Prosegue "da ciò di cui lei abbisogna"...:
E' comprendere quanto legge (7) (anche in formato PDF) &
Fondo Salva Stati (dal politico incapace) ovvero cop 25 (8)
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Venticinque anni dopo (5)
In data
odierna i giornali si avvicenderanno su un sì vasto argomento il cui interesse
non raccoglierà consenso alcuno, eccetto quello di tutti i mestieranti della
politica e della poltrona accompagnati dai loro fidi cani, i quali nei secoli
numerati e non solo in nome e per conto dei loro interessi anch’essi numerati
(così come ogni casta impone ed insegna) in conti correnti bancari o postali
(condivisi se pur divisi), nel saper occultare oltre il bottino - l’ingente
bottino - anche la sana Verità destinata al popolo.
Nel tempio
di Giona detta volgarmente la balena - ex Apollo ora rimosso - il marinaio
sardina naufragato sulla Terra e non più sulla luna, prega il Frammento, il Papiro,
e con lui il Destino condiviso, ove, buffone conte barbaro e mela raccolta al
tempio della nuova divinità reclamano l’oracolo della forza.
…E Zeus lancia
dardo e saetta non ancor slavina precipitata ed improvvisa sulla pista dal
cielo al mare naufragato qual destino dell’uomo non ancor salvato.
Qualche
futuro cristiano legge anche lui - come l’antico pagano - la mano: intravede
truce destino, disavventura e guerra e non più omerica epica poesia, semmai
cristiano sacrificio riparato alla grotta.
Il cronista
annuncia - non ancor nato - (sacrificio alla croce d’ognuno festeggiato) seppur
già ricercato da medesimo ugual Pilato, nel millenario riparo per ogni futura
umana, e non più divina avventura, non ancor naufragata al lido di medesima
stella precipitata anch’essa, seppur bagnata ed ignuda come una dèa e dal cielo raccomandata.
E da ognun
alla parabola celebrata non men che pregata, così come l’oracolo ovvero il
sacro papero insegna.
E donde e
non lontano da dove medito e scrivo più diletto concreto saggio Pensiero non
ancor né intercettato (o interdetto) dalla Parabola da ognun pregata e
prepagata a comode rate mensili vigilate in nome della privacy cui il Grande Fratello
recita sana e duratura democratica cristiana avventura…
In una
moderna se pur sempre attuale Siberia in cui meditare, oltre che il proprio,
anche l’altrui destino ibernato, e dove mi dicono che un altro di questi
incapaci, i quali tra l’altro mal sopportano la verità disgiunta o mal
coniugata dal padano (stagionato) come dal napoletano (decaduto), uniti seppur
divisi da univoco e strano accento barbaro-napoletano saputo pur sprofondando
ogni sapere fondato, nel malessere della città, secolare città presidiata così
come il tempo antico annovera, qual Doge incaricato (non più sindaco, giacché
ruoli e tempi si son aggiornati ed evoluti al Lido convenuto) e tutore della
mondiale cultura, incapace di riconoscere il dovuto disastro dato dal
cambiamento climatico; e siccome l’urgenza impone stato di universale disavventura
o calamità per impropria vil natura, negando lo stato reale delle cose, domanda
a viva voce (con i dovuti tempi di attesa al numero verde digitato) la presenza
dello stesso impero reclamato imperare per ogni dissesto di cui la
responsabilità possiamo e dobbiamo saper leggere ed interpretare anche per
quella incuria e prevenzione di cui l’industrioso uomo ne incarna il dissenso,
e quindi, anche il successivo rumore precipitato.
Alle
mo(s)se del Genio non ancor ultimato!
Rumore e
non più parola o pensiero precipitate peggio del disastro naufragato per ogni
fiero padano (futuro ariano) accompagnato dall’ex guappo napoletano, dal sud al
nord (così come dall’est all’ovest come l’Impero - non più romano - comanda)
uniti per il dovuto coniugato ricongiungimento e nuovo mito al Tempio di Giona
celebrato con i dovuti colpi di mano -
fra un intervallo e l’altro del Tempo così universalmente naufragato, e
del quale la Storia e con essa la Verità riconosce la paradossale ed unica
condizione dell’umano italiano nato, il quale nell’Unità cinta e riposta,
associata e dissociata, per propria impropria ignoranza alla finestra (o
veneziana) mal aggiornato.
Ciò di cui
Romolo e Remo seppur (in)capaci nel fondare la vera sana ignoranza!
Riponiamo
fiducia e più elevato destino oltre che in Giona anche al tempio della Lupa
(non ancor salvata).
L’ignoranza
impera e regna, ci vien donata per ogni autorevole ‘penna a sfera’ dal dì sino
alla sera per la Grande Notizia abbonata ed apostrofata lasciandoci brevi
margini di prezioso tempo per le prime hore dell’alba, quando l’impero
orwelliano medita il come e il quando qual nostro Grande Fratello.
E dal
quale l’italiano nato e naufragato nella stiva ex cantina, oppure, nell’ex
soffitta o mansarda ancora non dichiarata, ignorare nella sua reale
inconsistenza la reale presenza, semmai proteso a combattere secchi d’acqua
piovuta dal cielo o fors’anche da un Eretico non ancor naufragato, il qual
Eretico intende (di nuovo) apostrofare non men che additare, oltre la
paradossale impropria condizione dell’uomo italiano, anche la necessità di rilevare
il reale bisogno dell’umano non ancor del tutto affogato o mai nato nella
falsità la quale contraddistingue l’urgenza della secolar storia per sempre mal
celebrata.
I nostri
cari politici, dicevo, protesi e calati nella scialuppa dì sì vasto dibattito
al porto e non solo del veneziano negazionista, del come e quando salvare lo
Stato o la loro poltrona scippata, oppure, in verità e per il vero, ben
naufragata da un invisibile colpo di mano di un Dio e Elemento rinato.
Codesti
colpi di mano dall’una all’altra: dalla sinistra sovversiva alla sorella destra
imperialista, non certo disgiunti dalla Storia, soprattutto quella romana, dai
tempi cioè, e da quando, fondammo sì vasto Impero, il quale reclama oggi come
allora, libertà dal barbaro - dal barbaro costruito (padano stagionato) -, uniti
dall’ex motto ex voto avendo tradito il popolo disgiunto, in nome dello
stesso, meditare antica guerra consolare alla legione - ex regione - all’ombra
dello stesso impero non ancor affogato.
Divisi ma
segretamente uniti dalla Grande Notizia di come al meglio salvarlo oppure
affogarlo!
Io credo
che il Filosofo - primo cittadino del Lido - ove codesti attori e teatranti si
alternano, possa al meglio meditare o farci meditare il come e il perché il
popolo, o la sardina derivata (al Tempio di Giona), possa e debba rifiutare
oltre la cicuta anche cotal industrioso destino alla scatoletta convenuto, ove
tra l’altro, ogni sera, alla vista, oppure alla lettura, dobbiamo assistere quale
inutile sceneggiata napoletana non più antica tragedia, ben allestita e la quale
non coinvolge la necessaria umana sofferenza non ancora del tutto affogata
oppure digerita dalla balena.
Credo che
codesti ciarlatani ben votati alla falsa ideologia debbano innanzitutto intendere
i termini delle reali necessità accompagnate ai bisogni d’ognuno i quali
bisogni risiedano nel sì vasto argomento trattato nel momento che ogni stato e
il cittadino dal primo sino all’ultimo debbano essere salvati oppure
salvaguardati, oltre che dalla loro stessa ignoranza - unita a difesa - del
proprio capitale, anche da ben altra calamità la quale urge di tutta la verità
negata, oppure e ancor peggio, mistifica e foraggiata dalla stessa ed unica
mano, la quale come reale schizofrenica avventura, sovente litiga fra la
sinistra e la destra, dacché va da sé che per non rimaner amputati, o peggio,
imputati dei dovuti arti nell’intendere una più chiara verità detta e scritta e
giammai recitata, si abbisogna oltre che di miglior sceneggiatura, anche di
miglior soggetto rappresentato rappresentare la realtà occultata e ben celata.
La meschinità
di codesti teatranti accompagnati da un buffone ciarlatano e da un somaro ormai
stracco ed un cavallo azzoppato, va indicata non tanto a furor di popolo,
semmai nell’urgenza della verità e conoscenza apostrofata e rimata!
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