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& il Capitolo quasi completo (7)
Nell’anima
collettiva, le attitudini intellettuali, si annullano. L’eterogeneo si dissolve
e i caratteri inconsci predominano. Questo patrimonio di caratteri ordinari ci
spiega perché le folle non sono in grado di compiere atti che esigano una
grande intelligenza. Le decisioni di interesse generale prese da un’assemblea di
uomini illustri, ma di specializzazioni diverse, non sono molto migliori delle
decisioni che potrebbero essere prese in una riunione di imbecilli.
In effetti,
quegli uomini illustri sono in grado di associare soltanto le mediocri qualità
da tutti possedute. Le folle non accumulano l’intelligenza, ma la mediocrità. Si
ripete spesso che non tutti sono più spiritosi di Voltaire.
Come
nascono queste caratteristiche?
Lo
studieremo ora.
Diverse
cause determinano la comparsa dei caratteri specifici delle folle. La prima è
che l’individuo in folla acquista, per il solo fatto del numero, un sentimento
di potenza invincibile. Ciò gli permette di cedere ad istinti che, se fosse
rimasto solo, avrebbe senz’altro repressi.
Il contagio
è un fenomeno facile da constatare ma non ancora spiegato, e da porsi in
relazione con i fenomeni d’ordine ipnotico che studieremo tra poco.
Ogni
sentimento, ogni atto è contagioso in una folla, e contagioso a tal punto che
l’individuo sacrifica molto facilmente il proprio interesse personale
all’interesse collettivo. Si tratta di un comportamento innaturale, del quale
l’uomo diventa capace soltanto se entra a far parte di una folla.
Una terza causa, di gran lunga la più importante, determina negli individui in folla, caratteri speciali, a volte opposti a quelli dell’individuo isolato. Intendo parlare della suggestionabilità, di cui il contagio citato più sopra è soltanto l’effetto. Per comprendere tale fenomeno, dobbiamo tenere presenti alcune recenti scoperte della fisiologia.
Oggi sappiamo
che un individuo può essere messo in condizioni tali che, avendo persola
personalità cosciente, obbedisca a tutti i suggerimenti di chi appunto tale
coscienza gli ha sottratta, e commetta le azioni più contrarie al proprio
temperamento ed alle proprie abitudini. Orbene, osservazioni attente sembrano
provare che l’individuo immerso da qualche tempo nel mezzo di una folla attiva
cada – grazie agli affluvi che dalla folla si sprigionano, o per altre cause
ancora ignote – in uno stato particolare, assai simile a quello
dell’ipnotizzato nelle mani dell’ipnotizzatore.
Un individuo ipnotizzato, dato che la vita del suo cervello rimane paralizzata, diventa schiavo di tutte le attività inconsce, dirette dall’ipnotizzatore a suo piacimento. La personalità cosciente è svanita, la volontà e il discernimento aboliti. Sentimenti e pensieri vengono orientati nella direzione voluta dall’ipnotizzatore. Tale è press’a poco la condizione dell’individuo che faccia parte di una folla.
Non è più
consapevole di quel che fa.
In lui,
come nell’ipnotizzato, talune facoltà possono essere spinte a un grado di
estrema esaltazione mentre altre sono distrutte. L’influenza di una suggestione
lo indurrà con irresistibile impeto a compiere certi atti. E l’impeto risulterà
ancor più irresistibile nelle folle piuttosto che nel soggetto ipnotizzato,
giacché la suggestione, essendo identica per tutti gli individui, aumenta enormemente
poiché viene reciprocamente esercitata.
Gli individui che in una folla siano dotati di una personalità forte per resistere alla suggestione sono troppo pochi e vengono trascinati dalla corrente. Al massimo potranno tentare una diversione con una suggestione diversa. Una parola ben scelta, un’immagine evocata al momento giusto hanno talvolta distolto le folle dagli atti più sanguinari. Annullamento della personalità cosciente, predominio della personalità inconscia, orientamento determinato dalla suggestione e dal contagio dei sentimenti e delle idee in un unico senso, tendenza a trasformare immediatamente in atti le idee suggerite, tali sono i principali caratteri dell’individuo in una folla.
Egli non è
più se stesso, ma un automa incapace di esser guidato dalla propria volontà. Per
il solo fatto di appartenere a una folla, l’uomo scende dunque di parecchi
gradini la scala della civiltà. Isolato, era forse un individuo colto; nella
folla, è un istintivo e dunque un barbaro. Ha la spontaneità, la violenza, la ferocia
ed anche gli entusiasmi e gli eroismi degli esseri primitivi…
I rari
psicologi che hanno studiato le folle, lo hanno fatto soltanto dal punto di
vista criminale, e, notando quanto i delitti collettivi siano frequenti, hanno
attribuito alle folle un livello morale molto basso. Senza dubbio. Spesso è
così.
Ma perché?
Dato che
attualmente non possiamo dare sfogo agli istinti distruttivi sui nostri simili,
ci limitiamo a soddisfarli sugli animali.
La
passione per la caccia e la ferocia delle folle derivano da una medesima fonte.
La folla che fa lentamente a pezzi una vittima indifesa dà prova di una crudeltà
codarda; ma non tanto dissimile, per il filosofo, da quella dei cacciatori che
si radunano a dozzine per godere lo spettacolo di un povero cervo dilaniato dai
cani. Se la folla è capace di uccidere, di INCENDIARE e di commettere ogni sorta
di crimini, è pure capace di atti di sacrificio e di disinteresse molto più
elevati di quelli che son di solito compiuti dall’individuo isolato.
Non fu
certo tale impulso che guidò le folle in tante guerre, di cui il più delle
volte non intesero la ragione, e nelle quali si lasciarono trucidare come
allodole ipnotizzate dallo specchietto del cacciatore.
Talvolta
perfino i più incalliti furfanti, per il solo fatto di essere riuniti in folla,
fanno propri i principii della più rigorosa moralità. La moralizzazione di un
individuo per mezzo della folla non è certo regola costante, ma la si può
osservare di frequente e perfino in circostanze molto meno gravi di quelle
citate. In teatro la folla esige dal protagonista virtù esaltanti e il pubblico,
anche se composto da individui inferiori, si mostra a volte molto rigoroso in
fatto morale.
(Prosegue con la Seconda parte)
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