Le armi leggere individuali non sono una categoria facilmente definibile,
ma il termine descrive di solito le armi che un individuo può trasportare
da solo: pistole e revolver, carabine e fucili d'assalto, bombe a mano,
pistole mitragliatrici, mortai leggeri e armi anticarro leggere come lan-
cia granate e bazooka.
I missili terra-aria a spalla sono anch'essi compresi nella categoria per-
ché possono essere trasportati da una sola persona, anche se si tratta
di armi a tecnologia molto più avanzata e complessa delle armi indivi-
duali. Anche le mine antiuomo vengono spesso incluse nella categoria;
tuttavia ragioni di spazio ci impediscono di trattare qui questa terribi-
le minaccia per le popolazioni civili e per lo sviluppo.
Il termine copre quindi un'ampia gamma, dalle armi di impiego esclusi-
vamente militare a quelle usate dalle forze di polizia fino alle pistole o
ai fucili da caccia legittimamente detenuti da civili.
Per diverse ragioni, queste armi sono più difficili da individuare e da te-
nere sotto controllo, e più preoccupanti rispetto ai grandi sistemi che fi-
no ad oggi hanno attirato la maggior parte dell'attenzione dei politici.
In primo luogo, le armi leggere non hanno i costi elevati dei grandi siste-
mi d'arma, e perciò viene attribuita loro meno importanza di quanta non
ne hanno in realtà; si calcola però che ogni anno in tutto il mondo armi
leggere per un valore di circa tre miliardi di dollari attraversino i confini
internazionali: è una cifra equivalente a quasi un ottavo delle vendite
complessive di armi.
In secondo luogo, il costo relativamente basso della maggior parte del-
le armi leggere ne permette l'acquisto a molti gruppi paramilitari. Con
soli 50 milioni di dollari (l'equivalente di un moderno aereo da caccia)
è possibile equipaggiare un piccolo esercito con circa 200.000 fucili d'-
assalto ai prezzi correnti di mercato.
In terzo luogo, a differenza delle armi pesanti, la manutenzione e l'uso
delle armi leggere non richiede complesse capacità organizzative, logi-
stiche o addestramento; quindi esse sono l'equipaggiamento preferito
delle forze armate di molti paesi poveri e dei gruppi di guerriglieri o di
altre formazioni paramilitari.
In quarto luogo, molte armi leggere pesano pochissimo e possono es-
sere trasportate smontate e rimontate con tanta facilità da consentirne
l'uso anche a bambini di dieci anni.
Nonostante il fenomeno dei bambini-soldati (e dei bambini civili non
soldati...) non sia una novità, la grande disponibilità di questo tipo di
armi ha aumentato la possibilità che i bambini prendano parte ai con-
flitti armati (o a delle semplici per quanto facili vendette personali....).
Le armi leggere sono così diffuse che molte regioni del mondo ne so-
no addirittura sommerse.
Recentemente un uomo politico delle Filippine ha fatto un'affermazio-
ne che inquadra l'essenza della situazione in molti paesi: le armi da fuo-
co sono disponibili con tanta facilità che acquistarle è 'facile come com-
prare pesce al mercato'.
E' molto difficile avere dati affidabili: tuttavia le cifre disponibili sono
impressionanti. Il fucile d'assalto più noto è l'AK-47, sicuramente più
conosciuto con il nome del suo inventore, Andreij Kalashnikov.
Costruiti in Unione Sovietica e in altri nove paesi, dal 1947 a oggi so-
no stati prodotti oltre 70 milioni di Kalashnikov delle circa 100 versio-
ni esistenti: molti di questi sono ancora utilizzati dagli eserciti di 78
paesi e innumerevoli formazioni paramilitari in tutto il mondo.
In Mozambico, uno dei paesi che possiede il più elevato numero di que-
sti fucili, l'AK-47 è raffigurato nella bandiera nazionale.
Tuttavia questo simbolo della violenza di massa a bassa tecnologia con-
divide la propria fama con altri fucili d'assalto utilizzati da numerosi e-
serciti nazionali. Fra essi la pistola mitragliatrice Uzi, prodotta in Israele
(10 milioni di esemplari), l'M-16 prodotto negli Stati Uniti (8 milioni),
il G-3 tedesco (7 milioni) e il FN-FAI, belga, prodotto in 5-7 milioni
di esemplari.
Oltre alla produzione autorizzata di queste e altre armi (più efficienti e
moderne rispetto ai dati in riferimento in questo prezioso tomo) legge-
re, pare che diversi paesi stiano invadendo il mercato mondiale con
versioni contraffatte: nel complesso si calcola che esistano al mondo
più di 100 milioni di fucili da guerra.
Oltre alle armi leggere conservate negli arsenali militari (che alcuni cal-
colano in 500 milioni di esemplari) ci sono, naturalamente, molte armi
'civili': si tratta di solito di armi con minore potenza di fuoco o minore
rapidità di tiro, ma il confine fra militare e civile non è sempre così net-
to.
In primo luogo, alcune armi civili possono essere convertite in armi
automatiche o semiautomatiche, e quindi assomigliare di più alle armi
militari. In secondo luogo, un numero ignoto di fucili d'assalto e di al-
tre armi da guerra è in possesso di civili, anche se spesso illegalmente.
Nessuno conosce realmente il numero di armi in circolazione tra la po-
polazione civile di molti paesi.
Il primo sforzo per affrontare questo problema a livello internazionale
è stato un recente studio della Commissione per la Prevenzione del
Crimine e per la Giustizia delle Nazioni Unite.
Essa ha esaminato gli stati membri per raccogliere e comparare dati
sulla fabbricazione, il commercio e il possesso privato di armi, sulle
leggi nazionali in materia e sul numero di omicidi, suicidi e incidenti in
cui è implicato l'uso di armi da fuoco.
46 paesi equivalenti al 68% della popolazione mondiale hanno rispo-
sto all'inchiesta, anche se alcuni hanno fornito dati soltanto parziali.
L'inchiesta mostra quanto si è ancora lontani dalla comprensione del
fenomeno del possesso privato di armi: infatti, il dato ufficiale di 34
milioni di armi da fuoco possedute da privati in 35 paesi rappresenta
probabilmente solo la punta di un iceberg.
La Russia, per esempio, registra una cifra di 3,6 milioni di esemplari,
ma si ritiene che il numero delle armi circolanti illegalmente nel paese
sia immenso, poiché il mercato nero è alimentato a profusione dagli
arsenali militari.
E alcuni ritengono che in Canada - se si considera la cifra di 7 milioni
di proprietari legittimi registrati dalle Nazioni Unite - i privati posseg-
gano da 21 a 25 milioni di armi da fuoco.
Gli Stati Uniti sono senza dubbio uno dei paesi che dispone del più
numeroso arsenale privato, molto probabilmente il più imponente e
importante del mondo.
Nel paese ci sono 250.000 rivenditori autorizzati di armi, 20 volte
il numero dei ristoranti McDonald. Le stime delle armi in possesso
dei privati variano da 192 milioni a 230 milioni fino a 250 milioni
(secondo l'FBI).
Se si accettasse la cifra più elevata, significherebbe un'arma da fuo-
co per ogni cittadino degli Stati Uniti, neonati e anziani compresi.
Al commercio illegale si aggiungono ogni anno dai 3 ai 6 milioni di
armi prodotte legalmente, più un milione provenienti dalle importa-
zioni.
Si ritiene che circa 500.000 armi leggere vengano rubate nel corso
di furti e rapine ai danni di privati.
Gli Stati Uniti sono oggi l'unico paese industrializzato che permette
ai suoi cittadini di possedere fucili d'assalto, è una quota pari all'1%
di tutte le armi da fuoco detenute negli Stati Uniti ma responsabile,
secondo lo Urban Institute, dell'8% di tutti i reati in cui sono utilizza-
ti armi.
Gli alti livelli di diffusione delle armi da fuoco e il laissez-faire delle
autorità si traducono in una violenza su larga scala. Negli Sati Uniti
ci sono più vittime di armi da fuoco in una settimana che in un anno
in tutta l'Europa occidentale, e più omicidi commessi con armi da
fuoco in un giorno che in Giappone in un anno.
Un recente studio dell'U.S. Center for Disease Control and Preven-
tion mostra che gli adolescenti statunitensi hanno una probabilità do-
dici volte maggiore di venire uccisi durante una sparatoria rispetto
ai giovani di ogni altro paese industrializzato.
(Con queste parole mi auguro in vista di questa ultima strage del
14 corrente mese, che il Presidente Obama intervenga e legiferi in
materia con l'urgenza prevista dal caso, anche se gli interessi di tut-
ti gli addetti ai lavori possono manifestare i loro ostacoli dettati da
chiare motivazioni economiche. L'urgenza e la prevenzione 'motiva-
no' una dovuta riconversione di valori socio-cultari quali indispen-
sabile bagaglio inteso come 'risorse culturali' da 'riconsegnare' alle
dovute aspirazioni di un popolo democratico ed evoluto. Nel quale
la violenza venga indirizzata e prevenuta entro i normali valori ci-
vili, che, qual si voglia civiltà, intesa come tale, 'calcola e valuta'
nel suo contesto ambientale in cui essa diviene naturale manife-
stazione umana dell'essere ed appartenere alla Terra, e dei rappor-
ti umani e religiosi, oltre che sociali, che in essa si concretizzano.
... Quale metro di misura della sua naturale e dovuta evoluzione....
Giuliano Lazzari (curatore del blog). )
(Worldwatch Institute)
Libro consigliato: B. Obama, I sogni di mio padre
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