Precedenti capitoli:
La Frattura &
Circa i Diritti d'Autore (5/1)
Prosegue in:
I molti morti del generale Wolfe (Secondo atto) & Il quadro della storia
&... Finché c'è Leonardo regna speranza
…Il caso
dell’Omonimo enunciato ai capitoli ed indici proibiti di similar equazione dei
Diritti ora esposti, ai numeri quattro e cinque, mi ‘ispirano’ un ricordo
storico circa la difesa del ‘diavolo’ detto in onor di Frazer e non solo, ma
proprio dell’antropologia così da risolvere nodo e diverbio fra ciò cui
intendiamo per ‘umano’ e la Natura derivata nominata ‘bestia’, e questi
nell’indistinto ‘mito’ cui sia l’umano quanto la bestia celebrati e raffigurati.
(Qual
specchio della Natura?)
In tal
maniera posso esplicitare una più vasta pluralità di argomenti,
mi perdoni Greta per questa mia, ma l’Ecologia abbisogna della dovuta ‘materia’
tradotta in ‘dottrina’ per risolvere non solo la statura, ma anche medesimo
fine ‘nella e dalla’ Storia rilevato.
Perdonate
(anche) l’introduzione, e come dicevo per i pochi che leggeranno la presente,
l’ ‘O.’ (Omonimo) anche lui uomo di Natura il quale non va dimenticato né
classificato semmai conservato nella Memoria esposta cui ognuno difetta e
affretta alla vista e/o alla lettura, ma quantunque affine alla dovuta ugual
Natura (il quale ‘O.’ abbrevieremo come un tratto ‘pittografico’ posto nel ‘museo’
della Storia, mi fa giungere alla memoria visiva oltre che storica
rappresentata un celebre ‘quadro’; una ‘icona’; celebrata per la
dovuta e retta continuazione della stessa).
Il quadro
di West anche lui ispirato ‘dalla morte del generale Wolfe’, infatti, presenta
anche i tratti raffigurati dell’ ‘O.’ detto…
Oltre ad
essere un celebre ‘quadro simbolico’, rappresenta altresì lo spunto di un buon
libro ‘della e sulla’ Storia, come questa cioè, per sempre numerata
rappresentata e ben conservata nella tutela d’una falsa (mi sottraggo nel dire
‘farsa’) coscienza in mancanza d’una Verità per sempre sacrificata al tempio
del progresso (o conquista) in cui scritta.
Ed allora,
il grande ‘quadro’ motivo del libro, offre esemplare spunto per la ‘visione’
congiunta nel progressivo ‘evolversi’ e ‘dissolversi’, in modo consequenziale, conservando
integri tratti toni sfumature panorami e prospettive ‘in e per cui’ la celebre opera
ancor oggi ammirata e consacrata, ne più ne meno d’una parola abbreviata
raccogliere unanime consenso letto e/o ammirato, formando non solo ‘legittima
parola’ ma anche dovuta ‘grammatica’ di come per sempre raffigurata e
successivamente coniugata inserendola nel dovuto (e mai sia detto ‘debito’
giacché la storia non conserva la dovuta coscienza nel distinguo della bestia pascolata,
oppur ancor peggio, addomesticata) contesto.
Giacché
medesimo generale similmente ‘agonizzante’, lo troviamo in ‘diverso ugual’
contesto, celando propria offesa divenuta ‘preghiera’ e difesa, ferito
nell’intento mistificatorio di cui il ‘quadro’ qual ‘iconografica’
rappresentazione celebrativa, celando in essa, però, così come simmetricamente
‘il sacro’ rappresentato negli usuali motivi d’una univoca indistinta
appartenenza, oltre che mitologica, anche ‘umana disumana’ condizione dell’uomo
nell’atto stesso della Storia.
La qual
Storia, come già detto, una materia non scissa dalle condizione scientifiche da
cui evoluta rappresentata ed in ultimo posta
e coniugata (così come la parola), e dove la trama del libro dal ‘quadro’ della
stessa a cui ora ispirato, ‘celebra’ e ‘risolve’ medesimo delitto in nome e per
conto di ugual ‘rito’ sottratto alla dovuta sostanza nel ‘tempio’ ove non più
mitologia, ma scienza evoluta…
Non
dimenticando, però, che i Sacerdoti (o casta) del ‘Tempio’ pretendono la celebrazione negli
schemi ‘sociologici’ del museo ove il ‘quadro’ (ogni ‘quadro’) del generale
detto… celebrato, se così non fosse o mai stato, si diviene vittime del museo,
oppure, come si risolve l’equazione del libro cui mi riferisco, del tempio
della scienza:
“sopravvive
solo chi ben conosce le ‘regole’ mistificatorie, oltre che mitologiche, dello
stesso (tempio detto proiettato nel Tempo specchio d’ogni mito celebrato)”.
Quindi la
Storia di nuovo ferita dall’ ‘O.’, ed il generale in morente attesa non più
della morte (di cui portatore) ma dell’ignaro futuro emissario o solo testimone
(ritratto) il quale ha ferito non più il ‘soldato’ ma lo Stato così celebrato
pregato. Ed infine perdonato!
L’immagine
‘pittografica’ assume un ampio aspetto non solo iconografico, ma anche del
principio su come si basa, oltre la ricchezza, anche la differenza.
Mi
spiego:
l’agonizzante
e mutilato ‘soldato’ racchiude l’equazione della Storia (e non più - come
direbbe London - del Tempo…), l’ ‘O.’, cioè l’indiano raffigurato il quale ne
osserva l’agonia, rappresenta un ulteriore sviluppo consequenziale di una o più
‘prospettive’ di come l’uno abbisogni dell’altro per ciò di cui l’atto
consumato cagione non solo dell’impero ma anche della indistinta ricchezza
immolata nel gesto, o esempio, del sacrificio.
Ignorando,
oppure ancor peggio, rinnegando distanze (come leggeremo) fra Dio e Dèmone
raffigurato, in sostanza si prega la ricchezza nell’atto proprio del
sacrificio.
Pur i
personaggi apparentemente variati nei successivi ‘fotogrammi’ di suddetta
teatralità rappresentata, in realtà non cogliamo la ‘prospettiva’ falsata, la
quale se pur l’intero mirabilmente raffigurato nella natura di ciò in cui
celebrato merito e sacrificio, dobbiamo ragguagliarci nella dovuta
‘prospettiva’, e/o ‘punto di fuga’ da
cui l’‘O.’ detto, nel cogliere differenze e distanze fra l’‘offeso’ e i presunti
‘assassini’:
Anche i termini ‘terrorismo’ e ‘rappresaglia’
hanno un significato particolare all’interno del sistema di propaganda. Per
‘terrorismo’ si intendono gli atti di violenza compiuti da vari ‘pirati’ di
qualsiasi natura essi siano. Gli atti terroristici compiuti dall’‘imperatore’ e
dai suoi protetti sono detti invece ‘rappresaglie’ o magari ‘attacchi
preventivi’ legittimi per combattere il ‘terrorismo’, prescindendo
tranquillamente dai fatti.
Non
abbiamo modo, così, in cotal ‘museo’ di poter cogliere dovutamente le reali
prospettive, cioè il panorama appena prima, o subito dopo, lo sfondo non
convenzionato della natura rappresentata.
O meglio
‘natura morta’ in medesimo cogitato atto!
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