Precedenti capitoli:
Ciò che in verità stanno facendo (1/10)
Prosegue nella Seconda Parte (12)
Il Dossier completo (13)
Negli
ultimi anni, la regione artica è tornata alla ribalta della discussione
internazionale. Ciò è dovuto soprattutto all’abbondante disponibilità di
risorse energetiche, minerarie e marine.
In effetti,
secondo le stime dell’U.S. Geological
Survey, i ghiacciai e fondali stivano circa 90 miliardi di barili di
petrolio e 1.669 trilioni di metri cubi di gas naturale, il 40% delle riserve
mondiali, l’84% in aree marittime, concentrate in Alaska, Mare di Beaufort,
Isole Regina Elisabetta, Mare di Kara e Mare di Barents. Inoltre, la regione possiede
il 30% delle riserve naturali mondiali, soprattutto di uranio e terre rare e
non sono trascurabili nemmeno le risorse ittiche.
A tal
riguardo, per preservare la fauna marina e per placare le pretese territoriali,
nel 2010 i paesi artici e quelli asiatici hanno siglato un accordo per una
moratoria sulla pesca nelle acque internazionali artiche in attesa di capire le
dinamiche biomarine di un ecosistema in piena evoluzione.
Secondo gli
studi, infatti, l’aumento della biomassa marina generata dal riscaldamento
renderebbe le acque del Mare di Bering e del Mare di Beaufort zone altamente
pescose, quindi a forte rischio di contese internazionali.
Eppure, il principale
nodo strategico del futuro saranno le rotte mercantili. Attualmente, esse hanno
un’importanza commerciale relativa inferiore a quelle asiatiche, ma valgono
comunque 4,7 milioni di tonnellate di merci nel 2012. In effetti, il Mar
Glaciale Artico costituirebbe la via più breve per l’Europa dai principali
porti orientali degli Stati Uniti, risalendo verso nord la costa fino a
Terranova o alla Nuova Scozia per poi puntare al Canale della Manica e ai
trafficati scali dell’asse Nord Europa Anversa – Rotterdam –Amburgo.
In virtù
dei summenzionati elementi di cambiamento, nella regione in questione è ripresa
la corsa ai diritti territoriali e marittimi. Infatti, in quest’area, si
concentrano accese dispute giuridiche, contrasti diplomatici e rivendicazioni
che hanno come fine il riconoscimento del miglior titolo legale sul continente.
È bene specificare
che si tratta di aree che vanno dai fondali al Polo Nord, al mare lontano delle
fasce costiere, una regione di per sé difficilmente definibile, a differenza
dell’Antartide, a causa della sua doppia natura marittima e terrestre.
Quindi,
l’attuale e rinnovato confronto politico internazionale sull’Artico si
sostanzia come conflitto di pretese che assumono la forma di rivendicazioni di
sovranità su ampi settori del continente e per il controllo delle vie marittime
lasciate libere dai ghiacci. Tuttavia, i riconoscimenti alle pretese territoriali sono
estremamente discutibili e ciò comporta delimitazioni arbitrarie, complesse,
informi ed incerte.
Così
come l’arena politica che ne deriva risulta essere multiforme, multisettoriale e
peculiare sia nelle sue forme di negoziazione che in quelle di conflitto, potenziale
ed attuale. Di conseguenza, negli ultimi vent’anni, l’Artico, e le regioni
polari in generale, hanno rivestito un ruolo sempre più attuale nell’evoluzione
del diritto internazionale. Nonostante ciò si continua a non pervenire ad un
parere univoco rispetto allo status giuridico dell’Artico che resta multiforme
a differenza dell’Antartide.
Ovviamente,
ciò non significa sostenere che le pretese territoriali dei vari Stati
coinvolti si svolgano in un vuoto giuridico. Come si vedrà, infatti, il regime
giuridico dell’Artico poggia su Convenzioni, raccomandazioni, atti di soft law
e consuetudini. La regione diventa un terreno di confronto e di scontro
potenziale fra potenze rivierasche, sulle quali potrà verificarsi una
rivoluzione spaziale e giuridico-politica di portata forse epocale. Da un
punto di vista geopolitico, la ripartizione dell’Artico appare obsoleta e
alcune potenze regionali, come la Russia, sembrano non accettare più lo status
quo. Ne discende che l’Artico acquisisca un ruolo centrale nel teatro
mondiale di una nuova lotta di conquista e spartizione del mare e di un
confronto per il controllo di un oceano ormai di rilevanza planetaria.
Prima di indagare il regime
giuridico dell’Artico, occorre comprendere esattamente cosa si intenda per regione
artica.
Al giorno
d’oggi, in effetti, la dottrina fatica a trovare una definizione univoca.
Quindi, prescindendo dai vari criteri funzionali di volta in volta adottati a
seconda dell’analisi da condurre, in questa sede si userà un criterio meramente
geografico.
L’Artico
comprende l’insieme di terre e acque, ghiacciate e non, che circondano il Polo
Nord. In particolare, si tratta della regione a nord del Circolo polare artico
che si estende su un sesto della massa terrestre e con 30 milioni di chilometri
quadrati. Essa è abitata da circa 4 milioni di persone: Inuit, Yupik, Aleuti,
Jakuti, Komi, Nency, Tungusi e Sami.
Oltre agli abitanti autoctoni, vi sono
altri 8 attori statali nella regione.
In primis,
vi sono gli Stati che si affacciano sul Mar Glaciale Artico: la Norvegia, la
Federazione Russa, gli Stati Uniti (l’Alaska), il Canada, la Danimarca
(precisamente la Groenlandia) e, infine, gli Stati non costieri cioè Svezia,
Finlandia e Islanda. Inoltre, tale regione è formata in gran parte dal Mar
Glaciale Artico che ne occupa la parte centrale. Esso è collegato all’Oceano
Pacifico tramite lo Stretto di Bering mentre meno visibile è il collegamento
con l’Oceano Atlantico perché determinato da una serie di catene montuose
sottomarine che si estendono dalla Scozia alla Groenlandia e da qui all’isola
di Baffin.
Per quanto
il contesto geopolitico odierno sembra mettere in discussione la sovranità
territoriale nella regione Artica, in realtà, le delimitazioni territoriali
nell’area ivi menzionata sono sostanzialmente risolte, eccetto alcuni casi minoris
generis.
Quindi, non
si può affermare che le relazioni artiche si svolgano in un contesto di vuoto
giuridico. Invece,
si può affermare che non esista un regime giuridico ad hoc dell’Artico sul
modello Antartico ma, comunque, essendo una regione di mare
circondata da Stati, si applica il diritto del mare, anche con i suoi principi
di natura consuetudinaria; non bisogna dimenticare un rilevante numero di
accordi bilaterali e multilaterali su specifiche tematiche.
Inoltre,
specie nel diritto internazionale, occorre tener presente le norme a carattere
meta-giuridico poste in atto dagli Stati e dalle organizzazioni
intergovernative che partecipano alla gestione dell’Artico attraverso
l’elaborazione di strumenti cosiddetti di soft law. Al riguardo bisogna citare
l’iniziativa di Murmansk, volta a tutelare le popolazioni autoctone per il
tramite del processo di Rovaniemi. Si tratta delle prime iniziative di
cooperazione artica in tema ambientale che hanno portato, nel 1996,
all’istituzione del Consiglio Artico: un foro intergovernativo di cui fanno
parte Canada, Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia, Federazione Russa,
Svezia e Stati Uniti.
Nonostante
l’auspicio della cooperazione, ad oggi, l’unico testo normativo convenzionale
che ha un ruolo decisivo nell’area riposa sulla Convenzione delle Nazioni Unite
sul diritto del mare (Convenzione di Montego
Bay): un trattato con cui gli Stati costieri hanno esteso notevolmente la
propria giurisdizione sugli spazi marini adiacenti alle proprie coste. Una corsa alla territorializzazione
dovuta alle ricchezze del Mar Glaciale Artico.
In effetti,
considerando che tutti gli Stati artici, eccetto gli Stati Uniti, hanno
ratificato la Convenzione, essi ne hanno tratto vantaggio per stabilire il
tracciato della linea di base del mare territoriale. Ciò opera per dividere le
acque interne dal mare territoriale e, di conseguenza, consente di sfruttare le
risorse nella piattaforma continentale. Inoltre, la Convenzione permette di
dichiarare, partendo dalla linea di base, una zona economica esclusiva (ZEE) di
200 miglia per sfruttare le risorse ivi presenti. E, ancora, gli Stati artici firmatari
si sono avvalsi della facoltà di estendere la propria piattaforma continentale
da 200 a 350 miglia dalla linea di base, presentando regolare domanda dinanzi
alla Commissione sui limiti della piattaforma territoriale.
Ciò
premesso, si comprende perché Montego
Bay se da un lato sistematizzi il regime giuridico del Mar Glaciale Artico,
dall’altro ne acuisca alcuni problemi:
Non vi è
accordo riguardo la delimitazione della piattaforma continentale tra Stati
Uniti e Canada nel Mare di Beaufort, né sui confini marini tra Canada e
Danimarca nello stretto di Nares e né tantomeno sulla definizione del margine
esterno della piattaforma continentale degli Stati costieri artici.
Tuttavia, non esistono controversie
internazionali al riguardo anche a causa della Dichiarazione di Ilulissat del
2008.
Con quest’ultima, infatti, i 5 Stati permanenti del Consiglio Artico hanno
dichiarato di voler limitare al massimo i conflitti, di voler cooperare ai fini
di un coordinamento in materia ambientale ed energetico partendo proprio dal
diritto del mare.
Sebbene
figuri un richiamo espresso al diritto del mare come unico regime globale
applicabile all’Artico, esso non è sufficiente in virtù del fatto che gli Stati
Uniti non hanno ratificato la Convenzione. Si è già scritto quanto Montego Bay sia importante ai fini
della gestione politica della regione ma occorre citare anche altri trattati
multilaterali applicabili all’Artico:
la Convenzione sulla prevenzione dell’inquinamento
marino da immersione di rifiuti e altri materiali del 1972 (Convenzione di
Londra);
la Convenzione internazionale per la sicurezza della
vita umana in mare del 1974 (SOLAS);
la Convenzione MARPOL sulla prevenzione dell’inquinamento
da navi;
…ancora,
sono da annoverare gli accordi bilaterali in specifiche materie. Inoltre, non
bisogna dimenticare una serie di strumenti tecnici non vincolanti approvati
dall’International Maritime Organization (IMO) tra cui linee guide per le navi
che operano nell’Artico, regole in materia ambientale come la Strategia per la
protezione dell’ambiente artico, successivamente adottata dal Consiglio Artico.
Al contrario, il principale
problema dell’Artico è la questione dell’irradiazione della sovranità sulle
acque da parte dello Stato costiero, in considerazione del fatto che la maggior
parte degli Stati della regione si affaccia direttamente sul Mar Glaciale
Artico...
(Prosegue)
(Prosegue)
Nessun commento:
Posta un commento