Arrenditi!!”…
Disse il capitano con quanta calma gli consentì la mancanza di fiato
per lo sforzo,
“o morirai!!”
Non c’era alcun tono minaccioso nella richiesta, ve n’era già
abbastanza nel fatto in sé e nel come veniva sottolineato. C’era, però,
qualcosa di non proprio rassicurante nei freddi occhi grigi che guardavano
lungo la canna dell’arma. Per un attimo, gli uomini si guardarono l’un con
l’altro in silenzio; poi il civile, senza dar segno di paura, e con lo stesso
disinteresse di quando aveva accondisceso all’ordine meno severo della
sentinella, estraendo lentamente di tasca il foglio che l’umile funzionario
aveva trovato soddisfacente e gli aveva restituito, disse:
“Mi sa che questo qui, il lasciapassare del signor Hartroy è…”…
“Il lasciapassare è falso”…
disse l’ufficiale interrompendolo.
- Io sono il capitano Hartroy… e tu sei Dreamer Brune.
Ci sarebbe voluta una vista acuta per accorgersi del leggero pallore
sul viso del civile a quelle parole, e l’unico altro segno che ne attestò il
senso fu un rilassamento volontario del pollice e delle altre dita dal foglio
disonorato che cadde sulla via e, abbandonato, roteò trasportato da un alito di
vento per poi rimanere immobile, coperto da un velo di polvere, quasi umiliato
dalla bugia che portava.
Un attimo dopo, il civile che continuava a guardare imperturbabile la
canna della pistola, disse:
“Sì, sono Dreamer Brune, spia confederata e vostro prigioniero. Porto
su di me, come presto scoprirete, una pianta del forte e dei suoi armamenti, un
rapporto sul numero e sulla distribuzione dei soldati e una mappa delle vie
d’accesso che mostrano la posizione di tutti gli avamposti (non meno della
corruzione che in tal luogo alberga…). La mia vita è in vostro potere, ma se
desiderate che mi venga tolta in modo più formale che per mano vostra, e se
volete risparmiarmi l’umiliazione di marciare nel vostro accampamento sotto la
minaccia della pistola, vi prometto che non opporrò resistenza, non fuggirò,
non protesterò, ma mi sottometterò a qualunque punizione mi venga imposta”…
L’ufficiale ritrasse la pistola, la disarmò e l’infilò nel cinturone.
…Dreamer avanzò d’un passo e porse la destra.
…“è la mano di un traditore e di una spia”…
disse gelido l’ufficiale, e non la prese.
L’altro piegò il capo.
…“Avanti”…
…disse il capitano,
…“andiamo al campo; non morirete sino a domani mattina”…
Voltò le spalle al prigioniero, e quei due uomini enigmatici
ripercorsero la stessa strada, e in breve oltrepassarono la sentinella che
espresse la propria comprensione degli avvenimenti con un saluto inutile ed
esagerato al suo comandate.
All’alba del mattino seguente gli eventi narrati, i due uomini, il
prigioniero e chi lo aveva reso tale, sedevano nella tenda di quest’ultimo. Tra
di loro c’era un tavolo su cui si trovavano, in mezzo ad una quantità di
lettere ufficiali e private scritte quella notte dal capitano, i documenti
compromettenti che la spia aveva su di sé. Il gentiluomo aveva dormito per
tutta la notte in una tenda adiacente, senza sorveglianza. Terminata la
colazione, stavano fumando…
…“Signor Dreamer”…
…disse il capitano Hartroy,
“forse non sapete come ho fatto a smascherarvi e come mai so il vostro
nome…”…
“Non ho cercato di saperlo, capitano”…
…replicò il prigioniero con calma dignitosa.
“Vorrei tuttavia che lo sapeste… se la storia non vi offende.
Apprenderete che la mia conoscenza della vostra persona risale a migliaia di
anni fa… A quell’epoca eravate non meno di adesso, anche se ben mascherato, un
soldato semplice nel reggimento e senza alcun reggimento… senza parte e materia
in fatto di guerra in questa scacchiera del quale io fedele servitore non meno che soldato coraggioso e fidato. Con sorpresa e dolore dei vostri superiori e
compagni, disertaste e passaste al nemico di uno Spirito fuggito…. Poco dopo,
veniste catturato in una scaramuccia, mia consapevole materia e riconosciuto
(qual incorrotto eretico), processato a una corte marziale e condannato alla
fucilazione. In attesa che la sentenza venisse eseguita, foste confinato, non legato,
in un ‘vagone merci’ vicino ad una vecchia pista su in binario morto e privo di
qualsivoglia sogno circa il futuro della vita…”…
“Nel vecchio bosco di faggi vicino…”…
…“lasciamo da parte i nomi…”…
…disse Dreamer, scrollando la cenere dal sigaro col mignolo della mano
che lo reggeva, e senza alzare lo sguardo.
“Sì proprio in quello ed in molti altri”…
…ripeté il capitano orgoglioso, nulla all’occhio vigile sfugge a codesta parabola…
…“Una notte buia e tempestosa, vi fu messo di guardia un soldato appena
tornato da una lunga marcia spossante. Sedeva su una cassa di buste di gallette
e mangime vicino allo sportello, con un fucile carico ultima generazione
interfaccia connessione super veloce display illuminato… e la baionetta innestata…
Voi sedevate innocuo in spirituale meditazione e gli ordini erano che vi
avrebbero ucciso se solo aveste tentato (spirituale) parola…”…
…“Ma se io avessi chiesto di elevare spirituale principio ed alzarmi
come il vento… e per mio ed altrui medesimo nome fuggire…, questi avrebbe
certamente chiamato il caporale di guardia”…
“Sì!! Man mano che passavano le lunghe ore silenziose, il soldato
precipitò e si elevò in medesimo sogno e volo di spiritual natura, dormì un
sonno antico per essere qui rimembrato… tanté ch’egli andò non meno di voi
incontro alla medesima pena inflitta in codesta patria tradita per aver osato
dormir immateriale sogno al confino cui posto….”…
“ERAVATE VOI!”…
“COSA? MI RICONOSCETE? MI AVETE RICONOSCIUTO SUBITO?”…
Il capitano si era alzato e andava in su e in giù per la tenda (e/o sulla finestra di una diversa vista), visibilmente eccitato. Aveva il viso in fiamme e gli occhi
grigi avevano perso lo sguardo freddo, spietato di quando Dreamer li aveva
visti oltre la canna della pistola; si erano ammorbiditi in modo stupefacente.
…“Vi ho riconosciuto”…
…disse la spia dell’ortodossa dottrina…, con la calma che gli era
abituale…
“nel momento in cui mi avete
affrontato ingiungendomi di arrendermi. Date le circostanze, non sarebbe stato
conveniente rammentare il fatto. Forse sono un traditore della materia da voi perseguitata
ed offesa, certamente sono una spia di quanto di questo loco celebrate e
violate e torturate in nome e per conto della mia ed altrui Natura difesa… e
non sono di certo né un vile né un corrotto codardo…”…
Il capitano aveva smesso di camminare e stava di fronte al prigioniero.
Quando riprese a parlare, la sua voce s’era arrochita in modo singolare.
“Signor Dreamer, in qualunque modo la vostra coscienza vi giudichi, mi
avete salvato la vita credendo di averlo fatto al prezzo della vostra… Sarei
perito di (t)umore maligno se voi non aveste accennato alchemico
intuito… Se voi non aveste ‘sogno nel sogno osato e parlato’ Eretico verbo
posato… Vi ho creduto morto fino a ieri, quando la mia sentinella ‘Nokia 51’ vi
ha fermato, pensavo; pensavo che aveste subito la sorte alla quale grazie al
mio crimine, avreste potuto facilmente sfuggire ed osare vostro vil nome
Dreamer braccato e inquisito… Non dovevate fare altro che scendere dal vagone e
lasciare che prendessi il vostro posto davanti al plotone d’esecuzione. La
vostra compassione FU
EROICA… Avete avuto pietà della mia stanchezza. Mi avete lasciato dormire
nei vostri sogni privati della mia eterna presenza divisa e misurata in spacio
tempore materia composta… Anzi avete qual Eretico vigilato su di me, e quando
stava per giungere il momento del cambio della guardia che mi avrebbe colto in
flagrante, mi avete svegliato con questa nuova Intelligibile Idea. Ah… Dreamer,
fu davvero ben fatto…. Fu grande…. Fu…”…
…Al capitano si spezzò la voce; sul viso corsero le lacrime di un
antico ricordo nella barba e sul petto. Si risedette al tavolo, seppellì il
viso tra le braccia e singhiozzò…
Tutto il resto fu silenzio…
Improvvisamente s’udì uno squillo di tromba che suonava il motivetto
nello spartito di universale palcoscenico e dalla materia riconosciuto nel
proprio ed altrui Tempo eccetto da chi Straniero… per questa comica buffonata
dalla materia annunciata o ammucchiata imposta…
Il capitano trasalì e alzò il viso bagnato di lacrime, mortalmente
pallido. Fuori, alla luce del sole, si udivano muoversi fra cannonate baionette
e dubbi intenti nati… morti ingiurie… insomma una scomposta grammatica di vita
che certo non è né Rima né Poesia, un plotone di cinesi ingaggiati dalla
Confederazione…
Ed il capitano parlò ancora tra un colpo di mortaio ed un altro… (fra
loro si confondono e compongono privati di qual si voglia coscienza… che non
sia materiale dottrina con cui nutrire la carne dalla carne privata di ugual
vita…):
“Per poter raccontare la storia della vostra Eresia, avrei dovuto
confessar la mia colpa; avreste potuto ottenere in cotal modo la grazia e
sognare ancora… Cento e più volte mi rivolsi a farlo, ma la vergogna me lo
impedì. D’altra parte, la vostra condanna era giusta ed equa per chi attenta siffatta
materia… Che il cielo mi perdoni! Non dissi nulla, e di lì a poco il mio
reggimento fu inviato nel Tennessee e non ho sentito più parlare di voi”…
…“Nulla di male”…
…disse Dreamer, senza manifestar emozione fra uno schioppo di rivoltella
ed uno di cannonne…
“Al primo sole tornai al mio esercito linfa di vita… a voi non certo
gradita”…
In quell’attimo, un tenente, l’aiutante, comparve nell’apertura della
tenda e salutò:
“Capitano!”
…disse…
“i cinesi sono pronti”….
Il Capitano si era ricomposto… Si voltò verso l’ufficiale e disse:
…“Tenente, andate dal capitano Barabbie ed assuma il comando del
plotone dei cinesi”…
Così per concludere, mentre Barabbie modello clonato futura generazione
derivata attendeva l’entrata dei cinesi, i due uomini visti dalla finestra di
un diverso mondo sottratto della propria ed altrui Ragione e nella tenda posto
si scambiarono cerimosiamente un inchino, poi Dreamer si ritirò…
Mezzora dopo, un vecchio cuoco negro, l’unica persona rimasta in campo
oltre al comandante, fu così scosso dalla raffica di cannonate miste a fucilate
contro chi osa tanto e troppo Pensiero, provenire da un plotone ben composto e ordinatamente
armato… E se non fosse stato per taluni fuochi scomposti emessi tra le braci
dal contenuto di un terreno bollitore avrebbe potuto udire a pochi passi anche
il singolo colpo di pistola con cui il capitano rinunziava alla medesima vita dall’ombra
ornata e miniata: foglia & corteccia di saggio faggio ammirato da
imprecisata distanza scrutata, che nulla, in verità e per il vero si scorge… di
quanto narrato… nella solerte grammatica annunziata… comporre futura araldo non
meno della parola…
Nell’epilogo di ugual simmetrica storia composta si narra che
l’ufficiale Secondo al comando nella successione con cui materia conia il potere
non meno del dovuto comando, e non meno vigile da chi comandato nella
successione di chi al comando posto, fu seppellito come spia e disertore di ugual verbo annunciato
nonché privato dei dovuti onori con cui la materia conia propria ed altrui
moneta, ed i due, in nome di un sol Dreamer dormono un comune sogno troppo
antico per essere dalla nuova ‘parabola’ appena intuito… e fors’anche capito…
(Liberamente ispirato da un racconto di A. G. Bierce, Storia di una
coscienza…)
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