CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
30 MAGGIO 1924

lunedì 5 agosto 2019

QUAL TRAMA? QUAL STORIA? secondo atto ovvero al ballo mascherato (5)
































Precedenti capitoli:

Qual trama? Qual Storia (2/1)  &

Dalla stupidità alla follia (3/4)

Prosegue...






















Nella Tana del Lupo con la... (6)

& Chi tanto vale... (7)














Questa Storia, una delle tante, fors’anche una delle troppe, circa la lotta fra il Bene che arretra ed il male che avanza ed ‘officia’, inizia proprio in una taverna là ove, se qualcuno ripone giusta Memoria, nata, non certo una Dottrina, bensì ben’altro malefico principio di Vita.

Si beveva birra, ed, e se non ‘erro’ un ex camerata d’una Grande Guerra mal’andata, di certo non rimava o poetava la vita, forse ogni tanto provava a dipingerla con scarso dubbio successo… quasi fosse una donna nuda privata del giusto bellico amplesso…

…Nei dovuti intervalli fra il Primo e Secondo atto di cotal sessuata carneficina l’apostrofava e accarezzava con la lacrima al volto assisa come una sana lotta in nome della rivincita in cui riprendere, non il dovuto possesso d’un amore perso, bensì un’ossessione destino d’una mondiale e futura catastrofe divenuta la peggior ‘amante’ della Storia…

…Lui conferiva a tratti spiritati e in monologhi astratti giacché il desiderio della ‘sua guerra’ si poneva in accenti da taverna per la donna teutonica. La bruna birra scorreva a fiumi e l’imminente catastrofe in medesimo letto si annunciava pronta per il suo sposo diletto…

La Storia o la Terra aspetta(va) il suo uomo!

Anche la nostra disgraziata Terra attende il suo come ogni zolla il proprio futuro illustre contadino, o al contrario, macellaio allevatore di ben altro destino. Che sia uomo o carnefice, amante o fedele marito, la Storia attende di consumare celebrare e scrivere l’insolito matrimonio fallito nel letto d’un fiume precipitato alla deriva d’un mare naufragato prima d’ogni incestuoso atto.

Nella patria così violentata!

…Così in onor della Storia ho sempre preferito, non tanto quelle cavernose fumose sudate taverne lungo medesima via, bensì ‘donchisciottesche’ teatri che meglio rappresentano la vera commedia dell’intero Sentiero, specchio e Anima d’un’epoca non men che epica remota avventura albergata nelle sfumate tinte d’un quadro in cui ritratti e misfatti seguono il corso della Storia non men dell’uomo che la fugge rincorrendola con medesimo animo d’apparente ‘pazzo’ pur essendo un invisibile Profeta ignorato…

…Certo i pazzi hanno fatto e scritto Storia e letteratura, per conto mio mi sono sempre riconosciuto in un diverso tratto o tinta, o per meglio dire, quadro di pazzia. Per tutti coloro che intendono la dovuta Rima, e pensano e cogitano additando dovuto distinguo e metro di insindacabile unanime giudizio di tal morbo nominato pazzia non raccomando cotal Novella ne potrebbero rimanere offesi, e, di conseguenza, (raf)figurare la Storia della vera e sana globale stupidità divenuta affollata piazza della successiva pazzia nelle tinte d’un quadro noto ai cultori della Memoria…

La Fantasia, Anima e Spirito dell’Arte è cosa seria.

Dio e Natura, che ispira entrambe, stile di Vita!

…La pazzia invece, quella vera, una normalità che spesso litiga all’osteria della Vita non men della Natura che così l’apostrofa, mi perdoni il caro vecchio Sancio per l’azzardo ed il suo somaro… che ho preso in prestito per proseguire il Saggio Viaggio…

Così da allora ed in questa difficile ‘hora’ ove la Storia, medesima Storia si incammina (chi in groppa ad un somaro chi al bar d’un diverso ugual secolo non del tutto andato…), oppure ferma ad un’osteria, una ‘taverna marittima’, prendo le dovute distanze e mi accerto che, se….




Non dimorano letterati visionari muover le mani pavimenti e tavolini rinati alla pena d’uno spiritato matrimonio nel nuovo corpo incarnato - penna e tratto accompagnare pittori censurati in lotta con l’altrui divenuta propria pazzia disquisire con altrettanti scrittori disoccupati, esiliati naufragati, ritratti da giornalisti perseguitati, sceneggiatori ricercati, streghe ed eretici bruciati o ancora da bruciare, viandanti umiliati ed ancora da umiliare, consolati da preti ubriachi per l’ugual medesimo sangue con-diviso, Dionisio in  filosofico Di-vino conflitto pur essendo uniti in Cristo, quello seduto da solo in fondo alla stiva in fondo alla banchina senza materia per questa via per questa onda nel porto vicino alla gonfia vela osservare smarrito il volto di nessuno ed implorare una preghiera per ognuno, mentre la cassiera la Maddalena di tutti offrire lo stesso identico sorriso ad ognuno pur non amando nessuno, solo un uomo con il quale, almeno così dicono, il letto di tutti mai aveva con-diviso neppur desiderato; quando piove nevica grandina o mette burrasca ed il vento ansima e soffia come un Dio adirato qualcuno cerca riparo, sudato afflitto e stanco narra della cima dell’ingordo mare ingrato, dell’uomo - futuro diavolo dell’intero villaggio - caduto dalla vetta d’un Dio pregato e in qual tempo odiato, alla crosta d’una diversa Terra… non si riesce a capire o solo intendere da qual bufera provengano questi angeli caduti ed ora seduti nel tavolino privato di tanto unanime delirio narrato,  o forse vogliono tornare, sono Elementi propri della Natura, quando narrano la parete suda il chiodo d’una antica paura divenuta prua, quando piangono il mare promette burrasca sembrano i morti dell’ultima baleniera quella naufragata per colpa d’una ferita divenuta ossessione e non certo adirato martirio avversare l’incubo preferito del dio profeta dell’intera ciurma al soldo della futura materia…




…In verità e per il vero ancora non è apparsa sul piatto mare sulla terra promessa in recitata composta antica indemoniata bellezza e preghiera palco e riva d’un principio inchiodato al primo atto catena d’uno schiavo, di color scuro e non più chiaro o bianco come raccontano i naufraghi del capitano, intona uno strano motivo e qualcuno l’accompagna nell’atroce destino, la voce incanta la platea il corpo - l’intero corpo - sembra un mare gonfio gravido di silenziosa vendetta, il pittore rimembra l’impressione di qualcosa già vissuta, una stanza una lurida vita un destino condiviso, la strega con l’eretico si animano di nuova vita l’accompagnano in medesima segreta litania, la loro sembra una preghiera, lo sceneggiatore scrive il copione al palco intervallo dell’atto, il teatro affollato per altro omaggiato intento in nome del monarca o despota celebrato, il prete brinda con il filosofo hanno trovato il comune accordo circa il ‘neo’ riconfermato in platonico intento e amore condiviso e di nuovo tratto si promettono ad intervalli - Dionisio permettendo - Copione per l’unico ed ultimo atto prima del Golgota, quando il pianoforte che accompagna la balena cede il passo ad un ex clarino sax alto per la foglia del futuro pittore non ancor poeta nella Stagione così dipinta o ancor da dipingere. L’Universo di questo Dio Straniero è cosa seria e non certo un bordello d’antica guerra persa alla Marittima. Se pur tutti hanno perso ognuno - statene certi - ha vinto con il proprio ed altrui eterno coraggio… Cristo intravede qualche altro profeta al suono lieto della propria Maddalena, per loro non ci sono amori carnali solo un unione in diverso cielo dipinta e consumata




…Non posso allora, anche se tutto ciò avete letto ma non capito perché additate un ‘pazzo’ confondendo e barattando Dio e lo strano suo delirio, con voi danzare il passo nuovo dell’oca marittima preferisco immaginarla  alta volare e posarsi vicino al porto dell’eterna natura che nell’Arte dimora donarmi una penna o non più pena nuova ed indicarmi la Rima certa per il Paradiso là ove i pazzi puntano il fucile del futuro delirio, che sia una guerra che sia un globale delirio la Storia insegna ad ognuno il proprio volo non men che destino, di certo qualcuno affollerà il cielo del proprio divino principio, altri invece, il letame d’un invisibile inferno spacciato per 'sicuro' paradiso…

Per quanta riguarda la Rima statene certi la trama continua…














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