CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
30 MAGGIO 1924

domenica 19 marzo 2023

IL RACCONTO DELLA DOMENICA (tratto dal diario di Juan Pasamontes), ovvero, IL RAGAZZO SELVAGGIO










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Lunedì







Venghino Signori e Signore… presto accorrete!

 

È stato finalmente catturato dal borgo ancor più indomito e selvaggio, il ragazzo selvaggio, fu intravisto presso un Fiume, parlava con le acque che lo infangavano.

 

Fu scorto di sera, mentre si cibava di poveri tuberi della Terra.

 

Fu osservato, nonché qualcuno dice, curato e rieducato, i figli dell’arcobaleno, ai quali il Selvaggio non poteva conferire parola, lo volevano condurre alla loro taverna preferita, lo volevano imbucare entro l’oblio d’una neve di primavera, il male così curato, pensano e sperano, potrà anche esser legiferato.

 

Il ragazzo selvaggio fu anche perseguitato, da ogni truppa del selvaggio villaggio.

 



I carabinieri si alternavano alla veloce intrepida caccia, Bonafede permettendo, l’Europa invece unita ne pretende disciplina rispetto e moneta al giusto grado di interesse e intolleranza, quindi non tollera ogni selvaggio senza fissa dimora e cittadinanza.

 

I buffoni di corte non vogliono rendergli i servigi del reddito da cui Europa & cittadinanza, preferiscono lo scambio della fiera al votato libero mercato.

 

Per i ragazzi venuti dall’Ucraina è un oggetto poco mirato quanto indesiderato, preferiscono David al loro nobile cospetto; i ragazzi venuti dal Brasile, invece, ne vogliono lo scalpo, si è cibato del Sacro… innominato Quetzal, non prima, affermano, averlo spennato… senza neppur averlo mirato…

 

Gli israeliti per ciò detto o appena detto (ma hora fuggito) gli rifiutano pan e focaccia, pregandolo di tenersi lontano dai vasti sentieri o selve di caccia.




I neri della foresta ne reclamavano la testa, volevano cuocerlo e assaggiarlo ad ogni festa.

 

I bianchi loro nemici, quelli del Klan per intenderci, lo porsero alla bibbia del loro selvaggio cospetto, lo volevano nudo e sullo spiedo.

 

Solo una donna, più selvaggia ancora, lo volle tutto per sé, fu nominata da taluni selvaggi del villaggio la peggior porca….

 

Il Papero del villaggio se ne innamorò anche lui, non del selvaggio, bensì della porca…, la volle far sua prima della processione che l’acclama la giusta candidata e squisita selvaggina dell’indomita lista civica…




I pagani selvaggi, futuri Filosofi, scalzi ignudi e senza denari, senza caciotta e senza materia, lo vollero immolare all’arte della grammatica, lo videro fuggire dal libro miniato, da un rigo, da un papiro, da una frammentata sconnessa Rima, e dall’oltraggio subito, riparato nonché avvistato, qualche selvaggio del villaggio ancor afferma, fino ad un eremo indifeso….

 

I civili dottori di chiesa lo volevano curare ancora, qualcuno pretendeva farne bambino per un propizio presepe dell’Eremo riparato dal selvaggio borgo difeso, quando però lo videro parlare la segreta Lingua degli asini e delle telluriche bestie della Terra, lo porsero allo spiedo per ordine della Terra.

 

Gli osti agli ordini consumati e per tutti i peccati né consumati e brindati, ne pretendono il dovuto risarcimento, i Domenicani ogni Domenica lo vogliono immolare allo spiedo e disperderne le ossa al vento.  

 

I selvaggi del villaggio raccolsero le poche ossa rimaste e ne fecero strumento…

 

Solo i Tibetani lo acclamano ancora qual nobile Fiera transitata, nonché qualcuno dice ed afferma…., udita!




[Procediamo direttamente all’epilogo come ad ogni buon lettore conviene qual gesto istintuale ‘alla fine’ (e non più al fine, si noti la disgrazia grammaticale) per il romanzo che lo scrittore come il dottore attende di scrivere da principio; ovvero quando IL VERBO FU DATO ALL’UOMO E SOTTRATTO ALLA FIERA, in grazia al futuro automa; chi difetta di tal accento, quindi ai primordi vocali di codesto comandamento, istintuale gesto da Fiera giacché tutto esposto sul retro dell’Universo, codice a barre compreso… si astenga nel leggere il libro ne rimarrebbe offeso!




Nonché il profilo e il grado comprensivo da un punto nato, ovvero porlo alle più nobili e ordinate condizioni dell’ESSERE dal NON-ESSERE evoluto, come ben leggete; tratte o sottratte, in quanto anche in questa sede non siamo soliti trascurare tutto ciò concernente LA LEGGE (da leggere e mai applicare ed intendere) assommate alle universali gravità fisico-fiscali (nonché materiali) dell’universo, sottratte alle future DENUNCE a cui ognuno obbligato (si provveda quindi a contattare l’ufficio commerciale)!




Ovvero, giammai omettere e scrivere, e alla fine condurre, la verità al porto della sconnessa ragione vilipesa, epilogo il quale si merita i futuri servigi dello scrittore, qual ETERNA condizione di vita nell’odierna metafisica veicolata dall’autista da cui tratta.

 

Quindi è bene per lo scrittore che dovrà scrivere il libro prendere nota della targa motorizzata del futuro lettore affinché l’Opera risulti immutata nell’ordine! Da cui scaturirà l’intera vendita della selva ammirata dalle Amazzoni presidiata…  GRAZIE…]

 

 


 

EPILOGO, OVVERO CRITERI DI RIEDUCAZIONE



Questa per l’appunto mi è parsa la causa del suo stato attuale e ciò spiega perché nutrivo buone speranze circa il successo delle mie cure. In effetti, considerando il poco tempo che aveva trascorso tra gli uomini, il selvaggio dell’Aveyron, più che un adolescente idiota, era un bambino di dieci o dodici mesi, e un bambino su cui pesavano negativamente le acquisite abitudini antisociali, una testarda disattenzione, la scarsa duttilità degli organi e una sensibilità fortemente attenuata da cause accidentali.... 


[PROSEGUE CON IL CAPITOLO COMPLETO]


 



 

 




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