CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
UN LIBRO ANCORA DA SCRIVERE: UPTON SINCLAIR

domenica 17 febbraio 2019

...ED UN DIALOGO... RITROVATO















































Precedenti capitoli:

Un amor strano...  e coniugato...

Prosegue in un...

Dialogo ritrovato... (Seconda Parte)

e Sogni e Memorie d'un abate (medievale)















Sembrano passati Secoli e non certo anni, qui all’Eremo donde scrivo questi brevi indecifrabili appunti per chi non avvezzo a Dio e neppure all’immenso imperscrutabile suo intento.

Anni come rammento in questo diario forse una volta papiro - ed ancor prima – corteccia d’albero, ancor prima, pelle di vacca su cui rammentare promemoria ed altri lodi al medesimo ugual Dio. Anni in cui dopo l’aspro processo nel quale ebbi la pretesa e l’ardire di discutere similar Eretica visione - non con chi l’Eresia come il povero umile laico l’havea ben compresa ed indossata come un saio - ma dotti ignoranti che pretendevano avversarmi sia il Tempio che Olimpo avverso.

Ed ebbi - per dovere di cronaca testimoniata e scritta - non un monarca protettore neppure un avvocato difensore né il diritto al Libero perseguitato Arbitrio vilipeso…, bensì la comprensione d’un  Pargolo alla culla ove assiso il quale con una lacrima in viso - e non ne conosco il motivo - cerca la mia mano come quella d’un Cristo dall’abito dismesso da monarca abdicato ad un superiore Credo e non certo compromesso.

Infatti per Sua grandiosa rinnovata preghiera un nuovo presepe vivente domanda e pretende ove ogni personaggio povero e ricco fanno la loro comparsa. L’Idea fu certo sublime inaspettata per questi tempi duri e difficili sia per vivere come al contrario morire, così mi fu concesso perdono raccomandato dallo stesso il quale havea inscenato e sceneggiato l’intero spettacolo o presepe in quel luogo benedetto ove la Valle si perde come fosse un Sogno Infinito medesimo ed uguale a quello di Dio…

E dove grazie a Lui si può volare non solo con l’Intelletto ed il Pensiero ma con ogni Spirito non più animale nelle ali d’ogni divina creatura rinata oppur rincorsa qual selvaggina braccata - o al contrario - mirata qual simmetrica invisibile Parola ad una più elevata Anima Mundi e Divino Sentimento approdata comporre la Terra la quale ci accompagna e non certo qual appetitoso banchetto per ogni osteria reclamato e ben cotto.

Creatura discesa da ogni ramo e foglia anco quando l’inverno non ancor Primavera ed il riparo al calore di medesimo Spirituale Pensiero divengono per entrambi preghiera conforto ed Intelletto. Non so’ se questo e quanto detto o dirò sarà o fu’ parola di Poeta, ma posso giurare di fronte a Dio che ciò è pur Sua e non mia Verità e non certo commedia rimata… oppur recitata… misurata al metro della nobile scrittura e reclamata come epica nobile dilemma o avventura.

La nostra Poesia si coniuga con la Natura e con un Dio Straniero e condita con l’Eresia d’un incompresa Genesi albergare nel segreto d’un Credo eretico quanto ortodosso al di fuori d’ogni metrica divenuto giudizio e dovuta dottrina…

Per quelli che a nulla credono neppure al nulla disquisito è solo inutile pazzia!

Devo dire o solo rammentare a me stesso come agli altri del convento - i quali leggeranno cotal frammentato diario - che in quel giorno di Dicembre - freddo ed inospitale - in quella Santa Valle molti ne accorsero e non solo pecore e pastori ma anche nobili accompagnati ed acclamati in porpora anche da me rimati, giacché non mi sono risparmiato l’antica abitudine all’Eresia disquisita con Eraclio, l’inquisitore di Stato. Comunque l’umiliato per eccellenza povero e scalzo magro da far paura, lieto come e più d’un giullare comandato da Dio circondato da una Natura benedetta, festante cinguettante al suo diretto comando sorprese tutti, per ciò che non fu solo somiglianza e commozione intera, ma per la ferma volontà di calarsi in quella povertà così umilmente celebrata e non certo recitata… tantomeno apostrofata dalle ricche note d’una Poesia e cantata da un nobile protetto trovatore divenuto poeta…

I volti i profili gli sguardi non meno delle smorfie da grugni accompagnati quali espressioni contraffatte annunziare un futuro Golgota di ieri quanto del prossimo domani a cui noi Umiliati destinati. Così i partecipanti mi rimasero impressi nella mente non meno di medesimo Spirito di chi riconosce antico martirio e cerca Superiore Parola d’una Natura diletta, e quando anch’io ebbi un ruolo nella celebrazione inusuale per propria inedita rappresentazione, mi accorsi che l’artista che volea discutere e rappresentare la vera e superiore Arte non avendo intendimento con la pittura e nemmeno con la bottega ove tanti si formano alla disciplina rappresentata, intendea in qualche modo - o a suo modo - esser più Eretico e far sì che la mia comparsa suscitasse non sdegno ma provenienza cronologica donde scaturita l’interiore sua ed fors’anche altrui conversione. Come per dire: eccomi lì anche io di fronte al Bambino appena nato e intuire la Natura del Bene di fronte al male a cui per anni perso e votato.

Voleva e vuol ricordarmi e ricordare - e in ciò ci siamo capiti senza difficili parole accompagnate da compromessi - che pur esiste una Natura del Bene ed una votata al male. Mi accennò a grandi linee e inferiori gradi - direi umili gradi di comprensione - circa un antico monaco il quale havea abdicato i fondamenti di tal Dottrina fondata sulle ragioni proprie del Bene contrapposto in maniera radicale al male per aspirare ad una più elevata dottrina.

Ricordo distintamente il volto magro pallido gli occhi illuminati da una luce similare allo splendore del Sole ove come un pagano ne cantava le lodi, indubbiamente era un Eretico anco lui fuor d’ogni dubbio. Ricordo come mi rincuorasse dialogare con lui giacché i suoi occhi sarebbero stati confusi per specchi di pazzia, soprattutto quando mi accorsi che solea trascorrere le ore della notte e ancor quelle prima del tramonto come l’alba d’ogni giorno vicino ai suoi adorati faggi dei quali conosce la segreta  Natura. È difficile vederlo vicino ad un fuoco o mangiare carne come caciotta accompagnata da buon vino, l’ascetica astinenza è il suo motto ed io mi accorsi che pur se accettato in seno alla chiesa ed ufficiato dal papa in lui regna e regnava qualcosa d’Eretico una Eresia più elevata della mia.

Riuscimmo nelle poche messe assieme celebrate ad assaporare non certo il sangue del Dio reclamato qual agnello ma ad ispirarci ad un più elevato profetico enunciato o fors’anche oracolo da cui forse entrambi proveniamo. 













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