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Circa i Diritti d'Autore (Prima) &
Seconda parte
Prosegue in:
Circa i Diritti d'Autore (Terza parte) (2)
Una lotta utopistica la quale trascende i fini
economici per il raggiungimento non solo del Bene comune ma altresì del giusto,
- giusto - nella proporzione in cui l’Ambiente (naturale quanto urbano da
questo derivato) occupato rappresenta non solo l’habitat in cui le condizioni
ideali debbono essere rappresentate nella specificità o unicità della ‘bellezza’
nei canoni come la possiamo e dobbiamo dovutamente intendere e non interpretare,
ma anche, il dovuto necessario impegno in sua difesa…
…Giacché la ‘bellezza’ ed il dovuto
intendimento di questa, come il Bene ed il Diritto con tutto ciò che
rappresentano sono le condizioni in cui la Vita nel Bene ha raggiunto e ancora
deve raggiungere gli ideali in cui manifesta oltre la ineguagliata propria ‘creatività’
in cui l’uomo evoluto, al fine di cantarne proteggerne preservarne il principio
vilipeso…
Da cui discende e dipende irrimediabilmente e
mai sia detto il contrario!
…Però, non da tutti ben compreso, nel rendere a
Lei merito oltre di un Dio che così ha Creato anche le premesse in cui l’ ‘evoluto-involuto’
ominide comprende, o almeno dovrebbe, i termini di reciproci insostituibili
rapporti nei quali l’equilibrio quanto la misura di questo (negato e manipolato
per diversi fini e conseguimenti) in cui si manifestano i ‘parametri’ fin qui
conseguiti di ciò che comunemente intendiamo con Vita…
Oltre la capacità di dedurne o intenderne il
motivo anche il velato principio non del tutto compreso… di come questa
dispiega e rinnova il segreto calice all’uomo offerto, e, purtroppo non suoni
qual un’inutile offesa ma non vorremmo per sempre rinnovare un ‘mito’ intriso di
sangue e carne pascolata qual fertile ‘pecunia’ privata della dovuta dottrina,
e quando ora vediamo rinascere la ‘grande arte’ appena fiorire con il proprio
ed altrui fine comprendiamo il risorgere della Parola il Principio della vera
Dottrina circoscritta agli inutili dogmi di un ‘verbo’ il quale semina ed ha
seminato nel limite della comprensione morte ed incomprensione circa motivo e
intendimento ‘per ed in ciò’ cui dispiegato l’intera architettura di un Dio…
volutamente rivelato o ancor peggio rilevato…
La sua vera Natura e Vita risiede ove neppur il
secolar verbo intuisce - ne intuisce - sogno e parola…
La qual Vita trascende e per nulla comprende i
valori Economici con cui siamo soliti tradurne e misurarne il proprio valore
per ogni cosa in essa nata (e con lei un probabile Dio).
Giacché non sufficiente il Sacrificio di un
Dio.
Non sufficiente una guerra persa contro un
falso traguardo raggiunto o ancora da conseguire, ma ben comprendere la
Filosofia (e la logica teologica dottrina privata e spogliata dei secolari miti
con cui leggere o peggio interpretare una più profonda verità ‘manipolata’) con
cui ognuno deve apprendere e di conseguenza apportare i giusti valori tradotti
in ‘geni comuni’ da moltiplicare nella pretesa divenuta dovuto bagaglio genetico
di una corretta visione della realtà trasposta e falsata ‘con ed in cui’
medesimi valori vengono capovolti innestati e sostituiti come inutili ‘miti’
nella socialità d’ognuno…
…Giacché il valore storico del ‘mito’ svolge
ancora l’imprescindibile funzione sociale falsata nella idealizzazione di
errati principi morali con cui ognuno può e deve manifestare l’impegno costante
del giusto valore nella ‘corretta dottrina’ e non certo l’inutile sacrificio di
un Dio indistintamente sacrificato al Tempio del dovuto Progresso…
Infatti questo prevede e sempre intende un ‘bizantismo’
d’ideali in cui ognuno si conforma per il conseguimento del dovuto successo
nell’utilitarismo con cui concepiamo e sono soliti concepire ogni cosa, anche
in ciò con cui intendiamo Madre Natura, ed in ciò occorre il dovuto superamento
anche quando ci prodighiamo per lei nel giusto calcolo di convenienza, quando
ci pieghiamo ad una croce nel calcolo d’una falsata coscienza tradotta alla
folla esposta quand’essa sempre sola in cima ad un ignorato Golgota, ed in
verità e per il vero, il vero altruismo risiede e si manifesta oltre al frutto
colto anche nel rinnovarne la radice offesa… nella verità della (giusta)
conoscenza e rinnovata (non meno che antica) coscienza oltre la giusta comprensione
in cui Dio ha destinato e destina (l’uomo) ruolo e Regno…
Di ben diverso verbo (in sua difesa)!
Sebbene
nella sua opera ‘La nostra responsabilità per la Natura’ Passmore affermi
ripetutamente che non c’è bisogno di un’etica ambientale e che ogni tentativo
di crearne una sarà incoerente sotto l’aspetto concettuale e incompatibile con
la ‘civiltà occidentale’, esiste anche un terzo tema, d’importanza quasi
uguale: che i problemi ambientali sono problemi sociali, che debbono essere
risolti attraverso l’azione politica in base ai dati della Filosofia sociale e
politica, anziché attraverso l’azione etica in base ai dati dell’etica
ambientale.
Passmore,
come Filosofo sociale e politico, sembra in parte discutere accademicamente la
superiorità della Filosofia sociale e pubblica rispetto all’etica nella
soluzione di tali problemi. Inoltre, dato che egli, impropriamente a mio avviso,
avvicina l’etica, o almeno l’etica ambientale, al fanatismo religioso, si
preoccupa anche dei possibili abusi che potrebbero venire compiuti in nome di
un’etica ambientale – ad esempio il rovesciamento delle istituzioni
democratiche occidentali. Ma la sua ragione di fondo è che egli ritiene che
l’azione etica individuale ai fini della soluzione di un problema ambientale,
come ad esempio l’inquinamento, sia virtualmente inutile:
‘Può
soddisfare la nostra coscienza o darci un senso di superiorità morale, ma
apporterà un contributo talmente minimo alla soluzione del problema
dell’inquinamento, da essere, da questo punto di vista, priva di senso’.
Sebbene
quest’ultimo argomento abbia qualche merito, in quanto l’azione etica da parte
di poche persone in vista di una soluzione di un problema sociale è veramente
assai inefficace. Passmore non arriva a notare gli importanti inter-collegamenti
che debbono esistere fra etica e politica se si vuole che un’azione politica
attraverso le Leggi e la programmazione pubblica sia efficace e applicabile.
Solo dopo
il fallimento di ripetuti tentativi di risolvere i problemi ambientali
attraverso l’azione politica Leopold, ad esempio, giunse alla conclusione che
c’è bisogni di un’etica ambientale. Egli si accorse che non si poteva mettere
in atto un’adeguata azione politica senza il sostegno dei comuni cittadini e
che prima che questi potessero offrire tale sostegno, dovevano sviluppare,
capire e chiarirsi i loro valori morali oltre che ambientali. La richiesta di Lepold
di un’etica ambientale, in altri termini, non era intesa come un passo verso il
sovvertimento del processo politico, bensì come un passo verso la sua
facilitazione.
Perché
questo duplice approccio alla soluzione dei problemi ambientali possa
funzionare, come lo stesso Leopold vedeva chiaramente, lo stato democratico
deve educare i cittadini a quei valori ambientali che sono necessari sia per
l’azione etica sia per la politica. Sebbene l’idea stessa d’insegnare valori
nelle scuole sia spesso considerata pericolosa, si tratta di una concezione
errata.
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