CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
UN LIBRO ANCORA DA SCRIVERE: UPTON SINCLAIR

martedì 6 novembre 2012

LA GHIANDOLA PINEALE





































Precedenti capitoli:

una macchina che conta

e una che ha smesso di contare









Cinque ore e mezza più tardi sedeva al Krackter's, un magnifico
bar di Manhattan, a bersi un drink insieme a Danceman.
- Sembri malato,
osservò Danceman.
- Sono malato,
rispose Poole. Finì il suo drink, uno Scotch al limone e ne ordinò
un altro.
- Ancora gli effetti dell'incidente?
- Sì, in un certo senso.
- E'.....qualcosa che hai scoperto a proposito di te stesso?
chiese Danceman.



















Alzando la testa, Poole lanciò un'occhiata attraverso la luce nebulo-
sa del bar.
- Allora lo sai.
- So che dovrei chiamarti 'Poole',
disse Danceman
- Invece di 'signor Poole'. Ma preferisco chiamarti 'signor Poole',
e continuerò a farlo.
- Da quanto tempo lo sai?
chiese Poole.
- Da quando hai preso il comando della ditta. Mi hanno detto che
i veri proprietari della Tri-Plan, che si trovano nel sistema di Proxi-
ma, volevano che la società fosse gestita da una formica elettrica
che loro potessero controllare. Volevano un valido e brillante....



























- Sono un prestanome,
disse Poole.
- Sì, in un certo senso,
convenne Danceman.
- Ma per me sarai sempre il 'signor Poole'.
Una parte del muro di fronte scomparve, seguita da diversi av-
ventori ai tavoli vicini. E....
Attraverso la grande vetrata del bar, il profilo di New York vi-
brò e svanì improvvisamente.
- Cosa c'è?
chiese Danceman, notando la sua espressione.
- Guardati intorno. Non vedi niente di strano?
rispose Poole con voce roca.
Dopo essersi guardato intorno, Danceman disse:
- No. Di che genere?
- Vedi ancora il profilo della città?



























- Certo, anche se c'è lo smog. Le luci che brillano....
- Ora lo so,
disse Poole.
- Avevo visto giusto; ogni foro ricoperto significava la scom-
parsa di alcuni oggetti nel suo mondo reale.
Alzandosi in piedi, disse:
- Ci vediamo dopo, Danceman. Devo tornare al mio appar-
tamento; ho alcuni lavoretti da sbrigare. Buonanotte.
Uscì dal bar e si trovò in strada, in cerca di un taxi.
Niente taxi.
Anche quelli, pensò.
Mi chiedo cos'altro ho cancellato.
Prostitute? Fiori? Prigioni?



























.....Il nastro plastificato aveva un margine non perforato in cima
e in fondo; Poole tagliò una striscia orizzontale, molto stretta,
poi, dopo un breve istante di concentrazione, tagliò il nastro
stesso a quattro ore di distanza dall'analizzatore. Quindi fece ruo-
tare la striscia tagliata di novanta gradi rispetto all'analizzatore, la
saldò con un microsaldatore, e riattaccò la bobina ai due capi.
Aveva, in pratica, inserito una pausa di venti minuti nello svolger-
si della sua realtà.
Avrebbe fatto effetto - secondo i suoi calcoli - pochi minuti dopo
la mezzanotte.
- Ti stai riparando?
chiese Sarah timidamente.
















- Mi sto liberando,
rispose Poole.
Oltre a questa, aveva in mente molte altre alterazioni.
Ma prima doveva verificare la sua teoria; il nastro vuoto, senza
fori, significava assenza di stimoli, per cui la mancanza del nastro....
- Hai una faccia...
disse Sarah.
Cominciò a raccogliere la borsetta, il cappotto, la rivista audio-
video arrotolata.
- Me ne vado. Capisco cosa hai provato trovandomi qui.
- Rimani,
disse lui.
- Guarderemo insieme il capitano Kirk.......
(P. K. Dick, La formica elettrica; libro consigliato:
 A. Damasio, L'errore di Cartesio)









 

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