Prosegue con...
La seconda portata...
Arrivai
all’Albergo della Posta a Martigny verso le quattro del pomeriggio…
‘Perbacco!’,
…dissi al
padrone posando il bastone nell’angolo del camino e aggiustandovi sopra il mio
cappello di paglia…
‘c’è una
bella trottata da Bex fin qui!’.
‘Sei
piccole leghe nostre, signore’.
‘Che son
poi circa 12 leghe di Francia! E di qui a Chamonix?’.
‘Nove
leghe’.
‘Grazie.
Fatemi trovare una guida per domani mattina alle sei’.
‘Il signore
va a piedi?’.
‘Sempre’.
Compresi
che se le mie gambe crescevano nella considerazione del mio ospite, ciò
avveniva certamente a spese della mia posizione sociale.
‘Il signore
è artista?’,
…continuò
l’albergatore.
‘Pressappoco’.
‘Il signore
pranza?’.
‘Tutti i
giorni, devotamente’.
Infatti,
siccome i pranzi sono molto cari in Svizzera, e ognuno costa quattro franchi,
prezzo fisso sul quale non è possibile ribattere nulla, nei miei programmi di
economia avevo già da tempo tentato di rifarmi in qualche modo su
quest’articolo; finché, dopo lunghe meditazioni, ero riuscito a trovare una via
di mezzo tra la rigidità scrupolosa degli albergatori e la ribellione della mia
coscienza: si trattava di non alzarmi da tavola se non dopo aver mangiato per
un valore di almeno sei franchi; in tal modo il mio pranzo veniva a costarmi
soltanto quaranta soldi.
Naturalmente, vedendomi accanito all’opera e sentendomi dire:
‘Cameriere;
replica!’,
l’albergatore
borbottava tra i denti:
‘Ecco un
inglese che parla maledettamente bene il francese’.
Si vede che
l’albergatore di Martigny non era profondo nella scienza fisiognomica del suo
compatriota Lavater dal momento che osava pormi questa domanda piuttosto
impertinente:
‘Il signore
pranza?’.
Quand’ebbe
inteso la mia risposta affermativa:
‘Il signore
è capitato bene oggi’,
…continuò…
‘abbiamo
ancora dell’orso’.
‘Ah! Ah!’
…feci,
mediocremente entusiasta dell’arrosto...
‘È buono
questo vostro arrosto?’.
L’albergatore
sorrise scuotendo la testa con un movimento dall’alto in basso, che poteva
tradursi così:
‘Quando lo
avrete assaggiato, non vorreste mangiare altro’.
‘Benone’,
…ripresi…
‘e a che
ora si pranza?’.
‘Alle
cinque e mezza’.
Guardai il
mio orologio; erano soltanto le quattro e dieci:
‘Bene;
giusto il tempo d’andare a visitare il vecchio castello…’.
…Quando
rientrai, gli altri viaggiatori erano già a tavola: gettai un’occhiata rapida e
inquieta su di loro; tutte le sedie si toccavano, e tutte erano occupate; ero
senza posto!... Un brivido mi passò per la schiena, e mi votai per cercare
l’albergatore.
Era dietro
di me.
Nessun commento:
Posta un commento