CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
UN LIBRO ANCORA DA SCRIVERE: UPTON SINCLAIR

mercoledì 27 febbraio 2013

IL PIONIERE (Jim Bridger)







































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John Muir

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il pioniere (la stazione di ristoro) (2)








James Bridger nacque nel 1804 a Richmond, in Virginia, ma quando
era ancora bambino la sua famiglia si trasferì nei dintorni di St. Lo-
uis dove, nel 1822, venne a sapere che William Ashley stava cercan-
do un centinaio di 'uomini intraprendenti per risalire il fiume Misso-
uri  fino alla sorgente.
Il viaggio sarebbe durato uno, due o tre anni'.
Nonostante Bridger avesse solo diciotto anni, aveva già lavorato co-
me fabbro; al socio Ashley, Andrew Henry, lo sguardo di quel  giova-
notto alto piacque così tanto che fu subito arruolato.




Thomas Fitzpatrick, Jedediah Smith, Jim Clyman e Bill Sublette, tut-
ti uomini destinati a diventare famosi 'montanari'.
Alla foce dello Yellowstone, nel cuore della terra dei castori, costrui-
rono Fort Henry, e Jim Bridger si trovò a trascinare pesanti trappo-
le di ferro per tutta la montagna.
Imparò che un vero cacciatore di castori deve guadare le acque
ghiacciate del fiume per chilometri per non lasciar traccia del suo
odore e che l'esca migliore è un fascio di ramoscelli unti con l'olio
estratto da una ghiandola del castoro.




Imparò che i Piedi Neri reclamavano la proprietà della terra dei
castori e facevano del loro meglio per uccidere tutti gli intrusi.
Scoprì che le tribù un giorno potevano essere amiche e il giorno
dopo nemiche e dopo il primo scontro con gli indiani Arickaree
capì che nessun uomo bianco poteva sopravvivere in quella ter-
ra ostile senza sapere tutto ciò che gli indiani sapevano, se non
di più.




Nei primi due anni passati con i cacciatori, Jim Bridger studiò
le abitudini degli indiani proprio come gli uomini bianchi studia-
vano i libri.
Imparò a interpretare il significato di una foglia orientata in un
certo modo, di un ramoscello spezzato e del volo improvviso di
 uno stormo di uccelli.
Si concentrò sulla terra, sui rilievi, sulle vallate, sui corsi d'ac-
qua e sulle foreste.
Gli esploratori che viaggiavano più tardi con lui lo descrissero
come un atlante ambulante delle Montagne Rocciose.




'Tutto il West era inciso nella sua mente'
disse il generale Grenville Dodge...
'e il suo senso dell'orientamento s'era così affinato che riusciva
a capire qual era la strada giusta prima ancora di vederla'.




Nell'inverno 1824-25, Bridger rimase bloccato insieme ad altri
compagni in un canyon sul fiume Bear.
Nessuno capiva in quale direzione scorresse il fiume, se le sue
rapide turbolente portassero verso nord, est, sud o ovest.
Tali quesiti geografici affascinavano Bridger che decise di esplo-
rare il corso d'acqua.
Non ancora ventunenne, si mise al lavoro per costruire una piro-
ga inaffondabile con tronchi di salice e pelle di montone, il tutto
 sigillato con del sego.




Con difficoltà riuscì a navigare per il primo tratto del canyon,
poi raggiunse un punto in cui le acque erano più calme e avvi-
stò un lago in lontananza, provando così che il fiume Bear
scorreva verso sud e, allo stesso tempo, facendo un'altra im-
portante scoperta: il Grande Lago Salato.
Insieme ad altri montanari, Bridger stabilì quale doveva esse-
re il ciclo della produzione delle pellicce.




In autunno i cacciatori si dividevano in gruppi che si dirigevano
ognuno verso uno dei territori di caccia preferiti dagli indiani e
quando arrivava l'inverno si riunivano tutti in punto prestabilito,
 dove allestivano l'accampamento.
In primavera, poi, riprendevano a cacciare e in estate si riuni-
vano nuovamente.
All'inizio gli incontri servivano per consegnare le pellicce accu-
mulate durante l'anno e spedirle a St. Louis. Man mano che




passava il tempo, centinaia di indiani si unirono al commercio
delle pellicce e attorno al 1830 le riunioni annuali diventarono
delle vere feste con gare di tiro a segno, corse di cavalli, bi-
sche e ragazze indiane da corteggiare (la cosa non durò a lun-
go).
Nel 1830 Bridger e quattro suoi compagni unirono i loro rispar-
 mi, assunsero dei dipendenti e fondarono la 'Rocky Mountain
 Fur Company'.




Speravano di diventare ricchi come Ashley & Henry, ma i
guai li attendevano dietro l'angolo.
...Finite le aggressioni e abbandonati i sogni di grandezza,
Bridger tornò a godersi la vita.
Sposò la figlia di un capo indiano Flathead e fece un viaggio
a St. Louis per rivedere un po' di civiltà.
Fu in quell'occasione che incontrò un eccentrico nobil-uomo
scozzese, William Drummond Stewart, il quale rimase affa-
scinato da quell'onesto montanaro sicuro di sé.




Anche Bridger rimase colpito da Stewart, che trovò un per-
fetto credulone per le storie che inventava e un eccellente
vittima dei suoi scherzi.
Jim Bridger, però non aveva nessuna intenzione di tornare al
mondo civile. Accortosi che sempre più gente emigrava ver-
so le terre dell'Oregon, giunse alla conclusione che avrebbe
potuto fare affari d'oro aprendo stazioni di ristoro lungo la
strada percorsa da carovane, dove la gente avrebbe potuto
riposare, rifornirsi di cibo, sistemare gli zoccoli ai cavalli e
riparare tende e carri.......














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