La John R. Bradley, in viaggio verso la Groenlandia settentrionale, nell'estate
del 1907 attraversò acque calme e mari in tempesta.
Dopo aver fatto una tappa per permettere al suo proprietario di andare a cac-
cia, la nave giunse, e proseguì brevemente verso nord, fino al piccolo insedia-
mento di Annoatok, che normalmente ospitava solo pochi eschimesi, ma che
in quel periodo era abitato da alcuni dei migliori cacciatori della regione, con
le loro famiglie e i cani da slitta, che si preparavano alla caccia invernale dell'-
orso.
Cook si rese conto che non avrebbe avuto problemi a organizzare la spedizio-
ne e a trovare uomini di cui aveva bisogno: avrebbe ripagato i servigi e i beni
dei nativi con 'benefici della civiltà' quali coltelli, fucili, munizioni, aghi e fiam-
miferi.
Sapeva bene che cosa fare; nemmeno 'un milione di dollari avrebbe potuto
essergli più utile. Era un'opportunità troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire'.
Una mattina a colazione, disse a Bradley: 'Intendo rimanere'.
'Non c'è problema. E' maggiorenne', commentò l'altro.
Quindi trovandosi di fronte a un uomo che rispettava e che nel corso dei mesi
passati aveva sinceramente imparato ad apprezzare, aggiunse: 'Ci pensi, pri-
ma di prendere la decisione finale'.
Da buon giocatore, però, era pronto a scommettere che il dottore fosse asso-
lutamente convinto. Bradley aveva osservato come ogni singola azione di Cook
- sin dal giorno in cui avevano pranzato insieme alla Holland House, all'inizio del-
l'estate - fosse in preparazione del suo viaggio al Polo Nord.
Nel corso della navigazione, l'aveva guardato mentre rispolverava il suo sestan-
te compiendo regolarmente delle osservazioni con il capitano Moses Barlett, e-
sperto navigatore dei mari ghiacciati e comandante della nave.
Era uno strumento eccezionale: un modello da topografo in alluminio, prodotto
da Hurleman e distribuito in America da Keuffler & Esser, di New York, dotato
di un nonio che leggeva fino a 25 centimetri, e di tre telescopi (terrestre, astrono-
mico e...notturno), e di prismi a doppia rifrazione; un ottimo apparecchio, molto
leggero, che, quando Cook era occupato in altre faccende, Bartlett utilizzava per
determinare la posizione della nave, giorno per giorno (in seguito fu adoperato per
altre - poco edificanti - conquiste ...commerci & guerre....).
Bradley ammirava la pazienza del medico: 'Si adegua a ogni situazione, e non ...
molla', si trattasse di compiere osservazioni o di lavorare 'dodici ore di fila' per
far ripartire un motore in stallo durante una caccia al tricheco; e non si fermava
fino a quando non sentiva 'quell'allegro tut-tut'. 'Non si lamentava mai, non impre-
ca ... tira avanti, semplicemente'.
Da parte dell'equipaggio, la notizia che Cook volesse provare a raggiungere il Po-
lo Nord venne accolta con molta eccitazione. Tutti si offrirono di unirsi a lui, per-
sino Bartlett, che presto però si rese conto di quanto sarebbe stato imprudente
rispedire indietro la nave senza il suo skipper.
Invece, gli propose di prendere con sé l'intero equipaggio, con l'esclusione del
cuoco e dell'ufficiale di macchina.
Ma quell'inverno, in Groenlandia, il dottore avrebbe tenuto con sé soltanto un
bianco, dal momento che intendeva servirsi di una squadra composta in gran
parte da eschimesi, convinto che nessun gruppo di bianchi, per quanto corag-
giosi e determinati, 'potesse eguagliare gli indigeni nel loro elemento'.
Scelse come compagno Rudolph Franke, 29 anni, un vigoroso tedesco con un'-
educazione scientifica, buono, forte e 'appassionato di cose artiche'.
Oltre alle provviste già preparate da Cook, Bradley ordinò che venissero scari-
cati viveri e beni che non fossero strettamente necessari al viaggio di ritorno.
Non solo: offrì di inviare la nave l'estate successiva - a sue spese - per riportare
i due uomini a casa; ma il dottore aveva altri progetti. Lui e Franke avrebbero
raggiunto in slitta dei porti danesi lungo la costa meridionale della Groenlandia,
dove si sarebbero imbarcati su una delle navi per la caccia alla foca che si reca-
vano periodicamente a Copenaghen.
Quindi, sarebbero tornati in nave dall'Europa.
La mattina del 3 settembre, dopo i saluti, la John R. Bradley fece rotta verso
sud, fino a scomparire all'orizzonte. Cook rimase solo 'con il - suo destino -,
a 700 miglia marine dal Polo Nord......
La Roosevelt gettò l'ancora a Etah la prima settimana di agosto del 1908.
Non potendo cominciare il proprio viaggio attraverso la calotta prima che l'-
inverno avesse allentato la sua morsa, con l'inizio dell'anno nuovo, Peary si re-
se conto del suo enorme svantaggio nei confronti di Cook; sebbene fosse anco-
ra convinto che la strada scelta da quest'ultimo fosse meno adatta della sua 'via
americana', il dottore newyorkese fu uno degli argomenti di conversazione pre-
feriti per tutta la durata del viaggio; durante un pasto, Peary esternò l'opinione
ingenerosa che aveva del medico......
Nelle lettere che spedivano a casa, a parenti e amici, alcuni fra i suoi uomini e-
spressero il proprio argomento nei confronti dell'animosità che il loro leader nu-
triva verso il suo rivale.
L'Erik, una nave a vapore noleggiata dal Peary Arctic Club, arrivò a Etah qualche
giorno dopo, con 300 tonnellate di carbone destinate a rifornire la Roosevelt, e
altre 50 da nascondere a terra per il viaggio di ritorno, previsto per l'anno suc-
cessivo.
Cinquanta tonnellate di carne di tricheco e di balena, inoltre, vennero trasferite da
un'imbarcazione all'altra. A bordo c'erano diversi passeggeri paganti, tra cui Harry
Whitney, uno sportivo milionario intorno ai trentacinque anni, originario del Connec-
ticut, recatosi al Nord per andare a caccia.
Whitney, un uomo tenace, aveva costruito da solo la propria fortuna (dirigeva un
ranch e una miniera di carbone); era già stato nella Groenlandia settentrionale ed
era in grado di conversare con gli indigeni nella loro lingua.
Pochi giorni dopo l'arrivo, l'ingegnere visitò gli accampamenti eschimesi circostanti,
in cerca di uomini da reclutare per la sua spedizione. Il timore che Cook avesse fat-
to incetta di indigeni e cani si rivelò ingiustificato: ottenne tutto ciò di cui aveva biso-
gno: 22 esperti conducenti di slitte e 246 cani, probabilmente il numero più elevato
dall'inizio delle spedizioni polari.
Durante l'assenza di Peary, sulla passarella della Roosevelt apparve Franke.
era in condizioni terribili: i capelli lunghi e sudici, la barba in disordine, gli occhi
vitrei e iniettati di sangue che sporgevano dal viso incavato e giallastro.
Aveva aspettato fino al 5 giugno, come da istruzioni; poi, non avendo alcuna no-
tizia di Cook, era partito con una slitta per un lungo viaggio verso sud, insieme a
diversi eschimesi di Annoatok. Per via del ritardo subito in seguito alle tempeste
e alle condizioni del ghiaccio, erano arrivati quando le baleniere erano già partite
per la stagione di caccia.
.... Nel pomeriggio, il tedesco tornò a bordo con Henson, Goodsell e gli eschime-
si. Il tedesco si fece strada a forza fino all'esploratore, e lo afferrò per un braccio.
"LA PREGO, IN NOME DI DIO, MI PORTI VIA. NON POSSO PIU' STARE QUI'.
Poi passandogli un foglio piegato, gridò:
'GUARDI! POSSO ANDARMENE! HO L'AUTORIZZAZIONE DEL DOTTOR COOK...........'
(B. Henderson, Vero Nord; libro consigliato: S. Brant, La nave dei folli)
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