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Circa i Diritti d'Autore (Quarta parte)
“Gli dei, gli dei sono più forti; il tempo cade davanti a loro; le ginocchia di tutti gli
uomini si piegano; tutte le preghiere e le sofferenze degli uomini salgono come
l’incenso verso di loro; sì, ché questi sono dei, Felici.”
Carquinez
si era finalmente rilassato. Diede un’occhiata alle finestre sferraglianti,
guardò verso l’alto il tetto spiovente e ascoltò per un momento il selvaggio
ruggito del sud-est mentre pareva volesse afferrarlo tra le sue fauci muggenti
assieme l’intero bungalow.
Poi sollevò
il suo bicchiere davanti al fuoco e rise di gioia attraverso il vino d’orato.
‘È bellissimo,
è soavemente dolce, è un vino da donna, e fu fatto bere ai santi vestiti di
grigio’.
‘Lo
coltiviamo sulle nostre calde colline!’,
dissi io,
con un perdonabile orgoglio californiano.
‘Ieri hai
camminato attraverso le viti da cui proviene!’
Valeva la
pena di sentire Carquinez!
Non era
mai veramente se stesso fino a quando sentiva il dolce calore della vite
cantare nel suo sangue. Era un artista, è vero, sempre un artista; ma in
qualche modo, sobrio, il tono acuto e l’inclinazione svanivano dai suoi
processi mentali e lui era incline a divenire mortalmente noioso come una
domenica britannica - non banale come gli altri uomini, ma relativamente a
Monte Carquinez quando era davvero se stesso.
Da tutto
ciò non si può dedurre che Carquinez, che è il mio caro amico e più caro
compagno, era un ubriacone. Tutt’altro: raramente sbagliava. Come ho detto, era
un artista. Sapeva quando ne aveva abbastanza, e abbastanza per lui era l’equilibrio
– l’equilibrio tuo e mio quando siamo sobri.
La sua
era una temperanza saggia e istintiva che poteva essere quella di un greco.
Eppure era lontano dall’esserlo.
‘Sono azteco,
sono Inca, sono spagnolo’,
…gli ho
sentito dire.
E in
verità guardandolo sembrava un composto di strane razze antiche con la sua
pelle scura e l’asimmetria e primitività delle sue caratteristiche. I suoi
occhi, sotto le sopracciglia massicciamente arcuate, erano distanti e neri con
l’oscurità che è barbara, mentre, davanti ad essi stavano perennemente cadendo
un ciuffo di capelli attraverso i quali guardava come un satiro birichino da un
boschetto.
Indossava
sempre una morbida camicia di flanella sotto la giacca di velluto a coste e la
cravatta sempre rossa. Quest’ultima rappresentava la bandiera rossa (un tempo
aveva vissuto con i socialisti di Parigi), e simboleggiava il sangue e la
fratellanza dell’uomo. Inoltre, non era mai stato visto senza un sombrero di
pelle a larghe tese. Si diceva persino
che fosse nato con questo particolare copricapo. E nella mia esperienza è divertente
vedere quel sombrero messicano che chiama un taxi a Piccadilly o schiacciarsi
nella calca della ferrovia elevata di New York.
Come ho
detto, Carquinez era animato dal vino ‘come
l’argilla fu animata rapidamente dal soffio divino’, secondo il suo modo di
dire. Confesso che era ereticamente intimo con Dio; e devo aggiungere che non c’era
né eresia né blasfemia in lui. Era sempre onesto e, purché aggravato dai
paradossi, molto frainteso da coloro che non lo conoscevo bene. Poteva essere
elementarmente rozzo come un selvaggio; e altre volte delicato come una
cameriera, o scaltro come uno spagnolo.
Infatti
non era lui Azteco? Inca? Spagnolo?
E ora
devo chiedere scusa per lo spazio che gli ho dedicato. (lui è mio amico e gli
voglio bene).
La casa
stava tremando per la tempesta, mentre si avvicinava di più al fuoco e rise
attraverso il bicchiere. Mi guardò, e con maggior lucentezza dei suoi occhi e
con la loro vigilanza, compresi che aveva raggiunto il punto culminante.
‘E quindi
pensi di aver vinto contro gli dei?’,
chiese.
‘Perché
gli dei?’.
‘Chi se
non loro ha posto la sazietà nell’uomo?’,
…gridò.
‘E da
dove viene la volontà in me per sfuggire alla sazietà?’,
…chiesi
trionfalmente.
‘Di nuovo
gli dei’,
disse
sorridendo.
‘È il
loro gioco che giochiamo, mischiano tutte le carte e prendono la posta. Non
pensare di essere scappato fuggendo dalle pazze città. Tu con le tue colline
ricoperte di vite, i tuoi tramonti e le tue albe, la vostra vita casalinga e
semplice!
‘Ti ho
osservato da quando sono venuto, non hai vinto hai capitolato. Hai parlamentato
con il nemico. Hai confessato che sei stanco. Hai volato sventolare la bandiera
bianca. Hai giocato un trucco, un vile trucco. Hai esiliato al gioco. Ti
rifiuti di giocare. Hai gettato le tue carte sotto il tavolo e sei scappato per
nasconderti, qui tra le tue colline’.
Si scostò
i capelli lisci dagli occhi lampeggianti, e appena interrotto si arrotolò una
lunga sigaretta marrone messicana.
‘Ma gli
dei sanno che è un vecchio trucco, tutte le generazioni di uomini ci hanno provato
…e perso. Gli dei sanno come comportarsi con uno come te. Perseverare è
possedere, e possedere vuol dire essere sazio. E così tu, nella tua saggezza hai rifiutato di perseverare più
a lungo. Avete scelto di smettere: benissimo vi sazierete con questo. Ottimo. L’hai
semplicemente barattato per la senilità. E la senilità è un sinonimo di
sazietà. È la maschera della sazietà. Bah!’.
‘Ma guardami!’,
…esclamai.
Carquinez
è stato sempre un demone per trascinare l’anima di qualcuno per farci stracci e
brandelli.
Mi
squadrò con sguardo fulminante.
‘Non ne
vedete i segni’,
…dissi con
aria di sfida.
‘La
decadenza è insidiosa’,
ribatté.
‘Sei più
che maturo’.
Ho riso e
perdonato la sua diavoleria.
Ma lui
rifiutò di essere perdonato.
‘Non lo
so?’,
chiese.
‘Gli dei
vincono sempre, ho visto giocare gli uomini per anni e secoli quello che
sembrava un gioco vincente. Alla fine hanno perso’.
‘Non fai
mai errori?’,
…ho
chiesto.
Ha
soffiato molti anelli di fumo meditativi prima di rispondere.
‘Sì, sono
stato quasi ingannato, una volta. Lascia che te lo racconti. C’era Marvin Fiske
(un idealista, un poeta, un amante della Natura come della Verità e della
Bellezza).
Ti
ricordi di lui?
E il suo
volto dantesco e l’anima del poeta, cantando il proprio ed altrui canto dello Spirito
innalzava il suo inno all’Amore? E c’era Ethel Baird (bella come Madre Natura
pura come ogni suo Elemento cantato), che anche tu devi ricordare’.
‘Una santa
Madonna’,
dissi!
‘Proprio
Santa come l’Amore! E più dolce! Solo una Natura e Donna fatta per l’amore
spirituale, e ancor meglio come posso spiegartelo? Intriso di santità come la
stessa tua aria, qui, è impregnata dal profumo dei fiori. Bene, si sono uniti: Uno
ha generato l’altro, l’altro ha generato Lei. Senza peccato alcuno! Hanno
giocato una partita con gli dei’.
‘E l’hanno
vinta, hanno gloriosamente vinto (pur perdendo l’intera mano)!’.
(Poi la
Terra s’è spaccata gli dei - o il tuo dio - hanno perso o vinto la partita il
dilemma rimane…)
Lo
interruppi!
Carquinez
mi guardò con compassione e la sua voce era come una campana funebre.
‘Hanno
perso, in modo supremo, in modo divino, in modo colossale’.
‘Ma il
mondo crede diversamente’,
…mi
azzardai freddamente.
‘Il mondo
congettura, il mondo vede solo il volto delle apparenze. Ma io so. Ti è mai
venuto in mente di chiedermi perché ha preso il velo, sepolta in quel doloroso
convento di morti viventi?’.
‘Perché Lei
lo amava così tanto che quando morì...’…
La parola mi fu troncata sulle labbra dal
sogghigno di Carquinez.
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