CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
30 MAGGIO 1924

mercoledì 3 aprile 2019

CIRCA I DIRITTI D'AUTORE (Terza parte)



















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Circa i Diritti d'Autore (Prima)  &

Seconda parte

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Circa i Diritti d'Autore (Terza parte) (2)














Una lotta utopistica la quale trascende i fini economici per il raggiungimento non solo del Bene comune ma altresì del giusto, - giusto - nella proporzione in cui l’Ambiente (naturale quanto urbano da questo derivato) occupato rappresenta non solo l’habitat in cui le condizioni ideali debbono essere rappresentate nella specificità o unicità della ‘bellezza’ nei canoni come la possiamo e dobbiamo dovutamente intendere e non interpretare, ma anche, il dovuto necessario impegno in sua difesa…

…Giacché la ‘bellezza’ ed il dovuto intendimento di questa, come il Bene ed il Diritto con tutto ciò che rappresentano sono le condizioni in cui la Vita nel Bene ha raggiunto e ancora deve raggiungere gli ideali in cui manifesta oltre la ineguagliata propria ‘creatività’ in cui l’uomo evoluto, al fine di cantarne proteggerne preservarne il principio vilipeso…

Da cui discende e dipende irrimediabilmente e mai sia detto il contrario!

…Però, non da tutti ben compreso, nel rendere a Lei merito oltre di un Dio che così ha Creato anche le premesse in cui l’ ‘evoluto-involuto’ ominide comprende, o almeno dovrebbe, i termini di reciproci insostituibili rapporti nei quali l’equilibrio quanto la misura di questo (negato e manipolato per diversi fini e conseguimenti) in cui si manifestano i ‘parametri’ fin qui conseguiti di ciò che comunemente intendiamo con Vita…

Oltre la capacità di dedurne o intenderne il motivo anche il velato principio non del tutto compreso… di come questa dispiega e rinnova il segreto calice all’uomo offerto, e, purtroppo non suoni qual un’inutile offesa ma non vorremmo per sempre rinnovare un ‘mito’ intriso di sangue e carne pascolata qual fertile ‘pecunia’ privata della dovuta dottrina, e quando ora vediamo rinascere la ‘grande arte’ appena fiorire con il proprio ed altrui fine comprendiamo il risorgere della Parola il Principio della vera Dottrina circoscritta agli inutili dogmi di un ‘verbo’ il quale semina ed ha seminato nel limite della comprensione morte ed incomprensione circa motivo e intendimento ‘per ed in ciò’ cui dispiegato l’intera architettura di un Dio… volutamente rivelato o ancor peggio rilevato…

La sua vera Natura e Vita risiede ove neppur il secolar verbo intuisce - ne intuisce - sogno e parola…

La qual Vita trascende e per nulla comprende i valori Economici con cui siamo soliti tradurne e misurarne il proprio valore per ogni cosa in essa nata (e con lei un probabile Dio).

Giacché non sufficiente il Sacrificio di un Dio.

Non sufficiente una guerra persa contro un falso traguardo raggiunto o ancora da conseguire, ma ben comprendere la Filosofia (e la logica teologica dottrina privata e spogliata dei secolari miti con cui leggere o peggio interpretare una più profonda verità ‘manipolata’) con cui ognuno deve apprendere e di conseguenza apportare i giusti valori tradotti in ‘geni comuni’ da moltiplicare nella pretesa divenuta dovuto bagaglio genetico di una corretta visione della realtà trasposta e falsata ‘con ed in cui’ medesimi valori vengono capovolti innestati e sostituiti come inutili ‘miti’ nella socialità d’ognuno…

…Giacché il valore storico del ‘mito’ svolge ancora l’imprescindibile funzione sociale falsata nella idealizzazione di errati principi morali con cui ognuno può e deve manifestare l’impegno costante del giusto valore nella ‘corretta dottrina’ e non certo l’inutile sacrificio di un Dio indistintamente sacrificato al Tempio del dovuto Progresso…

Infatti questo prevede e sempre intende un ‘bizantismo’ d’ideali in cui ognuno si conforma per il conseguimento del dovuto successo nell’utilitarismo con cui concepiamo e sono soliti concepire ogni cosa, anche in ciò con cui intendiamo Madre Natura, ed in ciò occorre il dovuto superamento anche quando ci prodighiamo per lei nel giusto calcolo di convenienza, quando ci pieghiamo ad una croce nel calcolo d’una falsata coscienza tradotta alla folla esposta quand’essa sempre sola in cima ad un ignorato Golgota, ed in verità e per il vero, il vero altruismo risiede e si manifesta oltre al frutto colto anche nel rinnovarne la radice offesa… nella verità della (giusta) conoscenza e rinnovata (non meno che antica) coscienza oltre la giusta comprensione in cui Dio ha destinato e destina (l’uomo) ruolo e Regno…

Di ben diverso verbo (in sua difesa)!    


Sebbene nella sua opera ‘La nostra responsabilità per la Natura’ Passmore affermi ripetutamente che non c’è bisogno di un’etica ambientale e che ogni tentativo di crearne una sarà incoerente sotto l’aspetto concettuale e incompatibile con la ‘civiltà occidentale’, esiste anche un terzo tema, d’importanza quasi uguale: che i problemi ambientali sono problemi sociali, che debbono essere risolti attraverso l’azione politica in base ai dati della Filosofia sociale e politica, anziché attraverso l’azione etica in base ai dati dell’etica ambientale.

Passmore, come Filosofo sociale e politico, sembra in parte discutere accademicamente la superiorità della Filosofia sociale e pubblica rispetto all’etica nella soluzione di tali problemi. Inoltre, dato che egli, impropriamente a mio avviso, avvicina l’etica, o almeno l’etica ambientale, al fanatismo religioso, si preoccupa anche dei possibili abusi che potrebbero venire compiuti in nome di un’etica ambientale – ad esempio il rovesciamento delle istituzioni democratiche occidentali. Ma la sua ragione di fondo è che egli ritiene che l’azione etica individuale ai fini della soluzione di un problema ambientale, come ad esempio l’inquinamento, sia virtualmente inutile:

‘Può soddisfare la nostra coscienza o darci un senso di superiorità morale, ma apporterà un contributo talmente minimo alla soluzione del problema dell’inquinamento, da essere, da questo punto di vista, priva di senso’.

Sebbene quest’ultimo argomento abbia qualche merito, in quanto l’azione etica da parte di poche persone in vista di una soluzione di un problema sociale è veramente assai inefficace. Passmore non arriva a notare gli importanti inter-collegamenti che debbono esistere fra etica e politica se si vuole che un’azione politica attraverso le Leggi e la programmazione pubblica sia efficace e applicabile.

Solo dopo il fallimento di ripetuti tentativi di risolvere i problemi ambientali attraverso l’azione politica Leopold, ad esempio, giunse alla conclusione che c’è bisogni di un’etica ambientale. Egli si accorse che non si poteva mettere in atto un’adeguata azione politica senza il sostegno dei comuni cittadini e che prima che questi potessero offrire tale sostegno, dovevano sviluppare, capire e chiarirsi i loro valori morali oltre che ambientali. La richiesta di Lepold di un’etica ambientale, in altri termini, non era intesa come un passo verso il sovvertimento del processo politico, bensì come un passo verso la sua facilitazione.

Perché questo duplice approccio alla soluzione dei problemi ambientali possa funzionare, come lo stesso Leopold vedeva chiaramente, lo stato democratico deve educare i cittadini a quei valori ambientali che sono necessari sia per l’azione etica sia per la politica. Sebbene l’idea stessa d’insegnare valori nelle scuole sia spesso considerata pericolosa, si tratta di una concezione errata.















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