CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
30 MAGGIO 1924

mercoledì 7 novembre 2012

CARTESIO: IL GENIO E LA CONTRADDIZIONE (un gesuita)


































Prosegue in:

Al servizio di quale Dio?






Quanto la storia può incidere sul pensiero e l'opera dell'uomo?
Cartesio ne è un illuminante esempio. 
Non condivido l'opera, la contraddizione, il compromesso che
lo portò, sì al grande traguardo della filosofia e della scienza, 
ma capire l'uomo figlio del suo secolo, è comprendere innanzi-
tutto la storia con i suoi sottili compromessi forse è la vera
scienza del nostro tempo.
Comprendere l'uomo, il ricercatore posto nei limiti del suo tem-
po. E quanto questi possono aver influenzato e motivato il suo
pensiero. 
Forse questo è il compito più arduo giammai di un filosofo o ri-
cercatore o divulgatore, ma proprio dello gnosticismo.
E della coerenza che vuol mettere il giusto ordine agli scaffali 
confusi ed oscuri della storia.


















Scrivendo nel marzo del 1636 all'amico Padre Mersenne, René
Descartes (o Cartesio) gli sottoponeva il progetto di una nuova
opera, un lavoro diviso in quattro saggi, il primo dei quali propo-
sitivo ed introduttivo e gli altri tre esemplificativi: all'inizio dell'e-
state dell'anno successivo il lavoro ormai completato usciva con
il titolo ben noto di Discorso sul Metodo.
Della lettera a Mersenne ci interessa proprio il titolo che Descar-
tes proponeva per l'opera che sarebbe divenuta fondamentale e
che in quella sede è presentata dunque come:

'Progetto di una Scienza Universale che possa elevare la nostra
natura al più alto grado di perfezione. Più la Diottrica, le Meteo-
re e la Geometria: in cui le più curiose materie, scelte per prova
della Scienza universale proposta dall'Autore, sono spiegate in
modo che possono essere intese anche da coloro che non le han-
no mai studiate'.

Con il Discorso sul metodo, Descartes tematizzava rigorosamen-
te ed in un'opera organica l'intuizione dei 'mirabilis scientiae fon-
damenta' che già l'aveva entusiasmato alla fine del 1619, come
ricorda negli 'Olimpica'.



















La Scienza universale, cui egli accenna due volte nel titolo prov-
visorio del futuro 'Discorso sul metodo', deve dunque avere nel-
la sua formazione un peso notevole, se egli dedicò all'elaborazio-
ne di quella scienza ben diciotto anni, ed al 'metodo' esposto nel-
l'opera va attribuito, nell'economia del pensiero cartesiano, un
valore forse non minore di quello che ha il 'Cogito'.
Non stupisce questo esordio nell'ambito della filosofia moderna
per una ricerca tesa a ricostruire il significato e la storia del con-
cetto di 'mathesis universalis' in alcune fasi del pensiero greco
classico ed imperiale; l'esordio ha una duplice giustificazione: da
un lato pare potersi trovare in Descartes, nelle 'Regulae ad dire-
ctionem ingenii', la definizione più chiara e filosoficamente più




















pregnante del concetto di 'mathesis universalis'; dall'altro, que-
sto concetto giunge a formarsi in Cartesio procedendo su linee
storiche assai datate e sulle quali si collocano esattamente gli a-
utori ed i filoni per noi più direttamente interessanti.
Quanto dunque la si comprenda sufficientemente, la definizione
cartesiana della 'Scienza universale' e la sua Filosofia proprio
per la sua chiarezza e per la sua rilevanza filosofica, può costitui-
re, sul piano teorico, un'ottima pietra di paragone per valutare le
definizioni precedenti e, sul piano storico, una sorta di mèta, di
cui più facilmente si individuano le tappe per quanto lontane di
approssimazione.....
(L. Napolitano, Le Idee, i numeri, l'ordine; libro consigliato:
 A. Donati, Le motivazioni teologiche della condanna di Galileo)














 

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