mercoledì 21 maggio 2014
VIAGGI ONIRICI (9) (Bennet Story Greene-44)
Precedenti capitoli:
Viaggi onirici (8) &
Pionieri e nativi: la 'storia' (43)
Prosegue in:
Viaggi onirici (10) &
Pionieri e nativi: Bennett Story Greene (45) &
sul prato di Bennett: Julian Scott (46) &
sul prato di Bennett: Zilpha Marsh (47)
Durante la primavera del 1862, l'imponente esercito del
generale Buell era accampato in preparazione della cam-
pagna che sfociò nella vittoria di Shiloh.
Era un esercito inesperto e alle prime armi, sebbene al-
cuni suoi reparti fossero già stati impegnati duramente
in diverse battaglie sulle montagne della Virginia occiden-
tale e del Kentucky.
La guerra era appena iniziata e il lavoro del soldato era
una professione nuova, non pienamente compresa dai
giovani americani del periodo, che non ne gradivano
del tutto alcune caratteristiche.
La principale di queste era quella parte essenziale del-
la disciplina chiamata subordinazione.
Un individuo permeato fin dall'infanzia dell'accativante
menzogna secondo cui tutti gli uomini sono uguali, non
tollera facilmente l'assoluta sottomissione all'autorità,
e il soldato volontario americano nei suoi anni verdi
è tra i peggiori che si conoscono.
Fu così che uno degli uomini di Buell, il soldato sem-
plice Bennett Story Greene, commise l'imprudenza di
colpire il suo ufficiale.
A guerra inoltrata, non l'avrebbe fatto; come sir An-
drew Aguecheek, prima si 'sarebbe dannato'.
Ma gli venne negato il tempo per correggere le sue
abitudini militari: subito arrestato in seguito alle ri-
mostranze dell'ufficiale, processato dalla corte mar-
ziale e condannato alla ...fucilazione.
- Avreste potuto fustigarmi e farla finita così,
disse il condannato al testimone che gli aveva inten-
tato causa.
- "E' quello che facevate a scuola, quando eravate
solo Will Dudley, e io valevo quanto voi.
Nessuno mi ha visto colpirvi, quindi la disciplina non
ci avrebbe rimesso poi così tanto".
- Ben Greene, penso che abbiate ragione a questo
proposito,
disse il tenente.
- Siete disposto a perdonarmi? Questo è il motivo per
cui sono venuto a trovarvi.
Non ci fu risposta, e un ufficiale che aveva infilato la
testa nell'apertura della tenda in cui aveva avuto luo-
go la conversazione disse che il tempo concesso per
il colloquio era terminato.
Il mattino dopo, quando il soldato semplice Greene
venne fucilato da un plotone di suoi compagni in pre-
senza di tutta la brigata, il tenente Dudley voltò le
spalle a quel triste spettacolo e sussurrò una preghi-
era di misericordia, in cui incluse anche se stesso.
Qualche settimana dopo, mentre la prima divisione di
Buell veniva traghettata sul fiume Tennessee per accor-
rere in aiuto dell'esercito sconfitto di Grant, scese una
notte buia e tempestosa.
La divisione avanzò, centimetro dopo centimetro, at-
traverso lo scempio provocato dalla battaglia, in dire-
zione del nemico, che era indietreggiato un poco per
serrare i ranghi.
Ma se non fosse stato per i lampi, l'oscurità sarebbe
stata assoluta. Non si attenuò mai nemmeno per un
attimo e, quando i tuoni non crepitavano, e romba-
vano, udivamo sempre i lamenti dei feriti, tra i quali
i soldati avanzavano a tastoni e sui quali inciampava-
no per via del buio.
C'erano anche dei morti... di morti, ce n'erano in ab-
bondanza.
Nel debole grigiore delle prime ore del mattino, quan-
do l'avanzata delle truppe formicolanti si interruppe
per riassumere almeno in parte l'aspetto di uno schi-
eramento di battaglia e una pattuglia venne mandata
in avanscoperta, circolò voce di fare l'appello.......
(Prosegue....)
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