CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
UN LIBRO ANCORA DA SCRIVERE: UPTON SINCLAIR

sabato 30 giugno 2012

OLTRE LA SOGLIA (3)
















































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.....Magdalena aveva la casa in Breestraat in comproprietà con il fratello
Pieter, ma dopo il nuovo matrimonio cedette la sua parte al marito Chris-
toffel Thijs.
Nel 1636 i due uomini misero la casa all'asta, ma poiché le offerte non
superarono i 12.000 gulden, la ritirarono. La casa fu data in affitto per
due anni, poi, fu rimessa in vendita a 13.000 gulden.
Se la aggiudicò l'ambizioso Rembrandt.
Così, mentre era avvolto dalle spirale del ciclo della Passione, nel tentati-
vo di diventare il Rubens d'Olanda, Rembrandt acquistava una casa dalla
stessa famiglia da cui Rubens aveva acquistato la sua proprietà!


























Visto il clima intimo e confidenziale che regnava tra le famiglie della Bree-
straat, è alquanto improbabile che Rembrandt ne fosse all'oscuro. Forse
la circostanza contribuì in qualche modo a rendere irresistibile il fascino
della casa.
Quella casa in Breestraat era qualcosa di più di un cumulo di calce e mat-
toni. Era un concentrato di rimandi che parlavano di tutti coloro che nella
sua vita di pittore avevano svolto un ruolo importante: Lastman, van Uylen-
burgh e ora, si scopriva, Rubens.
Poteva lasciarsela scappare?
Forse a 34 anni Rembrandt pensava di potersi finalmente concedere lo
stile di vita di Rubens: cavalli, palafrenieri, servitù, cuoche, diligenti disce-
poli.







































Comunque sia, doveva ritenersi abbastanza benestante da potersi permet-
tere una casa incomparabilmente più lussuosa di qualsiasi posto in cui avesse
abitato fino allora, e di conseguenza decisamente più costosa di qualsiasi a-
bitazione cui i suoi pari o i suoi colleghi potessero aspirare.
Lo stesso anno in cui Rembrandt comprò la sua dimora, Michiel van Mie-
revelt, il veterano dei ritrattisti di corte, acquistava a Deft una casa del valore
di soli 2000 gulden, poco più del prezzo medio che ci si permetteva in città.
.....Così, sebbene la Breestraat stesse cambiando, popolandosi di stranieri -
specie di ebrei portoghesi - che varcavano i ponti dell'isola di Vlooienburg
per andare a stabilirsi là, per Rembrandt il ritorno in quella via aveva il gusto
di un piccolo trionfo.
Non trascurò nemmeno i gesti di generosità, entrando a far parte di un gruppo
di risparmatiori - tra i quali artisti - che prestavano denaro a Hendrick van
Uylenburgh, cronicamente in rosso.







































....Costruita con i criteri usuali dell'Amsterdam di fine secolo, la nuova casa
era alta e profonda, con una facciata piuttosto stretta. L'ingresso in pietra
dall'aspetto classicheggiante immetteva direttamente nella 'voorhuis', il vesti-
bolo d'ingresso, dove si veniva accolti dai calchi in gesso che l'inventario
redatto quando Rembrandt andò in bancarotta descrive come 'due putti
nudi'.
Non c'erano molti mobili a ingombrare quella stanza: solo sei sedie, quattro
'sedie spagnole in pelle russa' e uno sgabello per guardare dalla finestra in
caso in cui il 'maestro' non avesse voluto farsi trovare in casa. In compenso
l'androne era pieno di quadri, perlopiù di dimensioni modeste: piccoli pae-
saggi di Rembrandt stesso e di Lievens, ritratti di animali, qualche tronie e
opere di genere dell'artista fiammingo Adriaen Brouwer, specializzato in
scene di fumose osterie dei bassifondi infiammate dall'alcool ed evidente-
mente ammirato da Rembrandt per il suo schietto realismo.


























Oltre la 'voortuis c'era la stanza laterale con un tavolo in noce, un vano di
marmo per tenere in fresco il vino, altre sette sedie spagnole con imbottitura
in velluto verde e nientemeno che quaranta quadri, tra i quali quelli di alcuni
degli artisti prediletti di Rembrandt.
La 'stanza laterale' era quindi una piccola galleria.
Dietro di essa si aprivano altre due stanze e il salotto. Se la 'sael', con le sue
tre 'statue antiche', assolveva alla funzione di stanza principale in cui ricevere
gli ospiti, a nessuno dei vani della casa era ancora stato assegnato un ruolo
preciso; così in entrambe le stanze c'erano armadi e credenze in legno di ce-
dro, tavoli e sedie, e nella 'sael' perfino un 'angolo notte' con tanto di mobile
letto. 



















Nell'insieme l'infilata di stanze doveva dare al visitatore un'impressione di gran-
de comfort, con candelabri, portalampada d'ottone e specchi intarsiati che ri-
flettevano la fresca e umida luce del giorno.
Ma la parte della casa sulla quale Rembrandt aveva impresso la sua personalità
era il primo piano.
Constatava di quattro vani: un altro disimpegno d'ingresso, due stanze per il
pittore e, più all'interno, vale a dire sopra la 'sael', una stanza denominata 'kun-
stcaemer'. Entrare in quei locali significava trovarsi davanti a un'incredibile serie
di oggetti, paragonabile alle raccolte enciclopediche delle case degli amici di
Rubens ad Anversa e destinata a coprire praticamente l'intero ambito della cultu-
ra mondiale nota, passata e presente, nazionale e straniera.


(prosegue in: http://dialoghiconpietroautier.myblog.it/archive/2011/08/17/il-ritratto.html

                        http://paginedistoria.myblog.it/archive/2011/08/17/della-ricchezza.html)















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