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Prosegue con il clamoroso....
Annuncio della candidatura alla... (7) &
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Thoreau
partì per il Canada il 25 settembre del 1850, insieme all’amico William Ellery
Channing e ad altri millecinquecento viaggiatori statunitensi, e tornò il 3
ottobre, poco più di una settimana dopo. Un viaggio sicuramente breve…
Allo
sguardo del viaggiatore, si unisce poi quello del lettore, perché Thoreau
scopre queste terre non solo attraverso i suoi occhi, ma anche attraverso
quelli dei viaggiatori, esploratori, geografi, conquistatori e scienziati che
lo hanno preceduto. I testi sul Canada presenti nella biblioteca personale di
Thoreau, così come quelli che consultò nella biblioteca di Harvard al suo
ritorno, popolano queste pagine non come semplici citazioni di circostanza, ma
come vere e proprie guide che permettono al lettore di scoprire i due viaggi di
Thoreau: quello compiuto fisicamente, insieme al gruppo di millecinquecento
yankee di cui faceva parte, e quello compiuto con la mente, al ritorno, in
tutte le letture dedicate al Canada, che portano Christie a dire che “fu subito
dopo il suo ritorno da questo viaggio del 1850 che cominciò realmente il suo
intenso viaggio in Canada”.
“Alcuni
sostengono che il New England sia un’isola, che confina a nord con il fiume
Canada (il cui nome deriva da Monsieur Cane)”. Ed ancor prima, nel ‘New English Canaan’ di Thomas Morton,
pubblicato nel 1632, si legge, a pagina 97: “Dal lato nord di questo lago
[Ontario] proviene il famoso fiume del Canada, che deve il proprio nome a
Monsieur de Cane, il nobile francese che per primo fondò una colonia francese
in America”.
…Avvicinandoci
al Lago Champlain cominciammo a scorgere le montagne dello Stato di New York…
Per onor di quella Logica Spirituale di cui
imbevuti tutti i miei scritti, dovrei ora rivolgermi alla grande Mela, ma
preferisco proseguire per il Maine abdicando al Grande Teatro l’Opera Incompiuta
una misera mela selvatica ammirata nella propria selvaggia bellezza sino all'accampamento della dovuta Riserva…
Però alla Mela qui colta riservo un po’ di Storia:
A partire
dal XVII secolo, i coloni olandesi e inglesi riempirono in modo sistematico il
territorio con la loro gente e i beni che avevano prodotto a partire dalle
abbondanti risorse naturali del Nordamerica. Una crescita demografica sostenuta
intorno al 3% annuo raddoppiava la popolazione ogni quarto di secolo, di fatto
il tasso di crescita massimo per una popolazione umana in condizioni ottimali.
Al tempo
stesso la costruzione di fattorie da parte dei coloni in un ambiente dal suolo
fertile e dal clima temperato e ricco di legna, acqua e ferro produsse una
crescita economica impressionante per un tipo di società preindustriale. Per la
metà del XVIII secolo, c’era un numero crescente di bianchi poveri e un quinto
della popolazione era costituito da schiavi africani, ma la maggior parte degli
americani godeva di uno standard di vita più alto dei contadini, degli operai e
dei mendicanti d’Europa.
Per gli
standard europei, i comuni cittadini bianchi delle colonie nordamericane erano
ben nutriti, ben vestiti e bene alloggiati.
Malattie
epidemiche introdotte in Europa e verso le quali le popolazioni native non
avevano difese immunitarie ridussero gli indiani lungo le coste atlantiche ad
un decimo del loro numero originario. Gli invasori trassero vantaggio anche
dalle loro armi più avanzate, dalla divisione degli indiani in molti gruppi
etnici o tribù diversi e spesso ostili, dalla loro crescente dipendenza dagli
strumenti di metallo e dalle stoffe fabbricate dagli europei.
Entro il
1790 le tribù indiane erano state uccise o deportate a ovest al di là degli Appalachi
o confinate in piccole riserve circondate, sovrastate numericamente e dominate
dagli coloni. Nel quattro decenni successivi i coloni degli Stati Uniti
superarono le montagne ed espropriarono gli indiani che vivevano nelle valli
dell’Ohio e del Mississippi e lungo le sponde meridionali dei Grandi laghi.
Nello stato
di New York questo processo di espansione degli insediamenti americani e di
restrizione del territorio occupato dagli indiani era stato relativamente lento
fino alla metà del XVIII secolo. I cittadini olandesi avevano per primi
occupato la valle dell’Hudson all’inizio del XVII secolo. Dopo la conquista
inglese del 1664 lo stato di New York divenne una delle colonie etnicamente più
diversificate dell’impero britannico poiché tedeschi, inglesi,
scozzesi-irlandesi e schiavi africani si unirono agli olandesi.
Comunque,
fino agli sessanta del Settecento, ci furono pochissimi insediamenti di bianchi
oltre alla valle dell’Hudson perché le terre verso occidente fino al lago Erie
appartenevano alle sei tribù della confederazione irochese, l’abilità militare
e diplomatica e la posizione strategica degli Irochesi tra i britannici e i
loro avversari francesi in Canada indussero i funzionari dello stato di New York
a trattare quegli indiani con prudenza e rispetto, frenando l’invasione delle
loro terre da parte dei coloni.
Intorno
alla metà del XVIII secolo, il potere degli Irochesi declinò, ed intorno agli
anni Ottanta del secolo, venne meno del tutto. Dopo la conquista britannica
francese nel 1760, gli Irochesi persero quasi completamente il loro importante
ruolo diplomatico di mediatori. Durante gli anni Sessanta e i primi anni Sessanta
del Settecento dovettero fare i conti con i vasti nuovi insediamenti nella
parte settentrionale e centrale dello stato di New York, in quanto i funzionari
provinciali imperiali smisero di tenere a freno e, anzi, spesso incoraggiarono
speculatori terrieri e i coloni.
Durante la Guerra
d’Indipendenza americana la maggior parte degli Irochesi cercò di recuperare la
propria posizione schierandosi con l’impero britannico e gli americani lealisti
nella guerra civile contro la maggioranza americana ribelle. Le forze congiunte Irochesi, britanniche e lealiste causarono distruzioni tra i coloni e li
costrinsero ad abbandonare di fatto i nuovi insediamenti a ovest di Schenectady.
Ma per gli indiani le sofferenze furono ancor più gravi, soprattutto nel 1779
quando le truppe americane del generale Sullivan distrussero la maggior parte
dei loro villaggi.
Abbandonati
dai loro alleati britannici nel 1783, le tribù Irochesi dovettero accettare le
condizioni espressamente imposte dai loro avversari in una serie di trattati
che entro il 1800 le privarono di quasi tutti i loro territori.
Colonia
dallo sviluppo lento, New York divenne lo stato più dinamico della repubblica
americana da poco indipendente. Durante i quattro decenni successivi fino alla
guerra del 1783, migliaia di yankee si spostarono in massa dall’affollato New England
verso la parte settentrionale dello stato di New York per sostituirsi agli Irochesi e sovrastare numericamente la popolazione residente ed etnicamente
eterogenea di New York che, in ragione soprattutto di questa invasione
quadruplicò, passando da 340.120 abitanti nel 1790 a 1.372.812 nel 1820. Nel
1790 lo stato di New York era il quinto della nazione per popolazione, dopo la Virginia,
Massachusetts, Pennsylvania e Carolina del Nord.
Per il 1820
quello di New York era diventato lo stato più popoloso della nazione, nonché il
leader nell’investimento di capitali in manifatture e attività bancarie e nei
traffici commerciali. Gli yankee operarono in tempi rapidi enormi cambiamenti
nel paesaggio, abbattendo foreste e producendo grandi quantità di granturco,
grano, segale, carne di maiale e di manzo, e lana. La nuova, dirompente
espansione territoriale e demografica superò in velocità ed ampiezza l’esperienza
di tutte le generazioni americane precedenti.
Partito da Concord mercoledì mattina, 25 sett,
per Quebec. Andata e ritorno 7 $. Costretto a lasciare Montreal per ritornare
venerdì 4 ottobre. Oltre Fitchburg nuovo paesaggio. […]
Mentre ti avvicini al lago Champlain, inizi a
vedere le montagne di New York. La prima vista sul lago a Vergennes è
impressionante, e ravviva una associazione psicologica giacché si trova lì così
piccolo (non appare in quella proporzione alla larghezza dello stato che fa
sulla mappa), ma magnificamente tranquillo, come una foto del Lago dei Quattro
Cantoni a Lucerna.
…A Burlington corri verso un pontile e prosegui salendo
a bordo di un battello a vapore, duecentotrentadue miglia da Boston. Abbiamo
lasciato Concord venti minuti prima le otto del mattino, ed erano a Burlington
circa le sei di notte, ma troppo tardi per vedere il lago. Abbiamo la nostra prima
bella vista sul lago all’alba, poco prima di raggiungere Plattsburg, e ho visto
catene montuose blu in lontananza…
Ho chiesto ai selvaggi se quei luoghi erano
abitati. Hanno risposto che lo erano e che erano irochesi, e quello in quei
luoghi c’erano bellissime vallate e pianure fertili nel mais con cui si
sfamavano assieme ad una infinità di altri frutti.
Avevamo ancora un panorama distante dietro di noi
di due o tre montagne blu nel Vermont e New York. Verso le nove del pomeriggio
abbiamo raggiunto San Giovanni, una vecchia frontiera posta trecentosei miglia
da Boston, e ventiquattro da Montreal. Ora l’abbiamo scoperto eravamo in un
paese straniero, in una stazione di frontiera di un’altra nazione. Questo
edificio era una struttura simile a un fienile, sembra che fosse il lavoro
degli abitanti del villaggio messi insieme, come una casa di tronchi in un
nuovo insediamento. La mia attenzione è stata catturato dalla doppia pubblicità
in francese e inglese…
…Oggi ho udito cantare un solitario… l’unico che
abbia udito da tanto tempo. Sembrava uno scoiattolo o un uccellino, limpido ed
acuto – me lo immaginavo come un pettirosso dalla sera che cantasse in questo
crepuscolo dell’anno. Una vena davvero bella e poetica per un cantore così
piccolo.
…Dietro casa Dennis, ho trovato tre ottime punte
di freccia, la loro stagione è cominciata qualche tempo fa, quando i contadini
seminavano la loro segale d’inverno penso che le raccoglieremo ancora…
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