Precedenti capitoli:
Eremiti nella taiga
Prosegue in:
La legge immutabile della Natura (formato PDF) (4)
Il perché nel proporre per intero questo capitolo
del Guenon mi sembra ovvio, sia per l’immensa capacità da cui l’‘Ispirazione’, “elevata
Ispirazione”, di cui l’autore non solo appare quale precursore, ma anche
‘apostolo’ di una più concreta Verità affermata in tutta la propria essenza e
causa irrimediabilmente persa.
Disconosciuta, nella propria funzionalità, così
come la foglia sta al proprio ramo e questo all’Albero che la alimenta e
sostenta, funzione per un più elevato compito e ciclo da cui la Vita.
…Ed ancora, alla Terra e radice che lo coniuga
all’intero Universo nel proprio ed altrui ciclo a cui dobbiamo retta
sopravvivenza seminata e raccolta quale sano principio evoluto e purtroppo
dismesso oltre che irrimediabilmente compromesso a beneficio di altro:
‘materia’ abdicata alla capacità – manifesta capacità - così Guenon disquisisce
-, di farla meglio intendere in tutta la propria ed altrui limitata
intelligenza prossima alla reale ‘deficienza’ confusa barattata e addirittura
comprata quale ‘artificiosa ispirazione’ coniugata al caos da cui limitato
limitante progresso...
…Successiva all’Ispirazione detta - e di cui non
mi astengo nel riproporla soprattutto in questi giorni di festa -, la
Rivelazione anticipatrice della Verità ben delineata nell’Apocalisse a cui
assoggettati nostro malgrado, assoggettati alla più bassa condizione in cui
schiavi e non certamente artefici del nostro destino; schiavi senza reale
condizione di causa a cui destinati e di cui nostro malgrado facenti parti…
Del resto un meccanismo prossimo alla regolazione
nella specifica conta del Tempo esula e difetta dallo stesso, divenendo un
meccanismo preciso, in cui, cogitando la pretesa come al meglio coniugarlo e
costruirlo, divenendo parte del meccanismo stesso, abbiamo dismesso
irrimediabilmente la relativa universale capacità da cui la funzione dello
stesso.
Meraviglioso l’orologio nell’aula da cui fuggiti,
meraviglioso il meccanismo del pendolo nella ‘scuola’ in cui fanciulli di nuovo
nati contemplarne il meccanismo al di fuori, oppure ed ancor meglio,
‘fuori-tempo’ alla cui deriva in cui approdati esiliati dimenticati e
successivamente sacrificati.
Li ricordiamo questi maestri del Tempio.
Con loro apostrofammo ogni nota del Tempo creato.
Con loro azzardammo ed avversammo scribi e
farisei, maestri del Tempio.
Con loro discutemmo la Legge, la vera Legge del
Tempo!
Offendemmo il Dio pregato meccanismo preciso da
loro creato.
Dio fu crocefisso prima e dopo esser nato in ciò
che pur aveva Creato!
(Questo post dedicato a quella Donna fors’anche
Madonna di cui la scelta della sofferenza nel non voler confondersi nella
‘materia’ ma intenderla e coniugarla ‘con e per’ ‘l’intera Natura’ rimane
valido insuperabile superiore insegnamento, e con lei ‘l’intera Natura’
presieduta pregata ed incarnata, e nella quale compirà l’intero ciclo da cui
Universo e Dio per ogni Infinito Elemento:
…Rinascerà in questa Terra, anche se l’età
avanzata dal rigido Inverno, giacché giovane immutabile la foglia per ogni
Stagione da cui la Vita…
…Incontrerà e scorgerà un uomo sotto la Verde Chioma
e lui la riconoscerà, l’adotterà perché non solo l’ha sognata ma anche
respirata e a lei donerà nuova Vita per ogni Sogno incarnato e mai fuggito…
Gli farà compagnia e lo proteggerà come solo sa
fare Madre Natura…
Vedrà Albe e Tramonti, scorrerà per ogni
torrente, inciamperà al suolo come soffice neve…
…Poi…
Apostroferà ogni Poesia e Rima pur non
conoscendone la scrittura, sarà una Infinita Simmetria così come l’imperscrutabile
disegno del Dio pregato…
…Incarnerà ogni suo Elemento soffierà come e più
del vento, diverrà una Dèa per ogni suo Tempio: un oracolo, una santa,
costruirà una nuova Storia, sarà eterna come l’intero Universo di cui incarna ogni desiderio e preghiera…
È Tempo ‘mutabile-immutabile’ fuori dal proprio
incompreso meccanismo fuggito: combatterà il male avversato da ogni preghiera
ogni volta che lo vede e riconosce come e più del Diavolo…
Sarà Elemento ‘pensato-pensante’ Infinito al
Tempo da loro così mal Creato…
Qualcuno, rettamente ispirato la riconoscerà e
saprà coniugarla al mondo rettamente pensato ed in lei scorgerà tante vite che
a numerale si perderebbe il conto del Tempo apostrofato…
…Si edificherà il Sacro così come Dio comanda e
per sempre comandato ed imperato, e forse nel suo grembo ricomporrà un Sogno
dismesso e giammai consumato, solo mutilato, per il Bene dell’intera Terra in
cui Sacrificato…
…Solo per dirci che l’umano ingegno limitato
rispetto al sacrificio mal coniugato fors’anche invisibile e giammai compresa
la Via come questo nostro Dio Sogna Pensa… E ne diventa Eremita!
Come si è
visto l’insegnamento di tutte le dottrine tradizionali sono unanimi
nell’affermare la supremazia dello Spirituale nei confronti del Temporale, e
nel considerare normale e legittima soltanto l’organizzazione sociale in cui
tale supremazia sia riconosciuta e si rifletta nei rapporti dei due poteri
corrispondenti a questi due ambiti. D’altra parte, la Storia mostra chiaramente
come il mancato riconoscimento di quest’ordine gerarchico porti con sé, sempre
e ovunque, le medesime conseguenze:
Squilibrio
sociale, confusione delle funzioni, egemonia di elementi via via inferiori,
insieme al declino intellettuale, oblio dei principi trascendenti dapprima, per
arrivare poi, discendendo la china, fino alla negazione di ogni vera
conoscenza.
Va peraltro
notato che la Dottrina, che permette di prevedere come le cose debbano
inevitabilmente seguire questo corso, non ha in sé bisogno di una simile
conferma a posteriori; tuttavia, se crediamo opportuno insistervi, è perché
essendo i nostri contemporanei particolarmente sensibili ai fatti a causa delle
loro inclinazioni e delle loro abitudini mentali, ciò può indurli a riflettere
seriamente, e anzi forse questo è l’unico modo per spingerli a riconoscere la
Verità della Dottrina.
Se tale
Verità fosse riconosciuta anche da un ristretto numero di individui, sarebbe un
risultato di notevole importanza, perché soltanto così può cominciare un cambio
di orientamento che conduca alla restaurazione dell’ordine normale; tale
restaurazione, quali ne siano i mezzi e le modalità, prima o poi avrà
necessariamente luogo; è su quest’ultimo punto che occorre dare ancora qualche
spiegazione.
Il potere
temporale, dicevamo, riguarda il mondo dell’azione e del cambiamento
(corrispondente all’odierno antico progresso); ora, il cambiamento, non avendo
in sé la propria ragione sufficiente, deve ricevere da un principio superiore
la sua legge, in virtù della quale soltanto si integra nell’ordine Universale;
quando invece si proclama indipendente da ogni principio superiore, non deriva
che disordine puro e semplice (così e
finalmente correggiamo il Tempo rimettendoci a questa formula quando seppur il
potere temporale incarnava la duplice volontà, assoggettata però, allo stesso
cambiamento non del tutto compreso ma altresì integrato in tutta la consistenza
storica coniugata, riconoscendo l’errore possiamo rettificare il Tempo da cui
corretto intendimento nel non perseguire ugual medesimo errore, dacché
l’evoluzione, anche nel Sacro si intende e coniuga in questa filosofica
capacità interpretativa…).
Il disordine
è in fondo la stessa cosa dello squilibrio, e nell’ambito umano si manifesta
con quella che viene chiamata ingiustizia, poiché esiste identità tra le
nozioni di giustizia, ordine, equilibrio, armonia o, meglio, esse sono soltanto
vari aspetti di un’unica cosa, vista da diverse e molteplici angolature a
seconda degli ambiti ai quali si applica…
[vedi Giuliano l’Apostata… un valido esempio storico…, giacché e
paradossalmente ricercando l’ordine perso avverso al nuovo Sacro adottato, ma
evoluto nella stessa volontà, manifesta volontà di intendimento da cui l’Essere
Uomo, non ebbe il necessario dovuto Tempo di coniugare, quanto, seppur intuito,
ma psicologicamente rigettato circa il ‘quando’ delle avverse situazioni
storiche da cui l’infanzia ferita avvertita e percepita nel dolore celato e
successivamente coniugato nella costante pretesa di libertà, tradotta nei
termini della vecchia dottrina e dovuta ‘Spirituale’ salvezza. Così se pur il
paragone azzardato, equivale alla nostra più che amata Eremita, la quale
declina l’offerta e torna precipitosa ai rigidi inverni dell’Infinito Tempo. Solo
e in questo modo possiamo e dobbiamo intendere Dio nel Giano d’ognuno…
adottando altresì i termini di quella legge universale difettevolmente intesa interpretata
e coniugata in reciproca apparente discordanza di cui la Storia, tanto dal
filosofo pagano, tanto dalla nuova filosofia nella Storia evoluta. La capacità
cioè d’intendere gli apparenti, se pur univoci opposti, dell’Uno pregato… e
senza per questo scadere in ugual medesimi paradossi in cui riconosciamo la
Storia oltre che di Giuliano anche dell’Eremita…]
Ora,
secondo la dottrina estremo-orientale, la giustizia è costituita dalla somma di
tutte le ingiustizie, e nell’ordine totale ogni disordine viene compensato da
un altro disordine; per questa ragione la rivoluzione che abbatte la regalità è
allo stesso tempo la conseguenza logica e il castigo, cioè la compensazione,
della precedente rivolta della regalità contro l’autorità spirituale. La legge
è negata nel momento stesso in cui è negato il principio dal quale emana; ma i
suoi negatori non hanno potuto sopprimerla veramente, ed essa si ritorce contro
di loro; così il disordine deve alla fine rientrare nell’ordine, al quale nulla
può opporsi se non apparenza e in modo affatto illusorio.
Certo, si
obietterà che la rivoluzione, sostituendo il potere delle caste inferiori a
quello degli Kshatriya, non è che l’aggravarsi del disordine, e cioè è
senz’altro vero se si considerano soltanto i risultati immediati; ma è questo
stesso aggravarsi ad impedire che il disordine si perpetui indefinitivamente.
Se il potere temporale non perdesse la sua stabilità proprio non riconoscendosi
subordinato all’autorità spirituale, non vi sarebbe alcuna ragione perché il
disordine cessi, una volta che sia penetrato nell’organizzazione sociale; parlare
di stabilità del disordine è però una contraddizione in termini, poiché esso
non è che il cambiamento ridotto a se stesso, per così dire: sarebbe in fondo
come cercare l’immobilità nel movimento.
Ogni volta
che il disordine aumenta, il movimento subisce un’accelerazione, giacché viene
fatto un passo avanti nel senso del cambiamento puro e dell’ ‘instantaneità’; è
per questo che, come dicevamo prima, quanto più gli elementi sociali sono di
qualità inferiore, tanto meno dura la loro egemonia. Come tutto quello che ha
un’esistenza solo negativa, il disordine distrugge se stesso; è nel suo stesso
eccesso che si può trovare rimedio ai casi più disperati, perché la crescente
rapidità del cambiamento avrà necessariamente fine; e oggi non sono forse già
molti coloro che cominciano ad accorgersi, più o meno confusamente, che le cose
non potranno andare avanti così indefinitivamente?
Anche se al
punto in cui si trova il mondo non fosse più possibile un ‘raddrizzamento’
senza una catastrofe, è forse questa una ragione sufficiente per non prenderlo,
malgrado tutto, in considerazione, e rifiutarsi di farlo non sarebbe un’altra
forma di oblio dei principi immutabili che sono al di là di tutte le
vicissitudini del ‘temporale’ e che, di conseguenza, non possono essere
inficiati da nessuna catastrofe?
Guenon è (stato) estremamente intelligente
nell’aver intuito il ‘paradosso’ in cui volutamente o no ‘precipitato’.
Colgo nell’affermazione ‘autoreferenziale’ tradotta
nel linguaggio proprio della Fisica, e ben specificata da Godel, lo zero
creato.
Ciò che significa o vorrebbe significare?
Che ciò di cui (apparentemente) afferma successivamente nega!
È noto che lo zero e con lui l’Infinito nato
nella teologica sacralità nella ‘Regione’ (non men che Ragione) storica e
sociale ove il promettente filosofo trae, esplicitando ed argomentando, al pari
e non meno di un antico se pur moderno neoplatonico dal pitagorico derivato,
pur essendo di diversa formazione e finalità, quantunque nell’affermare (da
filosofo) e di cui rileva e rivela una condizione ‘duale’ come, per chi ha
letto l’intero libro, nel capitolo precedente al presente, esplicitata nel
Cristo-Giano, e in cui nello stesso modo lo identifichiamo (nel passo o
presente capitolo).
Tendiamo la corda in nome e per conto dell’antica
se pur attuale condizione filosofica a cui entrambi partecipiamo per giammai precipitare
nella falsa volontà interpretativa…
Integrare codesto elevato ‘apparente’ paradosso,
indica il limite della Parola che dal Numero deriva, ossia se intendiamo e
percepiamo Dio e Natura qual condizione sì perfetta ma altresì anche nella
successiva volontà di volerne circoscrivere e delineare l’invisibile
spiritualità di cui portatori, di superiori ‘valori’ in un contesto prettamente
linguistico o filosofico che discerne da insignificanti fatti privo di
linguaggio e simmetrici alla parola che circoscrive descrive, o vorrebbe, ma
quantunque limitati dalla stessa ‘superiore’ condizione in cui dedotta l’osservazione
o volontà di voler al meglio intendere e specificare.
Ciò che vuol significare?
Oppure, contestualmente evolvere con gli stessi
mezzi metafisici e nel qual Tempo affermare?
Che immateriale e Spirituale se pur percepito e
nei geni umani (e non) incarnato, eppure nella propria specifica derivata
appartenenza in cui scritta la Vita per ogni Essere umano (e non), qual Spirito
ed Anima Mundi di non certa successiva manifesta ‘povertà di mondo’ - sempre
dalla filosofia esplicitata, formare univoco Pensiero e con lui il Mondo
apparentemente presieduto nella costante pretesa, così come per l’Universo
intero, di poterne dedurre calcolare scrivere ed indicare: forma moto ed
energia, se non purtroppo ed altresì impossibilitati da siffatta pretesa in costante
atto: immobile, o al contrario, continuo costante movimento (alieno e
contrario, oppure contestualmente partecipe al Sacro), nella ‘meccanica’ e non
solo ‘quantistica’ (ma anche filosofica) in cui dedotto l’uomo e con lui la
Natura che così lo esplicita e lo illumina, nella impossibilità di poter
affermare se questa (e con lui) onda oppure particella…
Ne consegue che
l’intendere lo Spirituale dalla ‘materia’, se pur elevata sia in Filosofia che
dalla Fisica derivata, comporta oltre che dei limiti anche certi paradossi, non
volendo introdurre lo ‘zero’ semmai la condizione di cui esplicita la funzione
di Infinito diversa dal Nulla.
Relativizzare l’Infinito dal Finito (così come la
materia) è cosa appartenente alla dimensione e non solo umana, semmai affermare
che la ‘dimensione’ non percepita ma solo ‘intuita’ nell’‘Ispirazione’ divenuta
‘Rilevazione’ prefigura quel ‘caos’ fuggito, oggetto di ampia odierna verità,
divenuta improprio gnostico motivo adottato e conseguente falso mito pregato,
il quale così difficile d’intendere e combattere da non poterci permettere
fraintendimenti.
Il ‘caos’, come prefigurato dal Guenon proprio
della misera natura e condizione umana giammai sovrumana, la quale difetta così
in cielo come in terra, nostro il compito, difficile compito, evolverne
intuizione e rilevazione apostoli d’una globale filosofia, senza però,
sprofondare nel mito spirituale quanto temporale del capro espiatorio derivato.
Superare codesto intento e combattere il male è
condizione, oltre che vera salvezza, anche di più profonda preghiera, in nome e
per conto del Dio pregato…
…Se simili
previsioni sembrano troppo azzardate, e tali in effetti potrebbero apparire a
chi non abbia dati tradizionali sufficienti per fondarle, si possono almeno
ricordare gli esempi del passato, i quali mostrano chiaramente come tutto ciò
che regge soltanto sul contingente e sul transitorio sia fatalmente destinato a
scomparire, come sempre il disordine svanisca, e alla fine si ristabilisca
l’ordine, sicché, se anche il disordine sembra talvolta trionfare, tale trionfo
non potrà essere passeggero, e tanto più effimero quanto più il disordine sarà
stato grande.
Senza
dubbio la stessa cosa accadrà, prima o poi, e forse prima di quanto si sarebbe
tentati di supporre, nel mondo occidentale, dove il disordine si è spinto, in
tutti gli ambiti, più lontano di quanto non sia mai accaduto da nessun’altra
parte; anche qui è opportuno aspettare la fine; e anche se il disordine dovesse
estendersi per un certo tempo a tutta la terra, come si ha qualche motivo di
temere, ciò non modificherebbe le nostre conclusioni, giacché si tratterebbe
soltanto della conferma delle previsioni a cui accennavamo poco fa circa la
fine di un ciclo storico, e la restaurazione dell’ordine in questo caso dovrebbe
solo verificarsi su una scala molto più vasta che in tutti gli esempi noti, ma
sarebbe anche incomparabilmente più profonda e integrale, poiché
rappresenterebbe il ritorno a quello ‘stato primordiale’ di cui parlano tutte
le tradizioni.
La fretta
febbrile così caratteristica della nostra epoca prova che infondo i nostri
contemporanei si limitano sempre alla prospettiva temporale, anche quando
credono di averla superata, e dimostra che, nonostante le pretese di qualcuno,
non sanno affatto che cosa sia la spiritualità pura.
Del resto,
anche fra coloro che si sforzano di reagire contro il ‘materialismo’ moderno,
quanti sono capaci di concepire la spiritualità al di fuori di ogni forma
specifica, più in particolare al di fuori di una forma religiosa, e di
svincolare i principi da ogni applicazione a circostanze contingenti?
Quanti, fra
coloro che si pongono come difensori dell’autorità spirituale, immaginano che
cosa possa essere questa autorità allo stato puro, come dicevamo sopra?
Quanti si
rendono veramente conto di quali sono le sue funzioni essenziali e non si
fermano ad apparenze esteriori, riducendo tutto ad una semplice questione di
riti o addirittura di falsa ‘giurisprudenza’, che è cosa puramente temporale?
Quanti fra
coloro che vorrebbero tentare una restaurazione dell’intellettualità non la
riducono al livello di una semplice ‘filosofia’, intesa questa volta nel senso
comune e ‘profano’ del termine, e capiscono che ‘intellettualità’ e
‘spiritualità’ sono, nella loro essenza e realtà profonda, esattamente la
stessa cosa con due nomi diversi?
…Per far ciò dobbiamo correttamente interpretare
il fin qui detto, ed evolverlo anche al grado successivo dalla ‘materia’
dedotto ed esplicitato nei termini estremi (divenuti per taluni ‘estremi’ ed
‘impropri’ intellettuali, giacché intellettualità significa innanzitutto
‘comprensione’ e la Storia difetta della dovuta necessaria interpretazione) in
cui l’autore intende manifestare l’autorità quanto l’urgenza propria della superiore
e non più ‘propria opinione’ esposta, semmai dedotta.
Giacché molto spesso ‘progresso e democrazia’ degenerano
nell’opposto di cui affermato (guardiamo al democratico capitalismo come al suo
opposto), suggerendo il ‘paradosso’ precipitato di cui accennavo e non solo del
Guenon correttamente interpretato.
Se non deduciamo correttamente la volontà del
Guenon - come Uno fra i tanti o quanti - non precipitiamo in una impropria
autoritaria deriva fraintesa (non men che adottata in ciò di cui non compreso),
semmai nell’urgenza manifesta di reciproca salvezza ed (intellettuale) intesa
il cui appello raccogliamo ed evolviamo… per ciò di cui intuito ma ben celato o
peggio occultato…
Qual univoco caos seminato e raccolto!
(il curatore del Blog)
Nessun commento:
Posta un commento