CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
UN LIBRO ANCORA DA SCRIVERE: UPTON SINCLAIR

mercoledì 20 agosto 2014

GNOSI PAGANA (63)

















Precedenti capitoli:

Il Secondo (Dio) (62) &

Gnosi Pagana (1/2)

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Gnosi Pagana (64)












(Da: Gnosi Pagana 1/2)

....Ora, se Dio è buono e il mondo cattivo, chi ha creato il
Mondo?
E cosa viene a fare l'uomo nel mondo?
Ecco nuovamente il problema cruciale in cui divergono i
cammini del saggio e dello gnostico.
Né l'uno né l'altro si fanno illusioni sulla materia di ogni sin-
golo destino: nulla è più santo dell'ottimismo definitivo di un
Epitteto o di un Marco Aurelio. Se trascurano il proprio do-
lore, è perché vogliono dimenticarlo per prendere in consi-
derazione soltanto il destino del Tutto, destino necessaria-
mente buono dal momento che è Ordine e Ragione.
A cosa serve ribellarsi?
Ammira e sottomettiti.
Il mondo è buono, Dio lo regge e lo anima continuamente:
tutto è immerso in Lui. La saggezza consiste esattamente nel
cogliere quest'immanenza e nel riassorbirvi il male.
Il mondo è malvagio, risponde lo gnostico.
Dio non può dunque esserne l'autore diretto: la creazione del
mondo è dovuta a un Secondo Dio, la cui essenza si definisce
attraverso tale funzione demiurgica.
Per la psicologia religiosa, il dualismo teologico porta con sé
innumerevoli conseguenze. Giacché, in fin dei conti, il primo
moto dell'uomo che soffre, se crede in Dio, è di rivoltarsi con-
tro questo Dio che lo fa soffrire.
In ogni sistema di teologia unitaria, l'esperienza del male è un
muro contro il quale la mente cozza e si ferisce. Non è facile
essere un saggio, perché essere saggi significa essersi accor-
dati, con tutto il proprio essere, ai misteriosi rigori della Ra-
gione e del Volere divino.
Chi non avverte che qui il dualismo offre una soluzione per
cui l'anima s'illumina immediatamente?
Il male non è dovuto a Dio, non proviene da Dio, ma neppu-
re dall'uomo. La responsabilità spetta a un terzo principio, il
demiurgo, o, più esattamente, agli dèi o demoni di quegli astri
creati dal demiurgo, che regolano sia la vita interna del cosmo
che la sorte di ogni essere vivente.
Pertanto tutta la religione si riassume in un doppio movimento:
di fiducia nel Dio trascendente, che è buono; di avversione e
di fuga nei confronti degli dèi cosmici che sono cattivi.
La dottrina della salvezza non è ormai che una scienza.
Dio vuole essere conosciuto dall'uomo, gli si svela, lo chiama.
Bisogna credere in Dio, pregarlo, domandargli l'illuminazione,
la grazia, che ci accordi l'esperienza sensibile della rigenera-
zione.
Allora, al miste, figlio di un Dio buono, è assicurata la felicità.
Dopo la morte oltrepasserà le sfere del destino per unirsi, nel-
l'al di là ai cuori dei beati che cantano Dio.
Felicità riservata agli eletti!
Ecco l'ultima linea di divisione fra saggezza e gnosticismo.
Per il saggio, una volta contemplato l'ordine del mondo, è un
dovere imitare quell'ordine, non soltanto nella condotta priva-
ta, ma anche nel suo atteggiamento verso gli altri uomini.
Contemplazione e azione, a partire da Platone, sono collegate.
Su questo punto lo stoicismo non fa che ereditare uno dei pre-
cetti più nobili della Repubblica e del Politico.
La nobiltà dell'educazione filosofica nata da Platone e dalla
Stoa ha fornito la teoria dei doveri del Principe e nel contem-
po insegnato ai Principi a mettere in atto tali regole.
Il fatto è noto: nel II secolo d.C., con Marco Aurelio e i suoi
rappresentanti, in tutte le province dell'Impero la filosofia sale
al potere.
Il mondo antico visse allora il periodo più felice della sua sto-
ria.
L'ideale del Principe risale però a molto tempo prima.
Studi recenti lo hanno messo chiaramente in evidenza: i prin-
cipi di governo a cui aspira l'Imperatore sono già tutti espres-
si nei trattati politici dedicati ai monarchi ellenistici.
Una messe d'iscrizione censisce le qualità che ci attende dal
sovrano, dai governatori e dai giudici. Queste qualità si rias-
sumono in una frase:
"Fare del bene agli uomini" (?!)

(Prosegue....)














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