CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
UN LIBRO ANCORA DA SCRIVERE: UPTON SINCLAIR

mercoledì 20 giugno 2012

SUL SENTIERO DEGLI INDIANI MORTI

















































(....I discorsi dei narratori registrati su nastri magnetici, sono stati
prima trascritti in dialetto, e poi tradotti con testo a fronte, in spa-
gnolo, con l'aiuto di giovani 'goajiro' bilingue. Tutti i testi inclusi
in quest'opera rispettano il più fedelmente possibile i documenti 
originali, ma non ne sono sempre la traduzione letterale. La pre-
sentazione sotto forma di 'versi liberi' non è il semplice risultato
di una ricerca di facile effetto. I 'goajiro' hanno uno stile di nar-
razione caratterizzato da frasi corte, dal ritmo poco compatibile
con quello della nostra prosa letta.)






MORTE GOAJIRO




A ciascuno di noi è legata un'anima.
E' come un batuffolo di cotone bianco,
come fumo.
Ma nessuno può vederla.

Ovunque l'anima, ci segue,
come la nostra ombra.
- Alcuni dicono persino che l'ombra è la forma dell'anima
e all'anima danno il nome di ombra -.
L'anima non ci lascia che durante il sonno,
o quando siamo ammalati,
quando siamo stati colpiti dalla freccia di un wanili.

Tutto ciò che succede nei sogni,
è quello che avviene nell'anima.
Se un goajiro sogna di trovarsi in un altro luogo,
vicino ad un pozzo, in una casa....,
e se vede degli uccelli,
vuol dire che la sua anima è uscita dal cuore.
Passando per la bocca,
per volarsene laggiù.
Ma il suo cuore continua a battere.

Eppure è l'anima che ci fa morire:
l'uomo che sogna di essere morto non si sveglia più.
L'anima l'ha lasciato per sempre.
E' ancora vivo
colui che sogna che gli hanno conficcato un coltello nel petto.
Ma la sua anima è già molto ferita.
La malattia è giunta.
La morte è vicina.

Quando un goajiro è malato,
la sua anima è come prigioniera,
là dove è il sogno.
E' laggiù che lo spirito dello sciamano
può ritrovarla e riportarla al malato.
Ma se non la incontra,
se è nascosta,
se è ritornata in qualche posto,
il goajiro muore.

La sua anima ha incrociato il sentiero,
il sentiero degli indiani morti:
la Via Lattea.
Si dirige verso il mare,
per andare nella casa dove già si trovano le sorelle,
le madri, gli zii materni, i fratelli....

E le ultime parole escono dal morente:
- Me ne vado ora, me ne vado.
Muoio.
Me ne vado per non tornare più....
Ma già la sua anima se ne è andata per non tornare più.
Ha preso la sua cavalcatura.
Vi ha sistemato i bagagli, le amache....
Se ne è andata nelle sue terre,
laggiù, a Jepira, la terra degli yoluja.....

Quando muoiono, i goajiro divengono degli yoluja.
Vanno a Jepìra, per la Via Lattea,
il sentiero degli indiani morti,
là si trovano le loro case.

Sono le anime dei morti che ritornano sulla terra,
attraverso i nostri sogni.
Sono loro che le nostre anime incontrano
quando sogniamo i morti.
Qui a volte si possono vedere le loro ombre.
Sono gli yoluja,
ombre dei morti sulla terra.

Alla nostra morte, dunque, l'anima non si perde.
Solo le ossa vanno perdute.
Le ossa e la pelle.
L'anima se ne va, ecco tutto.
Ciò che se ne va è come la nostra ombra,
o come la nostra figura, evanescente, imprecisa....

Ma noi moriamo due volte.
una volta qui,
e una volta a Jepìra.....

(prosegue in: http://paginedistoria.myblog.it/archive/2012/02/12/i-nuovi-maghi.html &

              http://dialoghiconpietroautier.myblog.it/archive/2012/06/21/il-viaggio.html)









  

Nessun commento:

Posta un commento