Precedenti capitoli:
Il vento si farà lupo il mare sciacallo (4/1) [per una visione sulla democrazia]
Prosegue con la conseguente...:
Perdita di 'orientamento' (7) & l'Orientamento del branco (8)
Il disastro
delle balene alla deriva in Australia, uno dei tanti uno dei troppi a conferma
di valori sfalsati (taluni addirittura invisibili ai nostri occhi) da
innumerevoli fattori che influiscono sull’equilibrio bio-chimico quale orologio
dell’orientamento su cui si muovono questi grandi cetacei, e non solo loro,
comporta l’analisi ed i termini di ‘come e cosa’ si manifesta tale prerogativa
istintiva, quindi la propria denominazione nella parola che la specifica, pur
limitata nel senso specificato: la parola qual gesto e capacità di unione e
richiamo (comune nel vasto mondo animale e natura da cui deriviamo), ma in
apparenza, se pur articolata ed evoluta,
in realtà chiamata a specificare una entità ‘superiore’ quindi limitata
nella propria funzione.
Il Discorso
esplicita i termini pur non rilevabili dallo stesso, esplicita come un ‘grido’
pur rimanendo al di sotto dell’istinto che lo ha motivato, perché come direbbe
il Filosofo, posti nella logica discorsiva confacente con il proprio tempo
sottratto, nella dubbia equazione ricavata, ai globali termini discorsivi
ricavati nell’intero arco evolutivo in cui per ultima la parola nata.
Ciò
equivale anche per il Tempo dato in ugual spartito dell’intero Universo,
giacché la nostra minuscola frazione di appartenenza, come una più estesa
grammatica quale matematica e/o metafisica, equivale all’ultimo istante di
Tempo detto.
Alla
medesima funzione e proporzione, e non solo matematica, si attesta il Principio
discorsivo, pur non conoscendo, o meglio, avendo ricchezza di consapevolezza
dell’immateriale donde e perché nato, quale equivalenza di un Primo Atto
cogitante sottratto, però, all’intero ‘atto discorsivo’ cogitato che ne
vorrebbe svelare la certa appartenenza.
Questa la
grande presunzione dell’uomo.
Il vero
peccato originale!
Quindi si
parla di ‘orientamento’ pur non avendo piena cognizione di causa dell’istinto
con il quale la Vita in Terra manifesta una superiore connessione nei
primordiali valori specificanti quale univoco metro di misura nella grammatica
in cui rilevati, ma certamente non del tutto compresi e adottati quale comune ‘parola’
cogitata dall’inizio della stessa…
Al meno che, il Primo Cogitante non esplicita ‘atto
parola e pensiero’ in forme che l’atto del nostro principio discorsivo
esclude a priori quali veri e sani valori, facendo del primo principio da cui
successivamente la parola, una subordinata negazione alterando ed avvelenando
ciò da cui e perché nata.
Da ciò cosa
‘superiore’: la finalità discorsiva della parola mutata in esteso umano
orientamento, o ciò da cui proveniamo quale costante simmetrico ‘orientamento’
connesso con la Vita?
Con la
Natura.
Se solo
Filosofi ecologisti ed economisti si misurassero su tal principio nel cogitare
l’atto cogitante avremmo maggiore assennatezza e dovuto orientamento.
L’orientamento
sotto certi aspetti il meno conosciuto e rilevabile in ogni specie animale
quale diretta connessione con l’intera Natura, risiede appunto nell’innato
istinto genetico, superiore all’umano, quindi l’orientamento, assieme ad altri
‘sensi’, quali ‘pensieri’ ‘parole’ e ‘atti’, privi dicono di intelligenza
alcuna, pur scrivendo un grandioso geroglifico e univoca Parola e atto di Dio.
Quindi gli Animali quali strofe del Suo grande spartito con cui scritta musica
armonia e sinfonia dell’intera Opera.
Nell’antichità
quando il genere umano pur vivendo nella costante paura godeva di maggiore
armonia con il senso della Natura, il rapporto con ogni specie, pur non
profondo come nell’odierna conoscenza, conservava una innata armonia, quasi un
sottinteso reciproco rispetto, come se il minor grado di evoluzione avesse in
un certo senso accorciato le distanze, suggellando rapporti di reciproca
comprensione e comunione.
Addirittura
possiamo ‘leggere’ in notevoli studiosi della ‘musicalità’ dell’intera Natura
qual principio derivato preesistente creatore della parola. Un segreto alfabeto
decifrato e dedotto dall’antica religiosità qual rispetto del Creato, scritto e
scolpito nel proprio Eremo interiorizzato quindi celata e preservata per il
mantenimento del ‘vero sapere’.
Un gesto ed
atto comune nella Storia!
Un
linguaggio celato ai più; nascosto se pur in evidenza qual icona scolpita, così
come la Vita di cui ne svela l’esistenza, celata nel significato al profano il
quale non l’ha ben compreso con l’Anima così come lo Spirito partecipato ad
altra indubbia appartenenza. Quindi lo Spirito motivo di più profonda innata
comprensione capace di raccogliere e decifrare più profonda ‘musica’ non ancora
parola. Crittografato, indecifrato, il quale conserva e nel segreto suggella
tutti i tratti di una reciproca appartenenza, e, oserei dire, solidarietà circa
un linguaggio comune…
Di cui dopo
Cartesio, pur ed ugualmente cogitando e approfondendo, ne abbiamo smarrito
l’intero senso e nesso.
Sprofondando
nell’oblio della cieca conoscenza affine alla simmetrica perdita di
consapevolezza, gli antichi invece, conservarono tali meriti fino ad elevarli
al pulpito del comune credo quale parola ed atto di Dio. San Francesco ne
rappresenta una mirabile visione, ma si badi bene non la sola, non certo
l’unica. Al grande scienziato tedesco riconosciamo la capacità dell’orientamento, sino al suo linguaggio segreto.
E se
talvolta la Natura agli umani occhi e relative comprensioni, risulta una summa
di atomi in perenne evoluzione privati di logica ed intelligenza, quindi
null’altro che un motore meccanicamente mosso da istinto e sopravvivenza senza
coscienza alcuna, e crudele nelle leggi che ne determinano la stessa; in realtà
per ciò che l’occhio non vede e scorge, regna ed impera quella metafisica
intesa qual superamento delle circoscritte ragioni della fisica. In verità e
per il vero, il filo comune, il senso dell’invisibile (come ed anche
l’orientamento), lo Spirito, l’Anima-mundi e Pensiero di un probabile Creatore principia
i propri atti gesti e finalità attraverso ciò da cui ‘immaterialmente muove’.
Quindi non
regredendo su antiche disquisizioni fra materia e Spirito, credo che non tutto ciò
che riteniamo erroneamente visibile e comprensibile come una ‘parola’ partecipi
al nostro insindacabile atto e giudizio.
Un Discorso
ben più profondo e non disquisito secondo la grammatica nel giudizio e merito
della parola potrebbe, al contrario, sottintendere una più profonda verità a
cui l’uomo non (più) abituato a leggerne, o peggio, comprenderne un più
profondo Principio negato.
Il Discorso
come anche accennato dal Filosofo, l’intero Discorso, potrebbe essere celato al
nostro sguardo, e pretendere di spiegare l'immateriale dalla materia donde
proveniamo precedente al grande Big-Bang principio dell’intero Creato mi sembra
una condizione discorsiva limitante e circoscritta. Non che l’uomo abbisogna di
inventarsi un Dio per tutto ciò che non comprende o di cui abbisogna nella
mancanza di comprensione, riducendo il tutto alla materia con cui la Parola,
quindi principio di presunta e manifesta intelligenza, ma procedendo su ugual
ragionamento, ed accettando l’evoluzione come dato di fatto, di certo l’umano
ingegno nato da un perfezionamento evolutivo cui siamo chiamati per
giustificare il bisogno innanzitutto di tutelare il mondo che ci ha creato, e
non solo subordinarlo al nostro infausto dominio. Giacché seppure la differenza
e la dovuta evoluzione, l’uomo con tutta la propria logica di superiorità di sta
dimostrando l’essere per propria limitata natura inferiore.
Quindi
anche se erro, continuerò ad errare ancora, e se intendiamo per immateriale
anche l’animale se non addirittura l’intera Natura uniti nel reciproco rapporto
di invisibilità che suggella ed intende la paradossale nuova e condizione
offerta, privi di gesto pensiero e parola, non avremmo ancora compreso il
semplice linguaggio di Dio, cioè come cogita e pensa dall’immateriale donde
proveniamo.
Noti fisici
al culmine del proprio sapere si sono adoperati per la sua dimostrazione, che a
qualcuno potrà sembrare il capolinea di una intera carriera svolta e consumata
nella rettitudine psicologica, a riprova di quanto limitato sia l’ingegno
umano. Taluni addirittura hanno trovato il proprio orientamento, o più certa
verità, attraverso l’opposto di quanto hanno speso nell’arco di una vita
intera.
Tutto ciò è
stato ampiamente disquisito, eccetto una sola condizione, che se cancellati i
termini di una impropria metafisica, nel superamento e accettazione
dell’odierna evoluzione, compresa l’economica, lo sfacelo è e sarà l’ordine del
giorno: la preghiera costante dei nuovi fedeli del tempio del dio denaro circa
la rimozione del Pensiero.
I disastri
accumulati nella Storia una serie inesauribile di negazione del vero Pensiero,
di tutto l’orientamento con il quale dovremmo manifestare la presunta
superiorità. Tale forma di orientamento quale indice di comuni valori, a
livello evolutivo economico e politico si è dimostrata un disastro. Non è stata
mai corrisposto alle genetiche
discendenze ed appartenenza dell’uomo, si sono innestati dei valori per i quali
i termini discorsivi di orientamento all’interno della volontà di vita e il
proprio dominio sullo stesso principio frainteso della stessa, quale valore
dato ma non del tutto compreso; si sono tradotti in valori ed orientamento
puramente economici, quando sappiamo bene che il primo principio su cui si
poggia l’economia, quindi la ricchezza, donde proveniamo, è data dalla lucida
scientifica consapevolezza dei valori reali donde ricava e conia la ‘parola’
oltre oro e moneta; affine ai nuovi miti innestati in un processo irreversibile
nel quale pensare e concepire diversamente le nostre comuni fondamenta
sembrerebbe un gesto da folle.
Ed in cui
cala il veleno immutato o la perenne segregazione del principio negato di cui
il libero arbitrio irrimediabilmente vilipeso ed inquinato.
Tolstoj alla fine della sua vita manifesta e
rappresenta questa linea di pensiero, per taluni, patetico ultimo ideale
incompreso. Thoreau nello stesso secolo ugualmente. Taluni ‘padri fondatori’ in
ogni stato dove hanno svolto la loro funzione hanno saputo mantenere integro il
Pensiero connesso all’appartenenza al mondo occupato affinato ed evoluto
dall’ambiente e non solo umano in cui dedotto e specificato; ed isolandosi dal
comune senso discorsivo pur partecipando e fondando la summa del discorso
intero hanno dato prova di una superiore consapevolezza, una capacità di
riflettere legiferare ed orientarsi per se ed il prossimo.
Una
capacità quindi non inerente solo alle balene, ma al mondo intero e su cui
dovremmo maggiormente riflettere.
Trovo
ripugnante il gesto del cacciatore appostato nel punto fisso ed irremovibile
della Storia, non dimostra e dimostrerà mai l’evoluzione della specie, neppure
la capacità comune predatoria affine al mondo animale, neppure il sostentamento
per la sopravvivenza, ma la più vile concezione di abbrutimento inferiore a qualsiasi
specie cacciata.
Ammira la
bellezza di quel Pensiero alto volare in cielo. È un padre fondatore del tuo
essere ed appartenere di comune concerto alla Sinfonia della Terra.
Ammira la superiorità
e l’innato istinto, quando dopo aver combattuto guerre con gli elementi interi,
e con solo la capacità della natura al proprio orecchio, riesce a riconquistare
la minuscola porzione di terra che aveva fondato il proprio avo, il luogo dove
aveva dissetato l’innata volontà del sapere, là ove beve ancora, il ramo e lo scoglio su cui
si posa e poserà ancora per il proprio bene e il bene dell’intero branco che
nuota cammina e vola.
In nome
della propria ed altrui specie per l’intero equilibrio della Terra!
E tutto ciò
pensi sia disgiunto dal comune senso di appartenenza e orientamento?
Un tempo
quando imparammo la filosofia della democrazia vivevamo cotal mirabile istinto,
oggi l’istinto del naufragio prevale sulla logica non solo della ragione, ma
dell’intera natura, sui primordiali principi regolatori da cui i grandi padri
fondatori.
E dove
pensi che si abbeverassero e nutrivano?
A quale
tempio a quale piuma?
A quale delfino, a quale onda?
A quale
vento, a quale ruscello, a quale fuoco e tempio, a quale ghiaccio a quale cima…?
L’orientamento quindi ed innanzitutto quale facoltà e capacità non solo di unirci e ricongiungerci con i fondatori ma soprattutto la conferma della nostra appartenenza, il nostro diritto morale non solo di consacrare e preservare le nostre comuni radici, ma altresì di ristabilire i principi regolatori dismessi, che l’intera economia si orienti verso questa consapevolezza non meno dei predatori, odierni predatori, che la detengono in nome della politica cedano il passo alla sana e vera democrazia.
(Giuliano)
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