CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
UN LIBRO ANCORA DA SCRIVERE: UPTON SINCLAIR

sabato 15 febbraio 2020

UN UOMO (al di là del vetro: differenze fra nostre e loro opere) (sosta a Roma) (Racconti d'Archivio) [15]



















Un articolo:

Le loro 'opere'

Prosegue in:

un uomo (sosta a Roma) (2)

un uomo (sosta al Consolato) (3)

un uomo (sosta al Consolato) (4)














La tragedia di un uomo condannato ad essere solo perché è scomodo a tutti e
non serve a nessuno si misura infine col deserto che egli deve affrontare quan-
do esce dal suo ambiente naturale, la politica vista come sogno, ed entra in
quello per lui innaturale della politica estesa come mestiere o setta religiosa o
peggio della casta feudale....
Questo lo avresti capito fino in fondo undici mesi dopo, rientrando in patria, pe-
rò l'apprendistato lo facesti al tuo arrivo in Italia....
Vanesi guidati soltanto dalla ricerca del loro personale trionfo, carrieristi interes-
sati soltanto ai vantaggi privati d'un seggio in Parlamento, bottegai preoccupati
soltanto di riempirsi le tasche con le mance, giornalisti progressisti al soldo della
C.I.A., decrepiti avanzi sigillati nel sarcofago delle loro istinte virtù, nel caso mi-
gliore santoni scontrosi e arroccati sulla cupa torre del Dogma.
E, dall'altra parte, gli avventurieri della disubbidienza facile, i cultori del fanatismo
sanguinoso, i cialtroni per cui la parola rivoluzione è un chewingum da tenere in
bocca, e poi i ciarlatani pacifisti a braccetto con gli ecologisti sponsorizzati dall'-
industria del Regime......
Ecco il panorama politico che si presentò ai tuoi occhi quando, superato lo choc
di sentirti ammanettato da me ed equivocato dagli altri, andasti in cerca di aiuti per
continuare la resistenza contro la Giunta, contro tutte le Giunte....
Lo stesso che voler discutere l'immortalità dell'anima con un branco di sordomuti
che giocano a fare i progressisti, o peggio i pacifisti o peggio ancora gli intellettuali.
Eppure ci provasti.
Ti mettesti al telefono, sì proprio al telefono in barba ai ciarlatani orecchiuti della
solita ambasciata, e cominciasti a chiamare i capi dei partiti cui nutrivi qualche
speranza...

- Pronto, sono Panagulis.
- Chi?
- Panagulis, Alessandro Panagulis. Vorrei parlare col compagno Tal dei Tali.
- A che proposito?
- Be'.... io.... vorrei.... salutarlo
- Non c'è, è in riunione.... Provi domani. No, domani no, è festa, c'è il ponte. Fra
qualche giorno.
- Pronto, sono Panagulis.
- Taraguli?
- No, Panagulis. Panagulis Alessandro. Alekos. Vorrei parlare con l'onorevole...
- Intende dire il signor ministro, sa' non è più onorevole... ora.
- Ah! Non lo sapevo. Sì, il signor ministro...
- Il signor ministro non si può disturbare...
- Allora gli lascio un messaggio, così mi chiama appena può.
- Guardi che il signor ministro ha cose importanti da fare, problemi gravissimi. Lei
capisce se dovesse richiamare tutti quelli che lo cercano!
- Pronto, sono Panagulis.
- Parla più forte, non si capisce nulla. Chi sei?
- Panagulis, Alessandro Panagulis...
- Ché, sei un compagno?
- Sì....
- Sei russo? Sento un accento.
- No sono greco
- Embe' da noi che voi?
- Vorrei parlare col segretario generale.
- Ah, ma se tu sei greco bisogna che ti passi l'ufficio esteri....

O non si facevano trovare, o ti informavano d'essere molto occupati a risolvere i
problemi del genere umano (almeno così ci fanno credere...), o ti rinviavano a luo-
gotenenti dei loro tirapiedi o scagnozzi di partito.....
Caro Alekos, caro Alessandro, che gioia rivederti, che onore incontrarti.
Ma in fondo alle loro pupille tremava una specie di interrogativo: che ne faccio di
questo qui?
Come lo adopro?
Ad ascoltarti, in quei giorni, non furono che tre vecchi.....

(O. Fallaci, Un uomo)

(Prosegue....)















 

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