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In nome del doblone...(7)
Per generazioni si è creduto che quanti si opponevano ai
diritti di proprietà, alla produzione per il mercato, al dominio del denaro
ecc., fossero socialisti, comunisti, radical di qualunque tipo, accomunati dal
fatto che tutti pensavano ad una riorganizzazione della società per mezzo dei
lavoratori, della grande maggioranza degli oppressi, degli sfruttati, dei
diseredati. C’erano alcuni, naturalmente, che ritenevano che l’esperimento, se
fatto, fosse destinato a risolversi in tirannia.
Nessuno, non un’anima, riteneva che tra i manager, gli
ispettori, i dirigenti e gli amministratori sarebbero sorti un’avversione e un
rancore tali nei confronti della società della libera impresa, del mercato e
della democrazia, da spingerli a tentare di riorganizzarla per fare i loro
comodi e, se necessario, distruggere la civiltà all’interno di quel processo.
…Ma non c’è un sol uomo di governo, ministro
degli esteri, rappresentante del Dipartimento di Stato o membro del Parlamento
che, nonostante tutti i preparativi per la guerra contro il nazismo ieri e
contro l’imperialismo sovietico oggi, mostri il ben che minimo segno di
comprendere chi sia il nemico contro il quale si sta preparando.
È la grandezza straordinaria e solitaria di
Melville ad aver visto e compreso il tipo al suo ultimo grado e la sua
relazione con tutti gli altri modelli sociali.
Vedremo anche come sia stato in grado di farlo
un centinaio di anni fa, ma la questione prioritaria resta proprio quella di
comprendere il modello totalitario.
Egli ha abbandonato il quaccherismo. Per anni
la sua religione fondamentale è stata la religione della sua epoca, il fuoco
prometeico del progresso materiale!
Figlio autentico dell’America del XIX secolo,
Achab idolatrava il fuoco, ma ne era stato a sua volta colpito rimanendone
segnato dalla testa ai piedi.
Da qualche parte, dietro questa forza possente
forza impersonale c’era qualcosa di veramente creativo nel senso umano del
termine. Egli non sa che cosa sia. Fuoco, potere, potenza creativa meccanica,
non li rifiuta: sa che l’hanno reso ciò che è. Ne gioisce. Ma finché
significheranno un’esistenza disumana, come quella che sta vivendo, li sfiderà.
Fino a oggi decine di milioni di americani
hanno potuto capire Achab, perché hanno lavorato alle dipendenze di uomini
simili. Un numero più piccolo ma non insignificante ha vissuto le sue stesse
esperienze. Il motore diesel ed ora l’energia atomica pongono la grande
maggioranza di fronte al suo stesso problema: l’ovvio, immenso e terribile
potere meccanico di una civiltà industriale che sta attualmente progredendo con
incredibili balzi e allo stesso tempo sta conoscendo la meccanizzazione e la
distruzione della personalità umana.
Quanti la pensano allo stesso modo, classi di
persone in ogni nazione che stanno avendo i medesimi problemi, si stanno
preparando fermamente per una azione disperata. Se ora si abbattesse su di loro
una violenta catastrofe che li rovina e li convince che la vita che stanno
vivendo è intollerabile, e che i gravi dubbi che li hanno tormentati in
precedenza sono giustificati, allora sicuramente butterebbero all’aria tutte le
tradizionali costrizioni della civiltà.
Andrebbero, cioè, alla ricerca di una nuova
teoria sociale e di un programma di azione e, sulla base di questa teoria e di
questo programma agirebbero….
…Ma non solo questo il motivo apparente
dell’ostinazione di Achab quando una balena gli strappa una gamba…. *
(* Giacché a mio avviso, la balena rappresenta, anche e
null’altro, che l’eterna sfida dell’uomo ‘prometeico’ contro le forze della
Natura, da quando cioè, in grado di amministrare controllare soggiogare un suo
Elemento, poi con quello molti altri ancora, sino a doversi sostituire in tutto
e per tutto al Principio della Creazione se non addirittura rimuoverne il
‘difettevole’ motivo postulando simmetriche ‘alchemiche-formule’ circa
l’Equazione del Tempo detto.
E
destinare ad un ‘caso’, oppure ad una ‘relatività’ anch’essa ristretta, quantunque
deducibile e conforme al principio della materia, non risolvendo se stessa [come
l’Anima detta nel suo Eterno Viaggio in questa]. Per poi sostituirsi ad essa
per migliorarla, in quanto in ugual ‘difettevole’ pensiero, limite e principio
dell’uomo stesso, ‘immagina suppone calcola e dimostra’ che quanto nei millenni
evoluto - e per poco più di un centinaio di anni distrutto -, possa equivalere
alla creazione di un nuovo ‘prometeico’ mito.
Da qui la
strada o il tempo che separa ed unisce Potenza Ragione ed Intelletto talmente
breve che può e deve risolversi solo con la guerra per la causa del Principio
di cui l’uomo artefice e portatore del progresso nel falso proprio ed altrui
cieco intendimento.
…Non più
la Natura che l’ha pur creato e un Dio che a sua volta progettata, bensì al
contrario, un Dio che premette e giustifica l’atto nel completamento
dell’essere uomo, non più bestia neppure indigeno…
Nel
linguaggio della dovuta creazione in cui l’uomo [divino ad immagine di Dio]
comandato giustificato e promosso [qual eletto] da un Dio. Gli ‘eletti’ poi,
pur ‘convergendo-divergeranno’ non si sottraggono, e mai immuni, dallo scontro
finale con cui la civiltà si misura alla ‘carta’ della propria navigazione.
E pur lo
sforzo la genetica non risolverà il limite o la superiorità della specie. Solo
Plutarco meditò secoli e secoli orsono il detto limite di cui portatore l’uomo.
Tale Creazione, abdicata alla dottrina, deve presiedere come la Genesi [ed il
Verbo] comanda, il sogno mal interpretato circa [medesima] Divinità quantunque
crocefisso all’Albero maestro, imponendo la propria ed altrui Ragione divenuta
Verbo.
Non meno
della forza dell’eroe in guerra di cui i tanti troppi Dèi in nome e per conto
di un Impero.
E non
meno di ugual Profeta di uno stesso [congiunto e/o avverso] Dio imporre la
propria assurda ‘santa guerra’ in medesima Terra giustificata da altrettanta
troppo violenza. Indistinto Versetto mal compreso se pur ben propagandato ad
ogni porto d’attracco e indistintamente di partenza, non scordandoci, in questa
o altra sede, che taluni recenti motivi di Guerra [o crociata] avallati con la
Bibbia in medesimo pulpito per giustificare, ed in qual tempo promettere, il
riscatto di una Terra persa.
Ugual
profetica promessa promossa dall’araldo del prometeico fuoco ben coltivato al
Tempio del profitto divenuto errato principio [di vita] Stato e futura moneta. E
impropriamente ‘promessa’ non men che restituita e difesa suggellata e
congiunta dalle armi ai legittimi padroni.
C’è anche
lì un Tempio, se non erro!
E se così
non fosse, in verità e per il vero, la stessa [terra] riposta nel ‘circolo’ di medesimi interessi impropriamente pregati a causa della materia ed incarnati in
una falsa promessa come ogni prometeico capitano ‘giura’ e fa ‘giurare’
indistintamente all’indiano quanto all’ebreo, come altre similari asimmetriche
cause da cui la materia, il poter lavorare nel prometeico intento da cui il
capitano Achab detto.
Il quale
non più la caccia o la vendetta, bensì vittima del proprio ‘industrioso’
principio divenuto meccanico atto e pensiero. Cioè, come bestie dalla stiva alla coperta
d’una industriosa civiltà navigata e poi naufragata per propria mano
attribuendo colpe e meriti ad un Dio anche incarnato se pur ‘difettevolmente’
interpretato di quanto cacciato e sottomesso.
E non
solo balena o lupo che sia, ma indistintamente l’intera Natura. E di certo
giammai una Terra di prosperità ed uguaglianza come da ognuno nessuno escluso
falsamente pregato. Achab sembra ignorare
tal profetico sogno il quale accompagna non solo baleniere, ma anche molti
altri prima e dopo di lui.
Achab
incarna, per quanto non si sottometta, il Progresso e il compito apparentemente
dato all’uomo il quale indistintamente abbraccia in maniera alternata
sposandone la causa, Dottrine e Principi qual ideali atti per giustificarlo pur
meno della ‘bestia’ [e non vorremo arrecare offesa alcuna alla bestia non certo
all’uomo citato] braccata. Ma sempre e solo per un malvagio intendimento della
ricchezza sia essa capitalistica che dall’opposto ‘Capitale’ contestata e
quantunque ugualmente incarnata nei falsi ideali distribuiti.
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