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Preceduto da brevi...
Perché non potrei godere della lode, se non soffrissi quando di me si sparla. [anzi! maggior onore quando chi sparla non merita lode alcuna, arrecando di rimando al mio dire, maggior merito e giudizio sull’Universo. E lo sparlare di costoro divenire complimento all’altrui elevato giudizio (e Dio) offerto circa la Natura della Terra!]
Ristretti
poteri conoscitivi si sono diffusi attraverso le membra, molte miserie li
incalzano, opprimendone la conoscenza. Avendo raccolto nella loro vita una
piccola parte di vita, individui dal breve destino, subito alzatisi come fumo,
dileguano, credendo soltanto in ciò in cui ciascuno s’imbatte, sospinti in ogni
direzione, si vantano poi di scoprire il tutto. Così queste cose non sono né
visibili agli uomini, né udibili, né comprensibili con la mente; tu per altro, poiché
ti sei staccato qui presso di me, saprai, non più comunque di quello cui può giungere
la mente mortale.
Né i
fiori della splendida gloria umana ti forzino al punto che tu li raccolga dagli
uomini, cosicché tu parli più di quanto sia lecito e ti assida allora con
alterigia sulle vette della saggezza. Suvvia, considera con ogni tua intima
forza vitale ciascuna realtà nella sua essenziale chiarezza, né presta fede più
alla vista che all’udito, o al rombante udito più che alle chiare sensazioni della
lingua, e neppure rifiuta di credere ad alcuna delle altre facoltà e
rappresentazioni, ovunque vi sia una strada che porti alla conoscenza, ma
conosci ciascuna realtà nella sua essenziale chiarezza.
Tutte le
cose per volontà del caso hanno un’interiorità.
Tutte le
cose infatti in virtù di questi (gli elementi) armonizzandosi si solidificano e
prendono corpo, e per mezzo di questi sentono e godono e soffrono.
Di
quanto esteriormente si trasformano, di tanto sempre tocca loro di sentire e
conoscere altrimenti.
Anzitutto ascolta quattro radici di tutte le cose.
Con la
terra vediamo la terra, con l’acqua l’acqua.
Se
infatti fissandoti con slancio profondamente nella tua densa interiorità ispirato
contemplerai i princìpi con pura ansia, essi, tutti, ti saranno avvinti per l’eternità,
e molta altra ricchezza conoscitiva, da questi, acquisterai; rimanendo uguali
infatti essi si potenziano in ogni individualità, secondo l’essenza di
ciascuno. Se tu però desidererai altre cose, quelle infinite e misere che
stanno fra gli uomini, ed offuscano le forze vitali, tosto nel ciclo del tempo
i princìpi ti abbandoneranno, bramando di giungere alla loro propria stirpe; sappi
infatti che tutti hanno un’interiorità ed una parte di conoscenza.
Per
prima cosa (tu che vuoi giudicare) ascolta che quattro sono le radici di tutte
le cose: Zeus splendente ed Era avvivatrice e Edoneo e Nesti, che di lacrime
distilla la sorgente mortale!
Per
primo si separò aither, in un secondo tempo il fuoco e poi la terra, dalla
quale sgorgò l’acqua [. .. ]
Dall’aither
derivò il cielo; dal fuoco il sole.
Questo solo credono
a cui ciascuno s’abbatte, per tutto sospinti si vantano di scoprire il tutto!
Così poco queste
cose possono essere scorte o udite dagli uomini, o abbracciate con la mente! Tu
dunque, poiché ti sei qui straniato, saprai solo questo a cui poté assurgere la
mente umana.
Ed ora, o Numi,
dalla mia bocca rivolgete la follia di costoro, e da sante labbra in rivi
effondetemi una pura fonte.
Un’altra cosa dirò :
non v’è nascita d’alcuna delle cose mortali, né termine di morte funesta; ma
solo mescersi e dissolversi di sostanze commiste v’è, e fra gli uomini ha nome
nascita.
Poiché non v’è mezzo
che nulla sorga da ciò che prima non era, e che ciò che è perisca vana cosa
sarebbe e senza termine alcuno; infatti [l’essere] sempre sarà là ovunque ci si
debba sempre arrestare.
Nel suo tutto nulla
vi è di vuoto né di sovrabbondante.
Nulla del Tutto è
vuoto; donde potrebbe dunque sopraggiungervi alcuna cosa?
Non così nel suo
cuore avrebbe predetto un uom saggio, che fino che essi vivono, quella che
dicono vita, fino allora soltanto essi sono, e loro è dato il bene e il male,
ma prima che uomini sian fatti e poi che sono dissolti, nulla essi siano.
In verità come essi
[l’Amore e la Discordia] prima furono, così ancora saranno; né mai, credo,
d’ambedue vacuo sarà il tempo infinito.
Duplice cosa
annunzierò: talvolta un sol tutto in unità crebbe da più cose; talvolta invece
più cose si disgiunsero d’un sol tutto che erano. E come duplice è l’origine di
esseri mortali, così duplice è lor morte: l’una si genera e strugge dall’unione
di tutte le cose, l’altra, prodottasi, si dissipa quando di nuovo esse si
disgiungono.
E queste cose [gli
elementi] nella lor continua mutazione non cessano mai, ora di ricongiungersi
tutte in unità per l’Amore [del Creato], ora invece ciascuna separatamente
d’esser trasportate nell’inimicizia della Contesa.
Perciò, come l’Uno è
adusato a sorgere da più cose e dissolvendosi ad esso più cose risultano, per
tal modo divengono e lor vita non è salda, ma in quanto di tramutarsi
continuamente non cessano mai, per tal modo sempre sono immobili [gli Dei
primevi].
Come già prima ho
detto, annunziando i confini del mio discorso, duplice cosa annunzierò:
talvolta un sol tutto in unità crebbe da più cose, talvolta invece più cose si
disgiunsero d’un unico tutto che erano, il fuoco [cioè] e l’acqua e la terra e
la benigna altezza dell’aria e la Contesa funesta da essi disgiunta,
tutt’intorno egualmente librata.
E l’Amicizia fra
essi, uguale in lunghezza e larghezza, lei scorgi con la mente e non stare con
occhio stupito: poiché lei anche gli uomini credono sia insita nelle loro
membra, e per lei amiche cose pensano ed opere di pace e d’armonia compiono,
onde la chiamano, con vario nome. Gioia od Afrodite, ma non la conobbe
aggirantesi fra essi [gli elementi] nessun uomo mortale.
Ascolta dunque
l’ordine non ingannevole del mio messaggio.
Queste cose [gli
elementi e le due forze] tutte sono eguali ed ugualmente primeve, ma regge suo
pregio ciascuna ed hanno ognuna loro carattere, e a vicenda predominano nel
volger del tempo, ed oltre ad esse non s’aggiunge o cessa d’esistere alcuna
cosa perché se interamente si struggessero già più non sarebbero, e qual cosa
potrebbe accrescere questo tutto, e donde venuta?
E dove esse si struggerebbero, poiché nulla v’è deserto di
esse [cioè vuoto di sostanza]?
Sono dunque esse che
sono, e passando le une attraverso le altre divengono or queste or quelle cose
sempre eternamente eguali.
[Empedocle]
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