Precedenti capitoli:
Qual trama? Qual Storia? (2/1)
Prosegue con...
Il cecchino sulla Torre (4)
Nelle scorse settimane come negli odierni giorni assistiamo
a indubbi atti di follia.
Folle certamente il pilota tedesco che ha trascinato
a morte tutti i passeggeri affidati alle sue cure, folle senza dubbio
l’imprenditore milanese che ha commesso una strage a Palazzo di Giustizia. Ma è
anche preoccupante un pilota che si mette a sparare in casa – e trascuro il
caso che gli sia stato imputato un incidente automobilistico dovuto forse a un
tasso alcolico eccedente, cosa che potrebbe accadere a tutti, anche se guidare
dopo aver bevuto fa nascere qualche dubbio sulle abitudini di un pilota che
aveva trasportato il presidente della Repubblica.
Erano matti i poliziotti accusati del ‘massacro
messicano’ alla Diaz? Sino a un minuto prima erano agenti normali. Quale
frenesia li ha presi, dopo, per scatenarli in quel modo, come se (umanità a
parte) ignorassero che alla fine qualcuno si sarebbe accorto di quello che avevano
fatto?
Mi è così tornato in mente quanto diceva Owen:
‘Tutti al mondo sono matti, tranne te e me. E anche
tu, a pensarci bene...’…
In fondo noi viviamo nella convinzione che la
saggezza sia la normalità e i pazzi siano delle eccezioni alle quali un tempo provvedeva
il manicomio.
Ma è vero?
Non bisognerebbe pensare che la condizione normale
sia la pazzia e la cosiddetta normalità sia uno stato transitorio?
Fuor di paradosso, non sarà più prudente convincerci
che in ogni essere umano c’è una dose di follia, che per molti resta latente
per tutta la vita, ma per molti altri esplode a tratti – ed esplode in forma
non letale e talora produttiva in coloro che consideriamo geni, precursori, utopisti,
ma in altri si manifesta in azioni che ci fanno gridare alla follia criminale?
Se è così, in tutte le persone che vivono a questo
mondo (e siamo ben sette miliardi) c’è un germe di follia che può manifestarsi
di colpo, o soltanto in certi momenti della loro attività.
I tagliagole dell’ISIS sono probabilmente, in
certe ore della loro vita quotidiana, mariti fedeli e padri amorevoli, e forse passano
qualche ora guardando la televisione o portando i figli in moschea. Poi si
alzano alle otto di mattina, si mettono il kalashnikov a tracolla, forse la
moglie gli prepara un panino con la frittata, e vanno a decapitare qualcuno o a
mitragliare un centinaio di bambini.
In fondo non viveva così anche Eichmann?
E d’altra parte anche il più efferato degli
assassini, a sentir dopo sua madre, sino al giorno prima era un ragazzo
modello, al massimo appariva un poco nervoso o malinconico.
Se è così, dovremmo vivere in uno stato di
sfiducia continuo, temendo a ogni istante che nostra moglie o nostro marito,
nostro figlio o nostra figlia, il vicino di casa che salutiamo tutte le mattine
sulle scale, o il nostro miglior amico, improvvisamente impugnino un’accetta e
ci fendano il cranio, o ci mettano l’arsenico nella minestra.
Ma allora la nostra vita diventerebbe impossibile
e, non potendo fidarci più di nessuno (nemmeno dell’altoparlante della stazione
che dice che il treno per Roma sta partendo sul binario 5, perché l’addetto
agli annunci potrebbe essere impazzito), vivremmo come paranoici in servizio
permanente effettivo.
Quindi occorre, per sopravvivere, prestare fiducia
almeno a qualcuno. Salvo che occorrerà convincerci che non esiste fiducia
assoluta (come accade talora nelle fasi d’innamoramento) ma solo fiducia
probabilistica.
Se il comportamento del mio migliore amico, nel
corso degli anni, è stato affidabile, possiamo scommettere che sia persona di
cui fidarsi. Sarebbe un poco come la scommessa pascaliana: credere che esista
una vita eterna è più vantaggioso che non crederci.
Ma si tratta appunto di una scommessa.
Vivere su una scommessa è certamente rischioso, ma
vivere senza questa scommessa (se non la scommessa sulla vita eterna, almeno
quella sull’amico) è essenziale alla nostra salute mentale.
Però mi pare abbia scritto una volta Saul Bellow
che in un’epoca di pazzia credersi immuni dalla pazzia è una forma di pazzia.
Quindi non prendete come oro colato le cose che
avete appena letto.
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