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…Taci cagna
rispose Sancio alla moglie Teresa e non mordere la mano che ti ha dato da
mangiare. Bada che sono ancora in grado di parlare, persino a te. E non ti
permetterò di dire cattiverie su chi è stato il fior fiore della letteratura
errante ti ha garantito il tozzo di pane che metti sotto i denti.
Perché se
in effetti io, che sono la persona che l’ha conosciuto meglio, ho potuto
constatare la portata della sua follia non certo pericolosa come l’odierna, e
posso anche garantire che nessuno era più bravo di lui nel dare consigli a chi
aveva bisogno, e che tante ottime cose sono uscite dalla sua bocca, così come
eccellenti idee della sua testa.
Ecco perché
ti dico che prima o poi lo innalzeranno agli altari, e allora secondo me, prima
che si propaghi, bisognerebbe isolare la voce che lo descrive come un pazzo da
legare, quelli sono ignoranti.
Dunque taci
cagna!
Te che poco
e nulla comprendi circa la vera pazzia.
La donna
scoppiò a piangere e proprio in quel momento il servitore di Sansone Carrasco bussò alla porta,
chiedendo di Sancio.
Teresa Panza si affrettò ad asciugarsi le lacrime con
un lembo di grembiule, aprì la porta e uscì facendo finta di nulla…
Certo è, che anche da quell’antica Panza ne corre
di distanza nell’altrui priva di qualsivoglia nutrimento saziare lo Spirito,
eccetto che, materia viva masticata ingurgitata e digerita di fretta dentro una
caverna, per poi comporre sterco e sostanza priva di qualsivoglia natura
concimare la Terra.
E senza, in verità e per il vero, comprendere
cosa compone più sano e retto appetito alla mensa della vita.
Senza per il vero comprendere cosa sia saziare e
resuscitare ogni infinito Spirito.
Senza per il vero intuire cosa sia il vero cibo
in questo immateriale dire:
Nutrire intelligibile principio nella distanza
che corre allo stomaco di un diverso istinto… privato del sapore con cui la
vita nutre ogni Creatore cogitare se medesimo… saziare la fame che divora la
vita… Non certo il contrario, di chi invece, saziando l’ingorda terrena
avventura è pur divorato dalla fame che da ciò ne deriva’…
…E mentre
mi accingo a codesto quadro non visto, solo censurato dalla invisibile armatura
del nuovo Leonardo ‘transitato’, entrano sull’immancabile scena della Ritrovata
Rima, i paladini del loro strano Regime…
Non che
siano Tele-Comandati o digitalizzati, ma, statene certi, il Mondo dell’Arte con
cui si compone la Natura non meno del Creato, potrebbe fare a meno della triste
tragicommedia in onor e fedele ai canoni immutati della Storia…
Fora le mura
Fora la porta
Incontro al meridiano
Medio mattino
Alba per il ciuco
Il cavallo
E un Arabo travestito
Tramonto d’un fiero e sol destino
Il ronzino
Di guardia alla via
Il cavallo affaticato e riposato
Digiuno ma sazio!
…E l’Arabo lungo il Sentiero… turbato
Mi rimproverano
Nel pomeriggio
Non ancor alba del loro
Strano mattino
Il lupo fiero mio amico
Mi dicono che lui
Per il vero
Il pericolo dell’intero Bosco custodito
Misurando Lega e principio
Che da questo ci unisce e divide
Così l’ànno ben avvistato
Ed io di rimando ne accompagno il canto
Non meno del lamento
Dell’asino ciuco
Ed il suo fidato cavallo…
E l’Arabo travestito et anco ferito…
Ecco or dunque
Prodi e paladini
Di rimando
La Rima del breve Dialogo taciuto
Et anco accompagnato
Dalla fedele sviolinata Lira
Non certo Marco sentiero
All’Arabo il somaro e lo sfortunato cavallo
&
(Il capitolo completo dedicato alla patria ferita)
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