Prosegue in:
Sogni (2) &
Sogni (3) &
Breve dialogo
In un'epoca, in una civiltà che pur avendo costruito per ogni particolare
fenomeno della medicina, della psicologia o della sociologia una speciale
disciplina, lingua e letteratura, tuttavia non possiede più un'antropologia,
una scienza dell'uomo, a volte, per una persona, tutte le esperienze e le
facoltà umane possono diventare problemi insolubili e mirabolanti stra-
nezze a volte affascinanti, deliziose, entusiasmanti, a volte spaventose,
minacciose e conturbanti.
L'essere umano dissociato, non più intero e integro ma smembrato in
mille specialità e sezioni arbitrariamente conquistate, può quindi disgre-
garci - come preparati microtomici al microscopio - in un mondo di im-
magini molte delle quali si richiamano alla realtà umana, animale, vege-
tale, minerale, immagini il cui linguaggio formale e cromatico dispone
- apparentemente senza limiti - di tutti gli elementi e le possibilità che
sono privi di un senso comune, congruente, ma i cui frammenti figurati-
vi possono avere una bellezza preterintenzionale, magica, ancestralmen-
te creativa.
E' questa bellezza, questa magia del frammentario, del disciolto dalla
compatta unità del reale che da alcuni decenni attrae così intensamente
i pittori e che può conferire a molti dei loro quadri privi di senso comu-
ne una così avvincente malinconia dell'irreale, una così effimera e ra-
pinosa bellezza spirituale, tanto che a volte in essi si crede di ritrovare
raffigurata una realtà integra e autentica: vale a dire non più l'unità e la
solidità del mondo, ma l'unità e la perennità della morte, del dissolvi-
mento, della caducità.
Come lavorano questi pittori, che frammentano la realtà unitaria, dis-
solvono ciò che è solido, agitano gli elementi formali e ricostruiscono
nuove, irresponsabili ma spesso affascinanti combinazioni, così, nel
sogno, lavora la nostra anima, e non è un caso che tra i nuovi umani
del nostro tempo, inesistente sinora, si sia introdotto anche il tipo di
uomo che non vive più, non opera più, non risponde più di nulla, non
contratta e non decide, bensì sogna.
Sogna di notte e spesso anche di giorno, e si è abituato a trascrivere
i suoi sogni, e poiché la trascrizione di un sogno richiede assai più tem-
po che il sognare stesso, questi letterati del sogno per l'intera loro vita
sono superimpegnati: mai riescono a trascrivere neppure la metà di
quanto hanno sognato, ed è quasi un miracolo se tra sogni e trascrizio-
ni riescono a prendere un pasto o ad attaccarsi un bottone.
Questi letterati del sogno o sognatori di professione hanno fatto di una
parte - in tempi salubri una piccola parte di vita, una funzione derivata
del sonno, una cosa capitale, il baricentro e la vocazione della loro e-
sistenza.
Non vogliamo importunarli né canzonarli; anche se a volte sorridiamo
o alziamo le spalle, troviamo l'attività di queste persone certo infruttuo-
sa, ma anche innocua e innocente, certo egoistica, ma in modo fanciul-
lesco, certo un po' stramba, così come quei pittori che non ritraggono
la realtà, come noi stessi e l'intero mondo odierno sono un poco stram-
bi, ma non in modo maligno o pericoloso.
L'uomo che ha scoperto una volta quant'è buono un bicchiere di vino,
può in date circostanze diventare un bevitore in quanto fa del bicchiere
di vino il significato e il baricentro della sua esistenza, o l'uomo che ha
scoperto come possono essere sane e corroboranti le verdure crude
può, in date circostanze, diventare un degustatore professionista e un
fanatico igienista; anche queste sono verità relativamente innocue di
stramberia, e non depongono affatto contro la bontà del vino, e con-
tro la salubrità dell'insalata.
La cosa giusta - così ci sembra - sarebbe dare ogni volta il giusto ri-
coniscimento al bicchiere di vino come alla verdura cruda senza la-
sciarli diventare l'asse attorno a cui ruota la nostra vita.
Così è anche col sognare e con gli analisti del sogno.
Noi non crediamo che per volontà divina questo sia realmente idoneo
a divenire una professione e l'interesse dominante nella vita umana,
ma abbiamo potuto scoprire spesso che neppure concedere troppo
poco ai sogni e all'attenzione per i nostri sogni.
No, ogni volta dobbiamo e vogliamo chinarci sopra questi preziosi
abissi e stupirci un poco dei loro segreti, scoprire nelle loro framment-
tarie sequenze di immagini riferimenti all'unità del reale e farci grati-
ficare dalla bellezza spesso ineffabile dei loro fantasmi.
(H. Hesse, La Natura ci parla)
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