...Edith Piaf ...19/12/1915 - 11/10/1963
Al momento della nascita di Edith Giovanna Gassion, il 19 dicembre...
1915, l'Europa è devastata da una delle guerre più terribili della storia
dell'umanità.
Gli uomini sono al fronte, o sepolti nelle buche delle trincee, mentre nelle
retrovie i civili si barcamenano come possono per sopravvivere.
Anita Maillard, detta Line Marsa, è una cantante di strada.
Figlia d'arte, originaria della Cabilia, sua madre è un'artista del circo che
presenta un numero con le pulci, con lo pseudonimo di Aicha.
Il suo diciannovesimo compleanno coincide con la mobilitazione genera-
le, e lo stesso giorno sposa un acrobata contorsionista incontrato alla Fi-
era di Parigi, Louis Gassion, un uomo molto bello che ha grande fortuna
con le donne.
Quando la moglie Anita lo informa che si avvicina il giorno del parto, Louis
fa di tutto per ottenere un permesso. Sebbene fosse arrivato a Parigi qual-
che giorno prima della fatidica data, non si può affermare con certezza che
fosse presente all'Ospedale Tenon al momento della nascita della figlia:
forse si trovava davvero a festeggiare l'evento in qualche bar del quartiere...
La bambina, che nasce in un giorno così vicino alla vigilia di Natale, viene
battezzata Edith Giovanna. Edith in onore di Edith Cavell, un'infermiera in-
glese che viveva in Belgio, fucilata dai tedeschi il 12 ottobre 1915 (un gior-
no prima della sua morte nel 963...) per aver organizzato l'evasione di nu-
merosi alleati feriti che si trovavano nel suo ospedale.
All'epoca, il caso fece molto scalpore e la coraggiosa infermiera divenne
una specie di eroina del popolo.
Quanto a Giovanna, nome che la Piaf detesterà sempre, deriva, secondo
una pratica molto diffusa a quei tempi, dal secondo nome della madre, na-
ta in Italia pur non avendo alcun familiare di origine italiana.
Qualche giorno dopo la nascita di Edith, Louis Gassion riparte per il fron-
te. Tornerà solo nel 1917, quando otterrà un nuovo permesso.
La figlia comincerà presto ad essere un peso per la madre che, non aven-
do altra risorsa che il canto, non sa che farsene di quel fardello. Per essere
più libera nei movimenti affida la bambina alla nonna Aicha, che abita in una
catapecchia in Rue Rébeval, un'arteria stretta e sinuosa che interseca Rue
de Belleville in prossimità del famoso civico 72.
Malgrado le origini algerine ed i precetti del Corano non hanno impedito ad
Aicha di sprofondare nell'alcolismo più nero....
Dopo alcuni problemi alla vista, Edith si ritrova con il padre ad affrontare una
vita da vagabondi, dormono all'aperto o nel retro di qualche bistrot; a volte in
qualche squallida stanza d'albergo, se l'elemosina era stata abbondante o quan-
do Louis Gassion trovava compagnia per la notte....
Padre e figlia vissero per otto anni una vita da bohémien, avventurosa e mi-
serabile, senza poter mangiare ogni volta che avevano fame, ma col vino e
il cattivo cognac sempre a disposizione per riscaldarsi quando il freddo di-
ventava troppo intenso.....
Un po' alla volta la ragazzina si abitua all'alcol a un'età in cui di solito ci si
accontenta di sciroppo di melassa allungato con l'acqua.
Pare che che sia stato un po' per caso, nel corso degli anni di vagabon-
daggio, che Edith ha scoperto il potere della sua voce sulla gente.
Fatto sta che dopo la prima prova, padre e figlia si accorgono che gli in-
cassi sono migliorati.
Edith, quindi, inizia a cantare alla fine di ogni rappresentazione, appena
prima di passare con il cappello, diventando sempre più sicura di sé e
ampliando il suo repertorio di motivi alla moda.
Resterà con il padre ancora per qualche tempo, finché non deciderà, all'-
età di quindici anni, che è arrivato il momento di volare con le proprie ali.....
Gli anni che seguono sono pieni di difficoltà.
Edith vive alla giornata, cantando per la strada o nei cortili dei palazzi, in
compagnia della sua amica Momone.
Gli inverni, in particolare, sono più duri perché le finestre delle case restano
chiuse, e cantare nei cortili è inutile.
Restano solo le strade, a patto però di evitare i poliziotti, che non amano
gli assembramenti, disperdono il pubblico e usano la forza per far sgom-
brare i saltimbanchi.
Per aggirare il problema, a Edith viene l'idea di andare a cantare nelle ca-
serme. Certo, ogni volta bisogna chiedere l'autorizzazione al colonnello,
ma quando la ottiene il pubblico è assicurato e la sala dove ha luogo lo
spettacolo, cantina o refettorio che sia, è riscaldata.
L'adolescente sta vivendo il pieno risveglio della sua sessualità e quegli
uomini ben nutriti, puliti e virili, con le loro uniformi da marinai, legionari
o spahi, la turbano.
Non serve andare lontano per rintracciare l'origine della figura della 'ra-
gazza del soldato' che Edith coltiverà per tutta la vita e che ritorna spes-
so nelle sue canzoni.
...Dopo un brutto matrimonio la ragazza sente il bisogno di cambiare aria;
decide di trasferirsi a Pigalle. Le sue frequentazioni allora cambiano del tut-
to, e si ritrova a far parte del mondo della malavita (non certo quella dei
criminali di alto livello, ma quella di strada in un periodo difficile...).
Gli anni a Pigalle avranno grande peso nella vita di Edith, perché nell'ambi-
to della propria creatività, svilupperà una mitologia personale che idealizza-
va le figure del ragazzaccio e della donna di strada, al punto di farne due
archetipi di eroe popolare, simboli di un certo concetto di libertà, un po'
come aveva fatto Aristide Bruant alla fine del secolo precedente....
(prosegue .....)
(Edith Piaf, La mia vita)
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