Precedenti capitoli:
& La percezione della realtà (47)
Prosegue con la...:
Realtà Universale della percezione (49)
& L'Universaltà della percezione
[ovvero, il Capitolo completo] (50)
Prosegue ancora verso...:
L'Albero del Mondo (51)
Tutti i
miei restanti beni realizzabili devono essere erogati come segue: il capitale,
convertito in garanzia dai miei esecutori testamentari, deve costituire un
fondo, la cui quota interessi deve essere distribuita annualmente come premio a
coloro che, durante l’anno precedente, hanno conferito il massimo beneficio all’umanità.
L’interesse
deve essere diviso in cinque parti uguali e distribuito come segue: una parte
alla persona che ha fatto la scoperta o l’invenzione più importante nel campo
della fisica; una parte alla persona che ha fatto la scoperta o il
miglioramento chimico più importante; una parte alla persona che ha fatto la
scoperta più importante nel campo della fisiologia o della medicina; una parte
alla persona che, nel campo della letteratura, ha prodotto l’opera più
eccezionale in una direzione idealistica; e una parte alla persona che ha fatto
di più o meglio per promuovere la comunione tra le nazioni, l’abolizione o la
riduzione degli eserciti permanenti, e l’istituzione e la promozione di
congressi di pace.
I premi per
la fisica e la chimica saranno assegnati dall’Accademia svedese delle scienze;
quello per risultati fisiologici o medici del Karolinska Institute di
Stoccolma; quello per la letteratura dell’Accademia di Stoccolma; e quello per
i campioni della pace da un comitato di cinque persone che sarà selezionato dal
norvegese Storting.
È mio
espresso desiderio che nell’assegnazione dei premi non si tenga conto della
nazionalità, ma che il premio sia assegnato alla persona più meritevole,
scandinava o meno.
I premi per
la fisica e la chimica saranno assegnati dall'Accademia svedese delle scienze;
quello per risultati fisiologici o medici del Karolinska Institute di
Stoccolma; quello per la letteratura dell’Accademia di Stoccolma; e quello per
i campioni della pace da un comitato di cinque persone che sarà selezionato dal
norvegese Storting.
È mio
espresso desiderio che nell’assegnazione dei premi non si tenga conto della
nazionalità, ma che il premio sia assegnato alla persona più meritevole,
scandinava o meno. I premi per la fisica e la chimica saranno assegnati dall’Accademia
svedese delle scienze; quello per risultati fisiologici o medici del Karolinska
Institute di Stoccolma; quello per la letteratura dell’Accademia di Stoccolma;
e quello per campioni di pace da un comitato di cinque persone che saranno
selezionati dal norvegese Storting.
È mio
espresso desiderio che nell’assegnazione dei premi non si tenga conto della
nazionalità, ma che il premio sia assegnato alla persona più meritevole,
scandinava o meno.
Secondo
quanto da me espresso in questo Testamento, dichiaro nell’emerito indiscusso
ruolo interdisciplinare di cui Pavel A. Florenskij
si distingue nell’Unità riflessa nella eterna Universalità di cui il teologo filosofo
ne incarna il Genio (sottratto all’intento della Storia), e di cui intendo
ristabilirne il giusto merito dalla stessa (Storia) a lui negato.
Conferendo - ora e per sempre - il premio!
La sinteticità e, da qui, il culmine della realtà dell’immagine artistica, prendono forma mediante il congiungimento delle impressioni che provengono dall’oggetto, cioè unendo in un’unica percezione ciò che è stato colto in momenti diversi, e perciò secondo diversi angoli visuali.
Non si deve
pensare comunque che questo superamento del Tempo sia una prospettiva esclusiva
della percezione estetica, anche se è proprio in essa che emerge con
particolare chiarezza. Non è possibile alcuna percezione senza la
partecipazione della memoria e il
significato sostanziale della memoria
nella percezione è stato ripetutamente chiarito con diversi metodi e in diverse
correnti a partire da Kant e fino ai nostri giorni.
Ma se le
cose stanno così, se ogni percezione, in
quanto atto di vita, è un superamento del tempo, di conseguenza è
sintetica; l’Universalità
di ogni percezione è indubbia poiché tutta l’integrità della nostra
vita spirituale è la condizione di ogni percezione data che non si dona
isolatamente, a prescindere dallo sfondo dell’esperienza: tutto questo è stato
ripetutamente chiarito a partire da Kant, fino a giungere agli psicologi
contemporanei.
Ma se le
cose stanno veramente così, se cioè ogni percezione è la sintesi di ciò che si
percepisce in diversi momenti secondo diversi angoli visuali, allora è naturale
che ci si chieda: questa sinteticità non può essere portata notevolmente più
avanti?
Per mezzo
di un esercizio conforme e di un conseguente sviluppo della capacità
appercettiva, non può sorgere una sintesi evidente di ciò che è percepito in
momenti molto distanti l’uno dall’altro e da angoli visuali molto diversi?
La prospetticità, cioè in sostanza
l’alterazione del mondo delle rappresentazioni dipende dallo Spazio tridimensionale in quanto si
tratta di una forma di contemplazione. Perciò è naturale il tentativo di
passare alla contemplazione
quadrimensionale introducendo un esercizio pratico che consiste nella
correzione, mediante il Pensiero, di qualsiasi contemplazione tridimensionale.
In
sostanza, questo è lo stesso procedimento per mezzo del quale la facoltà
rappresentativa passa dalla contemplazione
bidimensionale alla contemplazione
spaziale tridimensionale, in
quanto la stessa prospetticità del mondo delle rappresentazioni è una specie di
supplemento mentale alla contemplazione bidimensionale.
Così come impariamo la contemplazione tridimensionale, noi dovremmo anche, per mezzo di un particolare allenamento, passare alla contemplazione quadrimensionale.
‘L’idea di Hinton consiste proprio nel fatto che,
prima di pensare allo sviluppo della facoltà visiva nella quarta dimensione,
dobbiamo imparare a visualizzare gli oggetti come si vedrebbero dalla quarta
dimensione, cioè innanzi tutto non in prospettiva, ma contemporaneamente da
tutti i lati, così come essi sono noti alla nostra ‘coscienza’.
È proprio
questa capacità che dovrebbe essere sviluppata con i dovuti esercizi, lo sviluppo
di questa abilità di visualizzare gli oggetti contemporaneamente da tutti i
lati corrisponderà ad un annientamento dell’elemento personale nelle immagini
mentali. Tale annientamento deve portare ad eliminare i fattori personali nelle
percezioni; in questo modo, lo sviluppo della capacità di visualizzare gli
oggetti da tutti i lati sarà il primo passo verso quello sviluppo della
capacità di vedere gli oggetti per come sono in senso geometrico, che Hinton
chiama coscienza superiore.
Nelle esperienze di Hinton, come pure negli altri metodi esteriori di rivelazione dei sensi, non si può non sentire qualcosa di irrimediabilmente artificiale, di prematuro e quindi di forzato in relazione all’organismo spirituale. I metodi per coltivare le nuove facoltà indubbiamente offrono risultati e perciò sono molto istruttivi per il Filosofo; difficilmente però si potrà negare il fatto che essi sono innaturali, poiché la funzione che essi fanno emergere dall’esterno non si realizza in modo da essere attivamente vitale, è priva di forza interiore e di conseguenza sta al di fuori del legame con la pienezza della Vita.
Si ha
quindi un uso improprio di simili esperienze e questo tentativo di prendere o
assumere con la forza quelle capacità che, se raggiungessero il livello adeguato
dello sviluppo interiore, si rivelerebbero naturalmente da sole, implica il
sorgere della malattia e la dissoluzione della personalità.
L’Idea della contemplazione
quadrimensionale è già apparsa più volte: è addirittura possibile che essa entri a
far parte della composizione della concezione della Vita; perciò se volessimo
datarla, vedremmo che non è più antica rispetto al tutto al quale è
sostanzialmente legata. Per lo meno la simbolica religiosa delle più antiche
religioni prende Vita quando la si guarda nella prospettiva che abbiamo esposto
in precedenza. Per i Filosofi il pensiero della realtà quadrimensionale (cioè
di una percezione superiore della profondità del mondo) si esprime in maniera
distinta.
Riprendo il
mito platonico della caverna.
Gli schemi piatti e le proiezioni delle cose sono per i corpi come delle ombre; allo stesso modo si attua la relazione fra il mondo tridimensionale e quello vero; così Platone enuncia il mistero delle contemplazioni della caverna. Tale mistero però è l’erede della grotta di Dite a Creta, rifugio del neonato Zeus. I misteri della caverna sono poi stati studiati ulteriormente dai Filosofi; ma le Idee, madri di tutto ciò che esiste, vivono in profondità, cioè secondo quell’orientamento che è la profondità del nostro mondo tridimensionale; perciò i discorsi di esse, anche i più chiari, per un udito tridimensionale non sono che un ronzante ‘balbettio donnesco delle Parche’ (A. S. Puskin).
E tuttavia
non solo si può, ma anzi si deve parlare della profondità del mondo, che è
raggiungibile solo con una retta disposizione dell’anima.
Io piego le ginocchia davanti al Padre del
Signore nostro Gesù Cristo perché vi conceda
Scrive
l’apostolo Paolo nella Lettera agli Efesini,
di essere potentemente rafforzati dal suo Spirito
nell’uomo interiore, che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori e così,
radicati e fondati nella carità, siate in grado di comprendere con tutti i
santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità.
Ormai da
tanto la questione della profondità del mondo è legata al problema del Tempo.
Già in Platone, quando definisce il Tempo come ‘un’immagine mobile dell’eternità’, possiamo vedere un’allusione ad un altro ‘mistero della caverna’. Una volta secolarizzata, essa è diventata ‘la teoria cinetica del Tempo’, oppure, nel quadro elettromagnetico del mondo creato dalla fisica più recente, è il ‘principio della relatività’.
Ma
il mondo cerca invano di catturare l’Anima nelle sue reti rapaci: nelle reti
rimane impigliato solo il guscio, mentre il mistero della vita scorre come
un’onda e fugge di nuovo nelle tenebre della caverna.
Né
Picasso, profanatore di tombe, né ‘le viti e le leve’ autocompiaciute della
scienza, seppure con un movimento micrometrico, ruberanno il tesoro; esso sfugge
agli attentati di coloro che amano la morte e si rifugia ancora più a fondo nel
grembo nativo della Terra… in definitiva si può rubare solo ciò che si
possiede, si può rapinare solo ciò che ci appartiene.
Ma il nostro tema richiama di nuovo l’attenzione su di sé. Ci si chiede ancora che cosa significhi ‘vedere l’Idea’. Platone risponde: ‘vedere che i molti sono uno e l’uno molti’; oppure ancora, ‘vedere l’unità dell’illimitato e di ciò che possiede il limite’, cioè dell’infinitezza della sostanza e della delimitazione del dato concreto.
Come
sarebbe possibile questa visione nella contemplazione quadrimensionale?
La
psicologia afferma che noi propriamente vediamo il mondo piatto e soltanto per
mezzo di un ragionamento inconscio percepiamo il senso del rilievo, mediante
una costante correzione apportata al materiale sensibile. La profondità del
mondo in base alla terza dimensione è qualcosa di qualitativamente altro
rispetto alle prime due dimensioni. Ma se immaginassimo una contemplazione
piatta in essa sarebbero immediatamente visibili solo i segmenti retti, mentre
la curvatura delle linee, cioè la profondità del mondo in base alla seconda
dimensione, si otterrebbe attraverso una specie di correzione intellettuale,
derivante anch’essa da una deduzione inconscia.
Nessun commento:
Posta un commento